Venire in inverno

Venire in inverno

Soggiornare ad Ancona non presenta particolari controindicazioni: è una città con una buona qualità della vita, abbastanza sicura e con diverse opportunità di svago. A cercare il pelo nell’uovo, forse, è preferibile non venire nei mesi invernali, diciamo da dicembre a febbraio, ma è un suggerimento assolutamente non vincolante. Un consiglio che nasce dalla considerazione di più aspetti: l’offerta ricettiva è un po’ più limitata; musei e altri luoghi di interesse praticano quasi tutti orari ridotti; e il clima che, seppur temperato, risente dei venti freddi provenienti dalla Russia ed è sicuramente più piovoso rispetto al resto dell’anno.

I dintorni di Ancona

I dintorni di Ancona

Il Passetto di cui abbiamo appena parlato fa parte del Parco Naturale del Conero, ente istituito alla fine degli anni ’80 del secolo scorso per preservare e valorizzare il patrimonio paesaggistico-ambientale dei comuni di Ancona, Sirolo, Numana e Camerano. Mare e montagna sono i punti a favore di questo parco che negli ultimi anni ha registrato una notevole crescita turistica grazie alla disponibilità di spiagge bellissime (segnaliamo, tra le altre, le spiagge delle Due Sorelle e di Portonovo) e sentieri escursionistici per gli appassionati di trekking e mountain bike. Non è finita, perché poco distante da Ancona (ca. 30 km) c’è Loreto, paese al confine con Macerata, famoso per il suo santuario, il principale luogo di culto mariano al mondo dopo Lourdes.

Passetto

Passetto

In Piazza IV Novembre, ai piedi del Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, c’è il Passetto, la spiaggia cittadina di Ancona. Va detto subito che non si tratta di un’arenile sabbioso: il Passetto è una spiaggia pietrosa e dal punto di vista ambientale non è un luogo di particolare pregio, eccezion fatta per il mare che invece è pulitissimo. A rendere speciale questa località sono le grotte che si susseguono lungo la linea di costa. Scavate agli inizi del ‘900 per il ricovero delle imbarcazioni da pesca e da diporto degli anconetani, queste cavità nel tempo sono state riadattate e ammodernate a uso residenziale e turistico. Con gli anni si è venuto a creare un ambiente coloratissimo e decisamente sui generis che da un lato testimonia il grande amore degli anconetani per il mare, dall’altro funziona anche come attrazione per i visitatori che arrivano in città. Il Passetto è raggiungibile a piedi da un sentiero che attraversa la falesia oppure, durante la stagione turistica, tramite un ascensore che parte dalla retrostante pineta (vd. foto). Da vedere! 

Parco del Cardeto

Parco del Cardeto

Un parco urbano a ridosso del centro storico è una rarità di cui andar fieri. Nel caso del Parco del Cardeto, poi, oltre all’elevato valore paesaggistico-ambientale bisogna considerare anche quello storico-culturale. L’area, infatti, vanta diversi punti di interesse che raccontano la storia della città. Basti pensare al Campo degli Ebrei, uno dei cimiteri ebraici più grandi d’Europa con 178 cippi funerari dal XV e il XIX secolo; o al Vecchio Faro, voluto nel 1860 da Pio IX, e rimasto attivo fino alla seconda metà del ‘900. Dettaglio non da poco, nei pressi di questo faro c’è un piccolo edificio rettangolare da cui, nei primi del ‘900, Guglielmo Marconi condusse i suoi primi esperimenti col telegrafo. Ancora, nei pressi del Monte Cardeto che dà il nome al parco c’è la Polveriera Castelfidardo, recentemente restaurata e trasformata in auditorium, senza dimenticare che in questo polmone verde di 35 ettari sono state ritrovate tracce dei primi insediamenti piceni. Insomma, il Parco del Cardeto abbina natura e cultura e dal 2005, anno della sua inaugurazione, rappresenta un fiore all’occhiello della città di Ancona e delle Marche tutte. Da vedere!

