Perugia

Perugia

Perugia è un compendio fedele dello spirito umbro. La cinta muraria, per esempio, reca tracce etrusche, romane e rinascimentali; analogamente, l’articolato sistema viario del centro è fatto di vicoli risalenti alla civiltà etrusca mentre corsi e piazze si sono sviluppati durante il XIX secolo. I rimandi storici non finiscono qua, perché anche l’artigianato di prossimità, che a Perugia sopravvive a dispetto dei tempi, è erede diretto delle corporazioni medievali dei mestieri. Corporazioni di cui v’è traccia nei musei allestiti ai primi piani di quel Palazzo dei Priori che insieme a Piazza IV Novembre e alla Cattedrale di San Lorenzo sono tra i maggiori punti di interesse della città. E, sempre a proposito di musei, menzione obbligata per la Galleria Nazionale dell’Umbria, una delle pinacoteche più importanti d’Italia – sicuramente la più importante della regione – anch’essa ubicata all’interno del già citato Palazzo dei Priori. La collezione annovera diverse tele di Pietro Vannucci, detto “Il Perugino“, oltre a opere di Beato Angelico, Piero della Francesca e Bernardino di Betto Betti, in arte “Pinturicchio“. Insomma, a Perugia tutto è storia, e la vicenda della Rocca Paolina n’è ulteriore conferma. Infatti questa costruzione, simbolo del dominio pontificio sulla città, venne distrutta dopo la fine del processo unitario per far posto, appunto, a Piazza Italia, suggello del vittorioso Risorgimento. La storicità dei luoghi, però, non va a discapito della modernità. Al contrario, Perugia è una città all’avanguardia per i servizi offerti. In particolare, la mobilità: dalle scale mobili per arrivare in centro, al Minimetrò, linea ferroviaria a doppio binario che collega tutte le principali porte d’ingresso cittadine. Menzione obbligata, infine, per due eventi di caratura internazionale: Umbria Jazz (UJ) che tradizionalmente si svolge a luglio ed Eurochocolate, manifestazione gastronomica interamente dedicata al cioccolato che invece si svolge nel mese di ottobre. Da vedere!

Stare più di tre giorni

Stare più di tre giorni

Un weekend è più che sufficiente per visitare Salerno, abbinando al soggiorno in città anche una visita alle località dei dintorni di cui abbiamo appena detto. Se invece ci si vuol focalizzare esclusivamente sulla città, allora ventiquattro ore possono bastare.

I dintorni

I dintorni

Oltre alle località della Costiera amalfitana facilmente raggiungibili sia via terra (tutto l’anno) che via mare (da Pasqua a ottobre), una volta a Salerno vale la pena visitare i parchi archeologici di Paestum e Pompei. Parliamo di località di fama mondiale, distanti meno di un’ora d’auto (qualcosa in più coi mezzi pubblici), e perciò facilmente abbinabili al soggiorno in città.

Castello di Arechi

Castello di Arechi

Noi l’abbiamo messo al sesto posto; altre guide, invece, mettono il Castello di Arechi al primo posto tra le cose da fare e vedere a Salerno non foss’altro per il panorama che regala dalla Costiera amalfitana fin sulla costa calabrese. Va da sé, al primo, al secondo o al sesto posto poco importa: quel che importa è che vale la pena visitare questa fortezza non solo per la vista, ma anche per i reperti presenti nel Museo medievale allestito nel 2009. Testimonianze rinvenute, tra l’altro, durante le campagne di scavo condotte all’interno e tutt’attorno al castello, e che hanno consentito una più minuziosa ricostruzione storica delle diverse dominazioni succedutesi nel corso dei secoli sulla città. È emerso, ad esempio, che il primo Castrum fu realizzato dai romani nel III secolo. Il principe longobardo Arechi II, a cui il castello è intitolato, arrivò in città solo 500 anni dopo limitandosi – si fa per dire – a sopraelevare le mura già esistenti, estendendo le cinte laterali fin quasi sulla costa, in modo da assicurare una protezione triangolare alla città, il cui apice, appunto, era costituito da questo castello a 300 metri sul livello del mare. E, bisogna riconoscere, durante l’era longobarda, dall’VIII all’XI secolo, il castello di Salerno non venne mai espugnato. La stessa capitolazione nel 1077 a opera del normanno Roberto Il Guiscardo avvenne per mancanza di viveri delle truppe di Gisulfo II asserragliate all’interno della fortezza. Dopo romani, longobardi e normanni fu la volta degli aragonesi che fecero del castello un punto di riferimento centrale del proprio articolato sistema difensivo. Dopo questi, però, sopraggiunse un lento e inesorabile declino culminato coll’abbandono definitivo dell’edificio nel corso del XIX secolo. Solo sul finire del ‘900 si è messo mano alla valorizzazione del bene che, oltre al già richiamato museo medievale, è proseguita nella realizzazione di un ristorante e una sala convegni, così da ospitare in una location esclusiva cerimonie, meeting e incontri di carattere culturale.

