Cosa mangiare a Terracina

Cosa mangiare a Terracina

Terracina è rinomata per le sue fragole, in particolare per la varietà Favette, la più diffusa nel Lazio. Questa fragola, originaria della Francia, è coltivata nelle piane di Fondi e Terracina dagli anni ’70, ormai da oltre mezzo secolo. Ci troviamo nell’Agro Pontino, un’area di grande rilievo agricolo non solo a livello regionale, ma anche nazionale: basta pensare che a Fondi si trova il secondo mercato ortofrutticolo d’Italia. Perciò, come per le sue splendide spiagge, anche la gastronomia locale merita di essere apprezzata nel contesto più ampio dei dintorni di Terracina. Dalle olive di Gaeta alle alici di Sperlonga, dal vino di San Felice Circeo fino alle lenticchie della minuscola Ventotene, il territorio offre una straordinaria varietà di sapori. Non resta che scoprire queste eccellenze locali: provare per credere!

I dintorni di Terracina

I dintorni di Terracina

Dalla villa di Tiberio a Sperlonga a quella di Cicerone a Formia passando per il Monastero di San Magno a Fondi e l’Abbazia di Fossanova a Priverno i dintorni di Terracina offrono una ricchezza straordinaria di luoghi da visitare. E non dimentichiamo gli splendori naturalistici: per gli appassionati di escursioni, il Parco Nazionale del Circeo, il Parco Regionale Monti Ausoni e la Riviera di Ulisse rappresentano un’occasione unica per scoprire bellezze naturali e paesaggi mozzafiato, con poche rivali in Italia e oltre. In breve, la costa tra Roma e Napoli è un vero scrigno di tesori da esplorare. Provare per credere!

Le spiagge di Terracina

Le spiagge di Terracina

Le spiagge di Terracina sono il vero fiore all’occhiello di questa località, che nonostante il suo ricco patrimonio storico e culturale, resta soprattutto una destinazione balneare molto amata per il mare cristallino e il sole. Le due principali spiagge, Levante e Ponente, si estendono per chilometri e sono separate dal porto turistico. Entrambe offrono un mix di tratti attrezzati e spiagge libere: la spiaggia di Levante si sviluppa lungo il lungomare Circe, mentre quella di Ponente si spinge fino al confine con il comune di Fondi. Per chi cerca atmosfere più tranquille, ci sono la spiaggia di Porto Badino, al confine con San Felice Circeo, e la spiaggia di Torre del Fico, verso sud, in direzione di Sperlonga. Anche le località limitrofe offrono splendide opzioni balneari. La spiaggia di Riva del Sisto, alla foce del fiume omonimo, è ideale per chi ama lo snorkeling e il diving, mentre Torre Olevola, premiata con la Bandiera Blu, e il Lido di Fondi, famoso per le onde perfette per surf e kitesurf, ampliano ulteriormente l’offerta per chi cerca natura, sport e relax lungo questa costa mozzafiato.

Museo Civico Pio Capponi

Museo Civico Pio Capponi

Il Museo Civico Pio Capponi, che prende il nome dal suo fondatore, è situato al primo piano della Torre Frumentaria, un edificio medievale adiacente all’antico Foro Emiliano. Inaugurato nel 1894, il museo raccoglie numerosi reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Terracina, coprendo un arco temporale che spazia dal Paleolitico superiore fino all’epoca moderna, con un focus particolare sull’età romana, che costituisce il cuore della collezione. La sezione romana del museo è particolarmente ricca e variegata, includendo statue, are, erme e ritratti, che documentano lo sviluppo della civiltà romana a Terracina dall’età tardo-repubblicana fino a quella imperiale. Questo periodo è ulteriormente valorizzato dal contesto monumentale del vicino Foro Emiliano, che offre una cornice scenografica in cui si riflette la grandiosità dell’architettura romana. Durante la Seconda Guerra Mondiale molti reperti andarono perduti, ma successivi ritrovamenti e donazioni hanno permesso di ricostituire e arricchire la collezione, che rimane un punto di riferimento prezioso per chi vuole esplorare il patrimonio storico e culturale di Terracina.