Arco di Traiano

Arco di Traiano

L’Arco di Traiano, all’estremità orientale del porto, è senza dubbio tra le cose più importanti da vedere ad Ancona. Molte guide, addirittura, mettono il monumento al primo posto tra i punti di interesse della città, e non c’è dubbio che dal punto di vista storico l’opera abbia un’importanza notevole. A volerne l’edificazione, attorno al 100 d. C. fu il Senato di Roma, che in questo modo intese ringraziare l‘imperatore Traiano, artefice, a sue spese, dell’ampliamento del porto di Ancona. L’infrastruttura serviva sì a migliorare i commerci ma, soprattutto, era funzionale alla campagna militare per la conquista della Dacia, regione storica coincidente con la gran parte dell’Europa centrale. L’esecuzione dell’arco venne affidata a un tale Apollodoro di Damasco, architetto di origini siriane al servizio dell’imperatore Traiano per conto e in nome del quale realizzò diverse altre opere a Roma, e non solo. Venendo all’oggi, l’Arco di Traiano di Ancona, pur privato della maggior parte dei suoi elementi decorativi, e pur inserito in un contesto urbanistico completamente diverso rispetto a quello in cui vide la luce, ha conservato intatte maestosità e fascino testimoniando l’importanza strategica e soprattutto la dimensione cosmopolita della città. Da vedere!   

Museo Archeologico Nazionale delle Marche

Museo Archeologico Nazionale delle Marche

A neanche 500 metri dalla Pinacoteca F. Podesti c’è Palazzo Ferretti, sontuoso edificio del ‘500 al cui interno, dal 1958, è ospitato il Museo Archeologico Nazionale delle Marche. In tutto una trentina di sale suddivise in 4 sezioni: Preistorica, con un’incredibile serie di reperti (incisioni, attrezzi da lavoro ecc.) che vanno dal Paleolitico all’Età del Bronzo; Protostorica, il cui focus è sulla civiltà picena e sui contatti di questa coi greci e col mondo etrusco (dal IX al III secolo a. C.); Greco-ellenistica, con tutta una serie di reperti risalenti alla colonizzazione dorica; infine la Sezione Romana, tra i cui reperti spicca la riproduzione dei Bronzi Dorati da Cartoceto (gli originali si trovano a Pergola, in provincia di Pesaro Urbino, e sono al centro di una querelle). Insomma, il Museo Archeologico Nazionale delle Marche ad Ancona è tappa imprescindibile per chiunque sia realmente interessato ad approfondire il genius loci della città e dell’intera regione. Per maggiori informazioni: www.musei.marche.beniculturali.it.

Pinacoteca Civica “Francesco Podesti”

Pinacoteca Civica "Francesco Podesti"

In vicolo Foschi, proprio di fianco alla Chiesa di Santa Maria della Piazza, c’è l’ingresso della Pinacoteca Civica di Ancona intitolata al pittore locale Francesco Podesti (1800 -1895). Suo il contributo determinante per l’apertura di questo spazio museale, anche se l’attuale ubicazione all’interno di Palazzo Bosdari risale al 1973. La pinacoteca ospita centinaia di opere d’arte per un arco temporale di circa 500 anni, dal XIV al XIX secolo. Per dare un’idea dell’importanza del luogo, senza pretesa di esaustività, ricordiamo i quadri di Tiziano, del Guercino, di Carlo Crivelli e di Lorenzo Lotto. Non è finita, perché nella Galleria di Arte Moderna c’è spazio per alcune opere di Carlo Levi, pittore e scrittore torinese famoso al grande pubblico per il romanzo autobiografico “Cristo si è fermato a Eboli”. Da vedere! 

