Urgut e il giardino di platani Chor-Chinor

Urgut e il giardino di platani Chor-Chinor

Una facile gita fuori città può essere la visita dell’antica cittadina montana di Urgut con il suo splendido giardino Chor-Chinor, a soli 50 km a sud-est di Samarcanda. Il parco di alberi giganteschi è considerato un luogo mistico e magico dagli ubzeki. I miti di fondazione si sprecano; una leggenda vuole che sia nato intorno a una pietra magica, sottratta agli spiriti maligni da un eroe della mitologia uzbeka. Non appena la pietra venne appoggiata a terra, sgorgarono delle sorgenti, quindi l’eroe piantò delle talee di platano portate da quattro uccelli, dando vita al giardino. Quale sia l’origine del boschetto, certo essa si perde nella notte dei tempi dato che è pieno di alberi millenari e centenari. L’albero più vecchio del parco ha 1060 anni. Un’altra mostruosità botanica del giardino è un platano gigante, la cui circonferenza alla base misura 16 metri. I visitatori possono entrare fisicamente nell’albero, accedendo, tramite una porticina di legno, in un ambiente scavato nel tronco, dove in passato c’era una scuola sufi. Il posto continua ad essere meta di pellegrinaggio; persone provenienti da tutta l’Asia centrale visitano questo luogo particolarmente adatto per la sua atmosfera tranquilla alla meditazione e alla preghiera. Nel parco troverete anche una moschea costruita all’inizio del XX secolo su un piccolo pendio. Urgut si trova a mille metri di altezza ed è circondata da montagne; il centro è piccolo e non offre monumenti importanti, nonostante ha un buon afflusso turistico, grazie soprattutto all’artigianato locale, di antichissima tradizione, e al grande bazar dove è possibile fare ottimi acquisti: tappeti, ricami, scarpe di cuoio fatte a mano, gioielli, e soprattutto splendidi manufatti in ceramica dipinti.

Museo Statale di Storia e Cultura dell’Uzbekistan

Museo Statale di Storia e Cultura dell'Uzbekistan

Dopo aver visitato tanti luoghi e monumenti della città, se vi verrà voglia di approfondire la conoscenza della storia e della cultura della nazione potete fare una tappa allo State Museum of Culture History of Uzbekistan, uno dei più antichi musei del paese, fondato nel 1896. È diviso in aree tematiche: dipartimento di storia, dipartimento di arte, dipartimento di archeologia, etnografia, arti applicate, numismatica. La ricchissima collezione comprende rari reperti come le tre coppe d’argento del V-VI secolo trovate nell’insediamento Chelek a Samarcanda, pezzi di gioielleria dell’età del bronzo, assari zoroastriani, oggetti di culto, scacchi dell’VIII secolo, ceramiche antiche e medievali, metallo e vetro, e anche decorazioni ganch. Particolarmente ricco il fondo numismatico con oltre 30.000 monete dei primi stati dell’Asia centrale, ma anche monete provenienti dai territori del Mar Nero, dell’antica Grecia e dell’antica Roma. La collezione etnografica ha circa 20.000 capi di abbigliamento, molti ricami in oro e tappeti del XIX-XX secolo. Oltre al patrimonio antico, nel museo è visitabile la pinacoteca con dipinti di noti artisti uzbeki dell’inizio del XX secolo; è inoltre possibile vedere il filmato dell’apertura della Tomba di Tamerlano, girate dal cameraman Malik Kayumov, nel 1941. Il Museo è aperto ogni giorno dalle 09.00 alle 17.00. L’indirizzo è: 148, M.Ulugbek str., Samarkand. Nella pagina seguente troverete recapiti telefonici ed email: https://www.museum.com/jb/museum?id=26809.

