Dal punto di vista turistico Salerno ha dovuto fronteggiare il gap di popolarità con le vicine costiere amalfitana e cilentana. Negli ultimi venti, trent’anni, però, la città è riuscita dapprima a ritagliarsi uno spazio autonomo e poi ad accrescere la sua fama turistica; molto aiutata, in questo, da un’imponente opera di trasformazione urbana che ha interessato soprattutto il litorale, a cominciare dal porto. Di seguito, andiamo a scoprire insieme le principali attrazioni della città con la consueta avvertenza che quella proposta è una lista non esaustiva, tuttavia utile per un primo approccio coi luoghi. Buona lettura.
Salerno
9 cose da fare e vedere a Salerno e 1 da non fare
1 Cattedrale di San Matteo
Generalmente la visita di Salerno comincia dal Duomo cittadino intitolato all’apostolo Matteo. La chiesa risale all’XI secolo anche se, come sempre in questi casi, nel corso degli anni ha subito diversi interventi di restauro che ne hanno stravolto l’originario impianto romanico. La novità più evidente della Cattedrale di Salerno, un vero e proprio unicum nel panorama dell’architettura religiosa dell’Italia centro-meridionale, è il quadriportico che compare dopo il portale d’ingresso e da cui, poi, si accede all’interno dell’edificio. Per ritrovare una simile architettura bisogna addirittura far riferimento alla Basilica di Sant’Ambrogio a Milano; una circostanza, questa, che in qualche modo fornisce un argomento ai sostenitori della diversità di Salerno rispetto al capoluogo di regione, Napoli. Ciò detto, la Cattedrale di San Matteo merita una visita anche all’interno a cominciare proprio dalla cripta in stile barocco in cui sono custodite le spoglie del santo. Menzione dovuta, infine, anche per la torre campanaria che spicca sul lato sud del quadriportico. A essere evidenti in questo caso sono i rimandi all’architettura arabo-normanna, specie per la torretta che conclude il campanile. Da vedere!
2 Via dei Mercanti
Che si tratti di una visita fugace o di un più articolato tour alla scoperta di Salerno, non ci si può esimere dal far tappa a Via dei Mercanti, fin dal Medioevo principale arteria di comunicazione del centro storico cittadino. Anticamente nota come Drapparia, perché vi si vendevano principalmente tessuti – drappi, appunto – via dei Mercanti è lunga circa un chilometro e larga cinque metri (in alcuni tratti anche meno). Ai due lati della strada si susseguono numerose attività commerciali e palazzi rinascimentali, tra cui Palazzo Pinto, al cui interno è ospitata la Pinacoteca Provinciale di cui parleremo più diffusamente nel prossimo punto. Menzione particolare, infine, per la Fontana dei Pesci in piazza Sedile del Campo, proprio adiacente a Via dei Mercanti. Il monumento è attribuito a Luigi Vanvitelli ed è uno dei più antichi della città. Da vedere!
3 Pinacoteca Provinciale
La Pinacoteca Provinciale, nella centralissima Via dei Mercanti, è un’altra tappa obbligata di una visita a Salerno. Lo è perlomeno per tre ragioni: in primis, perché la valorizzazione delle opere pittoriche è andata sempre di pari passo con quella del palazzo in cui sono esposte, quel Palazzo Pinto appartenuto a una famiglia di origine iberica di cui vi è traccia ininterrotta in città dal 1200 fino agli inizi del ‘900; in secondo luogo, perché la pinacoteca offre uno spaccato interessantissimo della temperie artistica di Salerno; infine, perché oltre alle sezioni dal Quattrocento al Settecento e Salernitani e Costaioli, ce n’è una terza dedicata agli Artisti Stranieri che con le loro opere hanno maggiormente dato risalto e fama sia alla città che alla vicina Costiera Amalfitana.
Per maggiori informazioni www.beniculturali.it/luogo/pinacoteca-provinciale-di-salerno.
