Museo Magritte

Museo Magritte

Il Museo Magritte è la dimostrazione di come la cultura e l'arte possano rappresentare un volano per l'economia. Da quando è stato inaugurato, nel 2009, questo museo ha stabilmente superato i 300.000 visitatori l'anno, due terzi dei quali provenienti dall'estero. Dunque un turismo qualificato e a vocazione internazionale con ospiti provenienti da ogni parte del mondo per ammirare da vicino il genio e la creatività di uno degli artisti più influenti del '900. Artista vissuto a lungo a Bruxelles, tanto è vero che il primo museo a essergli dedicato in città fu la casa in cui abitò per 24 anni insieme alla consorte Georgette. A inizio millennio sorse la necessità di individuare uno spazio espositivo adatto a ospitare le centinaia di opere che ormai affollavano la sala dedicata all'artista nel Museo di Arte Moderna. Dipinti, sculture, poster, spartiti musicali e altre opere che da un decennio hanno trovato definitiva collocazione nell'Hotel Altenoh, edificio di 2500 metri quadri a due passi dal Museo delle Belle Arti (vedi prossimo punto). Non è finita, perché grazie alla generosità di collezionisti privati e alla collaborazione preziosa di altri musei, periodicamente il Museo Magritte di Bruxelles si arrichisce di altre, e talvolta inedite, opere dell'artista belga.
Per gli orari di apertura del Museo René Magritte di Bruxelles vedi la tabella:

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Giorni Orari
Lun chiuso
Mar – Ven 10:00
17:00
Sab – Dom 10:00
18:00

Maggiori informazioni sul sito ufficiale: www. musee-magritte- museum.be (disponibile la versione in inglese).

Cattedrale Saint Michel

Cattedrale Saint Michel

Eretta nei primi anni '60 del secolo scorso al rango di Cattedrale, la chiesa di San Michele Arcangelo e Santa Gudula è uno degli edifici storici più interessanti di Bruxelles. Anche chi non è particolarmente interessato alla storia dell'arte rimane infatti colpito dall'imponente stile gotico della facciata esterna cui fa da contraltare, all'interno, la prevalenza delle impronte rinascimentale e barocca. La chiesa ha origini molto antiche. Pare che già nel IX secolo trovasse posto, dove ora sorge l'edificio, una cappella intitolata a San Michele. Da qui la volontà della dinastia brabantina –  prima Enrico I e successivamente Enrico II – di erigere una grande chiesa che fosse contemporaneamente il tempio della cristianità di Bruxelles e uno dei simboli del potere del ducato. Non a caso all'interno della chiesa sono raffigurati Carlo V e la sorella Maria coi rispettivi consorti Isabella del Portogallo e Ludovico II di Ungheria. Ai lati degli scranni, lungo la navata centrale, spiccano le colonne con le sculture dei 12 Apostoli (vedi foto). Molti belli sono pure il pulpito intagliato raffigurante la caduta di Adamo ed Eva dal Regno dei Cieli e il gigantesco organo (4.300 tubi, 63 fermate, 4 tastiere e pedaliera) inserito alla perfezione nel contesto circostante.
Per gli orari della Cattedrale di San Michele a Bruxelles vedi la tabella:

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Giorni Orari
Lun – Ven 07:00
18:00
Sab* 08:00
18:00
Dom** 08:00
18:00

*Visite consentite fino alle 15.30
**Visite consentite a partire dalle 14:00

Maggiori informazioni sulla storia, il sito archeologico e la visita guidata delle due torri esterne sul sito ufficiale: www.cathedralisbruxellensis.be (disponibile la versione in inglese).

