Le spiagge di Spalato

Le spiagge di Spalato

Oltre alle già menzionate Kašjuni e Bene (vd. punto 5), meritano attenzione anche le spiagge di Kaštelet e Bačvice. Come le prime due, anche Kaštelet è raggiungibile dal monte Marjan, mentre Bačvice, ampia e a pochi passi dal centro, è senza dubbio la spiaggia più famosa e frequentata di Spalato. Non a caso viene spesso paragonata alla celebre Copacabana di Rio de Janeiro, e non solo per la sua importanza storica, ma anche per il ruolo centrale che lo sport riveste qui. A Bačvice si praticano beach soccer, beach volley e, soprattutto, picigin, un gioco tradizionale che si svolge sulla riva – dove il fondale è sabbioso e poco profondo – con una pallina di gomma, scambiata tra i giocatori con colpi di mano. Altre spiagge degne di nota sono Ovcice, Firule e Znjan, che offrono un ambiente più rilassato e tranquillo, senza rinunciare ai comfort tipici di una località balneare. In breve, pur non essendo immediatamente riconosciuta come meta balneare, Spalato vanta una grande varietà di spiagge, sia di sabbia sia di ciottoli, e soprattutto un mare cristallino. Tutto da scoprire!

I mercati di Spalato

I mercati di Spalato

Per immergersi pienamente nella cultura locale e cogliere l’essenza dello stile di vita spalatino, una visita ai due principali mercati cittadini è imprescindibile: quello del pesce e quello di frutta e verdura. Il primo, noto come Peškarija, si trova a pochi passi dal centro, in via Marmont, così chiamata in onore dell’ex governatore della Dalmazia, il generale August Marmont, che agli inizi dell’Ottocento, durante il periodo napoleonico, promosse numerose opere pubbliche in questa zona. Alla Peškarija, l’offerta è straordinariamente ricca: dentici, spigole, orate, aragoste, molluschi… una varietà che riflette la forte identità mediterranea di Spalato, almeno sul piano gastronomico. Anche l’architettura della Peškarija merita attenzione: l’edificio, infatti, risale agli inizi del Novecento ed è un esempio di stile secessionista, movimento artistico nato in Austria e Germania in opposizione al classicismo. Il mercato di frutta e verdura, o Pazar, si trova invece appena fuori le mura del Palazzo di Diocleziano, lungo la strada che conduce alla stazione ferroviaria e al terminal dei bus. Qui, oltre a frutta e verdura di stagione, si trovano spezie, formaggi, miele e fiori, un vero punto di riferimento per i cittadini di Spalato e un luogo imperdibile per i visitatori interessati ad approfondire il genius loci della città. Spalato, infatti, è un crocevia unico di influenze mediterranee, slave e austro-ungariche, che si intrecciano armoniosamente in un unico contesto culturale.

Parco Marjan a Spalato

Parco Marjan a Spalato

Il Parco Marjan è il cuore verde di Spalato, una vera oasi naturale situata a ovest del centro storico, affacciata sul mare Adriatico e facilmente raggiungibile. Fondato nel 1852 su iniziativa degli abitanti di Spalato, questo spazio naturale nacque come polmone verde dedicato soprattutto alla comunità locale e, naturalmente, aperto anche ai visitatori. Gli accessi principali al parco sono ben collegati alle vie del centro e si possono raggiungere con una breve passeggiata dal celebre Palazzo di Diocleziano. Da qui, una rete di sentieri parte in diverse direzioni, snodandosi attraverso il bosco e offrendo percorsi per tutte le età e abilità fisiche. Pini marittimi, ulivi e cipressi arricchiscono il parco con una biodiversità straordinaria: è un rifugio naturale per la fauna locale e un’oasi per chi cerca un contatto autentico con la natura. Marjan è anche un paradiso per gli amanti dello sport all’aperto: i suoi sentieri sono ideali per jogging, running, ciclismo e trekking, con percorsi adatti sia ai principianti che agli atleti più esperti. Tra i tesori del parco spiccano le chiese medievali di San Nicola e San Girolamo, piccoli capolavori di architettura romanica incastonati nel verde. Costruiti in pietra bianca locale e decorati con motivi semplici ma eleganti, questi edifici rappresentano un raro esempio di architettura religiosa e testimoniano il profondo legame spirituale della regione. Uno degli aspetti più spettacolari del Parco Marjan sono i suoi punti panoramici, che regalano viste mozzafiato su Spalato, sull’Adriatico e sulle isole di Brač, Hvar e Šolta. Salendo fino alla celebre terrazza panoramica in cima alla collina, uno dei luoghi più fotografati della città, si può ammirare una veduta completa del centro storico e del lungomare. Altri punti di osservazione, più tranquilli ma altrettanto affascinanti, si trovano lungo i diversi percorsi del parco. Il Marjan offre anche un accesso privilegiato ad alcune delle spiagge più belle della città, come Kašjuni e Bene, facilmente raggiungibili dai sentieri del parco. Con le loro acque cristalline e tranquille, queste spiagge sono perfette per una nuotata rigenerante o per esplorare i fondali facendo snorkeling. In sintesi, il Parco Marjan è molto più di un semplice parco urbano: è un luogo dove natura, storia e attività all’aria aperta si fondono, offrendo ai visitatori un’esperienza unica nel cuore di Spalato. Da non perdere!

