Lungomare di Salerno

Lungomare di Salerno

Per il lungomare Trieste vale quanto già detto per il Giardino della Minerva. In fondo si è trattato solo di attualizzare un patrimonio paesaggistico-ambientale già notevole di suo. Ovviamente l’appunto non intende sminuire gli interventi di ammodernamento realizzati negli anni ’90. Al contrario, proprio perché gli interventi su pedonalizzazione, verde urbano e porto turistico sono stati fatti a regola d’arte, il contesto ne è uscito ulteriormente valorizzato. Oggi, i quasi due chilometri di litorale disseminati di palme rappresentano un punto di aggregazione permanente per i salernitani. Che si tratti di fare una passeggiata, praticare sport all’aperto o sempicemente sedersi su una panchina e ammirare il panorama del golfo omonimo, gli abitanti di Salerno hanno il privilegio di poter vivere e socializzare tutto l’anno in riva al mare. Piacere che durante il periodo estivo viene condiviso coi turisti che, sempre più numerosi, transitano in città per imbarcarsi alla volta di Amalfi, Positano, Ischia e Capri. Menzione speciale, infine, per la Stazione Marittima, progettata dall’archistar Zaha Hadid, e per la Villa Comunale; entrambe le opere parte integrante di quel processo di riqualificazione del tessuto urbano su cui ci siamo più volte soffermati. Da vedere!

Giardino della Minerva

Giardino della Minerva

In apertura abbiamo fatto riferimento all’imponente opera di trasformazione urbana che ha interessato il centro di Salerno a cavallo tra ‘900 e anni ’00. Il Giardino della Minerva, poco distante dal Duomo e da Via dei Mercanti, è un pezzo importante di questa rinascita, al punto da essere diventato nel volgere di pochi anni tappa imprescindibile di una visita in città. In fondo si è trattato solo di attualizzare il glorioso passato di questo orto botanico realizzato nel primo ventennio del ‘300 dal medico Matteo Silvatico, esponente di spicco della scuola medica salernitana, la più importante istituzione medica medievale d’Europa, le cui origini risalgono addirittura all’Anno Mille. Fu in questo giardino al centro di Salerno che Silvatico portò avanti i suoi studi sulle piante officinali lasciando ai posteri un dizionario di botanica, l’Opus Pandectarum Medicinae, la cui consultazione ha rappresentato una traccia preziosissima per tentare di realizzare, centinaia di anni dopo il primo, un giardino che abbinasse storia e modernità. Un’operazione che, a giudicare dai numeri (visitatori, specie di piante presenti, eventi ecc.), è perfettamente riuscita.

Per maggiori informazioni: www.giardinodellaminerva.it.

Pinacoteca Provinciale

Pinacoteca Provinciale

La Pinacoteca Provinciale, nella centralissima Via dei Mercanti, è un’altra tappa obbligata di una visita a Salerno. Lo è perlomeno per tre ragioni: in primis, perché la valorizzazione delle opere pittoriche è andata sempre di pari passo con quella del palazzo in cui sono esposte, quel Palazzo Pinto appartenuto a una famiglia di origine iberica di cui vi è traccia ininterrotta in città dal 1200 fino agli inizi del ‘900; in secondo luogo, perché la pinacoteca offre uno spaccato interessantissimo della temperie artistica di Salerno; infine, perché oltre alle sezioni dal Quattrocento al Settecento e Salernitani e Costaioli, ce n’è una terza dedicata agli Artisti Stranieri che con le loro opere hanno maggiormente dato risalto e fama sia alla città che alla vicina Costiera Amalfitana.

Per maggiori informazioni www.beniculturali.it/luogo/pinacoteca-provinciale-di-salerno.

