Torre di San Pancrazio

Torre di San Pancrazio

Fatta costruire dai Pisani nel 1305, quella di San Pancrazio è la torre più alta di Cagliari (36 metri) ed è uno dei simboli del capoluogo sardo. Insieme alla Torre dell’Elefante e alla porta Cristina, rappresenta ancora oggi uno degli ingressi al quartiere Castello. Entrambe le torri (erette per scopi difensivi) sono opera dell’architetto Giovanni Capula, cui si deve anche la progettazione della Torre dell’Aquila, che in origine si chiamava Torre del Leone. Nel vicino quartiere Stampace, e per l’esattezza nei pressi della chiesa di San Michele (di cui ci occuperemo nel paragrafo successivo) si erge la Torre dello Sperone (o degli Alberti): terminata nel 1293, anch’essa è attraversata da un portico grazie al quale si accede al quartiere.

Castello di San Michele

Castello di San Michele

La fortezza venne eretta in periodo giudicale sul colle di Castello per difendere la capitale Santa Igia. Costituito da tre torri e circondata da un fossato, il castello visse un lungo periodo di splendore tra la metà del Trecento e i primi del Cinquecento, quando fu abitato dai Carroz, nobile famiglia proveniente dalla Spagna. Il complesso venne poi abbandonato e adibito a lazzaretto durante un’epidemia di peste che colpì la città tra il 1652 e il 1656. Sorvegliata dalla Marina negli anni del secondo conflitto mondiale, oggi la struttura è un polo culturale.
Per maggiori informazioni: www.consorziocamu.it/spazi/castello-di-san-michele.

Basilica di San Saturnino

Basilica di San Saturnino

Il nostro tour non può che partire dalla basilica dedicata a San Saturnino (o Saturno), patrono della città martirizzato nel 304. Oltre a essere la chiesa più antica di Cagliari, la basilica (e l’annessa necropoli) rappresenta uno dei siti paleocristiani più rilevanti dell’intera Sardegna. In origine la chiesa era caratterizzata da una pianta a croce greca e dal transetto sormontato da una cupola emisferica, e ognuno dei bracci (chiusi da un’abside semicircolare) disponeva di tre navate. Dell’antica struttura restano il corpo di fabbrica che regge la cupola e il braccio orientale. Rimaneggiato in diverse occasioni, il complesso – che affaccia su piazza San Cosimo, nel quartiere Bonaria – ha subito non pochi danneggiamenti e spoliazioni. Queste ultime sono avvenute in particolare durante le ristrutturazioni del castello di San Michele e della cattedrale di Santa Maria Assunta, monumenti di cui parleremo in seguito. Nel corso del Novecento, la chiesa è stata interessata da importanti interventi di restauro. Benché gli ultimi lavori si siano conclusi nel 1996, la basilica sarebbe stata consacrata e riaperta al culto soltanto il 30 ottobre 2004, giorno della festa del santo patrono. Dal 1714, anno in cui fu concessa all’ordine dei medici e degli speziali, la chiesa è dedicata anche ai Santi Cosma e Damiano.

Cattedrale di Santa Maria Assunta

Cattedrale di Santa Maria Assunta

Un altro luogo di culto molto importante della città è senza alcun dubbio la cattedrale di Santa Maria Assunta e di Santa Cecilia, nel cuore del quartiere Castello. Eretta in stile romanico pisano nel corso del Duecento, è sede dell’arcidiocesi di Cagliari. La cattedrale, che nei secoli è stata più volte oggetto di modifiche, è tra i più significativi monumenti che si ergono su piazza Palazzo. Ciò che immediatamente balza all’occhio è la facciata a salienti: edificata negli anni ‘30 del secolo scorso in stile neoromanico, essa ricorda moltissimo il fronte del Duomo di Pisa. La struttura è inoltre impreziosita da una cupola ottagonale e da un massiccio campanile. Il duomo di Cagliari ha un impianto a croce latina, è suddiviso in tre navate e presenta cappelle laterali. Tra queste, una delle più famose è certamente la cappella della Sacra Spina (o Aragonese), ubicata nel braccio destro. Al suo interno è custodita una spina, che secondo la tradizione apparteneva alla corona che fu messa sul capo di Gesù. L’oggetto viene venerato come reliquia ed esposto solennemente il 15 agosto, in occasione della festa dell’Assunzione, insieme al Trittico di Clemente VII. La cattedrale non è soltanto un luogo destinato al culto, ma anche un vero e proprio scrigno d’arte arricchitosi nel corso dei secoli. Tra i tesori che è possibile ammirare al suo interno meritano una menzione il pergamo di maestro Guglielmo, gli affreschi di Filippo Figari sulla volta della navata centrale, la cappella di Santa Cecilia e quella del Battistero, il mausoleo di Martino I di Sicilia, il Presbiterio “sorvegliato” da quattro leoni stilofori, il simulacro della Madonna dormiente e l’organo a canne. Ma non è finita. Sotto il presbiterio, infatti, si trova il cosiddetto santuario dei Martiri. Scavato nella roccia per volere dell’arcivescovo Francisco d’Esquivel, è il fiore all’occhiello del duomo: riccamente decorato, custodisce le reliquie di numerosi martiri cagliaritani e i sarcofagi del prelato che ne volle la costruzione e di alcuni membri di Casa Savoia. Per maggiori informazioni: www.duomodicagliari.it.