Degustazione di vini

Degustazione di vini

Forse non tutti sanno che l’Uzbekistan è uno dei maggiori produttori di uva dell’Asia Centrale, con oltre 131 mila ettari vitati, 43 varietà di uva e una produzione di 20,7 milioni di litri di vino. Il paese ha una tradizione vinicola antichissima, le cui origini sono avvolte nel mito. Si narra che all’epoca delle invasioni arabe, un’orda distrusse Samarcanda, riducendo in cenere le abitazioni e uccidendo la maggior parte degli abitanti. Fu allora che avvenne un miracolo: nelle terre circostanti la città apparve una vite magica con bacche rosa e succose. L’uva venne battezzata “Taifi”, che significa “tribù“, come segno di orgoglio di appartenere ad un popolo che era stato messo a dura prova dalle distruzioni operate dagli invasori. Questa la leggenda. La storia invece ci dice che furono proprio gli arabi a portare il vitigno rosa nell’Asia Centrale e in Uzbekistan. Per avere un’idea di questo importante patrimonio vitivinicolo, in città si può visitare l’antica vineria Khovrenko, dove è possibile degustare vini e le novità che ogni anno l’azienda propone sul mercato. La storia della cantina inizia nel 1868, quando un mercante russo, Dmitriy Filatov, fondò una piccola impresa per la produzione di vino a Samarcanda, ottenendo importanti riconoscimenti con il “Vino di Samarcanda dei giardini di Filatov“, premiato alle gare mondiali di Parigi e Anversa. Ma il vero decollo della cantina si ebbe nel 1927, quando venne rilevata dallo scienziato, enologo e chimico russo Michael Khovrenko che introdusse nuovi vitigni e produsse dei celebri vini come: Gulyakandoz, Shirin, Liquor Kaberne, Aleatiko, Uzbekistan e Farkhod. Oggi le bottiglie storiche si possono ammirare nel Museo della cantina dove sono custodite con grande cura le più importanti annate delle etichette dell’azienda. Per visitare l’antica vineria Khovrenko la maniera migliore è partecipare ai tour in cui viene spiegata la storia dell’azienda e della vinificazione a Samarcanda, si visita il museo del vino, e poi si passa nella sala degustazione per assaggiare i vini e i cognac prodotti nello stabilimento, e il famoso Balsamo Samarcanda, fatto con 40 erbe, uva e miele. Le aziende che organizzano tour sono varie; tra esse: https://www.centralasia-travel.com/en/mice/master-class/hovrenko.

Moschea Hazrat Khizr

Moschea Hazrat Khizr

Su una collina vicina ad Afrasyab si trova la Moschea Hazrat Khizr, uno degli edifici religiosi musulmani di Samarcanda di più antica fondazione. La moschea fu costruita nell’VIII secolo all’ingresso della città, venne però distrutta nel XIII sec. dall’orda di Gengis Khan. Rimasta un rudere per centinaia di anni venne ricostruita a metà 1800. Gode di una formidabile posizione panoramica con una vista sull’antica città di Afrasyab e sulle principali attrazioni di Samarcanda: Piazza Registan, Mausoleo di Shahi Zinda e complesso architettonico di Bibi Khanum; molti raggiungono il luogo solo per scattare fotografie. Eppure nonostante non si tratti di una moschea realmente antica vale la pena di essere visitata. Hazrat Khizr, in arabo luce verde, è un profeta musulmano, patrono dei viaggiatori, signore delle acque e della ricchezza. Secondo una leggenda popolare, Khizr era nell’esercito di Alessandro Magno e aiutò il grande comandante a trovare la fonte di acqua in Asia centrale. La moschea presenta degli esterni bellamente decorati e variopinti, l’interno è piccolo e raccolto; accanto si trova un antico cimitero. Moschea e cimitero fanno parte della lista World Heritage Unesco. Orari di apertura – 8:00 – 18:00. Per visitarla si paga un ticket dal costo molto ridotto.