Museo Archeologico di Spalato

Museo Archeologico di Spalato

Nella primavera del 1818, l’imperatore austriaco Francesco I e la consorte Carolina Augusta visitarono la Croazia, entrata a far parte dell’impero austro-ungarico dopo il Congresso di Vienna e la caduta del dominio napoleonico in Europa. Durante il loro viaggio, i sovrani rimasero profondamente colpiti dal Palazzo di Diocleziano a Spalato, in particolare dal Peristilio, la storica piazza del complesso, oltre che dai preziosi reperti conservati nel Palazzo Arcivescovile e dai resti archeologici della vicina Salona. Fu questa visita a ispirare, due anni dopo, la fondazione del Museo Archeologico di Spalato. Il decreto istitutivo del museo, emanato nel 1820 dal Regno di Dalmazia con sede a Zara, rifletteva l’autonomia concessa alla Dalmazia, pur rimanendo parte dell’Impero. Oggi, il Museo Archeologico di Spalato, il più antico della Croazia, ha evoluto notevolmente i propri spazi e collezioni, ospitando reperti e manufatti che spaziano dalla Preistoria all’Alto Medioevo, con un ricco focus sulle vestigia greche e romane. Con un unico biglietto d’ingresso, oltre alla visita al museo è possibile esplorare anche gli scavi archeologici di Salona e dell’isola di Lissa, rendendo l’esperienza un imperdibile viaggio nella storia antica della regione. Da non perdere!

Riva, il lungomare di Spalato

Riva, il lungomare di Spalato

La processione di San Doimo (7 maggio) è solo uno dei tanti eventi che animano la Riva, l’iconico lungomare di Spalato, vero cuore pulsante della città. Qui si celebrano anche le vittorie dell’Hajduk, la squadra di calcio locale amata dagli spalatini, e si tengono manifestazioni ed eventi politici di rilevanza sia municipale sia nazionale. La Riva non è solo un simbolo di identità e tradizione, ma anche un centro vitale di attività commerciali e sociali: il lungomare è costellato da una serie di bar e ristoranti dove ci si può fermare per un caffè, pranzare, gustare un aperitivo al tramonto o cenare con vista sul mare. Oltre alle sue vivaci attività, la Riva affascina anche per la sua estetica. Costeggiata da alte palme che donano freschezza e un’atmosfera quasi tropicale, è un esempio perfetto di equilibrio tra storia e modernità. Nonostante le ristrutturazioni e gli aggiornamenti inevitabili nel tempo, il lungomare ha mantenuto gran parte del disegno originale risalente agli inizi dell’800, durante l’occupazione napoleonica. Insomma, un luogo da non perdere per chi visita Spalato, dove ogni dettaglio racconta una storia e ogni angolo è perfetto per una passeggiata indimenticabile.

Cattedrale di San Doimo a Spalato

Cattedrale di San Doimo a Spalato

L’aspetto più affascinante della Cattedrale di Spalato è la sua dimensione di “nemesi storica“. L’edificio sorge infatti dove un tempo si trovava il mausoleo dell’imperatore Diocleziano, uno dei più feroci persecutori dei cristiani. In quest’ottica, rappresenta un contrappasso evidente tra il patrimonio pagano dell’antichità – visibile, ad esempio, nei ritratti ancora presenti di Diocleziano e della moglie Prisca – e l’eredità del Medioevo cristiano. La cattedrale offre innumerevoli punti di interesse. Tra questi, i due altari principali che custodiscono le reliquie dei martiri San Doimo e Sant’Anastasio; i battenti della chiesa, decorati con scene del Vangelo; la maestosa cupola; la torre campanaria alta 57 metri, da cui si può ammirare uno splendido skyline di Spalato, e il vicino Tempio di Giove celebre per il portale d’ingresso e il soffitto a volta. Immancabile, inoltre, la tradizionale processione di San Doimo, patrono della città, che attira fedeli da ogni angolo di Spalato e dei dintorni. Da non perdere!