4 Giardino della Minerva
In apertura abbiamo fatto riferimento all’imponente opera di trasformazione urbana che ha interessato il centro di Salerno a cavallo tra ‘900 e anni ’00. Il Giardino della Minerva, poco distante dal Duomo e da Via dei Mercanti, è un pezzo importante di questa rinascita, al punto da essere diventato nel volgere di pochi anni tappa imprescindibile di una visita in città. In fondo si è trattato solo di attualizzare il glorioso passato di questo orto botanico realizzato nel primo ventennio del ‘300 dal medico Matteo Silvatico, esponente di spicco della scuola medica salernitana, la più importante istituzione medica medievale d’Europa, le cui origini risalgono addirittura all’Anno Mille. Fu in questo giardino al centro di Salerno che Silvatico portò avanti i suoi studi sulle piante officinali lasciando ai posteri un dizionario di botanica, l’Opus Pandectarum Medicinae, la cui consultazione ha rappresentato una traccia preziosissima per tentare di realizzare, centinaia di anni dopo il primo, un giardino che abbinasse storia e modernità. Un’operazione che, a giudicare dai numeri (visitatori, specie di piante presenti, eventi ecc.), è perfettamente riuscita.
Per maggiori informazioni: www.giardinodellaminerva.it.
5 Lungomare di Salerno
Per il lungomare Trieste vale quanto già detto per il Giardino della Minerva. In fondo si è trattato solo di attualizzare un patrimonio paesaggistico-ambientale già notevole di suo. Ovviamente l’appunto non intende sminuire gli interventi di ammodernamento realizzati negli anni ’90. Al contrario, proprio perché gli interventi su pedonalizzazione, verde urbano e porto turistico sono stati fatti a regola d’arte, il contesto ne è uscito ulteriormente valorizzato. Oggi, i quasi due chilometri di litorale disseminati di palme rappresentano un punto di aggregazione permanente per i salernitani. Che si tratti di fare una passeggiata, praticare sport all’aperto o sempicemente sedersi su una panchina e ammirare il panorama del golfo omonimo, gli abitanti di Salerno hanno il privilegio di poter vivere e socializzare tutto l’anno in riva al mare. Piacere che durante il periodo estivo viene condiviso coi turisti che, sempre più numerosi, transitano in città per imbarcarsi alla volta di Amalfi, Positano, Ischia e Capri. Menzione speciale, infine, per la Stazione Marittima, progettata dall’archistar Zaha Hadid, e per la Villa Comunale; entrambe le opere parte integrante di quel processo di riqualificazione del tessuto urbano su cui ci siamo più volte soffermati. Da vedere!
6 Castello di Arechi
Noi l’abbiamo messo al sesto posto; altre guide, invece, mettono il Castello di Arechi al primo posto tra le cose da fare e vedere a Salerno non foss’altro per il panorama che regala dalla Costiera amalfitana fin sulla costa calabrese. Va da sé, al primo, al secondo o al sesto posto poco importa: quel che importa è che vale la pena visitare questa fortezza non solo per la vista, ma anche per i reperti presenti nel Museo medievale allestito nel 2009. Testimonianze rinvenute, tra l’altro, durante le campagne di scavo condotte all’interno e tutt’attorno al castello, e che hanno consentito una più minuziosa ricostruzione storica delle diverse dominazioni succedutesi nel corso dei secoli sulla città. È emerso, ad esempio, che il primo Castrum fu realizzato dai romani nel III secolo. Il principe longobardo Arechi II, a cui il castello è intitolato, arrivò in città solo 500 anni dopo limitandosi – si fa per dire – a sopraelevare le mura già esistenti, estendendo le cinte laterali fin quasi sulla costa, in modo da assicurare una protezione triangolare alla città, il cui apice, appunto, era costituito da questo castello a 300 metri sul livello del mare. E, bisogna riconoscere, durante l’era longobarda, dall’VIII all’XI secolo, il castello di Salerno non venne mai espugnato. La stessa capitolazione nel 1077 a opera del normanno Roberto Il Guiscardo avvenne per mancanza di viveri delle truppe di Gisulfo II asserragliate all’interno della fortezza. Dopo romani, longobardi e normanni fu la volta degli aragonesi che fecero del castello un punto di riferimento centrale del proprio articolato sistema difensivo. Dopo questi, però, sopraggiunse un lento e inesorabile declino culminato coll’abbandono definitivo dell’edificio nel corso del XIX secolo. Solo sul finire del ‘900 si è messo mano alla valorizzazione del bene che, oltre al già richiamato museo medievale, è proseguita nella realizzazione di un ristorante e una sala convegni, così da ospitare in una location esclusiva cerimonie, meeting e incontri di carattere culturale.