Osservatorio di Ulugh Beg

Osservatorio di Ulugh Beg

Bisogna raggiungere una collina a due chilometri dalla città per visitare ciò che resta dell’Osservatorio costruito nel XV secolo da Ulugh Beg, nipote di Tamerlano, un regnante “illuminato” dall’immensa cultura: astronomo, matematico e mecenate delle arti. Quando venne completato, nel 1429, era considerato dagli studiosi uno dei migliori osservatori del mondo islamico. Ulugh Berg rese Samarcanda, negli anni 1420 – 1430, la capitale astronomica del mondo, profondendo tutte le sue energie nell’osservazione del cielo. Fu uno dei primi a costruire strumenti astronomici montati in modo permanente, come il cosiddetto sestante Fakhri: un arco di pietra di 60 gradi utilizzato per determinare le quote di transito delle stelle; la cosa impressionante era il suo raggio di 40 metri! Il re-scienziato aveva inoltre catalogato oltre 1000 stelle, la più grande impresa del genere eseguita dopo Tolomeo (ca. 170 d.C.). Purtroppo il suo regno fu breve, fu fatto uccidere dal figlio, ‛Abd al-Latif, che prese il suo posto. L’osservatorio fu raso al suolo, la sua biblioteca saccheggiata e gli scienziati cacciati. Per centinaia di anni, il sito è rimasto sotterrato e solo pochi sapevano che era lì, finchè nel 1908 l’archeologo Vassily Vyatkin scoprì ciò che restava di questo grandioso osservatorio medioevale. Oggi è possibile visitare gli scavi archeologici con l’incredibile sestante murario, l’annesso museo dove sono conservati alcuni lavori di Ulugh Beg e un grande astrolabio. Orari di apertura – 9:00 – 18:00.

Il Mausoleo di Khodja Doniyor

Il Mausoleo di Khodja Doniyor

Non è famoso come i monumenti di cui abbiamo scritto fin qui, ma vale comunque una visita sia per l’importanza del personaggio a cui è dedicato, il profeta Daniele, sia perché da secoli il luogo è meta di pellegrinaggio di ebrei, cristiani e islamici. Si narra che fosse Tamerlano a portare le reliquie di Daniele a Samarcanda – trasferendole da Susa in Persia – affinché sulla città, che aveva eletto capitale dei suoi sterminati domini asiatici, calasse la protezione del santo. Per custodire i resti del profeta, fece costruire un mausoleo. In realtà che questa sia le vera tomba del profeta non è assolutamente certo, in quanto la sua sepoltura è contesa da diverse altre località nel mondo. Sicuramente Khodja Doniyor può vantare il primato di aspirante tomba di Daniele più lunga della terra, dato che misura ben 18 metri! Perché è così lunga? Le versioni sono tante, però prima cosa bisogna fare chiarezza sul contenuto. C’è chi dice che vi sia custodito il corpo del santo chi invece il braccio. Una teoria vuole che ciò che è sepolto – corpo o braccio – cresca di un centimetro ogni anno. Altri sostengono che il profeta sia stato un gigante. Altri ancora forniscono una spiegazione più materialistica: con queste dimensioni trafugare la tomba è più difficile. Il mausoleo è stato recentemente restaurato. Il posto come abbiamo scritto è meta di pellegrinaggio da secoli: c’è chi viene a pregare, chi a chiedere guarigioni miracolose. Nell’antichità era anche un eremitaggio: chi voleva purificarsi spiritualmente rimaneva lunghi periodi nelle celle scavate nel fianco della collina per dedicarsi alla preghiera e alla lettura dei libri sacri.