Via dei Mercanti

Via dei Mercanti

Che si tratti di una visita fugace o di un più articolato tour alla scoperta di Salerno, non ci si può esimere dal far tappa a Via dei Mercanti, fin dal Medioevo principale arteria di comunicazione del centro storico cittadino. Anticamente nota come Drapparia, perché vi si vendevano principalmente tessuti – drappi, appunto – via dei Mercanti è lunga circa un chilometro e larga cinque metri (in alcuni tratti anche meno). Ai due lati della strada si susseguono numerose attività commerciali e palazzi rinascimentali, tra cui Palazzo Pinto, al cui interno è ospitata la Pinacoteca Provinciale di cui parleremo più diffusamente nel prossimo punto. Menzione particolare, infine, per la Fontana dei Pesci in piazza Sedile del Campo, proprio adiacente a Via dei Mercanti. Il monumento è attribuito a Luigi Vanvitelli ed è uno dei più antichi della città. Da vedere!

Cattedrale di San Matteo

Cattedrale di San Matteo

Generalmente la visita di Salerno comincia dal Duomo cittadino intitolato all’apostolo Matteo. La chiesa risale all’XI secolo anche se, come sempre in questi casi, nel corso degli anni ha subito diversi interventi di restauro che ne hanno stravolto l’originario impianto romanico. La novità più evidente della Cattedrale di Salerno, un vero e proprio unicum nel panorama dell’architettura religiosa dell’Italia centro-meridionale, è il quadriportico che compare dopo il portale d’ingresso e da cui, poi, si accede all’interno dell’edificio. Per ritrovare una simile architettura bisogna addirittura far riferimento alla Basilica di Sant’Ambrogio a Milano; una circostanza, questa, che in qualche modo fornisce un argomento ai sostenitori della diversità di Salerno rispetto al capoluogo di regione, Napoli. Ciò detto, la Cattedrale di San Matteo merita una visita anche all’interno a cominciare proprio dalla cripta in stile barocco in cui sono custodite le spoglie del santo. Menzione dovuta, infine, anche per la torre campanaria che spicca sul lato sud del quadriportico. A essere evidenti in questo caso sono i rimandi all’architettura arabo-normanna, specie per la torretta che conclude il campanile. Da vedere!

Non venire in inverno

Non venire in inverno

Un tour alla scoperta delle Marche non presenta particolari controindicazioni. Come abbiamo visto, è una regione tranquilla, accogliente, fatta da città di medie dimensioni e piccoli borghi. Perciò, quello di evitare i mesi invernali, è un suggerimento non vincolante. Un consiglio che nasce dalla considerazione di due aspetti: la più limitata offerta ricettiva e l’orario ridotto praticato da quasi tutti i musei.

Pesaro

Pesaro

Piceni; romani; goti; bizantini; longobardi; Stato Pontificio; signorie rinascimentali (Malatesta, Sforza, Della Rovere); e poi nuovamente la Chiesa fino all’epilogo con Unità d’Italia: mettendo in fila le dominazioni succedutesi nel corso dei secoli emerge chiaramente come la storia di Pesaro sia tutta dentro la storia marchigiana. Poi, però, c’è l’anima romagnola che più che con la storia e la cultura ha a che fare con spiagge, ombrelloni, mare e voglia di divertirsi: tutti elementi presenti nella confinante Riviera romagnola e che definiscono anche il genius loci pesarese. A questo punto, però, si potrebbe pensare a un mix non riuscito; del resto, nelle località turistiche una certa discrasia tra passato storico e presente economico è più frequente di quel che si pensi. Invece, nel caso di Pesaro, c’è un buon equilibrio tra i due aspetti, coll’ulteriore vantaggio, in questo modo, di risultare attraente sia per il turista culturale che ama andare alla scoperta di musei, monumenti e dettagli architettonici; sia per chi, invece, da una vacanza desidera soprattutto sole, mare e relax. Quanto alle cose da fare e vedere sono davvero tante che non c’è tempo di annoiarsi: dai palazzi rinascimentali di Piazza del Popolo (Palazzo Ducale e Palazzo della Paggeria); alla Biblioteca Oliveriana di Palazzo Almerici; fino a Piazzale della Libertà, dominato dalla “Sfera Grande” dello scultore Arnaldo Pomodoro. Senza dimenticare, inoltre, che Pesaro è la città di Gioacchino Rossini, di cui è visitabile la casa natia oltre, ovviamente, al Teatro a lui intitolato. Ci sono poi le chiese: la Cattedrale dell’Assunta e la Chiesa del Nome di Dio (quest’ultima dal nome dell’arciconfraternita “Compagnia del Nome di Dio”); e infine tutto il filone architettonico legato allo stile liberty di cui il lungomare di Pesaro offre diverse testimonianze. La più famosa è sicuramente Villa Ruggeri, palazzotto dei primi del ‘900 realizzato da un imprenditore locale. Il tutto, volendo, da farsi in bicicletta: già, perché Pesaro è una delle città più bike friendly d’Italia, appena dietro le inarrivabili Bolzano e Trento, da anni ormai ai primissimi posti per qualità della vita.  