Bastione di Saint Remy

Bastione di Saint Remy

Situato a metà strada tra la basilica di San Saturnino e la cattedrale di Santa Maria Assunta, il Bastione di Saint Remy (insieme al Castello e al fortino sabaudo di Sant’Ignazio) è una delle fortificazioni più rilevanti di Cagliari. In stile neoclassico, fu eretto sul finire del XIX secolo sull’antica cinta muraria risalente al ‘300 collegando tre bastioni. L’intento dell’opera – caratterizzata da una monumentale e scenografica scalinata e da un arco di trionfo – era unire il quartiere Castello a quelli Villanova e Marina. La struttura, che affaccia su piazza Costituzione, dà accesso a una passeggiata coperta (che spesso ospita eventi culturali) e alla terrazza Umberto I.

Non trattenersi troppo in città

Non trattenersi troppo in città

Come avrete di certo notato, le cose da vedere a Cagliari sono davvero tante. Se però intendete trattenervi sull’isola per cinque o più giorni, suggeriamo di non limitarvi a esplorare la sola Cagliari, ma anche le altre località della Sardegna meridionale, le cui bellezze naturalistiche non mancheranno di suscitare la vostra meraviglia.

Non andare a Tokyo in estate

Non andare a Tokyo in estate

La città ha un clima pessimo, molto caldo e con un tasso di umidità elevatissimo. Questo significa penare moltissimo per visitare Tokyo nel suo insieme. Inoltre poiché negozi, bar, ristoranti e metropolitana, alberghi e tutti i luoghi al chiuso, hanno l’aria condizionata costantemente accesa, lo sbalzo termico tra i 40 gradi dell’esterno e i 18 gradi dell’interno possono essere un’arma micidiale per la salute. A fine agosto poi parte la stagione dei tifoni che causano forti piogge e vento per circa due giorni. Da metà settembre c’è il via libera al viaggio. Se proprio volete andare in Giappone a luglio e agosto, scegliete Hokkaidō.

Monte Fuji

Monte Fuji

La vetta più alta del Giappone il Monte Fuji, 3.776 m, è come tutti sanno l’icona della nazione, oltre ad essere un hotspot di particolare rilievo, tanto che risulta una delle montagne più scalate al mondo. Considerato sacro e inserito dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità, il monte nelle giornate limpide è visibile da Tokyo. Sarebbe però un peccato accontentarsi soltanto della sua immagine distante, per
quanto suggestiva. È invece ammirabile più da vicino, programmando una gita giornaliera fuori città verso le aree circostanti di Yamanashi, la regione dei cinque laghi, da cui si può osservare il vulcano in tutta la sua maestosa bellezza, riflesso in un lago. In questa regione è anche possibile scattare una delle foto cult degli sfondi desktop, quella del Fuji in combinazione con la pagoda Chureito che si trova a Fujiyoshida. Le immagini più suggestive si colgono ad aprile/ maggio con la fioritura dei ciliegi, a ottobre/novembre con i colori dell’autunno e il foliage, oppure in inverno quando nevica.
• Per raggiungere la zona dei cinque laghi da Tokyo è possibile prendere la linea JR Chuo dalla stazione di Shinjuku per la stazione di Otsuki, da qui prendere un treno dalla ferrovia Fujikyu per la stazione di Kawaguchiko (www.jrailpass.com). Se invece vi punge vaghezza di scalare la sacra montagna, impresa non difficile tecnicamente, ma faticosa, dovete programmare almeno due pernottamenti fuori Tokyo. Sappiate che la stagione ufficiale inizia a luglio e termina il 10 settembre. Il resto dell’anno anche si può, ma tocca fare i conti con la neve e i rifugi chiusi, quindi è d’obbligo la guida. Quattro i percorsi da poter scegliere per scalare il vulcano; partono da quattro stazioni diverse; li elenchiamo in ordine di difficoltà:

  • stazione Yoshida, il percorso più facile e più affollato, inizia a quota 2300 metri; troverete molti rifugi e anche centri medici, oltre al wifi ad alta velocità!
  • Stazione Subashiri, il percorso parte a 2000 metri, meno frequentato, privo di centri medici.
  • Stazione Gotemba, a quota 1450 m; è il percorso più lungo, per questo è poco affollato. Non ha centri medici.
  • Stazione Fujinomiya, breve ma ripido, quindi più faticoso di tutti. Inizia a quota 2400 metri e ha un centro medico.

Per organizzare la vostra scalata potete consultare il sito: www.fujisan-climb.jp. Il bullet climbing, cioè salire e scendere dalla montagna in una sola giornata, si può fare ma è sconsigliato.
Il governo giapponese sta infatti cercando di disincentivare questa pratica poiché sempre più persone stanno male nel tentativo di riuscirci.
Quindi è consigliabile prenotare un rifugio il sito dedicato è www.garyjwolff.com. Un bus diretto da Tokyo conduce alla stazione Yoshida; il link del sito è: highway-buses.jp.

Don Quijote

Don Quijote

Per entrare nel vivo dell’anima consumistica giapponese dovete recarvi in uno dei vari Don Quijote di Tokyo. Si tratta di una catena di negozi, disseminati in tutto il Giappone, aperti 24 ore su 24, dove troverete tutto, ma proprio tutto ciò che un essere umano può comprare: vestiti e cosmetici, prodotti per la casa, arredi, mobili, gioielli, tecnologia e gli immancabili costumi per cosplayer. La merce è talmente tanta che si rischia di fare indigestione e non comprare nulla! Ma tuffarsi negli angusti corridoi che se ne cadono letteralmente di merce, ascendere in questo labirinto o torre dei consumi dove i piani si susseguono apparentemente senza fine, è un’esperienza catartica da cui uscirete o totalmente guariti dalla sindrome da shopping compulsivo o con la carta di credito azzerata. Il MEGA Don Quixote Shibuya Main Store è il più grande della città: www.donki.com.

Pet cafè

Pet cafè

La vita di città può essere stressante e la pet teraphy è sicuramente uno dei modi più naturali per rilassarsi. Ma tornare a casa per accarezzare il gatto, potrebbe essere difficile in una metropoli, nascono così a Tokyo, ormai più di una decina di anni fa, i petto-Kafe, bar dove si può stare in compagnia di animali di ogni genere. I pet caffè sono iniziati dai gatti, neko Kafe, poi man mano si sono allargati ad altre specie animali particolarmente “coccolose”, tipo cani e conigli, fino a contemplare bestiole un po’ più particolari come serpenti, ricci e gufi. Adesso si fa a gara al pet caffè con l’animale più strano! I più famosi sono: Calico bar, che ospita 53 gatti e si trova a Shinjuku. A Shibuya il rabbit cafè Ra.a.g.f, il bar dei gufi a Kichijoji e Harajuku. Ed infine il bar dei serpenti dove gli amanti del sangue freddo si rilassano sorseggiando drink con un serpente in braccio.

La cerimonia del tè

La cerimonia del tè

Gli appassionati di tè e di antiche tradizioni non si faranno sfuggire la possibilità di fare l’esperienza del Cha no yu, letteralmente “acqua calda per il tè”. La cerimonia del tè in estremo Oriente non ha nulla dello spirito salottiero da tea time occidentale. Chiamata anche Sado, ovvero via del tè, la cerimonia del tè ha un significato spirituale, essendo nata come rito zen di origine buddista. È stata codificata dal monaco Sen Rikyu nel XVI secolo, secondo i quattro principi di: armonia, tranquillità, purezza e rispetto. Oggi ha perso questo valore religioso, almeno nella sua declinazione turistica che consiste nel bere tè verde, dopo aver assistito alla sua lunga preparazione, accompagnata da spiegazioni e molti inchini del teishu, il cerimoniere. Volendo calarsi maggiormente nello spirito del rito, è possibile indossare il Kimono tradizionale. A Tokyo sono molti i luoghi dove si può partecipare alla cerimonia, tra questi segnaliamo: mai-ko.com.