Gur-e Amir

Gur-e Amir

Il Gur-e Amir, in tagiko Tomba del re, è il mausoleo di Tamerlano il grande conquistatore mongolo che nel Medioevo assoggettò larga parte dell’Asia centrale e occidentale, fondando l’Impero timuride. Tamerlano, le cui gesta furono tanto eclatanti da avere una forte eco anche in Europa, si considerava un discendente della stirpe di Genghis Khan e lo scrisse nero su bianco sul suo mausoleo. Questo personaggio titanico continuò a far valere la sua potenza anche dopo morto. Sulla sua tomba gravava una maledizione: guai e tragedie per chi l’avesse violata. “Chiunque violerà la mia quiete in questa vita o nella prossima, sarà soggetto ad inevitabili punizioni e miseria” riporta un’iscrizione all’interno. E sembra proprio che il terribile Tamerlano abbia più volte colto nel segno. Il settecentesco signore della guerra persiano, Nadir Shah, solo per aver tentato di aprirla morì assassinato. E la “violazione” per mano sovietica il 19 giugno 1941 avrebbe addirittura scatenato tre giorni più tardi l’Operazione Barbarossa, ovvero l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica. Al di là di queste spigolature horror, il Gur-e Amir è un monumento di grande valore, non solo storico, in quanto vi riposano i resti del celebre condottiero asiatico, ma anche sotto il profilo artistico, essendo diventato un modello di grande successo per l’architettura islamica. Il Taj Mahal ad Agracome e le grandi tombe Mughal di Humayun a Delhi sono ispirati al Gur-e-Amir. Le linee semplici enfatizzano la solenne monumentalità dell’edificio, coronato da una cupola blu brillante, innervata da profonde scanalature a coste che le conferiscono una sorprendente espressività. Le pareti esterne sono vivacemente decorate con piastrelle azzurre e bianche, organizzate in ornamenti geometrici ed epigrafici su uno sfondo di mattoni in cotto. La prima parte del complesso risale alla fine del XIV secolo, ne fanno parte le fondamenta della madrasa e del khanaka, il portale d’ingresso riccamente decorato con mattoni intagliati e vari mosaici, e uno dei quattro minareti. All’interno il mausoleo presenta un’incredibile ricchezza decorativa in contrasto con la semplicità dell’ambiente: una camera alta e grande con profonde nicchie ai lati. La parte inferiore delle pareti è ricoperta da preziose lastre di onice a loro volta decorate con raffinati dipinti.

Siab Bazaar

Siab Bazaar

In tutti i nostri articoli di viaggio consigliamo di visitare il mercato – o i mercati – locali per entrare subito nello spirito del luogo. A Samarcanda questo è ancora più vero. Essendo stata la città uno snodo cruciale lungo la Via della Seta, il Bazaar è uno dei luoghi più interessanti e antichi da vedere, dove le spezie, i tessuti, la frutta secca, la verdura, i manufatti artigianali, i colori straordinari, gli aromi intensi catturano i sensi del visitatore in maniera immediata appena varcato l’arco decorato con mosaico azzurro dell’ingresso principale. L’area del mercato è davvero grande; è una immensa superficie coperta, aperta sui lati, composta da ordinate file parallele di banchi per la vendita. Le file commerciali sono suddivise in base ai tipi di merci. Vi invitiamo e cercare subito la fila del pane per stupirvi della varietà di pani locali, circa 17, dalle forme, decorazioni e sapori più diversi. Se i pani di Samarcanda sono tanti, le spezie sono innumerevoli e altrettanto varia è la frutta secca; questo perché sono le merci intorno alle quali si è formato il mercato. Troverete anche alcune dolcezze “esotiche”, che sono diventate di casa qui dall’epoca degli antichi scambi commerciali: il navat, zucchero d’uva aromatizzato da spezie, il kazinaki, barrette di frutta secca e miele, parvarda, caramelle fatte con zucchero e succo di limone, pashmak, un dolce composto da fili di zucchero. Ovviamente come ogni mercato orientale che si rispetti è possibile assaggiare i prodotti prima dell’acquisto e contrattare sul prezzo fino allo sfinimento. E infine: quale occasione migliore per provare la cucina nazionale “espressa”! Il loro fast food o street food, come meglio vi va di chiamarlo, è veramente ottimo. Kebab, pilaf, zuppa shurpa, noodles lagman in zuppa di carne e verdure, pasticcini somsa, pasta al vapore khanim con verdure, il tutto accompagnato da tè verde. E dopo aver fatto il pieno di vertiginosi aromi e sapori, c’è tempo ancora – il mercato chiude di sera tardi – per cercare qualcosa da portare con sé, dirigendosi nella parte del bazaar dedicata all’artigianato. Da visitare anche soltanto per vedere gli artigiani all’opera; che siano lavori di incisione, intaglio o decorazione, la loro abilità e attenzione ai dettagli è magistrale. Come trovare Siab Bazaar? È vicinissimo alla grande moschea di Bibi-Khanum e alla moschea Hazrat Khizir; sono pochi minuti a piedi, l’olfatto vi guiderà! Quando è aperto Siab Bazaar? Tutta la giornata. I venditori giungono prima dell’alba e vanno via solo a tarda sera. È proprio il caso di dire che è un mercato che “non dorme mai”.