Lungomare di Terracina

Lungomare di Terracina

Il lungomare è senza dubbio uno dei gioielli di Terracina. Sebbene ci si aspetti che una località balneare ne faccia il suo punto di forza, qui va sottolineato l’impegno per renderlo ancora più attraente e fruibile. Uno degli interventi più apprezzati è la pista ciclabile, che regala a ciclisti e corridori uno spazio sicuro e pianeggiante per le loro attività, immersi in un ambiente spettacolare. La cornice è data dagli stabilimenti balneari, dalle ampie spiagge libere e da un panorama che spazia dal Promontorio del Circeo a Monte Sant’Angelo, fino a scorci delle isole Pontine (Ponza e Ventotene) e, nei giorni più limpidi, Ischia all’orizzonte. Ma il fascino di Viale Circe – come è noto il lungomare di circa 5 chilometri – non si esaurisce con la vista. Il lungomare è anche un paradiso gastronomico, con numerosi bar ideali per un aperitivo al tramonto e ristoranti che offrono specialità di pesce fresco, tipiche della cucina locale. Un luogo che racchiude relax, bellezza e gusto, assolutamente da non perdere!

Foro Emiliano

Foro Emiliano

Terracina vanta un’importanza storico-archeologica significativa, testimoniata in modo emblematico dal Foro Emiliano, oggi conosciuto come Piazza del Municipio. Questo spazio, unico nel contesto di un territorio per il resto caratterizzato da una conformazione stretta e allungata, è di grande rilievo sia dal punto di vista architettonico che urbanistico. Tre elementi lo rendono particolarmente interessante: le gallerie sostruttive che sostengono il terrazzamento della piazza, esempio delle soluzioni ingegneristiche romane; la pavimentazione in lastre di calcare risalente al I secolo d.C.; e la sua collocazione lungo la Via Appia, fulcro di commerci e scambi. Dal punto di vista storico, il Foro era il centro politico, civile e religioso di Terracina, una centralità che ha resistito nei secoli e si riflette ancora oggi. Attorno alla piazza, oggi come millenni fa, si affacciano edifici delle istituzioni cittadine, come il Palazzo della Bonifica Pontina, Palazzo Venditti, la Torre dei Rosa (sede del Museo Archeologico Pio Capponi) e il Municipio, quest’ultimo restaurato nel 1959 dall’architetto Giuseppe Zander, dopo i danni subiti nella Seconda Guerra Mondiale. Da vedere!

Duomo di Terracina

Duomo di Terracina

Edificata tra il V e il VI secolo, la Concattedrale di San Cesareo cattura subito l’attenzione, grazie soprattutto al portico esterno con sei colonne, a un arco trionfale centrale, e al campanile, opera degli stessi maestri che costruirono quello del Duomo di Gaeta. All’interno, la chiesa presenta tre navate delimitate da archi. Nei secoli ha subito diversi interventi, i più rilevanti nel Settecento, quando le navate furono ridotte da cinque a tre e furono aggiunte le cappelle laterali, e nel 1926, durante il regime fascista, con lavori finanziati dal ministro Pietro Fedele, che si concentrarono sulla facciata per valorizzare le origini medievali. Una curiosità: nel 1088, nel Duomo di Terracina, si tenne il conclave che elesse Urbano II, il papa che convocò la prima crociata nel 1095.

Tempio di Giove Anxur

Tempio di Giove Anxur

Terracina è molto più di una semplice località balneare, come dimostra la salita lungo Via San Francesco Nuova, che dalla parte bassa della città porta fino al Monte Sant’Angelo, a 227 metri sul livello del mare. Qui sorge il Tempio di Giove Anxur, uno dei grandi santuari repubblicani del Lazio, costruito tra il II e il I secolo a.C. Il complesso si sviluppa su tre livelli: la terrazza superiore (Campo Trincerato), con funzione difensiva; la terrazza intermedia (Gran Tempio), dedicata al culto di Giove Fanciullo, secondo la tesi più accreditata, o forse a Venere; e la terrazza inferiore (Piccolo Tempio), consacrata alla dea Feronia. Tutto intorno, una cinta muraria fu eretta durante la guerra civile tra Mario e Silla per proteggere la via Appia, la famosa arteria che collegava Roma a Capua. Nell’Alto Medioevo, un monastero benedettino dedicato a San Michele Arcangelo sorse presso il Piccolo Tempio, ma nei secoli successivi il sito cadde nell’abbandono fino agli scavi iniziati solo a fine Ottocento. Oltre alla storia, il panorama mozzafiato dal Tempio di Giove Anxur è da solo una buona ragione per visitarlo. Imperdibile!