Grand Place

Grand Place

Dal 1998 Patrimonio dell’Umanità UNESCO, la “Grande Piazza” è il punto di partenza obbligato di una vacanza a Bruxelles. Si tratta indubbiamente di una delle piazze più belle del mondo, addirittura la più bella di tutte secondo Victor Hugo e diversi altri artisti del XIX e XX secolo. Il fascino della Grand Place è legato alla sua monumentalità. Tutt’attorno, infatti, sorgono i più importanti edifici storici cittadini, tra cui spiccano l’Hotel de Ville e la Maison du Roi. Il primo, sede del Municipio, è una delle testimonianze più importanti a livello europeo dei prodigi dell’architettura gotica. Costruito agli inizi del ‘400 l’Hotel de Ville fu gravemente danneggiato dal bombardamento delle truppe francesi di Luigi XIV del 1695. Ciononostante venne prontamente ristrutturato mantenendo fede alle originarie linee architettoniche. Da non perdere la statua di San Michele Arcangelo, patrono della città, che sormonta la torre del municipio. La Maison du Roi, invece, è uno dei tanti possedimenti del potente Ducato di Brabante. Tuttavia, in precedenza, in questo stupendo palazzo neogotico veniva venduto il pane, tant’è vero che il nome fiammingo, Broodhuis, mantiene traccia dell’antica destinazione d’uso. Oggi le sale della Maison du Roi ospitano il museo cittadino in cui sono conservati, tra gli altri, gli abiti dedicati alla Manneken Pis, la statua del “Bimbetto che fa pipì” eletta a simbolo dell’irriverenza e socievolezza degli abitanti della capitale belga. Da ricordare, infine, due celebrazioni che hanno luogo nella Grand Place. La prima, annuale, è l’Ommegang, rievocazione storica in costumi d’epoca che si svolge dal 5 al 7 di luglio. La seconda si svolge ad agosto, però solo negli anni pari: stiamo parlando della Tapis de Fleurs, il gigantesco tappeto di begonie che ogni due anni occupa per intero il perimetro della piazza.
Per saperne di più sulla Maison du Roi, l’Ommegang e il Tapis de fluers consultare i rispettivi siti:
Maison du Roi
Ommegang
Tapis de Fleuers

Occhio alle trappole per turisti

Occhio alle trappole per turisti

Rodi è piena zeppa di locali, trattorie e ristoranti. In alcuni si mangia bene, nel pieno rispetto della tradizione gastronomica greca; in altri, invece, la cucina è decisamente al di sotto delle aspettative. Questo, a ben vedere, succede un po’ in tutte le località turistiche e in parte dipende anche dal valore che si attribuisce al cibo in generale. Se siete tra i fedeli al motto “eat local”, allora è bene scegliere senza fretta dove andare a mangiare, magari aiutandovi con le recensioni in rete o facendovi consigliare da qualcuno/a del posto. Insomma, occhio alle cosidette trappole per turisti e badate al prezzo del pesce, generalmente molto caro.

Non indossare abiti inadeguati per visitare chiese, musei e villaggi

Non indossare abiti inadeguati per visitare chiese, musei e villaggi

Rodi è una località turistica, abituata alla nudità e agli abiti succinti. Proprio per questo, però, è buona norma vestirsi adeguatamente a seconda del contesto. Ad esempio, andare in giro in bikini o a torso nudo per la città vecchia non è una gran cosa. Allo stesso modo, quando si entra in una chiesa o si visita uno dei paesini dell’entroterra non ha senso vestirsi come a un party in spiaggia.

Non prenotare auto, scooter all’ultimo minuto

Non prenotare auto, scooter all'ultimo minuto

Per carità, Rodi si può girare anche in taxi e bus ma, considerando le dimensioni dell’isola, è più comodo in auto e/o scooter. Il nostro consiglio, se decidete di noleggiare una macchina e/o uno scooter, è di farlo per tempo, soprattutto se il periodo programmato per la vacanza è nei mesi di alta stagione. Nel caso, invece, preferiate trattare sul posto, il consiglio è di non fermarsi al primo “rent a car” ma di confrontarne più d’uno prima di scegliere.