Per maggiori informazioni consultare il sito: www.castellodiarechi.it.
7 Acquedotto medievale
Proprio sotto il colle Bonadies, dove sorge il Castello di Arechi di cui abbiamo appena parlato, c’è un’altra importante traccia della dominazione longobarda a Salerno. Parliamo dell’Acquedotto costruito nel IX secolo per l’approvvigionamento idrico del monastero benedettino presente in città. Tuttavia, più che per l’aspetto ingegneristico – due rami di archi che si diramano in direzione Nord/Sud ed Est/Ovest – quest’acquedotto è famoso per le leggende popolari che vi sono associate. Quella secondo cui proprio nei pressi della struttura si sarebbero incontrati i fondatori della Scuola Medica Salernitana: l’arabo Adela, il greco Ponto, l’ebreo Salino e il latino Salerno; e quella, maggiormente diffusa, secondo cui quest’acquedotto sarebbe stato costruito nel XII secolo da un mago salernitano, tal Pietro Barliaro, addirittura con l’aiuto di alcuni demoni. Da qui l’appellativo di Ponte del Diavolo – in dialetto Pont ro riavl – con cui quest’opera in pieno centro storico a Salerno è stata soprannominata perlomeno fino agli inizi del ‘900. Leggende a parte, l’Acquedotto di Salerno merita una visita proprio perché costituisce una testimonianza preziosa del passato medievale della città. Una testimonianza che ha attraversato pressoché indenne i secoli e che ha resistito egregiamente alla pressione antropica, tra palazzi e traffico veicolare, esplosa nel corso del XX secolo. Da vedere!
8 Luci d’Artista
Per spiegare le fortune turistiche di un territorio spesso la bellezza da sola non basta. Quasi sempre occorre qualcosa che attragga il visitatore, un evento che funzioni come una leva in grado di fare emergere le altre potenzialità più o meno nascoste. Questa è stata la funzione de “Le Luci d’Artista” a Salerno: appunto far scoprire al turista che accorre in città per le luminarie natalizie, i monumenti, le chiese e tutti gli altri punti di interesse di cui la seconda città della Campania è ricca e che però per molto tempo hanno fatto fatica a emergere per tutta una serie di ragioni, tra cui quella sommariamente esposta in apertura, vale a dire la vicinanza geografica alla più nota Costiera Amalfitana. Dal 2006, però, le cose sono progressivamente cambiate e oggi Salerno ha una sua dimensione turistica. Dimensione che per di più non è limitata ai canonici mesi estivi, quelli da Pasqua a ottobre, ma proprio grazie alle Luci D’Artista si protrae anche nei mesi invernali di dicembre e gennaio.
Per maggiori informazioni cultura.comune.salerno.it/lucidartista.
9 I dintorni
Oltre alle località della Costiera amalfitana facilmente raggiungibili sia via terra (tutto l’anno) che via mare (da Pasqua a ottobre), una volta a Salerno vale la pena visitare i parchi archeologici di Paestum e Pompei. Parliamo di località di fama mondiale, distanti meno di un’ora d’auto (qualcosa in più coi mezzi pubblici), e perciò facilmente abbinabili al soggiorno in città.
1 Stare più di tre giorni
Un weekend è più che sufficiente per visitare Salerno, abbinando al soggiorno in città anche una visita alle località dei dintorni di cui abbiamo appena detto. Se invece ci si vuol focalizzare esclusivamente sulla città, allora ventiquattro ore possono bastare.