Palazzo di Diocleziano a Spalato

Palazzo di Diocleziano a Spalato

Costruito tra il 295 e il 305 d.C., il Palazzo di Diocleziano a Spalato rappresenta una straordinaria fusione tra una villa imperiale e un accampamento militare romano (castrum). Dopo aver abdicato, l’imperatore Diocleziano scelse di ritirarsi in questa maestosa residenza, principalmente per due motivi: la vicinanza alla sua terra natale, Salona, e la presenza di benefiche sorgenti termali nella zona. Il complesso è organizzato con rigore urbanistico lungo due assi principali: il cardo, disposto in direzione nord-sud, e il decumano, orientato est-ovest. La struttura era suddivisa in aree funzionali: la parte meridionale, più elegante, era destinata agli appartamenti dell’imperatore, mentre la sezione settentrionale ospitava i militari e la coorte imperiale. L’accesso al palazzo avveniva attraverso quattro porte principali, ciascuna con un nome simbolico: Porta Aurea a nord, Porta Argentea a est, Porta Ferrea a ovest e Porta Bronzea a sud. Alle porte si aggiungevano torri difensive, quadrate e angolari, che rafforzavano la struttura per fini militari. Nel corso dei secoli, il palazzo ha subito riusi e modifiche, che, se da un lato hanno alterato la planimetria originaria, dall’altro ne hanno pur sempre garantito la conservazione. Si tratta senza dubbio di un capolavoro dell’architettura tardo-imperiale, in cui si fondono elementi conservatori della tradizione romana e influenze orientali. Grazie alla sua duplice funzione, difensiva e abitativa, il palazzo può essere considerato un precursore dei castelli medievali. Tra i monumenti attualmente ospitati al suo interno – va ricordato che il Palazzo di Diocleziano è una vera e propria città nella città (nella foto il Peristilio) – emerge la Cattedrale di San Doimo, della quale parleremo più approfonditamente nel prossimo punto.

I dintorni di Pompei

I dintorni di Pompei

Napoli e Sorrento offrono un patrimonio unico di cultura, arte e panorami mozzafiato. Napoli, non ha bisogno di presentazioni: vivace e ricca di storia, è conosciuta per i suoi musei, le chiese, i vicoli pittoreschi e la gastronomia celebre in tutto il mondo. Sorrento, invece, si distingue per il suo fascino tranquillo e i suoi panorami sul mare, ideali per chi cerca relax e bellezza naturale. Entrambe le città sono perfette per approfondire l’anima autentica della Campania.

L’Orto dei Fuggiaschi di Pompei

L'Orto dei Fuggiaschi di Pompei

Situato nella parte sud-orientale di Pompei, l’Orto dei Fuggiaschi rappresenta, come suggerisce il nome, una delle testimonianze più toccanti della tragedia che colpì la città nel 79 d.C. Qui, durante gli scavi del 1961 condotti sotto la supervisione dell’allora soprintendente Amedeo Maiuri, vennero rinvenuti i resti di una famiglia di ceto medio, un gruppo di tredici persone (inclusa la servitù), sorpreso e soffocato dalle ceneri e dai lapilli del Vesuvio mentre cercava disperatamente di raggiungere le porte cittadine per salvarsi. Dopo il ritrovamento, si decise di immortalare queste vittime con la tecnica del calco in gesso: il gesso liquido veniva versato nelle cavità lasciate dai corpi nella cenere solidificata, permettendo così di ottenere calchi dettagliati che conservano le loro ultime espressioni e pose. La scelta del nome “Orto dei Fuggiaschi” sottolinea l’idea di una fuga disperata, restituendoci un’immagine vivida e profondamente umana della tragedia pompeiana. Ancora oggi, questo luogo rappresenta una testimonianza toccante e immersiva della quotidianità spezzata dalla furia del Vesuvio, la cui eruzione catastrofica congelò in un istante persone, oggetti e vite.

