Museo archeologico

Museo archeologico

La prima, e forse più importante attrazione del Museo archeologico di Rodi, è il palazzo stesso in cui sono state allestite le diverse sale. Stiamo parlando dell’Ospedale realizzato nel XV secolo dai Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni che regnavano sull’isola. Il palazzo, visibile fin dall’ingresso in porto, si presenta con un ampio cortile interno, al centro del quale spicca una statua in pietra raffigurante un leone che con le zampe anteriori trattiene la testa di un toro. Sempre nel cortile possiamo ammirare un bellissimo pavimento maiolicato proveniente da Scarpanto (Karpathos), altra isola del Dodecaneso a metà strada tra Rodi e Creta. All’interno, invece, una parte del museo ospita lapidi, stemmi e altri reperti relativi alla dominazione dei Cavalieri, mentre l’altra parte è dedicata ai reperti ceramici di scuola rodia, tra cui spicca la statua dell'”Aphrodite che fa il bagno” risalente al I secolo a. C. Il Museo Archeologico di Rodi fu uno degli edifici che beneficiò dell’intensa campagna di restauro portata avanti dagli italiani che per oltre trent’anni amministrarono l’isola.
È aperto dal Martedì alla Domenica dalle 08:00 alle 16:00 (Lunedì chiuso).

Città Vecchia

Città Vecchia

Diversamente da altre località greche, la città di Rodi (capoluogo omonimo dell’isola) non è famosa soltanto per le vestigia classiche ma anche per quelle medievali. Il “merito” è dei Cavalieri di San Giovanni che abitarono l’isola dal 1309 al 1522, quando furono costretti a riparare a Malta, sconfitti dalle milizie ottomane di Solimano il Magnifico. Negli oltre due secoli di permanenza, quest’ordine cavalleresco transnazionale edificò all’interno di possenti mura una bellissima città divisa tra una zona residenziale, dove si trovava – e si trova ancora – la fortezza (vedi punto 3), e una zona dedita invece ai commerci abitata da greci, turchi ed ebrei. L’impronta urbanistica medievale ha resistito nel corso dei secoli, anche grazie agli interventi di ristrutturazione e restauro effettuati durante la dominazione italiana dell’isola (1912-1943). Infatti, oltre a preservare il tessuto urbano sui generis, gli italiani valorizzarono pure l’impronta ottomana sacrificando un po’, però, i resti dell’antica acropoli sulla vetta del Monte Smith. Il teatro, lo stadio e il tempio dedicato ad Apollo risultano alquanto rimaneggiati anche se il panorama compensa abbondantemente la delusione per le poche tracce di età greca rimaste. Insomma, la Città Vecchia di Rodi, da trent’anni sotto tutela Unesco, è l’inevitabile base di partenza per andare alla scoperta delle bellezze dell’isola, molte delle quali, tra l’altro, si trovano all’interno delle stesse mura. A seguire andiamo a vederne alcune.

Non indossare abiti inadeguati per visitare chiese e musei

Non indossare abiti inadeguati per visitare chiese e musei

Anche se l’afa non dovesse dar tregua, non si entra nel Duomo con scollature evidenti o in bermuda e ciabatte. Né al Duomo, né a Sant’Ambrogio e più in generale in tutti i luoghi simbolo, anche non religiosi, di Milano (i musei, per esempio). Una questione di rispetto in cui far rientrare pure il divieto di scattare foto, perlomeno durante le celebrazioni religiose.

Non girare la città in auto

Non girare la città in auto

Il centro storico di Milano va visitato a piedi. In alternativa servendosi dei mezzi pubblici che nel capoluogo lombardo sono puntuali e frequenti. La macchina lasciatela in albergo o, meglio ancora a casa, che tra ZTL, zone pedonali e strisce blu c’è il rischio serio di rovinarsi la vacanza. Inoltre, rinunciare all’auto significa contribuire all’abbassamento dell’inquinamento atmosferico, fenomeno con cui l’amministrazione cittadina fa i conti da anni mettendo in campo tutte le misure e iniziative possibili per migliorare la salubrità dell’aria.

Attenzione ai borseggiatori

Attenzione ai borseggiatori

Come in tutti i luoghi affollati di ogni grande città anche a Milano può capitare di imbattersi in qualche malintenzionato dedito al borseggio. Le precauzioni sono quelle classiche che abbiamo suggerito già altre volte: non indossare catenine, bracciali, anelli di particolare valore; non lasciare la borsa aperta in giro; non tenere il portafogli nella tasca posteriore del pantalone; non portare con sé molto contante ecc.