Moschea Bibi Khanum

Moschea Bibi Khanum

La Moschea Bibi Khanum, costruita tra il 1399 e il 1404, nel centro di Samarcanda, è la più grande del suo genere in Asia centrale, misura 109 x 167 metri e può ospitare quasi 10.000 fedeli. Fu costruita sotto il regno di Tamerlano (Timur in persiano) ed è stata completamente restaurata in anni recenti. Un cronista contemporaneo riferisce che il sovrano affidò il progetto ad architetti iraniani e indiani e utilizzò novantacinque elefanti per trasportare il materiale da costruzione. Altri dicono che sia stata edificata dalla moglie di Tamerlano, Saray Mulk Khanum (da cui il nome di Bibi Khanum). Qualunque sia la verità, la costruzione della moschea corrisponde all’anno successivo della campagna di Delhi dalla quale Tamerlano riportò un enorme bottino. Ma la costruzione di quest’opera non fu senza ostacoli; quando fu completato il portale di ingresso, Tamerlano lo trovò indegnamente basso e lo fece demolire, poi tagliò la testa ai responsabili. E affinché l’errore non si ripetesse, si occupò personalmente di assumere gli operai addetti ai profondi scavi necessari per ingrandire la porta; e per spronarli nelle loro fatiche, gli lanciava carne e monete d’oro. La costruzione della moschea terminò nel 1405, lo stesso anno in cui Tamerlano morì di febbre durante la sua campagna in Cina. Ma l’edificio era evidentemente nato sotto una cattiva stella e ben presto iniziò a mostrare segni di instabilità, la cupola iniziò a sgretolarsi facendo piovere pietre sui fedeli. Gli architetti, spinti dal desiderio di gigantismo del leggendario conquistatore, avevano reso la struttura troppo grande per sopportare il proprio peso e non sufficientemente stabile per un territorio spesso e volentieri scosso da terremoti. I successori di Tamerlano, impegnati in lotte intestine, non avevano né i mezzi né la motivazione per puntellare l’edificio che stava lentamente crollando. Nonostante ciò la sua distruzione fu un processo lento, sembra che la moschea sia stata usata almeno fino al XVII secolo, quando Yalangtush Bakhodur e costruì la nuova moschea Tilla Kori. Da quell’epoca in poi la moschea, che era stata il sogno megalomane di Tamerlano, languì nel cuore di Samarcanda, costantemente saccheggiata dei suoi marmi e materiali preziosi. Alla fine dell’Ottocento un terremoto le diede il colpo finale, abbattendo l’arco interno dell’ingresso principale. Sebbene fosse ancora in piedi, la cupola principale era lacerata da crepe e il tamburo stava per collassare. Rimase in questo stato fino agli anni 70, quando i sovietici puntellarono la struttura in rovina. La ristrutturazione avvenne negli anni ‘90, sotto il governo del primo presidente dell’Uzbekistan, Islam Karimov, che intraprese un’ampia opera di restauro degli edifici dell’era timuride.

Shah-i Zinde

Shah-i Zinde

Uno dei siti timuridi più interessanti e importanti di Samarcanda è lo Shah-i Zinde, un complesso di mausolei situato appena a nord-est della città. Il nome Shah-i-Zinda significa “Il re vivente”; si riferisce a Kusam Ibn Abbas, cugino del profeta Maometto, che secondo la leggenda, dopo essere stato decapitato, prese la sua testa e si rifugiò in un pozzo dove starebbe ancora vivendo. Il complesso funerario è composto da circa una ventina di mausolei che sono magnificamente rivestiti di piastrelle maiolicate in tutte le sfumature dell’azzurro e del blu. Lo Shah-i Zinde contiene frammenti di alcune delle prime strutture islamiche conosciute a Samarcanda, ma la maggior parte degli edifici sopravvissuti risalgono al XIV e XV secolo. La parte più antica del complesso si trova all’estremità nord. Qui troviamo diversi edifici, tra cui il mausoleo e la moschea di Kusam-Ibn-Abbas. Tra gli edifici interessanti segnaliamo: la tomba di Shadi Mulk Aga, considerata uno dei monumenti più belli dell’ensemble Shah-i-Zinda. È anche la prima delle tombe di epoca timuride, costruita nel 1371. Grazie alla sopravvivenza della maggior parte delle fasce calligrafiche ornamentali della facciata, si sa con esattezza chi vi è sepolto, chi ha sponsorizzato la tomba e persino il nome dell’architetto. L’intero edificio è straordinariamente ben fatto; inoltre la decorazione originale si è conservata quasi del tutto intatta sia all’esterno che all’interno, compreso il rivestimento maiolicato della cupola a forma di stella.