Le spiagge di Rodi

Le spiagge di Rodi

Fin qui abbiamo dato risalto alla storia, alla cultura e all’architettura dell’isola. Rodi però è anche una rinomata località balneare che da maggio a ottobre registra un notevole afflusso di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Da nord a sud dell’isola le spiagge sono talmente tante che si fa fatica a ricordarle tutte. Quasi inevitabile partire da Elli Beach, a due passi dall’Acquario e il Casinò di Rodi città. Dalla sua questa spiaggia ha senza dubbio la comodità e, nonostante l’affollamento estivo e la prossimità col centro, il mare è sempre cristallino. A circa 15 chilometri dal capoluogo c’è Faliraki, la “Las Vegas” di Rodi. Fino agli anni ’80 del secolo scorso, Faliraki era nient’altro che un piccolo villaggio sulla costa orientale poi sono arrivati gli hotel, i bar, i ristoranti e tutti i servizi di una moderna località turistica. La spiaggia di Faliraki è enorme ed alterna fondali rocciosi ad altri sabbiosi. L’estremità meridionale è frequentata da nudisti e naturisti. Sempre a Faliraki c’è un parco acquatico ideale per il divertimento dei più piccoli (www.water-park.gr). Le terme (e la spiaggia) di Kalithéa prima ricordate sono abbastanza vicine, come pure non molto distante è la famosa Baia di Anthony Quinn, un’insenatura rocciosa che la dittatura militare (il cosidetto “Regime dei Colonnelli”) regalò all’attore americano per aver girato, proprio a Rodi, il film “I cannoni di Navarone”. La fine della dittatura nel 1974 rese nulla la donazione e oggi tutti possono fare il bagno nelle acque cristalline di questa baia. Poco più a sud della Baia di Anthony Quinn c’è la spiaggia di Traganou, a detta di molti una delle più belle di tutta l’isola. Stesso scenario anche per la spiaggia di Stegna che, proprio come Traganou, abbina la bellezza del mare e della spiaggia con la grande tranquillità del contesto tutt’attorno. Insomma, l’ideale per chi desidera una vacanza all’insegna del relax più assoluto. Oltre all’Acropoli, a Lindos ci sono le spiagge di Vlicha, Agios Pavlos e Lindos Palace. Sono tutte e tre molto belle, soprattutto Agios Pavlos, anche se nei mesi estivi scontano un eccessivo affollamento. Chi desidera maggiore tranquillità rispetto a Lindos può dirigersi un po’ più a sud, a Lardos, dove c’è una lunga spiaggia di sabbia e ciottoli e soprattutto un mare meraviglioso. All’estremità meridionale di Rodi c’è Prasonissi, una delle due spiagge preferite dagli appassionati di vela, windsurf e kitesurf. L’altra è Ixia, nel versante nord-occidentale dell’isola, poco distante dal capoluogo Rodi. In entrambe le località sono presenti negozi e centri specializzati a disposizione sia dei neofiti che dei più esperti.

Kamiros

Kamiros

Dopo Ialyssos e Lindos è d’obbligo visitare anche Kamiros, il sito più interessante della costa occidentale di Rodi. Queste località, infatti, rappresentano i tre insediamenti più antichi dell’isola e facevano parte della cosidetta Esapoli dorica, confederazione di città che comprendeva anche l’isola di Kos, Alicarnasso e Cnido (queste ultime due in Turchia). Kamiros è un importante sito archeologico, emerso a seguito di una lunga campagna di scavi cominciata alla fine del XIX secolo e proseguita con maggior vigore negli anni ’30 del secolo scorso dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene. I resti rinvenuti raccontano di una città fiorente, dedita all’agricoltura e ai commerci, e urbanisticamente organizzata su più livelli. A decretare la fine di Kamiros, da cui l’analogia con le sorti di Pompei ed Ercolano, fu nel 226 a. C. un violentissimo terremoto. Il sisma distrusse gran parte della città, e i tentativi di ricostruzione portati avanti dai superstiti furono vanificati un secolo dopo, per la precisione nel 142 a. C., da un’altra terribile scossa. Insomma, visitare le rovine di questa città è un esercizio indispensabile per comprendere abitudini e stili di vita d’età ellenistica. Un approfondimento che però in alta stagione risulta più complicato a causa della grandissima affluenza turistica. Il consiglio, perciò, è di visitare il sito al mattino presto o nel tardo pomeriggio.
Il sito archeologico di Kamiros è visitabile da Maggio a Ottobre dalle 08:00 alle 19:45.

Acropoli di Lindos

Acropoli di Lindos

C’è chi sostiene che l’acropoli di Lindos valga, da sola, un viaggio a Rodi. In effetti è così ma il discorso può essere tranquillamente esteso al villaggio sottostante. Un piccolo villaggio di case bianche costruite senza alcun disegno urbanistico preordinato ma nel rispetto di alcuni canoni estetici ben precisi come nella migliore tradizione dell’architettura mediterranea. Dal paesino bisogna seguire le indicazioni per l’acropoli che si trova su una rupe a 116 metri sul livello del mare. Il percorso non è lunghissimo ma è piuttosto irto, motivo per cui si può guadagnare la cima a dorso d’asino. L’acropoli di Lindos è un compendio perfetto della storia dell’isola. In uno spazio tutto sommato ristretto si incontrano tracce architettoniche relative al governo dei Cavalieri e poi via via reperti più antichi fino al meraviglioso tempio di Athena Lindia del IV secolo a. C. Degno di particolare menzione, ai piedi dell’acropoli, un enorme bassorilievo raffigurante la prua di un trireme da guerra. Sul piedistallo davanti la scultura, anticamente c’era la statua dell’ammiraglio Agesandro di Mikion, opera di Pitocrito, l’artista della celebre Nike di Samotracia esposta al Louvre di Parigi. Detto brevemente della storia, l’acropoli di Lindos vale anche da un punto di vista paesaggistico. Man mano che si sale si aprono scorci meravigliosi come la spiaggia di Vlycha, una delle più belle di Rodi, e l’ancor più suggestiva insenatura di Agios Pavlos.
L’acropoli di Lindos è visitabile dal Martedì alla Domenica dalle 08:00 alle 15:00 (da maggio a ottobre tutti i giorni dalle 08:00 alle 19:40).