Akibanara

Akibanara

Akibanara è una delle zone di Tokyo più famose, soprattutto tra i patiti dell’elettronica. Qui infatti sono concentrati i mega negozi specializzati in qualsiasi cosa che sia tecnologia, d’avanguardia o vintage. Akibanara è anche colonia della cultura otaku, di cui fanno parte gli appassionati di anime, manga, idol e videogiochi, quindi non è raro vedere cosplayer per strada. In zona molti locali bizzarri come i maid café, bar dove le cameriere in costume, spesso vestite da governanti vittoriane sexy, accolgono il cliente con uno squillante: “bentornato a casa, onorato padrone!” facendo così ironicamente il verso alle geishe. Oppure bar a tema, come il Gundam Cafe, che rende omaggio agli amati robot anime della serie televisiva, ma anche ristoranti cosplay e pet-bar. Akibhanara è inoltre mecca dei giochi retrò. Ospitati in un piccolo edificio anonimo, i tre piani di Super Potato sono un tuffo nel passato. Nostalgici o giovani otaku possono vagare per ore nei suoi corridoi stipati di Nintendo originali, Playstation, Sega Saturn e Game Boy. Super Potato ospita anche una sala giochi con videogames degli anni ’80 e ’90.

Il Parco di Ueno

Il Parco di Ueno

Raggiungibile a piedi da Yanesen, il parco di Ueno è famoso per la fioritura primaverile dei ciliegi, evento imperdibile nel caso visitiate il paese in questo periodo (vedi foto). Ma anche negli altri mesi e stagioni il parco di Ueno è un luogo molto bello e interessante dal punto di vista naturalistico, poiché vanta un patrimonio botanico di 8000 alberi tra cui spiccano, accanto alle superstar del parco, i ciliegi giapponesi, notevoli esemplari di Ginkgo biloba, Canfora, Zelkova. Ueno è anche ricco di laghetti invasi dalle piante acquatiche, molto amate dai giapponesi; tra essi il più ammirato è lo stagno di Shinobazu che in estate si ricopre di fior di loto. Se vi recate a Ueno in inverno, potrete dedicarvi al birdwatching. Vari esemplari di uccelli migratori, come l’airone bianco, trascorrono qui la stagione più fredda. Ueno è anche un centro culturale con ben sei musei: il Museo di Shitamachi, il Museo Reale di Ueno, il Museo nazionale dell’arte occidentale, il Museo nazionale della natura e delle scienze, il Museo nazionale di Tokyo e il Museo di arte metropolitana. Chiude l’offerta di Ueno lo zoo, anche questo tra i più antichi del Giappone; tra gli ospiti: panda, tigri e gorilla.

Yanesen

Yanesen

Girando per la metropoli, potrebbe nascere il desiderio di sapere come era la vecchia Tokyo, la città prima della verticalità spinta dei grattacieli futuristi e del ping pong di led. L’area di Yanesen rappresenta un valido esempio di old Tokyo, perché ne conserva ancora l’impronta. Composta da tre quartieriYanaka, Nezu e Sendagi – Yanesen ha il pregio di aver conservato vari edifici antichi, templi e santuari storici, una strada dello shopping con negozi retrò e piccoli caffè e ristoranti. Non perdetevi la visita del santuario shintoista Nezu-jinja, risalente a 1.900 anni fa, anche se la struttura attuale è del XVIII secolo (vd. foto). Il santuario è interessante per lo stile, raro in città, chiamato Gongen: un profluvio di incisioni ornamentali dorati, su legno dipinto di rosso. Potete ammirare questo stile nel suo massimo splendore presso il santuario di Toshogu a Nikko, una città a due ore di treno da Tokyo.

I mercati del pesce: Tsukiji e Toyosu

I mercati del pesce: Tsukiji e Toyosu

Una delle principali attrazioni turistiche di Tokyo, Tsukiji market è stato il mercato di pesce più grande del mondo fino al 2018. A partire da quell’anno, il mercato all’ingrosso, che si trovava nella zona interna, è stato trasferito nel nuovissimo mercato di Toyosu. Quindi ora sono due i mercati che si possono visitare: Toyosu  dove ci si reca per vedere la celeberrima asta del tonno e Tsukiji dove sopravvive il mercato esterno. “Vorremo continuare ad essere il primo mercato ittico di Tokyo” si legge nell’intro del sito Tsukiji ed è sicuramente così dal punto di vista turistico, perché qui si conserva intatta l’atmosfera che l’ha reso un cult della città.