Per maggiori informazioni consultare il sito: www.castellodiarechi.it.

Luci d’Artista

Luci d'Artista

Per spiegare le fortune turistiche di un territorio spesso la bellezza da sola non basta. Quasi sempre occorre qualcosa che attragga il visitatore, un evento che funzioni come una leva in grado di fare emergere le altre potenzialità più o meno nascoste. Questa è stata la funzione de “Le Luci d’Artista” a Salerno: appunto far scoprire al turista che accorre in città per le luminarie natalizie, i monumenti, le chiese e tutti gli altri punti di interesse di cui la seconda città della Campania è ricca e che però per molto tempo hanno fatto fatica a emergere per tutta una serie di ragioni, tra cui quella sommariamente esposta in apertura, vale a dire la vicinanza geografica alla più nota Costiera Amalfitana. Dal 2006, però, le cose sono progressivamente cambiate e oggi Salerno ha una sua dimensione turistica. Dimensione che per di più non è limitata ai canonici mesi estivi, quelli da Pasqua a ottobre, ma proprio grazie alle Luci D’Artista si protrae anche nei mesi invernali di dicembre e gennaio.

Per maggiori informazioni cultura.comune.salerno.it/lucidartista.

Acquedotto medievale

Acquedotto medievale

Proprio sotto il colle Bonadies, dove sorge il Castello di Arechi di cui abbiamo appena parlato, c’è un’altra importante traccia della dominazione longobarda a Salerno. Parliamo dell’Acquedotto costruito nel IX secolo per l’approvvigionamento idrico del monastero benedettino presente in città. Tuttavia, più che per l’aspetto ingegneristico – due rami di archi che si diramano in direzione Nord/Sud ed Est/Ovest – quest’acquedotto è famoso per le leggende popolari che vi sono associate. Quella secondo cui proprio nei pressi della struttura si sarebbero incontrati i fondatori della Scuola Medica Salernitana: l’arabo Adela, il greco Ponto, l’ebreo Salino e il latino Salerno; e quella, maggiormente diffusa, secondo cui quest’acquedotto sarebbe stato costruito nel XII secolo da un mago salernitano, tal Pietro Barliaro, addirittura con l’aiuto di alcuni demoni. Da qui l’appellativo di Ponte del Diavolo – in dialetto Pont ro riavl – con cui quest’opera in pieno centro storico a Salerno è stata soprannominata perlomeno fino agli inizi del ‘900. Leggende a parte, l’Acquedotto di Salerno merita una visita proprio perché costituisce una testimonianza preziosa del passato medievale della città. Una testimonianza che ha attraversato pressoché indenne i secoli e che ha resistito egregiamente alla pressione antropica, tra palazzi e traffico veicolare, esplosa nel corso del XX secolo. Da vedere! 

Lungomare di Salerno

Lungomare di Salerno

Per il lungomare Trieste vale quanto già detto per il Giardino della Minerva. In fondo si è trattato solo di attualizzare un patrimonio paesaggistico-ambientale già notevole di suo. Ovviamente l’appunto non intende sminuire gli interventi di ammodernamento realizzati negli anni ’90. Al contrario, proprio perché gli interventi su pedonalizzazione, verde urbano e porto turistico sono stati fatti a regola d’arte, il contesto ne è uscito ulteriormente valorizzato. Oggi, i quasi due chilometri di litorale disseminati di palme rappresentano un punto di aggregazione permanente per i salernitani. Che si tratti di fare una passeggiata, praticare sport all’aperto o sempicemente sedersi su una panchina e ammirare il panorama del golfo omonimo, gli abitanti di Salerno hanno il privilegio di poter vivere e socializzare tutto l’anno in riva al mare. Piacere che durante il periodo estivo viene condiviso coi turisti che, sempre più numerosi, transitano in città per imbarcarsi alla volta di Amalfi, Positano, Ischia e Capri. Menzione speciale, infine, per la Stazione Marittima, progettata dall’archistar Zaha Hadid, e per la Villa Comunale; entrambe le opere parte integrante di quel processo di riqualificazione del tessuto urbano su cui ci siamo più volte soffermati. Da vedere!