Terme di Calitea

Terme di Calitea

Le terme di Kallithéa, recentemente ristrutturate col contributo economico dell’Unione Europea, sono un’altra testimonianza dell‘impronta architettonica italiana sull’isola. Per quanto, infatti, fossero conosciute da millenni, furono gli italiani a valorizzare turisticamente queste terme che distano una decina di chilometri dal capoluogo Rodi. L’allora governatore del Dodecaneso Mario Lago prima (1927) commissionò uno studio scientifico sulle proprietà curative delle acque (indicate per lenire molte affezioni intestinali) e poi diede mandato (1928) a un noto architetto, Pietro Lombardi, di progettare quelle che sarebbero diventate le “Regie Terme di Calitéa”, alla cui inaugurazione (1 luglio 1929) partecipò anche il re Vittorio Emanuele III. La Seconda Guerra Mondiale arrecò notevoli danni alla struttura, per molti anni utilizzata dai lidi nel frattempo sorti tutt’attorno come deposito per ombrelloni, lettini e sdraio. Nel 2002 il progetto di recupero dell’area, ultimato nel 2007 mantenendo l’originaria impronta architettonica italiana. Il complesso di Kallithéa ospita tutto l’anno rassegne, manifestazioni culturali, meeting aziendali e ricevimenti. In estate, funziona anche come stabilimento balneare consentendo l’accesso alla spiaggia nelle immediate vicinanze.
Aperto tutti i giorni dalle 08:00 alle 20:00. Maggiori informazioni sul sito ufficiale: www.kallitheasprings.gr (disponibile la versione in inglese).

Monastero di Filerimos

Monastero di Filerimos

Guai a scambiare una parte con il tutto. Le attrazioni di cui ci siamo finora occupati si trovano nel capoluogo omonimo dell’isola, dove è concentrata più della metà della popolazione stabile dell’intero territorio. Un altro centro urbano abbastanza popolato è Ialyssos che da Rodi dista poco più di 10 chilometri. La popolarità di Ialyssos è dovuta soprattutto alla presenza del Monte Filerimos, piccola collina di 267 metri raggiungibile sia in auto che a piedi. Quest’ultima soluzione è preferita dai turisti, invogliati dalla facilità del percorso a raggiungere il punto panoramico in cima dove campeggia una grande croce. Proprio sotto questa croce sorge un antico monastero bizantino. La prima edificazione del tempio risale al X secolo, anche se dell’originaria chiesa resta poco o niente. A distruggere gran parte delle opere presenti furono gli ottomani succeduti nel XVI secolo ai Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni. Anche in questo caso gli italiani provvidero al restauro del monastero in cui fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale visse e operò una comunità di Frati Cappuccini. Di fronte il monastero, inoltre, ci sono i resti dell’antica acropoli di Ialyssos. Come già detto a proposito del Monte Smith (vedi punto 1) pure in questo caso i reperti archeologici non sono granché, perlomeno se paragonati a quelli dell’acropoli di Lindos di cui parlaremo più avanti (vedi punto 9).

Nea Agora

Nea Agora

Rodi è divisa in due parti: la città vecchia, su cui ci siamo finora soffermati, e la città nuova, sviluppatasi perlopiù nel XX secolo. A dividerle, il porto di Mandraki. Gli edifici più rappresentativi della parte moderna si trovano infatti quasi tutti sul lungomare di fronte il porto. Parliamo della Cattedrale Ortodossa, il Palazzo delle Poste, il Municipio, la Prefettura e il Nuovo Mercato. Quest’ultimo, in particolare, è stato premiato dall’avvento del turismo trasformandosi da mercato del pesce qual era in una sorta di bazar arabeggiante all’interno del quale si trovano bar, ristoranti (tra cui alcuni italiani) e negozietti tipici. Alla popolarità della “Nea Agorà”, com’è chiamato il mercato, ha sicuramente contribuito il vicino stazionamento dei pullman, passaggio obbligato per chiunque non sia provvisto di auto e/o scooter. A quel punto, in attesa del bus, visitare il mercato viene abbastanza naturale. In realtà, val la pena approfondire tutti gli edifici pubblici testé citati: la loro architettura, infatti, tradisce l’impronta italiana, soprattutto quella del grande Florestano Di Fausto protagonista assoluto, durante il fascismo, della scena architettonica libica e rodiese. Da non perdere!