Stadio San Siro

Stadio San Siro

San Siro non è uno stadio come gli altri. Basta la storica definizione di “Scala del calcio” (in evidente similitudine col Teatro alla Scala, sempre a Milano) per capire il legame affettivo dei milanesi con questo stadio dove si alternano le due gloriose squadre cittadine, l’Inter e il Milan. Da qualche anno, oltre al museo, è possibile visitare tutti gli interni ripercorrendo il vero itinerario dei calciatori: zona mista, spogliatoi, tunnel, campo da gioco e perfino le tribune. Insomma una volta a Milano, specie se tenete a una delle due squadre, è d’obbligo una visita al Giuseppe Meazza di San Siro. Il Museo&Tour è aperto tutti i giorni dalle 9:30 alle 18:00. Per prenotare on line e per maggiori informazioni visita il sito: www.sansiro.net .

Cimitero Monumentale

Cimitero Monumentale

Tra i simboli della milanesità, a fianco il Duomo e la Basilica di Sant’Ambrogio, ci sta anche il Cimitero Monumentale. Non solo perché vi sono sepolte personalità che hanno fatto la storia civile, politica, artistica e letteraria d’Italia (solo per ricordarne alcuni: Alessandro Manzoni, Filippo Turati, Salvatore Quasimodo, Arturo Toscanini, Giorgio Gaber e Franca Rame) ma anche perché quest’enorme spazio di oltre 250.000 mq, offre molteplici spunti architettonici. Più nel dettaglio, la particolarità del Cimitero Monumentale di Milano consiste nell’incorporare diversi stili dal gotico al liberty, passando per romanico, bizantino e neoclassico. Insomma, allo stesso tempo un luogo della memoria e un esempio di eclettismo architettonico che merita di esser visitato e valorizzato. Maggiori informazioni sulla pagina dedicata del sito del comune di Milano.

I Navigli

I Navigli

I Navigli, a circa mezz’ora di cammino dal Duomo, sono uno delle zone più interessanti di Milano. Lo sono sia per l’importanza storica rivestita in passato che per il presente turistico cominciato negli anni ’80 del secolo scorso e definitivamente esploso dopo Expo 2015. Passeggiando lungo il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese, i due corsi d’acqua attorno cui si estende il quartiere, può sembrare di stare ad Amsterdam o a Stoccolma, il che ha dell’incredibile considerando che a differenza delle due città nord europee, Milano non ha mai disposto di grossi corsi d’acqua. Anzi, i Navigli nacquero proprio per sopperire all’assenza di un corso d’acqua principale attingendo ai piccoli Seveso, Lambro e Nirone per dotare la città di un porto fluviale che ne favorisse i commerci. Per comprendere a pieno il valore storico di questa grandiosa opera di ingegneria idraulica, alla cui realizzazione contribuì anche Leonardo da Vinci, basti pensare che i blocchi di marmo utilizzati per la costruzione del Duomo vennero trasportati interamente lungo i navigli. Nel XIX e nel XX secolo il prevalere del trasporto su gomma e ferro decretò un lento ma inesorabile declino del quartiere, nel frattempo abitato in prevalenza da operai che venivano assorbiti dalle industrie nei dintorni della città. Sul finire del ‘900, invece, il declino dell’industria, a vantaggio del terziario e della finanza, ha accompagnato un’ulteriore trasformazione della zona, frequentata da artisti e dalla nuova borghesia cittadina. Col nuovo millennio, la definitiva consacrazione turistica con l’apertura di bar, ristoranti, trattorie e un’infinità di altre attività commerciali che hanno fatto dei Navigli una delle zone clou della vita notturna milanese. Non c’è solo questo però. A fianco i canali, compreso il Naviglio della Martesana, fin qui non citato, è stata potenziata la rete delle piste ciclabili, in modo da consentire, a chi lo volesse, la conoscenza dell’altra Milano, quella di zone come Crescenzago, Gorgonzola, Assago, Rozzago ecc. altrimenti trascurate dai giri turistici tradizionali. Da non perdere!