Giardino della Minerva

Giardino della Minerva

In apertura abbiamo fatto riferimento all’imponente opera di trasformazione urbana che ha interessato il centro di Salerno a cavallo tra ‘900 e anni ’00. Il Giardino della Minerva, poco distante dal Duomo e da Via dei Mercanti, è un pezzo importante di questa rinascita, al punto da essere diventato nel volgere di pochi anni tappa imprescindibile di una visita in città. In fondo si è trattato solo di attualizzare il glorioso passato di questo orto botanico realizzato nel primo ventennio del ‘300 dal medico Matteo Silvatico, esponente di spicco della scuola medica salernitana, la più importante istituzione medica medievale d’Europa, le cui origini risalgono addirittura all’Anno Mille. Fu in questo giardino al centro di Salerno che Silvatico portò avanti i suoi studi sulle piante officinali lasciando ai posteri un dizionario di botanica, l’Opus Pandectarum Medicinae, la cui consultazione ha rappresentato una traccia preziosissima per tentare di realizzare, centinaia di anni dopo il primo, un giardino che abbinasse storia e modernità. Un’operazione che, a giudicare dai numeri (visitatori, specie di piante presenti, eventi ecc.), è perfettamente riuscita.

Per maggiori informazioni: www.giardinodellaminerva.it.

Pinacoteca Provinciale

Pinacoteca Provinciale

La Pinacoteca Provinciale, nella centralissima Via dei Mercanti, è un’altra tappa obbligata di una visita a Salerno. Lo è perlomeno per tre ragioni: in primis, perché la valorizzazione delle opere pittoriche è andata sempre di pari passo con quella del palazzo in cui sono esposte, quel Palazzo Pinto appartenuto a una famiglia di origine iberica di cui vi è traccia ininterrotta in città dal 1200 fino agli inizi del ‘900; in secondo luogo, perché la pinacoteca offre uno spaccato interessantissimo della temperie artistica di Salerno; infine, perché oltre alle sezioni dal Quattrocento al Settecento e Salernitani e Costaioli, ce n’è una terza dedicata agli Artisti Stranieri che con le loro opere hanno maggiormente dato risalto e fama sia alla città che alla vicina Costiera Amalfitana.

Per maggiori informazioni www.beniculturali.it/luogo/pinacoteca-provinciale-di-salerno.

Via dei Mercanti

Via dei Mercanti

Che si tratti di una visita fugace o di un più articolato tour alla scoperta di Salerno, non ci si può esimere dal far tappa a Via dei Mercanti, fin dal Medioevo principale arteria di comunicazione del centro storico cittadino. Anticamente nota come Drapparia, perché vi si vendevano principalmente tessuti – drappi, appunto – via dei Mercanti è lunga circa un chilometro e larga cinque metri (in alcuni tratti anche meno). Ai due lati della strada si susseguono numerose attività commerciali e palazzi rinascimentali, tra cui Palazzo Pinto, al cui interno è ospitata la Pinacoteca Provinciale di cui parleremo più diffusamente nel prossimo punto. Menzione particolare, infine, per la Fontana dei Pesci in piazza Sedile del Campo, proprio adiacente a Via dei Mercanti. Il monumento è attribuito a Luigi Vanvitelli ed è uno dei più antichi della città. Da vedere!

Cattedrale di San Matteo

Cattedrale di San Matteo

Generalmente la visita di Salerno comincia dal Duomo cittadino intitolato all’apostolo Matteo. La chiesa risale all’XI secolo anche se, come sempre in questi casi, nel corso degli anni ha subito diversi interventi di restauro che ne hanno stravolto l’originario impianto romanico. La novità più evidente della Cattedrale di Salerno, un vero e proprio unicum nel panorama dell’architettura religiosa dell’Italia centro-meridionale, è il quadriportico che compare dopo il portale d’ingresso e da cui, poi, si accede all’interno dell’edificio. Per ritrovare una simile architettura bisogna addirittura far riferimento alla Basilica di Sant’Ambrogio a Milano; una circostanza, questa, che in qualche modo fornisce un argomento ai sostenitori della diversità di Salerno rispetto al capoluogo di regione, Napoli. Ciò detto, la Cattedrale di San Matteo merita una visita anche all’interno a cominciare proprio dalla cripta in stile barocco in cui sono custodite le spoglie del santo. Menzione dovuta, infine, anche per la torre campanaria che spicca sul lato sud del quadriportico. A essere evidenti in questo caso sono i rimandi all’architettura arabo-normanna, specie per la torretta che conclude il campanile. Da vedere!

Non venire in inverno

Non venire in inverno

Un tour alla scoperta delle Marche non presenta particolari controindicazioni. Come abbiamo visto, è una regione tranquilla, accogliente, fatta da città di medie dimensioni e piccoli borghi. Perciò, quello di evitare i mesi invernali, è un suggerimento non vincolante. Un consiglio che nasce dalla considerazione di due aspetti: la più limitata offerta ricettiva e l’orario ridotto praticato da quasi tutti i musei.

