Portare l’auto a Ponza

Portare l'auto a Ponza

Portare l’auto a Ponza è assolutamente controproducente. Durante la stagione turistica le ZTL e i divieti si moltiplicano rendendo di fatto difficilissima la circolazione. D’altro canto l’isola si gira comodamente coi mezzi pubblici o in scooter e quindi, a meno di necessità inderogabili – per le quali conviene in ogni caso contattare i Vigili Urbani dell’isola -, è preferibile lasciare l’auto a Napoli, Formia, Terracina o Anzio, a seconda del porto di partenza.

Diving a Ponza

Diving a Ponza

Il diving è una delle attrazioni principali di Ponza: una passione, quella per le immersioni, che richiama sull’isola migliaia di appassionati da tutto il mondo. Del resto, includendo anche Palmarola e Zannone, i punti di immersione sono una trentina in tutto e, come sempre in questi casi, si va da quelli per neofiti ad altri, invece, che richiedono un pregresso bagaglio di esperienza. Tra le tante ne ricordiamo due: Le Formiche, serie di scogli affioranti che degradano sul fondo fin oltre i 50 metri di profondità. Con ogni probabilità si tratta dell’immersione più famosa di Ponza seguita subito dopo dall’immersione al relitto LST 349. L’acronimo sta per Landing Ship Tank, imbarcazioni della marina americana adibite al trasporto di cingolati e truppe. Durante la Seconda Guerra Mondiale molte di queste navi militari furono utilizzate nel conflitto e, una di queste, appunto, naufragò non lontano da Ponza a causa delle proibitive condizioni meteomarine. Per maggiori info: ponzadiving.com.

Museo etnografico di Ponza

Museo etnografico di Ponza

Ponza è disseminata di grotte, circostanza che tradisce chiaramente l’origine vulcanica dell’isola. Alcune, come abbiamo visto, furono adibite ad abitazioni; altre a cantine per il ricovero degli attrezzi agricoli. Partendo da quest’ultima destinazione d’uso, a tale Gerardo Mazzella è probabilmente venuto in mente di trasformare la sua di grotta, proprio nei pressi della Spiaggia del Frontone, addirittura in un piccolo museo etnografico, offrendo così ai turisti un compendio dello stile di vita dei ponzesi prima dell’avvento del turismo. Uno stile di vita scandito dai cicli naturali dell’agricoltura e della pesca e dalla stessa frugalità che caratterizza un po’ tutte le isole minori del Mediterraneo meridionale, dalla vicina Ventotene passando per Ischia, Procida, Capri, le Eolie eccetera. Particolare affatto secondario: il Museo etnografico di Ponza è anche un punto di ristoro con una cucina tipicamente tradizionale e a chilometro zero.

Trekking a Ponza

Trekking a Ponza

Ponza dispone di molti scorci panoramici, perdipiù facilmente accessibili, e perciò sarebbe un peccato non mettere in valigia l’abbigliamento adatto (sopratutto le scarpe) per concedersi qualche escursione. La più famosa è quella per il Monte Guardia che, coi suoi 280 metri sul livello del mare, rappresenta la sommità dell’isola (nella foto, scale imbiancate a calce lungo il tragitto). Anche Forte Papa, la torre, ormai rudere, in località Le Forna, merita una visita. L’edificio fu fatto erigere da Ferdinando IV di Borbone a protezione della colonia di torresi di cui abbiamo già detto parlando delle Case Grotte. Per ultima, segnaliamo Punta Incenso che, oltre a essere una passeggiata alla portata di tutti, quindi anche di famiglie con bambini, è uno dei posti migliori a Ponza per godere di un bel tramonto.

Le Case Grotte di Ponza

Le Case Grotte di Ponza

Un po’ come i sassi di Matera, anche la piccola Ponza ha il suo villaggio rupestre: stiamo parlando delle Case Grotte, presenti prevalentemente in località Le Forna. Si tratta di abitazioni ricavate da grosse grotte di tufo e, per quanto ci si trovi dinanzi a tecniche costruttive assai antiche, la loro fama deriva soprattutto dai lavori di adattamento compiuti da coloni di Torre del Greco giunti sull’isola nell’ultimo quarto del XVIII secolo su impulso dei Borbone. Oggi, va da sé, la tipicità di queste abitazioni viene sfruttata soprattutto turisticamente, in maniera non dissimile da quanto avviene, per esempio, coi dammusi di Lampedusa e Pantelleria in Sicilia. Da vedere!    

Chiesa di San Silverio a Ponza

Chiesa di San Silverio a Ponza

Da Buenos Aires a New York, passando per Canada e Australia, non c’è ponzese emigrato che non senta particolarmente la festività di San Silverio il 20 giugno. La devozione da sola spiega la centralità simbolica della chiesa di San Silverio e Santa Domitilla la cui cupola domina il centro di Ponza. Dal punto di vista artistico e architettonico questa chiesa, costruita nel 1775 sotto i Borbone, non ha molto da offrire, però nei giorni dei festeggiamenti diventa il fulcro della vita degli isolani impegnati a celebrare il santo con lo stesso trasporto con cui, nel 1940, parteciparono ai lavori di ampliamento dell’edificio voluti dall’allora parroco dell’isola, don Luigi Dies. Da non perdere la processione via mare. Infine una curiosità: una piccola cappella dedicata a San Silverio è presente pure a Palmarola dove, tra l’altro, si dice il santo sia morto.