Basilica di Sant’Ambrogio

Basilica di Sant'Ambrogio

Seconda per importanza solo al Duomo, la Basilica di Sant’Ambrogio è senza dubbio un’altra tappa obbligata di una visita a Milano. La sua importanza travalica l’aspetto religioso e investe direttamente un altro caposaldo dell’identità cittadina: il legame stretto tra la chiesa locale e la società civile. Rapporto che è uno dei segreti del successo di Milano, dal momento che ha storicamente consentito alla parte più dinamica della città di sperimentare e innovare inseguendo il profitto, lasciando alla chiesa la cura degli ultimi. Detto questo, la basilica del santo patrono merita anche dal punto di vista architettonico. Gli storici dell’arte, infatti, concordano nel ritenerla la testimonianza più fulgida del romanico-lombardo, fonte di ispirazione per l’edificazione di molte altre chiese in giro per la regione. Da vedere, il Sacello di San Vittore in ciel d’Oro, una piccola cappella vicino all’altare famosa per i mosaici che decorano le pareti e la volta a botte. Stessa importanza per l’Altare d’Oro realizzato dal maestro Vuolvinio, orafo molto attivo nel IX secolo. Dello stesso periodo la più antica delle due torri campanarie, realizzata dai monaci benedettini. L’altra, quella più alta, venne realizzata invece tre secoli dopo per mano dei canonici a sugello di un lungo conflitto tra le parti circa l’utilizzo dell’altare della chiesa. Per maggiori informazioni consultare il sito: www.basilicasantambrogio.it

Cenacolo Vinciano

Cenacolo Vinciano

Per notorietà l’Ultima Cena di Leonardo è seconda solo alla Gioconda custodita nel Louvre di Parigi. Probabilmente alla (relativa) minor fama del Cenacolo leonardesco ha contribuito il veloce deterioramento dell’opera che l’artista fiorentino dipinse sul muro del refettorio del Monastero domenicano di Santa Maria delle Grazie. A commissionare il dipinto, alto ben 4 metri e lungo 9, Ludovico Il Moro che spinse fortemente per la rappresentazione dell’annuncio del tradimento che Gesù rivolse agli apostoli prima di essere arrestato. Una scena a cui Leonardo riuscì a trasferire tutta la drammaticità del racconto biblico, dipingendo sui volti degli apostoli l’incredulità per l’ascolto e il contemporaneo timore di venire additati dal profeta. Dal 1977 al 1999 il Cenacolo di Leonardo da Vinci è stato oggetto di una delle più lunghe e complicate campagne di restauro mai sperimentate. Un lavoro enorme che ha consentito il recupero soddisfacente, anche se per forza di cose parziale, di uno dei capolavori assoluti del Rinascimento cui il genio fiorentino lavorò per tre anni, dal 1494 al 1497. Per vedere il Cenacolo Vinciano è necessaria la prenotazione che può essere effettuata sia per telefono (chiamando lo 02 92 800 360), che on line dal seguente sito: www.vivaticket.it (da cui è possibile prenotare pure la visita alla Pinacoteca di Brera, vedi punto precedente). Da non perdere!

Pinacoteca di Brera

Pinacoteca di Brera

La prima cosa che salta all’occhio del palazzo di Brera è la statua di Napoleone Bonaparte nel cortile che precede l’ingresso. Realizzata dall’artista Antonio Canova, la scultura ritrae il condottiero con le sembianze del dio romano Marte, celebrandone non solo le doti di conquista ma pure il ruolo di eroe civilizzatore. Quella che ammiriamo, tuttavia, è una copia in bronzo dell’opera, giacchè l’originale in marmo si trova nel Museo Wellington di Londra. E Napoleone, del resto, c’entra anche col pezzo forte del palazzo di Brera, vale a dire la celebre Pinacoteca con centinaia di dipinti dal Medioevo alla modernità. Napoleone, infatti, utilizzò questo ex collegio di gesuiti come deposito, ammontandovi molte delle opere d’arte confiscate in giro per l’Italia settentrionale. Una forma di collezionismo di stato che segna un mutamento profondo rispetto al collezionismo privato da cui, per esempio, scaturirono gli Uffizi di Firenze. Ad ogni modo, una fortuna per Milano che si è ritrovata “in casa” alcuni tra i più grandi capolavori dell’arte rinascimentale. Solo per ricordarne alcuni, senza pretesa di esaustività: la Pietà di Giovanni Bellini, il Cristo Morto di Andrea Mantegna, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello e la Cena in Emmaus di Caravaggio. Insomma, la Pinacoteca di Brera è un’altra tappa obbligata di una visita a Milano, tanto più che la collezione, come accennato, non si esaurisce soltanto al XV e XVI secolo ma ospita anche significativi contributi dell’arte fiamminga, senza dimenticare alcuni tra i migliori interpreti della pittura italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento. Per maggiori informazioni consultare il sito: pinacotecabrera.org.