Cosa mangiare nel Cilento

Cosa mangiare nel Cilento

Parlando di Velia (vd. punto 2) abbiamo accennato agli esuli provenienti da Focea che, di quell’insediamento, ora prestigiosa area archeologica, furono gli artefici. Abbiamo omesso però di dire – lo facciamo ora – che a introdurre la coltivazione dell’olivo nel CIlento furono proprio i Focesi. Per la precisione essi coltivavano la Pisciottana, la varietà più antica dell’olio locale (le altre sono: Rotondella, Ogliarola, Frantoio, Salella e Leccino). Un aneddoto che rivela quanto antica sia la tradizione gastronomica cilentana. Il riconoscimento di Denominazione di Origine Protetta (DOP) per l’olio cilentano risale invece al 1998, stesso anno in cui al CIlento è stata riconosciuta anche la tutela UNESCO. Ma non è finita, perché nell’articolo abbiamo accennato anche al Museo della Dieta Mediterranea di Pioppi (vd. punto 5) anche qui, però, omettendo un aspetto fondamentale: la decennale presenza sul territorio dello scienziato americano Ancel Keys che dei benefici della dieta mediterranea fu appunto lo scopritore. Dieta mediterranea che, come sappiamo, oltre all’utilizzo dell’olio extravergine di oliva, prevede il consumo di verdure, legumi, ortaggi e pesce azzurro, tutti prodotti di cui il Cilento dispone in grande quantità. Insomma, che si tratti di tonno, spigole, alici (soprattutto alici), melenzane, pomodori, fagioli, lenticchie eccetera il CIlento è il posto giusto.

Certosa di Padula

Certosa di Padula

Situata nel comune di Padula, la Certosa di San Lorenzo è tra le tappe imperdibili di una vacanza in Cilento. SI tratta, infatti, di uno dei più grandi attrattori culturali dell’Itala meridionale non a caso, dal 1998, patrimonio dell’Umanità Unesco. Il convento fu fondato nel 1306 dal Conte di Marsico e Tricarico Tommaso II Sanseverino anche se, come quasi sempre in questi casi, i lavori proseguirono fino al XIX secolo. L’impronta prevalente è barocca, specie la facciata cominciata nel ‘500 e terminata nel 1723. Quanto alle cose da vedere en passant segnaliamo la Cappella del Priore, la Sala Capitolare, la Biblioteca e il Chiostro Grande, ques’ultimo tra i più grandi d’Europa. Per maggiori informazioni: Certosa di San Lorenzo.

Grotte di Pertosa e Castelcivita

Grotte di Pertosa e Castelcivita

Sia le Grotte di Pertosa Auletta che le Grotte di Castelcivita contano migliaia di visitatori ogni anno a conferma dell’enorme ricchezza ambientale del CIlento che – come già abbiamo avuto modo di ribadire – va ben oltre la costa. Le Grotte di Pertosa, poi, sono addirittura navigabili (vi scorre il torrente Negro), circostanza attorno alla quale nel tempo è stata ampliata l’offerta turistica. Non è finita, perché all’interno di queste grotte sono stati ritrovati i resti di un villaggio palafitticolo risalente all’età della pietra e del bronzo: i reperti (vasi e altre utensilerie) sono oggi custoditi tra il Museo Etnografico di Roma, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il Museo Provinciale di Salerno. Quanto alle Grotte di Castelcivita, siamo al cospetto di uno dei complessi speleogici più estesi dell’Italia meridionale. Anche qui, grotte, cunicoli, gallerie sono state rese percorribili con la possibilità per i visitatori di scegliere percorsi diversi. Maggiori info: www.fondazionemida.itwww.grottedicastelcivita.com.

Roscigno e Trentinara

Roscigno e Trentinara

In apertura abbiamo fatto riferimento alle mille potenzialità turistiche del PNCVD. Guai, infatti, ad appiattire l’immagine turistica di questo territorio alla sola dimensione balneare; al contrario, la parte interna del Cilento regala esperienze uniche come la visita al borgo abbandonato di Roscigno. Beninteso, il comune di Roscigno esiste ancora e conta circa 900 abitanti; ad essere stata progressivamente abbandonata, a causa del rischio frana, è la sua parte vecchia inesorabilmente trasformatasi, poi, in attrazione turistica. Ma non c’è solo Roscigno Vecchio con le sue case, la sua piazza e la chiesa settecentesca di San Nicola. Pure il borgo medievale di Trentinara merita una visita anche solo per la sua panoramicità con la vista che arriva fino alla Costiera Amalfitana. Non è finita, perché tra le tappe imperdibili di una vacanza in Cilento ci sono anche l’Oasi WWF di Morigerati, le Grotte di Pertosa e quelle di Castelcivita. Di queste ultime due parleremo un po’ più diffusamente nel prossimo punto.