Cattedrale di San Ciriaco

Cattedrale di San Ciriaco

Il Duomo di Ancona, in cima al colle Guasco, con una magnifica vista sulla città, è la prova regina dell’influenza levantina fin qui più volte richiamata. Innanzitutto, diversamente dalla maggior parte delle chiese cattoliche, che sono a croce latina (navata e transetto sono di lunghezza diversa), la cattedrale anconetana, come da tradizione bizantina, è a croce greca (navata e transetto hanno la stessa lunghezza e si intersecano esattamente a metà). Il secondo aspetto ha a che fare proprio con San Ciriaco, il patrono della città, proveniente da Gerusalemme. E sono proprio le spoglie del santo, tuttavia visibili solo nel mese di maggio, una delle attrazioni più importanti del Duomo di Ancona. Vengono esposte nella Cripta dei Protettori, nella navata sinistra, e sono oggetto di venerazione da parte dei fedeli, tanto più dopo che un’autopsia ha confermato il martirio per mano dei romani. Ovviamente, c’è molto altro da vedere: la facciata esterna, mirabile esempio di stile romanico; i leoni in marmo rosso di Verona davanti al portale d’ingresso; le colonne romane che delimitano l’interno; la Cappella della Madonna nella navata di destra. Insomma, c’è davvero da rimanere a bocca aperta. A stupire, inoltre, è la storia antichissima di questo luogo di culto che sorge su una basilica paleocristiana intitolata a San Lorenzo (VI secolo d.C.) a sua volta edificata su un precedente tempio greco dedicato a Venere Euplea (IV secolo a.C.). Consiglio extra: se c’è modo e tempo val la pena visitare anche il vicino Anfiteatro Romano.   

Chiesa di Santa Maria della Piazza

Chiesa di Santa Maria della Piazza

A poche centinaia di metri dalla Loggia dei Mercanti, sempre a ridosso del porto, la Chiesa di Santa Maria della Piazza è un altro passaggio obbligato di una visita ad Ancona. Anche a volerla saltare, infatti, magari per fare visita alla più famosa Cattedrale di San Ciriaco, questa chiesa si impone all’attenzione del turista grazie alla stupenda facciata in marmo di derivazione bizantina. Il ricorso ad archetti ciechi come motivi decorativi dell’esterno, tema peraltro condiviso con altre chiese marchigiane e toscane, conferma la forte influenza levantina sulla città, non a caso conosciuta pure coll’appellativo di “Porta d’Oriente”. All’interno, invece, l’edificio si presenta a tre navate e a croce latina, col particolare, però, di un transetto sopraelevato aggiunto in un secondo momento rispetto all’impianto originario del XIII secolo. Altro motivo di fascino la presenza, nei sotterranei della chiesa, dei resti di una basilica paleocristiana con ogni probabilità intitolata a Santo Stefano. Parliamo di un fonte battesimale, di tracce di antichi affreschi e delle fondamenta di un altare maggiore: tutti reperti collocabili tra il IV e il VI secolo d.C. Non manca, ovviamente, la leggenda di riferimento secondo cui quest’antica basilica sarebbe stata intitolata a Santo Stefano perché un marinaio, testimone del martirio del santo, avrebbe raccolto una pietra che ne aveva colpito il gomito durante la lapidazione e con quella avesse disposto, successivamente, l’edificazione di un luogo di culto dedicato al martire. La storia, raccontata da Sant’Agostino in persona, spiegherebbe anche l’etimo del nome della città: Ancona dal greco “ankòn” che significa appunto gomito.

Loggia dei Mercanti

Loggia dei Mercanti

Naturalmente tra le tappe imperdibili di una visita ad Ancona non c’è solo Piazza del Plebiscito. Pure la Loggia dei Mercanti, sede della Camera di Commercio, merita una visita foss’anche solo dall’esterno. È sufficiente, infatti, ammirare la facciata in pietra d’Istria di questo palazzo per trovare conferma della già più volte richiamata centralità di Ancona negli scambi marittimi e commerciali. A volerne l’edificazione, alla fine del XIV secolo, fu il Senato degli Anziani, istituzione di età comunale, e per la realizzazione degli esterni, attorno al 1450, fu chiamato un giovane ed estroso scultore croato, tale Jurai Dalmatinac, che si rifece allo stile gotico ammirato a Venezia. Un secolo dopo, a seguito di un incendio, fu necessario un intervento di restauro affidato a un altro grande architetto, tale Pellegrino Tibaldi. L’intervento di quest’ultimo, risalente al 1558, è resistito nei secoli, perfino ai bombardamenti alleati che all’indomani dell’armistizio del 1943 colpirono duramente la città. E sono proprio le vicissitudini storiche, oltre agli aspetti artistici e architettonici cui si è accennato, che fanno del palazzo Loggia dei Mercanti, nell’omonima strada (Via della Loggia), a due passi dal porto, meta irrinunciabile di una visita in città. Da vedere!