Porto di Mandraki

Porto di Mandraki

Mandraki non è solo il porto turistico dove attraccano gli yachts e le barche a vela che fanno tappa sull’isola ma è anche una delle zone più trafficate di Rodi. Attività di noleggio, negozi di souvenir, bar, ristoranti, il mercato e l’ufficio informazioni turistiche si trovano tutte in prossimità di quest’area, da cui si accede alla città vecchia attraverso la famosissima Porta delle Libertà, una delle nove porte cittadine che consentono l’ingresso nella parte medievale. Oltre alla collocazione strategica e ai servizi presenti, ciò che fa del porto di Mandraki una delle attrazioni principali di Rodi sono le due colonne all’ingresso dello specchio acqueo. Colonne sormontate da due statue in bronzo raffiguranti Elafos ed Elafina i cervi che, secondo una famosa leggenda, avrebbero cacciato i serpenti che anticamente infestavano l’isola. Secondo un’altra leggenda, le colonne sorgerebbero dove un tempo si trovava il colosso di Rodi, gigantesca statua raffigurante il dio Elios, protettore dell’isola. In realtà pare che la statua si trovasse nell’acropoli, in posizione sopraelevata rispetto al porto, e che a seguito di un violento terremoto cadde in mare rimanendovi per secoli. Poi, con la conquista araba nel 653 la fine ingloriosa del monumento, tagliato in blocchi e rivenduto a un commerciante straniero. Leggende a parte, quel che è certo è che in occasione delle Olimpiadi di Atene 2004, l’amministrazione comunale accarezzò l’idea di ricostruire il colosso di Rodi, anche se poi non se ne fece più nulla per l’esosità dell’impresa.

Via dei Cavalieri

Via dei Cavalieri

Avendo parlato dell’Ospedale dei Cavalieri di San Giovanni (sede del Museo archeologico) e del Palazzo dei Gran Maestri, non ci si può non soffermare anche sulla strada che congiunge i due edifici, la stupenda Via dei Cavalieri (in greco Odós Ipotón). In Europa, una delle poche strade residenziali medievali ad aver conservato pressoché intatta la sua impronta tardo-gotica. Il merito, anche qui, è degli italiani che per trent’anni, dal 1912 al 1943, amministrarono l’isola ristrutturando, senza stravolgerli, i tanti tesori della città vecchia. Da vedere le residenze delle “langues”, gli ostelli in cui i Cavalieri dell’Ordine si radunavano a seconda della nazionalità. Ne restano solo quattro – Italia, Francia, Provenza e Spagna – e oggi sono sede di consolati e ambasciate straniere.

Palazzo del Gran Maestro

Palazzo del Gran Maestro

Altra tappa imperdibile della Rodi medievale è il Palazzo del Gran Maestro. Quest’edificio, ancora più imponente dell’Ospedale di cui abbiamo parlato in precedenza, era la fortezza dei Cavalieri di San Giovanni che per oltre due secoli hanno regnato sull’isola facendone l’avamposto della cristianità nella lotta al mondo islamico. Dunque il quartier generale in cui, all’occorrenza, dare ospitalità alla popolazione in caso di attacco nemico. Non meraviglia quindi l’imponenza dell’edificio, riconoscibilissimo per le torri gemelle ai lati del portale d’ingresso. Con la vittoria di Solimano Il Magnifico e l’estromissione dei Cavalieri a Malta, la struttura venne adibita a prigione. Attorno la metà dell’800 una violenta esplosione distrusse gran parte del palazzo e bisognò attendere gli anni ’30 del secolo successivo perché si ponesse rimedio ai danni. A farlo, come molti altri edifici storici dell’isola, furono gli italiani col mandato di trasformare la fortezza nella residenza di Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini. Si spiega così la presenza di molti elementi decorativi estranei alla tradizione artistica dell’isola anche se, va detto, né il re né il capo del fascismo soggiornarono mai a palazzo.
Il Palazzo del Gran Maestro è aperto dal Martedì alla domenica dalle 08:00 alle 15:00 (da maggio a ottobre 08:00 alle 20:00).