Marina di Camerota

Marina di Camerota

Coi suoi 3500 abitanti, Marina di Camerota è la più popolosa delle tre frazioni in cui è suddiviso il comune di Camerota (le altre due sono Licusati e Lentiscosa). Marina di Camerota, però, non è solo il borgo più abitato; è anche, di gran lunga, la parte di territorio più bella dell’intero Cilento meridionale. A renderla tale la sua costa frastagliata, lungo la quale si susseguono spiagge e insenature da togliere il fiato. La più bella di tutte, quella assolutamente imperdibile, tanto da essere insignita, nel 2014, del titolo di spiaggia più bella d’Italia, è la Baia degli Infreschi. Si tratta di un’area marina protetta la cui linea di costa è tutta un susseguirsi di spiaggette e cale nascoste, raggiungibili sia da mare che da terra. In quest’ultimo caso bisogna camminare lungo il cd. “Sentiero del Mediterraneo“, percorso escursionistico che da Marina di Camerota porta fino a Porto Infreschi. Infine una curiosità: da queste parti i toponimi hanno a che fare con la mitologia greca. Camerota, come Palinuro, non fa eccezione. Il nome deriverebbe, infatti, dal greco Kamarotos che significa “ricurvo”. L’etimo richiama appunto la sinuosità di questo tratto di costa ma – e qui entra in gioco il mito – richiamerebbe anche la sinuosità di una ninfa, Kamaraton, di cui si innamorò perdutamente il nocchiero di Enea, Palinuro (tra l’altro, le due località distano pochi chilometri l’una dall’altra e condividono la spiaggia del Mingardo). Kamaraton però non assecondò mai l’amore di Palinuro che, vedendo frustrati i suoi desideri, decise di togliersi la vita gettandosi dal promontorio poi rinominato appunto Capo Palinuro. Kamaraton, invece, per punizione venne trasformata in collina da Afrodite e costretta così a trovarsi di fronte per l’eternità a quell’amore non corrisposto. 

Palinuro

Palinuro

Generalmente a sentir parlare di Grotta Azzurra si pensa immediatamente a Capri, e invece ce n’è un’altra altrettanto bella e si trova appunto a Palinuro, nel cuore del Cilento. Ma non è finita qua perché Palinuro tra insenature, baie e spiagge si è ritagliata un posto di rilievo nel panorama turistico campano e nazionale. A volo d’uccello, senza pretesa d’esaustività, segnaliamo la spiaggia del Buondormire, addirittura paragonata alle spiagge della Thailandia (vd. Phuket) e la spiaggia del Mingardo, quest’ultima anche detta dell’Arco Naturale. Tornando alle insenature, oltre alla Grotta Azzurra, c’è la Grotta Argento e, anche in questo caso, il nome è rivelatore dei giochi di luce che il visitatore si trova innanzi. Menzione speciale, infine, anche per il Faro di Palinuro che, coi suoi 70 metri di altezza, è secondo solo a quello di Genova. Da vedere!

Acciaroli

Acciaroli

Acciaroli è un’altra tappa obbligata del Cilento. Parliamo di un borgo, frazione del comune di Pollica, formatosi tra il XII e il XIII secolo soprattutto in funzione difensiva contro le invasioni piratesche, e perciò dotato di cinta muraria e torri di avvistamento. Di queste ultime, una, datata 1233, è ancora ben visibile sul territorio e, coll’avvento del turismo, è diventata una delle due attrazioni del paese. L’altra è la Chiesa Ss. Annunziata pur’essa originariamente ricompresa nel sistema difensivo locale. Bella anche la processione via mare con cui, ogni anno, la seconda domenica di agosto, viene celebrata la santa patrona. Menzione obbligata per Pioppi, altra frazione del comune di Pollica: la fama di questo borgo è legata soprattutto alla presenza di un Museo della Dieta Mediterranea ubicato al primo piano di Palazzo Vinciprova. Infine una curiosità: parrebbe, perché prove vere e proprie non ce ne sono, che Ernest Hemingway abbia soggiornato a più riprese ad Acciaroli nella prima metà degli anni ’50 del secolo scorso e che, addirittura, da questa frequentazione abbia tratto ispirazione per la stesura di uno dei suoi maggiori successi letterari, quel “Vecchio e il Mare” classico senza tempo della narrativa mondiale.