La Via dell’Abbondanza di Pompei

La Via dell'Abbondanza di Pompei

Grazie alla sua posizione privilegiata tra l’entroterra campano e il golfo di Napoli, Pompei crebbe come centro agricolo e commerciale di rilievo, in particolare per la viticoltura e il commercio di tessuti, quest’ultimo tra i settori più prosperi dell’economia cittadina. Via dell’Abbondanza, una delle arterie principali della città, collegava la Porta di Sarno con il foro e rappresentava un perfetto compendio di queste attività, ospitando numerose botteghe e laboratori. Tra questi spiccava la Lavandera di Stephanus, una tintoria-lavanderia dove si eseguiva l’intero ciclo di trattamento dei tessuti: gli ambienti comprendevano vasche di diverse dimensioni per lavare e sbiancare le stoffe, con aree dedicate all’asciugatura e alla tintura. Una pratica distintiva era l’uso dell’urina, raccolta in appositi contenitori pubblici, per sbiancare e ammorbidire i tessuti sfruttando l’ammoniaca naturale in essa contenuta. Lungo Via dell’Abbondanza sorgevano anche numerosi hospitium, cauponae, thermopolia e tabernae, luoghi cruciali per il ristoro e gli scambi tra viaggiatori e abitanti. Gli hospitia offrivano alloggio, mentre le cauponae servivano pasti e bevande come osterie. I thermopolia, con i loro banconi in muratura e anfore incassate, erano dei veri e propri “fast food” dell’epoca, dove i clienti potevano acquistare pietanze calde, mentre nelle tabernae si poteva sorseggiare un bicchiere di vino locale, prodotto alle pendici del Vesuvio. Via dell’Abbondanza era dunque un vivace centro di socialità e commercio nella vita quotidiana pompeiana, un luogo imprescindibile per cogliere l’essenza della città e la varietà delle sue attività.

La Casa del Poeta Tragico di Pompei

La Casa del Poeta Tragico di Pompei

La Casa del Poeta Tragico di Pompei rappresenta un raffinato esempio di “casa ad atrio”, con un ampio atrio centrale dal quale si accede ai vari ambienti della dimora. Lungo la facciata si trovano botteghe e taverne, testimoniando l’integrazione tra vita domestica e commerciale nell’antica Pompei: i proprietari delle abitazioni signorili, infatti, spesso traevano profitto dall’affitto di alcuni spazi per attività commerciali. Nonostante i danni subiti durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., molte decorazioni originali della casa sono ancora intatte. Gli ambienti principali, come il tablinium, l’atrium e il peristilium, conservano splendidi mosaici e affreschi. Il mosaicoCave canem(Attenti al cane), situato all’ingresso, è celebre per la raffigurazione di un cane in posizione di guardia. Il nome della casa, invece, è dovuto a un mosaico a tessere finissime raffigurante una scena teatrale ispirata alla tragedia greca, da cui gli studiosi hanno dedotto l’attribuzione a un “poeta tragico”. L’originale di quest’affresco, insieme ad altre decorazioni, è custodito al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), che resta tappa imprescindibile per chi voglia approfondire l’arte e la vita a Pompei.

Villa dei Misteri di Pompei

Villa dei Misteri di Pompei

Costruita nel II secolo a.C., la Villa dei Misteri ha assunto l’aspetto architettonico e decorativo attuale nel I secolo a.C., periodo in cui Pompei venne popolata dai coloni-veterani del generale Silla. Il complesso si articola in due aree principali: la zona residenziale, con ambienti dedicati alla vita quotidiana e all’intrattenimento, che riflettono un’evidente attenzione al lusso e al comfort; e la zona rustica, destinata alle attività agricole, in particolare alla viticoltura, come indicano gli attrezzi ritrovati. Di particolare pregio è il tablino, una sala di ricevimento decorata con affreschi che illustrano scene mitologiche e motivi ornamentali tipici del gusto romano. Il vero capolavoro della villa è però il celebre Fregio dei Misteri, conservato in una sala specifica, il triclinio. Questo fregio raffigura riti d’iniziazione in onore di Dioniso, con figure femminili, sileni e il dio stesso, un unicum nella pittura pompeiana per la sua ricchezza simbolica e l’alta qualità esecutiva. Un’opera da non perdere!