Urbino

Urbino

Urbino rappresenta l’apice dell’arte e dell’architettura rinascimentale“. Questa una delle motivazioni alla base della tutela Unesco ottenuta nel 1998. Le altre sono che “ha influenzato gli sviluppi culturali in altre parti d’Europa” e di “aver conservato gran parte della forma urbanistica medievale“. Insomma, bastano i criteri adottati per l’inserimento di Urbino tra i siti Patrimonio dell’Umanità per capirne la notevole importanza storico-culturale. La magia di Urbino, infatti, sta proprio nella grande quantità di spunti urbanistici, architettonici e museali che è in grado di offrire in un perimetro cittadino tutto sommato ristretto. Basti pensare, per esempio, al Palazzo Ducale, residenza nobiliare della famiglia Montefeltro. Nelle 80 stanze dell’edificio è allestita la Galleria Nazionale delle Marche, uno dei musei più importanti d’Italia, in cui sono custoditi capolavori assoluti dell’arte rinascimentale come la Madonna di Senigallia e la Flagellazione di Cristo, tele di Piero della Francesca; la Città ideale dipinto di dubbia attribuzione esposto nell’appartamento del Duca Federico da Montefeltro che più di tutti contribuì alla grandeur urbinate; e come, soprattutto, il Ritratto di Gentildonna “la Muta” di Raffaello, quest’ultimo natio proprio di Urbino. Non è finita, perché anche le opere di Lorenzo e Jacopo Salimbeni che affrescano l’Oratorio di San Giovanni Battista vengono considerate dalla critica capolavori dell’arte rinascimentale. L’elenco di cose da fare e vedere diventa praticamente infinito, poi, se alla visita di Urbino città si aggiunge anche solo la parte marchigiana della regione storica del Montefeltro. In alternativa, si fa per dire, si può ripiegare sul piccolo borgo di Gradara, nel cui Castello si svolse la vicenda amorosa di Paolo e Francesca a cui Dante dedicò gran parte del Canto V della Divina Commedia. Infine, non può mancare un breve cenno alla frizzante vita sociale di Urbino. Il fatto di essere una rinomata Città Universitaria in cui vivono e studiano molti giovani provenienti da ogni parte d’Italia, e non solo, moltiplica le occasioni di svago, il che in vacanza è un elemento che non guasta mai.

Fabriano

Fabriano

In apertura abbiamo acennato al fatto che molte località marchigiane – a parte, ovviamente, gli insediamenti costieri – si sono aperte al turismo solo in anni recenti. Fabriano è forse l’esempio più vistoso di questa novità. Per secoli, infatti, questa città di circa 30.000 anime, poco distante dal confine umbro, ha vissuto grazie alla sua industria cartaria (da cui il riconoscimento, nel 2013, di Città Creativa Unesco) a cui, nel corso del ‘900, si è aggiunta la produzione di elettrodomestici dello storico marchio Merloni. Poi, però, le cose sono cambiate e le crisi industriali hanno colpito anche questo territorio, obbligando la comunità a ripensarsi in chiave turistica. Paradossalmente, infatti, la secolare vocazione industriale ha contribuito a preservare il centro storico medievale in cui sono concentrate tutte le principali attrazioni, con l’unica eccezione delle spettacolari Grotte di Frasassi distanti una ventina di chilometri. Da vedere, en passant, segnaliamo: il Museo della Carta e della Filigrana; la Cattedrale di San Venanzio; la Pinacoteca Civica e la Chiesa di San Domenico. Tutti questi punti di interesse, insieme agli altri qui non menzionati si trovano attorno – o comunque poco lontano -, Piazza del Comune, cuore pulsante di Fabriano da cui immancabilmente comincia la visita della città. Da vedere!