La Tomba di Shirin Bika Aga (1385)
Questa imponente struttura è la seconda tomba sul lato destro dell’ingresso della necropoli. Il mausoleo era molto danneggiato, ma è stato meticolosamente riportato al suo splendore originale. Secondo gli studiosi è il primo monumento del complesso ad essere stato rivestito interamente di tessere di mosaico; un’innovazione costosa e laboriosa attribuita all’arrivo in città di artigiani iraniani; prima si utilizzavano piastrelle dipinte più grandi che erano molto più semplici da produrre. Altri edifici da non perdere sono il mausoleo di Ali Nasafi (costruito tra il 1360 e il 1380); quello di Amir Hoseyn ibn Qara Qutlugh, probabilmente un alto funzionario dell’esercito di Timur, morto nel 1376.

Registan

Registan

Nell’Asia centrale le piazze principali erano chiamate Registan, che significa “luogo sabbioso”. Il Registan di Samarcanda è uno dei luoghi storici più significativi della città ed accoglie il visitatore con la sua olimpica magnificenza. Le quinte della piazza sono tre madrase, ovvero delle scuole islamiche – oggi le definiremmo università – dove si insegnava matematica, teologia, astronomia e filosofia. La più antica è Ulugbek, costruita sul lato occidentale della piazza nel 1417-20 dall’omonimo sovrano che fu anche un grande astronomo e matematico. Le stelle sul portale riflettono l’amore per l’astronomia di Ulugbek. Sotto le piccole cupole angolari c’erano le aule, dove il sovrano in persona teneva periodicamente delle lectio magistralis; ora questi spazi ospitano mostre su Ulugbek, comprese copie dello ‘Zij’, un suo scritto sull’astronomia e miniature raffiguranti astronomi dell’Asia centrale al lavoro. Sul retro c’è una grande moschea, il cui interno è tutto dipinto di blu, e un’austera aula didattica su un lato. Le altre medrase sono state costruite nel XVII secolo dall’emiro Shaybanid Yalangtush. Il portale d’ingresso della madrasa di fronte a Ulugbek, Sher Dor, cioè porta dei leoni, è decorato con una scena di caccia raffigurante degli animali fantastici, una specie di incrocio tra leoni e tigri; alle spalle delle belve sorgono dei bizzarri soli antropomorfi, ispirati allo zoroastrismo. Al centro del Registan c’è Tilla-Kari nome che significa Ricoperta d’Oro, questa Madrasa è stata completata nel 1660. Ha una facciata principale a due piani e un vasto cortile circondato da ambienti dormitorio, con quattro gallerie lungo gli assi. Sul lato sinistro del cortile sorge una stupenda moschea, finemente decorata con blu e oro per simboleggiare la ricchezza di Samarcanda. All’interno della moschea c’è un’interessante galleria di immagini con foto della vecchia Samarcanda. La maggior parte degli ex dormitori delle medrase sono ora negozi d’arte e di souvenir. Gli amanti degli effetti speciali ameranno lo spettacolo di suoni e luci che ammanta il Registan di sera. Per visitare il Registan si paga un biglietto d’ingresso valido per tutto il giorno; questo vuole dire che nella stessa giornata si può tornare a visitare il sito senza limiti, così da poter ammirare e fotografare il complesso durante le varie ore della giornata. L’ensemble Registan è aperto sette giorni su sette: gli orari sono: dal 20 novembre al 20 febbraio, dalle ore 08-00 alle ore 20-00; dal 20 febbraio al 20 novembre, dalle ore 07-00 alle ore 24:00. È possibile acquistare un biglietto elettronico sul sito: http://www.registon.uz.