Piazza del Plebiscito

Piazza del Plebiscito

Piazza del Plebiscito non è solo il cuore della vita notturna di Ancona ma è anche un compendio perfetto sulla storia della città. Del resto, per rendersene conto, basta soffermarsi a riflettere sul nome, evocazione dei plebisciti risorgimentali chiamati a ratificare l’annessione al Regno d’Italia. Non solo, perché al centro della piazza, c’è la statua di Clemente XII, il pontefice che incaricò Luigi Vanvitelli di realizzare la Mole prima ricordata e di ampliare il porto in modo da accrescere gli scambi commerciali della città. Ancora, sempre in piazza del Plebiscito c’è il rinascimentale Palazzo del Governo (oggi sede della Prefettura), mentre in cima alla piazza c’è la Chiesa di San Domenico, al cui interno c’era un importante Crocifissione del pittore Tiziano, oggi esposta nella vicina Pinacoteca Podesti. In ultimo, ma solo per ragioni espositive, il Museo della Città ricavato negli spazi dell’ex Ospedale di San Tommaso di Canterbury. Insomma, che la si frequenti per la movida o per approfondire la conoscenza della città, Piazza del Plebiscito è tappa imperdibile di una visita ad Ancona.

Mole Vanvitelliana

Mole Vanvitelliana

Al centro del porto di Ancona c’è un’imponente isola artificiale progettata dall’architetto Luigi Vanvitelli su mandato di Papa Clemente XII. L’opera – per la cui realizzazione occorsero 14 anni, dal 1732 al 1746 -, aveva molteplici funzioni: mercantile, perché c’era spazio a sufficienza per stoccare le merci in entrata nel porto di Ancona; sanitaria per isolare cose, e soprattutto persone, provenienti da lontano e perciò potenziali incubatori di malattie (al centro della piazza c’è un piccolo tempio intitolato a San Rocco, protettore degli appestati); infine difensiva, essendo una vera e propria cittadella chiusa da mura pentagonali (non a caso, nel 1860, la Mole fu al centro della battaglia per la sottrazione della città allo Stato Pontificio). Dopo l’Unità d’Italia, il Lazzaretto, l’altro nome con cui è conosciuto l’edificio, ha cambiato più volte destinazione d’uso, alternando vocazione industriale e mercantile. Negli anni ’90 del secolo scorso, dopo l’affidamento alla Soprintendenza delle Marche e l’acquisizione a patrimonio comunale dal demanio, si realizza l’ultimo step della Mole Vanvitelliana, finalmente restituita alla fruizione pubblica con l’organizzazione di spazi espositivi (segnaliamo il Museo Tattile Omero), congressuali e sociali. Per maggiori informazioni: www.lamoleancona.it.

Occhio alle strade e alla scelta dell’hotel

Occhio alle strade e alla scelta dell'hotel

Per una vacanza in Umbria controindicazioni vere e proprie non ce ne sono. Certo, nei centri di maggiore afflusso possono verificarsi piccoli furti ma niente di socialmente allarmante. Perciò, a parte evitare di lasciare incustoditi o troppo in mostra gli oggetti personali c’è da stare assolutamente tranquilli. L’unica cosa a cui bisogna prestare un po’ più attenzione sono le strade. Come abbiamo avuto modo di vedere, l’Umbria è fatta perlopiù di graziosi borghi medievali, tutti saliscendi e strade acciottolate. Insomma, luoghi bellissimi da visitare ma non sempre comodi da fare a piedi sia che ci si muova con carrozzini e figli piccoli che con persone a mobilità ridotta. A maggior ragione in quest’ultimo caso, bisogna fare attenzione anche alla scelta della struttura ricettiva: alla sua ubicazione – che non sia troppo lontana dai punti di interesse che si intende visitare -, e soprattutto ai servizi offerti.