Le spiagge di Ponza

Le spiagge di Ponza

Le escursioni in barca non sono certo l’unico modo per andare alla scoperta delle baie e delle spiagge di Ponza. Si può farlo anche noleggiando un gommone, una canoa o, se privlegiate la comodità, in taxi boat. Ciò detto, Chiaia di Luna è senza dubbio la spiaggia più grande e bella dell’isola, quella assolutamente da non perdere anche se, purtroppo, essendo interdetta, la si può ammirare solo da mare, a debita distanza dal costone franoso. Altra spiaggia assai famosa è quella del Frontone che, volendo, è raggiungibile anche a piedi, fermo restando che è molto più pratico farlo via mare. Si tratta di una spiaggia di rocce e ciottoli ed è molto frequentata soprattutto da giovani. Per un’atmosfera più familiare c’è Cala Feola, unica spiaggia di sabbia dell’isola, situata nel borgo Le Forna. Non è finita, perché sulla destra di Cala Feola ci sono le cosidette Piscine Naturali, una delle mete più ambite di Ponza. Si tratta di tre insenature formatesi a seguito dell’attività vulcanica dell’isola, e successivamente modificate dagli agenti atmosferici e dai pescatori, solti utilizzarle come ricovero per le imbarcazioni. Delle tre piscine, la prima, essendo chiusa, consente di fare il bagno anche quando il mare è mosso. Altre spiagge, infine, sono Cala dell’Acqua, Luci Rosa, Cala Felci, Cala Core e Bagno Vecchio.

Giro dell’isola di Ponza

Giro dell'isola di Ponza

Il giro dell’isola è il modo migliore per conoscere Ponza non solo perché, come vedremo, la maggior parte delle spiagge è raggiungibile esclusivamente via mare, ma anche perché l’isola è costellata di anfratti, insenature e grotte. Come quelle famosissime di “Pilato“, note anche come “Murenario romano“, perché i romani, appunto, vi allevavano murene. Una circostanza, questa, a cui abbiamo già accennato parlando della Peschiera romana della vicina Ventotene. Il giro dell’isola di Ponza parte dal Porto borbonico e comprende varie formule: dalla formula che contempla le sole soste per il bagno; a quella, invece, comprensiva di pranzo a bordo. Non è finita, perché oltre al periplo di Ponza sono possibili escursioni alla volta di Zannone e Palmarola, le altre due isole (disabitate) dell’arcipelago ponziano. Palmarola, in particolare, colpisce per l’aspetto esotico e per la sua storia secolare di incursioni piratesche e di contrabbandieri. Da vedere! Per maggiori informazioni: Cooperativa Barcaioli Ponzesi.

Porto borbonico di Ponza

Porto borbonico di Ponza

Il Porto borbonico è la prima cartolina che accoglie il visitatore una volta sbarcato a Ponza. Inevitabilmente, quindi, è anche la prima cosa da vedere sull’isola. Dato estetico e storicità dell’opera, però, vanno considerate insieme. Parliamo, infatti, di un’infrastruttura fortemente voluta dai Borbone come parte di un più esteso progetto di urbanizzazione delle isole pontine cominciato attorno agli anni ’30 del ‘700 e terminato alla fine di quello stesso secolo. In pratica, dopo aver favorito a più riprese l’emigrazione di contadini, soprattutto dalla vicina Ischia, ci si rese conto della necessità di dotare l’isola di un porto per favorire gli scambi commerciali, la mobilità degli abitanti e la pesca. Quest’ultima, insieme all’agricoltura, ha rappresentato per secoli la principale fonte di sostentamento per gli abitanti. Quello che più colpisce, tuttavia, e che a distanza di secoli (i lavori del porto borbonico cominciarono nel 1768 e terminarono nel 1779) l’opera sia rimasta sostanzialmente inalterata, almeno dal punto di vista funzionale. Uno degli esempi migliori di architettura borbonica attorno al quale, dopo l’avvento del turismo di massa, si è organizzata sia la vita mondana (fulcro del centro storico di Ponza è via Pisacane), che le attività legate al mare: tra queste, le escursioni marittime di cui parleremo un po’ più diffusamente nel prossimo punto.

Evitare alcune zone della città sul far della sera

Evitare alcune zone della città sul far della sera

Valgono per Boston le avvertenze di qualsiasi grande città. Ci sono alcune zone che è preferibile evitare specie di sera (Roxbury, Mattapan, Dorchester, Jamaica Plain eccetera). Idem per le stazioni della metro. Queste avvertenze, insieme agli accorgimenti classici, come evitare di andare in giro con oggetti di grande valore, sono generalmente più che sufficienti a evitare situazioni spiacevoli.