San Benedetto del Tronto

San Benedetto del Tronto

Tranne che per un rapido cenno alla Riviera del Conero, il nostro racconto delle Marche finora ha trascurato la dimensione turistico-balneare della regione. Dimensione a cui San Benedetto del Tronto ha dato – e tuttora dà – un grandissimo contributo. Le fortune turistiche della località, infatti, risalgono addirittura a fine ‘800 e, se da un lato, questo ha consentito al territorio di diventare una meta internazionale, dall’altro avrebbe potuto portare a un suo rapido declino, considerando la velocità con cui il turismo può consumare le risorse paesaggistico-ambientali. Invece, per fortuna, le cose non sono andate così e la costante cura della città ha consentito il mantenimento di un elevato indice di gradimento. Gradimento che ovviamente passa anche dalla qualità dei servizi: spiagge sicure; mare pulito; varietà ricettiva; tradizione marinara (San Benedetto è il porto peschereccio più importante dell’Adriatico) e ampissma offerta di svago. Quanto alle cose da vedere, segnaliamo il famoso lungomare, in gran parte ciclabile e disseminato di palme (San Benedetto è il capoluogo della cd. “Riviera delle Palme”), e soprattutto la parte alta della città che ha conservato intatte atmosfera e impianto urbanistico del piccolo borgo medievale. Infine, doverosa menzione per la suggestiva Riserva Naturale Sentina, area protetta di circa 180 ettari, tutta interna al comune di San Benedetto del Tronto, ideale per gli appassionati di birdwatching.        

Fermo

Fermo

La visita di Fermo potrebbe essere inclusa in un tour alla scoperta delle opere ingegneristische realizzate dai romani per l’approvigionamento idrico. Un tour delle cisterne romane per l’appunto, da Istanbul fino al cuore delle Marche, magari passando per la Piscina Mirabilis di Bacoli, vicino Pozzuoli. Suggestioni turistiche a parte, la cisterna romana di Fermo (vd. foto) è uno dei motivi per cui vale la pena visitare la città marchigiana. Gli altri, en passant, sono: Piazza del Popolo; l’adiacente Palazzo dei Priori con la sua Pinacoteca Civica e la stupenda Sala del Mappamondo, e infine il Piazzale del Grifalco che, oltre per la sua panoramicità – è il punto più alto di Fermo con la vista che spazia dalla costa fino al Parco dei Monti Sibillini -, ospita alla sua estremità orientale la Cattedrale di Santa Maria Assunta. Da vedere!    