Pesaro

Pesaro

Piceni; romani; goti; bizantini; longobardi; Stato Pontificio; signorie rinascimentali (Malatesta, Sforza, Della Rovere); e poi nuovamente la Chiesa fino all’epilogo con Unità d’Italia: mettendo in fila le dominazioni succedutesi nel corso dei secoli emerge chiaramente come la storia di Pesaro sia tutta dentro la storia marchigiana. Poi, però, c’è l’anima romagnola che più che con la storia e la cultura ha a che fare con spiagge, ombrelloni, mare e voglia di divertirsi: tutti elementi presenti nella confinante Riviera romagnola e che definiscono anche il genius loci pesarese. A questo punto, però, si potrebbe pensare a un mix non riuscito; del resto, nelle località turistiche una certa discrasia tra passato storico e presente economico è più frequente di quel che si pensi. Invece, nel caso di Pesaro, c’è un buon equilibrio tra i due aspetti, coll’ulteriore vantaggio, in questo modo, di risultare attraente sia per il turista culturale che ama andare alla scoperta di musei, monumenti e dettagli architettonici; sia per chi, invece, da una vacanza desidera soprattutto sole, mare e relax. Quanto alle cose da fare e vedere sono davvero tante che non c’è tempo di annoiarsi: dai palazzi rinascimentali di Piazza del Popolo (Palazzo Ducale e Palazzo della Paggeria); alla Biblioteca Oliveriana di Palazzo Almerici; fino a Piazzale della Libertà, dominato dalla “Sfera Grande” dello scultore Arnaldo Pomodoro. Senza dimenticare, inoltre, che Pesaro è la città di Gioacchino Rossini, di cui è visitabile la casa natia oltre, ovviamente, al Teatro a lui intitolato. Ci sono poi le chiese: la Cattedrale dell’Assunta e la Chiesa del Nome di Dio (quest’ultima dal nome dell’arciconfraternita “Compagnia del Nome di Dio”); e infine tutto il filone architettonico legato allo stile liberty di cui il lungomare di Pesaro offre diverse testimonianze. La più famosa è sicuramente Villa Ruggeri, palazzotto dei primi del ‘900 realizzato da un imprenditore locale. Il tutto, volendo, da farsi in bicicletta: già, perché Pesaro è una delle città più bike friendly d’Italia, appena dietro le inarrivabili Bolzano e Trento, da anni ormai ai primissimi posti per qualità della vita.  

Urbino

Urbino

Urbino rappresenta l’apice dell’arte e dell’architettura rinascimentale“. Questa una delle motivazioni alla base della tutela Unesco ottenuta nel 1998. Le altre sono che “ha influenzato gli sviluppi culturali in altre parti d’Europa” e di “aver conservato gran parte della forma urbanistica medievale“. Insomma, bastano i criteri adottati per l’inserimento di Urbino tra i siti Patrimonio dell’Umanità per capirne la notevole importanza storico-culturale. La magia di Urbino, infatti, sta proprio nella grande quantità di spunti urbanistici, architettonici e museali che è in grado di offrire in un perimetro cittadino tutto sommato ristretto. Basti pensare, per esempio, al Palazzo Ducale, residenza nobiliare della famiglia Montefeltro. Nelle 80 stanze dell’edificio è allestita la Galleria Nazionale delle Marche, uno dei musei più importanti d’Italia, in cui sono custoditi capolavori assoluti dell’arte rinascimentale come la Madonna di Senigallia e la Flagellazione di Cristo, tele di Piero della Francesca; la Città ideale dipinto di dubbia attribuzione esposto nell’appartamento del Duca Federico da Montefeltro che più di tutti contribuì alla grandeur urbinate; e come, soprattutto, il Ritratto di Gentildonna “la Muta” di Raffaello, quest’ultimo natio proprio di Urbino. Non è finita, perché anche le opere di Lorenzo e Jacopo Salimbeni che affrescano l’Oratorio di San Giovanni Battista vengono considerate dalla critica capolavori dell’arte rinascimentale. L’elenco di cose da fare e vedere diventa praticamente infinito, poi, se alla visita di Urbino città si aggiunge anche solo la parte marchigiana della regione storica del Montefeltro. In alternativa, si fa per dire, si può ripiegare sul piccolo borgo di Gradara, nel cui Castello si svolse la vicenda amorosa di Paolo e Francesca a cui Dante dedicò gran parte del Canto V della Divina Commedia. Infine, non può mancare un breve cenno alla frizzante vita sociale di Urbino. Il fatto di essere una rinomata Città Universitaria in cui vivono e studiano molti giovani provenienti da ogni parte d’Italia, e non solo, moltiplica le occasioni di svago, il che in vacanza è un elemento che non guasta mai.