Boston Harbor Islands

Boston Harbor Islands

In ultimo, ma solo per esigenze narrative, le Isole del Porto di Boston valgono da sole la venuta in città. Parliamo di un’oasi urbana composta da 34 tra isole e penisole a pochi minuti dal centro di Boston. Georges Island, Spectacle Island, Lovells Island, Bumpki Island e le altre offrono una varietà incredibile di attività outdoor senza dimenticare, ovviamente, il relax e l’apprendimento. Il numero di visitatori annui si aggira sul mezzo milione anche se l’organizzazione del parco è molto attenta nel contemperare le esigenze di valorizzazione turistica con quelle di protezione dell’habitat ecologico, con particolare riguardo per la fauna selvatica che popola l’arcipelago. Per maggiori informazioni sul calendario delle attività, gli orari dei traghetti, i prezzi e le modalità di visita consultare il sito: bostonharborislands.org.

Faneuil Hall

Faneuil Hall

L’abbiamo messo al nono posto ma in realtà il mercato di Boston è tra le primissime cose da vedere in città. Lo è per importanza storica: l’edificio, infatti, fu uno dei palcoscenici principali degli indipendentisti durante la Guerra d’Indipendenza; lo è per importanza culturale: niente più dell’offerta di negozi, ristoranti e svago racconta il “carattere” di un territorio; lo è, infine, dal punto di vista turistico essendo il luogo per eccellenza in cui residenti e visitatori possono conoscersi e interagire. Non è un caso, perciò, che l’altro nome con cui è conosciuto il Faneuil Hall Market di Boston è “The Cradle of Liberty” (trad. “La Culla della Libertà“) anche se l’appellativo deriva da un celebre discorso del 1763 di James Otis Jr., attivista politico ai tempi della rivoluzione contro la madrepatria inglese. Per una panoramica completa sulle cose da fare e vedere al mercato di Boston che, ricordiamo, si trova lungo il Freedom Trail di cui abbiamo parlato in apertura, consultare il sitofaneuilhallmarketplace.com.

Massachusetts Institute of Tech

Massachusetts Institute of Tech

Diversamente da Harvard che ha un taglio, per così dire, più tradizionale, il MIT fin dalla sua fondazione nel 1865 ha avuto un approccio più innovativo basato principalmente sulla risoluzione dei problemi pratici legati allo sviluppo industriale americano. Non a caso, il motto universitario è “mens et manus” (mente e mano) a rimarcare la finalità pratica della conoscenza acquisita. Ovviamente, come nella migliore tradizione americana, l’impegno a sostegno della nazione non è mai disgiungibile da quello globale. Un aspetto, questo, che il MIT interpreta accettando studenti da ogni parte del pianeta (chiaramente previa dura selezione). Dunque, un ateneo capace di coniugare rigoroso studio scientifico, curiosità intellettuale, gusto della scoperta e amore per l’arte: non a caso, una parte importante dell’offerta formativa del MIT passa anche dai suoi musei: il MIT Museum, il List Visual Arts Center e lo Stata Center. Non deve stupire perciò che il Massachusetts Institute of Technology rappresenti per Boston anche un’attrazione turistica: come già detto in precedenza, quando un territorio punta moltissimo sull’istruzione inevitabilmente i suoi atenei finiscono col diventare punti di interesse non solo per studenti e adetti ai lavori. Per maggiori info su tempi e modalità di visita: Visit Mit

Harvard Yard

Harvard Yard

Tra le tappe obbligate di un soggiorno a Boston c’è sicuramente il campus di Harvard. Vederlo tutto, però, a meno di essere uno studente (o un suo parente) è oggettivamente difficile: parliamo, infatti, di un’area di circa 9 ettari che si estende in diverse parti della città. L’alternativa però c’è, ed è Harvard Yard che del campus è il cuore storico e geografico; insomma il punto più importante, quello dove abitualmente si riuniscono gli studenti. Dal punto di vista turistico sono due gli elementi che maggiormente colpiscono il visitatore: il primo è l’atmosfera che si crea in primavera e (soprattutto) in autunno col contrasto tra gli edifici in mattoni rossi, il verde del prato e le tinte del foliage; il secondo elemento, invece, è la statua di John Harvard, va da sé con contestuale foto di rito. E, a proposito di riti, si dice che toccare la punta del piede sinistro della statua porti fortuna anche se potrebbe essere una bugia. Non l’unica, tra l’altro, dal momento che il monumento è appunto conosciuto come “statua delle tre bugie“: la prima bugia riguarda l’identità del soggetto raffigurato che certamente non è John Harvard; la seconda riguarda il titolo di “Fondatore di Harvard” come da incisione sul piedistallo: Harvard, infatti, fu uno dei principali finanziatori del complesso universitario, a cui destinò oltre la metà del proprio patrimonio, ma non l’artefice della posa della prima pietra; terza e ultima bugia, l’anno di fondazione che non è il 1638 come da incisione ma è – com’è noto – il 1636, due anni prima. Piccoli aneddoti che però riportano al prestigio di quest’ateneo non a caso rinominato “l’angolo più istruito d’America“. Da vedere!