Non sbagliate abbigliamento

Non sbagliate abbigliamento

L’itinerario proposto contempla ambienti molto diversi, città, parchi, boschi, coste, isole e zone lacustri. Quindi anche se programmate il viaggio in piena estate, quando le temperature sono di giorno oltre i 20° gradi, in alcune città come Quebec City e Montreal ultimamente si sfiorano i 30 gradi, considerate che su 30 giorni 15 sono di pioggia, o pioggerellina che sia, quindi l’impermeabile non può mancare; vi servirà anche alle cascate del Niagara e nelle crociere per vedere le balene. Poi ci sono le temperature molto più fresche, soprattutto di notte, dei parchi come Algonquin provincial Park. Però, andando sulla penisula di Bruce e sull’isola di Manitoulin, potrebbe servirvi anche un costume! Quindi mettete in valigia tutto: dal costume al piumino, dalle flip flop alle scarpe da trekking, dal cappello di lana a quello parasole. E soprattutto improntate l’outfit sull’abbigliamento a cipolla, che non ha mai lasciato in panne nessuno.

Parco Nazionale Forillon

Parco Nazionale Forillon

Sono tanti i punti sulla terra considerati “fine del mondo”, quel vagheggiato limite oltre il quale non c’è più nulla. Benché ormai sappiamo tutto del nostro pianeta, questi luoghi mantengono sempre una certa aura romantica, che ha sempre il suo fascino. Anche la penisola canadese di Gaspé ha il suo bout du monde e si trova nel Parco Nazionale di Forillon, all’estremità orientale del territorio. Il parco è ricco di attrazioni naturali e di sentieri che potrete scoprire sul sito: https://www.pc.gc.ca/en/pn-np/qc/forillon. Qui invece ci concentreremo sul punto detto Land’s End ovvero Cap-Gaspé, dove si trova anche un bel faro. Il modo più semplice per raggiungere il faro di Cap-Gaspé è entrare nel settore sud del parco di Forillon e proseguire lungo la strada finché termina. Questa zona è l’Anse-aux-Amérindiens; qui bisogna lasciare l’auto e proseguire a piedi. Il sentiero per il Cap-Gaspé, 4 km, è abbastanza facile, tranne per l’ultima parte in salita; lo sforzo però verrà ricompensato dalla soddisfazione di vedere da vicino il faro di Cape Gaspé che, arroccato in cima a una scogliera alta 95 metri, guida i navigatori da oltre 140 anni. Il faro non si trova sul punto preciso dove finisce il mondo, ovvero l’estremo oriente della penisola gaspesiana. Per arrivarci bisogna percorrere un breve sentiero in discesa che conduce a un belvedere affacciato sul mare e sulle alte pareti rocciose. È la fine del mondo? Certo, lo dice anche il cartello! Il selfie scatta in automatico.