Torre Branca

Torre Branca

Il Parco Sempione ricordato in precedenza (vedi Castello Sforzesco, punto 5) non è solo il polmone verde di Milano ma è anche -soprattutto- un luogo della memoria che reca molte tracce della storia recente della città. Dal monumento commemorativo di Napoleone III, all’Arena di Antonio Canova, dove hanno giocato pure Inter e Milan, passando per I Bagni Misteriosi, la fontana progettata da Giorgio De Chirico, il parco preferito dei milanesi trasuda storia, cultura e arte. Menzione speciale per la Torre Branca, che si trova proprio all’ingresso del parco. Si tratta di una torre in metallo progettata dal designer Gio Ponti e realizzata nel 1933 in occasione della V Triennale di Milano. Si chiama Torre Branca perché nel 1972, i fratelli Branca, titolari dell’omonima distilleria, si fecero carico della ristrutturazione dell’opera da tempo inagibile. Oltre al connubio, ancora attuale, tra architettura e tecnica, la particolarità di questo totem metallico è che un ascensore consente la salita fino in cima (108 mt), da cui si gode una vista bellissima della città. Da non perdere! Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale: www.museobranca.it

Castello Sforzesco

Castello Sforzesco

Il Castello Sforzesco, altra tappa obbligata di una visita a Milano, si trova poco lontano dal Duomo. E, proprio come la cattedrale cittadina, l’edificazione di questa fortezza si deve a Gian Galeazzo Sforza che, proseguendo l’opera iniziale del suo predecessore Galeazzo II Visconti, realizzò gli alloggi per le truppe, risistemando contestualmente il parco e il fossato tutt’attorno. Dopo i Visconti fu la volta degli Sforza: prima Francesco Sforza e poi Ludovico Maria Sforza, detto il Moro. Quest’ultimo diede grande lustro alla fortezza milanese chiamando a corte, tra gli altri, artisti del calibro di Leonardo da Vinci e Donato Bramante. Dal XVI al XVIII secolo il castello attraversò una fase assai turbolenta, passando in mano francese, spagnola e austriaca. È in questi secoli che si sedimenta l’immagine di fortezza straniera, simbolo ostile di occupazione. Un pregiudizio negativo che i milanesi si sono lasciati definitivamente alle spalle soltanto dopo l’Unità d’Italia. Venendo ai giorni nostri sono due i motivi per cui il Castello Sforzesco è una delle principali attrazioni turistiche di Milano. Il primo è perché, proprio alle sue spalle, c’è il bellissimo Parco Sempione, un’oasi di pace in centro città. Poter staccare la spina senza doversi allontanare troppo dal lavoro e gli affari correnti rappresenta sicuramente un grande vantaggio, tanto più in una città trafficata e sempre di corsa quale è Milano. Il secondo motivo è la presenza, all’interno dell’edificio, di diversi musei. Innanzitutto il Museo d’Arte Antica, con la sezione dedicata alla Pietà Rondanini di Michelangelo, ma meritano una visita anche il Museo degli Strumenti Musicali, il Museo Preistorico e quello Egizio. Insomma, che siate in cerca di un po’ di relax o, al contrario, di stimoli culturali che lascino il segno, il Castello Sforzesco è uno dei luoghi imperdibili di Milano. Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale: milanocastello.it.

Quadrilatero della moda

Quadrilatero della moda

A Milano è impossibile non fare acquisti. Lo abbiamo già visto con la Galleria Vittorio Emanuele II ma è il cosidetto “Quadrilatero della moda” (via Montenapoleone, via della Spiga, via Manzoni, via Sant’Andrea) il tempio dello shopping milanese. Ferragamo, Prada, Valentino, Gucci, Krizia, Dolce & Gabbana, Trussardi, Chanel, Moschino, Versace e altri grandi marchi sono praticamente tutti presenti in una concentrazione tale che non trova riscontro in nessuna altra parte del mondo, perfino a New York. Ovviamente sono in pochi quelli che possono permettersi di acquistare in questa zona ma non è neanche tanto questo il punto. Infatti l’aspetto più interessante del Quadrilatero della moda è che fa tendenza, anticipando quelli che poi saranno i gusti che andranno per la maggiore.

Galleria Vittorio Emanuele II

Galleria Vittorio Emanuele II

C’è chi ha giustamente definito la galleria di Milano una stazione senza rotaie, binari e treni. In effetti, il via vai brulicante di persone è assai simile a quello di una scalo ferroviario, con la sostanziale differenza che qui lo shopping conta decisamente più delle esigenze di mobilità. La Galleria Vittorio Emanuele II, infatti, è un vero e proprio centro commerciale con boutique delle maggiori firme dell’alta moda a fianco caffè storici e catene di fast food. Insieme al cosidetto “Quadrilatero d’Oro” (vd. prossimo punto), la galleria, progettata nel 1865 dall’architetto Giuseppe Mengoni, è uno dei “palcoscenici” dello star system e showbiz milanese. Insomma c’è chi viene per guardare e chi, invece, per farsi guardare. Bella sempre, nel periodo natalizio, a detta di molti, si trasforma nel luogo più “in” della città.