Piazza Grande

Piazza Grande

Da Piazza Quaranta Maritiri, punto di partenza di una visita a Gubbio; a Piazza Grande in assoluto il luogo più amato sia dai locali che dai turisti. La particolarità di questa piazza è che si tratta di uno spazio pensile, sorretto da una serie di archi e volte che la sopraelevano sugli ambienti circostanti. A lato di questa piazza, che sicuramente da un punto di vista urbanistico rappresenta uno dei momenti più alti di età comunale, si trova Palazzo dei Consoli di cui parleremo più diffusamente nel prossimo paragrafo. Da vedere! 

Piazza Quaranta Martiri

Piazza Quaranta Martiri

Canonicamente la visita di Gubbio parte da Piazza Quaranta Martiri. Diversi i motivi che giustificano la scelta: il primo, fin troppo banale, è che parte della piazza è adibita a parcheggio intercettando così i visitatori che si muovono in auto; in secondo luogo, perché consente una visuale dal basso verso l’alto della città con lo sfondo di quel Monte Ingino che coi suoi 900 metri sovrasta Gubbio; in ultimo, ma solo per esigenze espositive, per la sua importanza storica. Storicità che si dipana lungo diversi fili: quello medievale, essendo stata per secoli sede del mercato cittadino; quello religioso, stante la vicinanza con la Chiesa di San Francesco, si dice edificata sulla casa dell’antica famiglia eugubina degli Spadalonga che per prima accolse il santo di Assisi dopo l’estromissione dalla dimora paterna; infine la storia repubblicana: il nome alla piazza, infatti, ricorda un terribile eccidio compiuto nel 1944 dai nazisti a danno della popolazione locale. Insomma, Piazza Quaranta Martiri è sì la base di partenza per una visita a Gubbio, col valore aggiunto, però, di avvisare fin da subito il turista della straordinaria importanza storico-culturale della città che ci si appresta a visitare.

Venire in inverno

Venire in inverno

Visitare Urbino non presenta alcuna controindicazione, La qualità della vita è buona, la circolazione automobilistica non presenta grosse criticità, i servizi pubblici sono efficienti, e soprattutto non ci sono episodi significativi di criminalità. Insomma, non c’è niente a cui dover prestare particolare attenzione. A trovare il pelo nell’uovo, dunque, l’unica cosa da non fare, è venire in pieno inverno (a meno, ovviamente, di motivi diversi dalla vacanza). Al contrario, da maggio a ottobre, da primavera inoltrata ad autunno inoltrato, temperatura, piovosità, giornate di sole, è tutto gradevole e propizio a un viaggio senza pensieri.

I dintorni di Urbino

I dintorni di Urbino

La regione informale del Montefeltro lambisce Emilia Romagna, Umbria e Toscana e basta già questo come indizio dell’enorme patrimonio paesaggistico-ambientale e storico-culturale di cui dispone il territorio. Varietà che emerge anche circoscrivendo il raggio d’azione alla sola provincia di Pesaro-Urbino: Fermignano, Urbania, Frontino e Gradara, per citare i paesi più famosi, meritano ognuno una visita, tanto più che sono facilmente raggiungibili sia in auto che coi mezzi pubblici. Menzione speciale per Gradara (vd. immagine) il cui castello e il cui borgo sono stati il palcoscenico della storia d’amore di Paolo e Francesca, protagonisti del V Canto dell’Inferno della Divina Commedia di Dante. Da non perdere!

Cucina tipica di Urbino

Cucina tipica di Urbino

Carne bovina (ovviamente di razza marchigiana), ma anche cacciagione (lepri, fagiani, cinghiali), salumi, senza dimenticare castagne, funghi, tartufi e vino, soprattutto rosso. Insomma, la cucina di Urbino, e per estensione tutta la gastronomia del Montefeltro, è prevalentemente di terra. Menzione particolare per il Bostrengo, dolce tipico del Montefeltro (a base di frutta secca, pane raffermo, uova, burro ecc.) compendio perfetto delle radici terragne del territorio testé richiamate. Occhio però, perché prevalente non vuol dire esclusivo: Pesaro (con cui Urbino fa provincia); Ancona; San Benedetto del Tronto, Rimini sono tutte poco distanti. Perciò, la cucina marinara non è estranea da queste parti.

Chiesa di San Bernardino

Chiesa di San Bernardino

Restando in tema “panorama”, dopo quello della Fortezza Albornoz, val la pena ammirare anche quello della Chiesa di San Bernardino a meno di tre chilometri dal centro abitato di Urbino. Questa chiesa fu voluta da Francesco da Montefeltro con l’intento esplicito di farne il mausoleo di famiglia (ci sono i cenotafi di Francesco e di suo figlio Guidobaldo). Il progetto venne affidato all’architetto di corte Francesco di Giorgio Martini che, pare, si avvalse della collaborazione del giovane Donato Bramante, in seguito assurto a fama imperitura per le sue abilità di pittore e architetto (per dirne una, suo il progetto della Basilica di San Pietro a Roma).Ma l’elenco degli artisti in qualche modo legati a questa chiesa dalle linee semplici e austere, non si esaurisce al solo Bramante. Fino al 1810, infatti, ad affrescarne l’altare c’era una tela di Piero della Francesca, in seguito traslocata presso la Pinacoteca Brera di Milano. Insomma, arte, storia, paesaggio sono le tre virtù di Urbino e questa piccola chiesa, con annesso convento francescano, ne sono fulgida testimonianza. Da vedere!  