Rivière-du-Loup

Rivière-du-Loup

Guidando lungo la sponda meridionale del San Lorenzo si giunge a Rivière-du-Loup. A soli 200 km a est di Québec City, questa città è facilmente accessibile tramite la panoramica Route 132, che continua fino alla punta della Penisola di Gaspé. Situata nella magnifica regione di Bas-Saint-Laurent, questa piccola cittadina da sempre popolare destinazione turistica per gli abitanti delle grandi città, è un ottimo punto di sosta per un itinerario nella penisola di Gaspé. Ma è anche la base per l’osservazione delle balene: infatti il tratto del fiume San Lorenzo da Rivière-du-Loup a Tadoussac è considerato uno dei posti migliori al mondo per vedere le balene. Le crociere (www.croisieresaml.com) partono dal porto turistico di Riviere du Loup; l’escursione dura 3 ore e mezzo, e costa circa 75 dollari a testa, ma esistono pacchetti scontati per famiglie. Un’altra interessante escursione è quella che conduce all’arcipelago Pot a l’Eau-de-Vieu, costituito da tre piccole isole che si collegano con la bassa marea: Gros Pot, Petit Pot e Pot du Phare. Il nome dell’arcipelago (vecchia pentola d’acqua) è nato durante il dominio francese quando i marinai paragonavano al brandy l’acqua piovana bruno-rossastra raccolta nelle sacche di queste isole rocciose e la forma di quelle sacche a vasi di brandy. La leggenda vuole che i contrabbandieri del proibizionismo nascondessero alcol in un’area sulla sponda nord del Gros Pot, ora chiamata “le trou de la contrebande. La meta più visitata dell’arcipelago è il faro, costruito nel 1860-1861 sulla punta sud-orientale di Pot du Phare. Parte di una rete di fari e situato in una posizione strategica al centro del fiume San Lorenzo, il faro sull’Île du Pot à l’Eau-de-Vie ha notevolmente contribuito a una navigazione fluviale più sicura e all’aumento del traffico marittimo sul fiume. Ciò ha permesso al St. Lawrence Seaway di rimanere un asse importante dello sviluppo economico del paese nel XVIII e nel XIX secolo. Oltre il valore storico, la struttura sull’Île du Pot à l’Eau-de-Vie è un eccellente esempio architettonico di casa faro, unica sopravvissuta sull’arcipelago. La sua alta torre circolare, che emerge dal centro dell’edificio con un tetto in metallo rosso, la sua lanterna e la cupola in rame dipinto di rosso, spiccano sull’aspro promontorio roccioso e sono visibili da molto lontano. Info sull’escursione: https://www.bonjourquebec.com/en/listing/things-to-do/heritage-sites-and-attractions/boat-tours/the-pot-cruise-207907838.

Quebec City

Quebec City

Quebec City, il primo insediamento europeo in Canada. con 400 anni di vita alle spalle, è stata a lungo un ponte tra l’Europa e le Americhe, per il suo ruolo storico di crocevia culturale e geografico. Lo status di Patrimonio dell’Umanità, conferito dall’Unesco, contribuisce alla sua fama internazionale, benchè il suo fascino sia indubitabile. Chi visita Quebec city ci torna volentieri. La città fu fondata nel 1608 dall’esploratore francese Samuel de Champlain. La posizione arroccata su Cap Diamant, una grande formazione rocciosa sulla riva del fiume San Lorenzo, la rendeva facilmente difendibile, ma la vicinanza all’importante via fluviale la condannava alle contese. Infatti fu teatro di scontri tra coloni francesi e inglesi, e fu anche attaccata durante la rivoluzione americana. Quebec City è divisa tra città alta e la città bassa sulle rive del fiume. Ripide stradine, lunghe scalinate e una comoda funicolare congiungono le due zone. La città alta, dove si trovava il Forte Saint Louis, è rimasta per secoli il centro militare e amministrativo della città. La maggior parte degli edifici risale al XIX secolo, anche se ne rimangono anche alcuni dei secoli XVII e XVIII. Da vedere nella città alta: Il Fairmont Le Château Frontenac, hotel storico di Quebec City (vd.foto), risale al 1893 e si può visitare: https://www.quebec-cite.com/en/what-to-do-quebec-city/tour-chateau-frontenac. La Citadelle de Québec, costruita dagli inglesi tra il 1820 e il 1850, in cima al famoso Cap Diamant, è la più grande fortezza britannica del Nord America. La Cattedrale Notre-Dame de Québec, situata nel cuore di Old Québec, questa basilica cattedrale ospitò la prima parrocchia cattolica a nord delle colonie spagnole. Il museo nazionale di Belle Arti, una collezione di 22.000 pezzi d’arte tradizionale del Québec. La Città Bassa è il quartiere storico situato ai piedi del Cap Diamant, dove vivevano e lavoravano artigiani e mercanti inglesi e francesi. Da vedere: Notre-Dame-des-Victoires, una delle chiese più antiche del Nord America; iniziata nel 1687 sul sito dell’abitazione di Champlain, completata nel 1723. Antiques district, ricca di negozi di antiquariato, caffè, ristoranti, boutique hotel e gallerie d’arte Old Port, risalente al XVII secolo. È stato uno dei porti più trafficati del continente. Oggi è il posto più cool per la nightlife estiva. Molti gli eventi che si tengono in città: https://www.ville.quebec.qc.ca/en/citoyens/art-culture/grands-evenements/index.aspx.