Todi

Todi

Per Todi vale quanto detto in precedenza per Gubbio (vd. punto 3). Siamo al cospetto di un borgo medievale perfettamente conservato, tant’è che la cosa migliore è perdersi tra le sue stradine acciottolate e godere dei particolari urbanistici e architettonici che il territorio offre in gran quantità. Una quieta meraviglia che è valsa alla comunità tudertina l’appellativo di “città ideale“, e basta mettere piede nella centralissima Piazza del Popolo per rendersene conto. In questa piazza sono concentrati i maggiori punti di interesse del territorio: all’estremità nord-occidentale c’è il Duomo intitolato all’Annunziata; dall’altro lato, i contigui Palazzo del Popolo e Palazzo del Capitano; e infine, a chiudere questo scrigno di bellezza, nonché cuore pulsante della città, il rinascimentale Palazzo dei Priori. Non è finita perché poi c’è il capitolo chiese: della cattedrale abbiamo già detto, ma ce n’è perlomeno un’altra (in realtà tutte meriterebbero una visita) che vale la pena vedere: parliamo della stupenda Chiesa di San Fortunato, capolavoro dello stile gotico, al cui interno sono custodite le spoglie del personaggio storico più illustre della città: il poeta medievale Jacopone (da Todi, appunto) venerato come beato dalla Chiesa cattolica. Menzione dovuta, infine, per Todi sotterranea. Sotto Piazza del Popolo, infatti, si apre una fitta rete di cunicoli, gallerie e cisterne realizzate perlopiù in epoca romana per l’approvvigionamento idrico della città. Da vedere!  

Orvieto

Orvieto

In una lista di cose da fare e vedere in Umbria, Orvieto non può certo mancare all’appello. Poco importa la posizione: noi l’abbiamo messa all’undicesimo posto ma, venendo da sud, dal confinante Lazio, potrebbe benissimo essere al primo. E se non al primo, sicuramente ai primissimi posti Orvieto merita di stare sia dal punto di vista paesaggistico-ambientale che da quello artistico. La città, infatti, è abbarbicata su una rupe e, a vederla dall’autostrada, desta prima stupore e poi, man mano che ci si avvicina, meraviglia. Artisticamente, invece, le frecce all’arco sono moltissime, anche se un’attrazione spicca su tutte le altre: la Cattedrale Santa Maria Assunta. L’imponente facciata del Duomo di Orvieto è considerata una delle massime espressioni del gotico italiano, ma il meglio è sicuramente all’interno: il riferimento è alla Cappella di San Brizio, universalmente riconosciuta come uno dei capolavori dell’arte italiana per via degli affreschi, realizzati a 40 anni di distanza l’uno dall’altro, dal fiorentino Beato Angelico e dall’aretino Luca Signorelli, raffiguranti il Giudizio Universale. Come detto, il percorso storico-artistico della città si compone di molti altri capitoli. Senza pretesa di esaustività ne segnaliamo altri due: il Museo Archeologico Nazionale (Palazzi Papali) e il Museo Etrusco “Claudio Faina”. Insieme, questi due complessi, rappresentano la summa delle storia antica della città e pertanto sono tappa obbligata per chiunque sia interessato ad approfondire il genius loci del territorio. Menzione obbligata, inoltre, per la Torre del Moro, dalla cui cima, al termine di 240 scalini, si gode un magnifico sky line di Orvieto; per il Pozzo di San Patrizio, pozzo di 62 metri realizzato nel 1527 per l’approvvigionamento idrico della città; e last but not least per Orvieto Underground, percorso sotterraneo che arrichisce ulteriormente l’offerta turistica cittadina.