Il Lupanare di Pompei

Il Lupanare di Pompei

Situato nel quartiere meridionale lungo la Via dell’Abbondanza, il Lupanare di Pompei è la più celebre casa di prostituzione della città. Risalente al I secolo d.C., l’edificio si articola su due piani, con dieci stanze: cinque per piano, di cui quelle al primo piano leggermente più grandi. Le stanze erano arredate in modo spartano, con letti in muratura e una latrina per l’uso quotidiano. La prostituzione, legalmente tollerata nell’antica Roma, era svolta per lo più da schiave-prostitute provenienti dall’Oriente, che offrivano i loro servizi dietro compenso in quello che era a tutti gli effetti un bordello. Le decorazioni erotiche presenti nelle stanze e nei corridoi avevano una duplice funzione: da un lato, servivano come catalogo visivo dei servizi offerti, facilitando la scelta da parte dei clienti, anche analfabeti o stranieri; dall’altro, contribuivano a creare un’atmosfera sensuale, in linea con la funzione del luogo. Tuttavia, queste immagini non erano una peculiarità del Lupanare. In tutta Pompei, dalle lussuose Casa dei Vettii alle Terme Suburbane, le scene erotiche erano diffuse, rappresentando esplicite immagini di amore e sessualità. Questo fenomeno ha spinto gli studiosi a indagare su significati culturali più profondi: le decorazioni erotiche potrebbero essere legate a culti della fertilità, alla prosperità o alla protezione contro forze maligne, oppure avere una funzione più commerciale, quasi pubblicitaria, come nelle Terme Suburbane. Di certo, la cultura del piacere occupava un posto centrale nella vita quotidiana di Pompei, permeando sia i luoghi pubblici sia le abitazioni private.

Le Terme Stabiane di Pompei

Le Terme Stabiane di Pompei

Estese su circa 3.500 metri quadrati, le Terme Stabiane di Pompei sono uno dei complessi termali più antichi e meglio conservati della città, testimoniando l’evoluzione delle terme romane dall’età ellenistica a quella imperiale. L’importanza archeologica del sito è sottolineata dalle splendide pitture sui soffitti, che raffigurano scene mitologiche e motivi floreali, arricchendo le volte con decorazioni raffinate. Storicamente, il complesso rappresenta un perfetto compendio della funzione originaria delle terme come luoghi dedicati alla cura del corpo. La presenza di una vasta palestra, uno spazio all’aperto destinato all’esercizio fisico, evidenzia come inizialmente i bagni termali fossero associati all’attività fisica, per poi evolversi in veri e propri spazi autonomi dedicati al relax e al benessere. Le terme erano divise in due sezioni, una maschile e una femminile. Gli uomini seguivano un percorso che iniziava nel frigidarium, una sala con vasca d’acqua fredda, proseguiva nel tepidarium (ambiente tiepido) e culminava nel calidarium, dove l’acqua era calda e il vapore abbondante. Gli ambienti femminili presentavano una suddivisione simile, ma su scala ridotta e con decorazioni meno elaborate, riflettendo la minore rilevanza sociale delle attività termali per le donne. Un elemento degno di nota è il sofisticato sistema di riscaldamento delle terme: un ingegnoso meccanismo che sfruttava una rete di canali sotterranei e intercapedini nelle pareti per far circolare aria calda, riscaldando in modo uniforme gli ambienti. L’aria calda proveniva da un forno nascosto, il cui funzionamento era gestito dagli schiavi. Le Terme Stabiane non solo dimostrano le avanzate capacità ingegneristiche dei Romani, ma rivelano anche quanto fosse centrale per loro il comfort quotidiano, in un contesto che combinava cura del corpo e socialità.

L’Anfiteatro di Pompei

L’Anfiteatro di Pompei

Fondato nel 70 a.C., l’Anfiteatro di Pompei è uno dei più antichi anfiteatri romani ancora esistenti. Come riportato in un’incisione marmorea (vd. foto) a fondarlo furono due magistrati: Quinto Valgio e Marco Porcio. In pietra e di forma ellittica poteva ospitare fino a 20.000 spettatori che, soprattutto durante i mesi estivi, affollavano le gradinate per assistere ai giochi gladiatori che prevedevano pure combattimenti tra uomini e animali. Accanto all’anfiteatro si trova la Palestra Grande, un’ampia area che aveva una duplice funzione: in primis l’addestramento degli atleti e poi l’educazione ai valori imperiali della gioventù pompeiana. Nel 59 d.C., un violento scontro tra i cittadini di Pompei e quelli di Nocera durante uno spettacolo gladiatorio portò il Senato a vietare i giochi per dieci anni. Tuttavia, grazie all’intercessione di Poppea, moglie di Nerone, il divieto fu ridotto, permettendo la ripresa degli spettacoli già nel 62 d.C.. L’anfiteatro ha conosciuto anche un momento di celebrità moderna: nel 1971, i Pink Floyd vi tennero il loro leggendario concerto senza pubblico, immortalato nel film Live at Pompeii, diventato un simbolo della storia del rock psichedelico.