Recanati

Recanati

Ci sono località che diventano attrazioni turistiche grazie al cinema e altre, come Recanati, che lo diventano invece grazie alla poesia. Questa cittadina in provincia di Macerata, infatti, ha dato i natali a Giacomo Leopardi (1798 -1837), il più grande poeta italiano del XIX secolo. Tutto in città racconta dell’uomo: a cominciare dalla casa natia, un palazzotto tuttora abitato dagli eredi dove, costretto da gravi problemi di salute che lo colpirono fin dalla giovane età, Leopardi trascorse gran parte della sua giovinezza con l’unico conforto della fornitissima biblioteca paterna. Sono gli anni della formazione, degli studi “matti e disperatissimi” da cui scaturirono capolavori poetici come “Il Sabato del villaggio” e “A Silvia“. Oltre Casa Leopardi e l’omonima piazza (Piazza Leopardi), la visita di Recanati passa dalle chiese: la Chiesa di Sant’Anna, con la riproduzione della Santa Casa di Loreto; la Cattedrale di San Flaviano, famosa per il soffitto cassettonato di impronta barocca; la Chiesa di San Domenico, celebre per la tela di Lorenzo Lotto, San Vincenzo Ferrer in gloria. In verità, non è l’unico dipinto del Lotto presente a Recanati. Nel Museo di Villa Colloredo ce ne sono altri, tra cui una singolarissima Annunciazione, famosa per la presenza di un gatto domestico al centro della scena. In ultimo, ma non per ultimo, segnaliamo altri due musei: la Torre del Borgo, sempre in Piazza Leopardi, al cui interno è allestito il museo civico cittadino (MUREC), e il Museo Beniamino Gigli dedicato al grande tenore e attore italiano (1890 – 1957) che pure tanto lustro ha dato alla piccola Recanati. Da vedere!   

Fano

Fano

Torniamo sulla costa. Per la precisione a Fano, graziosa città in provincia di Pesaro-Urbino, di cui tratteremo separatamente nei prossimi due paragrafi. Fano, dicevamo, nel panorama turistico delle Marche è una destinazione secondaria. Certamente, dal punto di vista balneare ha meno appeal della Riviera del Conero, della Riviera delle Palme, oppure, poco più su, della stessa Pesaro. E anche come città d’arte, pur disponendo di molte frecce al suo arco, è meno famosa rispetto ad altre località marchigiane. Eppure, è proprio questo profilo basso ad affascinare sempre più turisti, soprattutto quelli desiderosi di scoprire territori meno battuti e per questo più autentici. Fano, da questo punto di vista, non delude. Dallo spettacolare Arco di Augusto, alle numerose chiese – tra le tante segnaliamo la Chiesa sconsacrata di San Francesco – fino ad arrivare alla centralissima Piazza XX Settembre, dove è ubicato anche il Teatro della Fortuna, di cose da fare e vedere a Fano ce ne sono davvero tante. Al riguardo, guai a dimenticare il Carnevale cittadino, secondo diverse fonti addirittura il più antico d’Italia. Di sicuro, un evento tradizionale a cui i fanesi tengono moltissimo, dedicando tempo e risorse alla costruzione dei carri allegorici che attraversano la città. 

Ascoli Piceno

Ascoli Piceno

La visita di Ascoli Piceno parte dalle sue due principali piazze: Piazza Arringo e Piazza del Popolo. La prima è il cuore politico e religioso della città: è in Piazza Arringo, infatti, che sono ubicati il comune, la cui sede è lo storico Palazzo dell’Arengo, e il Duomo intitolato a Sant’Emidio. Piazza del Popolo, invece, è il salotto buono di Ascoli: la pavimentazione e il colonnato dei portici tutt’attorno sono stati realizzati in travertino bianco con un effetto marmoreo che, specie dopo la pioggia, conferisce una luce sui generis a tutti i duemilacinquecento metri di superficie della piazza. Da vedere, il Palazzo dei Capitani del Popolo e la vicina Chiesa di San Francesco. Piazza del Popolo, inoltre, è presente in tutte le liste con le piazze più belle d’Italia e secondo molti esteticamente se la gioca addirittura con la veneziana San Marco e la senese Piazza del Campo. Al fascino contribuisce anche la presenza del famosissimo Caffè Meletti. Un bar storico, attivo dagli inizi del ‘900, dall’inconfondibile stile liberty, ai cui tavolini hanno seduto diversi artisti. Solo per ricordarne due: Ernst Hemingway e Renato Guttuso. Le classifiche, si sa, però contano fino a un certo punto, tanto più nel caso di Ascoli, dove anche il resto della città, a partire dall’intricato sistema di vicoli che disegnano il centro storico (le Rue) merita una visita. Menzione speciale, infine, per la gastronomia: le olive ascolane, la cui fama ormai travalica i confini nazionali, una volta in città vanno assolutamente assaggiate. Provare per credere!