Parco della Resistenza e Fortezza Albornoz

Parco della Resistenza e Fortezza Albornoz

Dopo il pieno d’arte presso la Casa di Raffaello ci sta rilassarsi con qualcosa di meno impegnativo ma altrettanto stimolante. Come appunto il bel panorama di Urbino che si scorge dal Parco della Resistenza, tutt’attorno la Fortezza Albornoz. Il parco e il castello si trovano sulla sommità del Monte San Sergio al termine di Via Raffaello, la strada che porta il nome del prestigioso artista. La vista, dicevamo, è mozzafiato, e perciò vale sicuramente la pena portare con sé la macchina fotografica. Anche la Fortezza Albornoz, così chiamata dal nome del cardinale (Egidio Albornoz) che ne volle la costruzione nella seconda metà del XIV secolo, merita una visita. All’interno, sono custoditi diversi reperti archeologici e c’è un museo dedicato all’equipaggiamento militare medievale. Da non perdere!

Casa di Raffaello

Casa di Raffaello

Tra le tappe obbligate di una visita a Urbino c’è sicuramente la Casa di Raffaello (1483 – 1520), pittore, architetto, figura di punta del Rinascimento, da molti storici dell’arte ritenuto tra i più grandi di ogni tempo. L’edificio venne acquistato dal padre di Raffaello, tal Giovanni Santi (1435 – 1494), con lo scopo di farne la sua bottega di artista (anch’egli pittore) alla corte di Federico da Montefeltro. Gli anni della prima e decisiva formazione di Raffaello trascorsero dunque tra le mura e il cortile di questa dimora del centro storico di Urbino, poco distante dall’appena richiamato Oratorio di San Giovanni Battista. Ovviamente l’intuizione di farne un museo è postuma: il primo a percepire il prestigio dell’abitazione fu l’architetto urbinate Muzio Oddi, che nel 1635 l’acquistò dai discendenti dell’artista scomparso; tuttavia, solo nel 1873, dopo l’acquisto dell’immobile da parte dell’Accademia Raffaello comincia l’allestimento, proseguito poi nel corso degli anni, di questo spazio museale sui generis dove, oltre ad alcune opere più o meno riconducibili all’artista (copie di suoi dipinti, bozzetti per il suo monumento, omaggi di altri artisti al Pittore, ecc.), sono esposti dipinti, sculture, ceramiche e tanto altro. Da vedere!   

Oratorio di San Giovanni Battista

Oratorio di San Giovanni Battista

Come detto, l’offerta turistica di Urbino è prevalentemente culturale, legata cioè alla visita di musei, monumenti e chiese cittadine. Di queste, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, con l’annesso Museo Diocesano, merita senz’altro una menzione, anche se, a detta dei più, la tappa veramente imperdibile è l’Oratorio di San Giovanni Battista. Questa piccola chiesa rettangolare si trova in Via Federico Barocci, a circa 400 metri dal duomo appena richiamato. All’interno – ed è il motivo di fascino della visita – ci sono i dipinti dei fratelli Jacopo e Lorenzo Salimbeni, insieme a Gentile da Fabriano esponenti di primo piano del cosiddetto stile gotico internazionale, la cui caratteristica principale è la struttura narrativa che ispira e preordina la disposizione degli affreschi. E infatti il nome dell’oratorio è dovuto ai dipinti della parete destra che illustrano la Storia di San Giovanni Battista, mentre alle spalle dell’altare è dipinta “La Crocifissione”. In entrambi i casi, a colpire è la dovizia dei particolari, soprattutto il pathos dei protagonisti: San Giovanni Battista che predica nei pressi del fiume; Gesù, i ladroni, Maddalena, il cavaliere che trafigge il costato di Cristo, gli angeli, i bambini eccetera. Un equilibrio perfetto tra dimensione del racconto e dimensione estetica in grado di ammaliare anche chi è sprovvisto di conoscenze artistiche. Provare per credere!

Galleria Nazionale delle Marche

Galleria Nazionale delle Marche

Come chiarito in precedenza, la visita di Palazzo Ducale a Urbino è tutt’uno con quella della Galleria Nazionale delle Marche. Non così la storia. La Galleria, infatti, venne istituita nel 1912 e, specie all’inizio, la sua mission fu proprio il rinvenimento del materiale artistico appartenuto alle signorie da Montefeltro e Della Rovere e andato disperso nel corso dei secoli. Parliamo di opere d’arte che vanno dal XIV al XVIII secolo, il cui recupero, va detto, è riuscito solo in parte. Un grande incremento delle collezioni si ebbe tra il 1915 e il 1939, anno, quest’ultimo, in cui venne istituita la Soprintendenza alle Gallerie e alle Opere d’Arte delle Marche. È in questo periodo che approdarono in Galleria la “Flagellazione” e la “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca; il Ritratto di Gentildonna detto “La Muta” di Raffaello, come pure le 14 tele raffiguranti gli “Uomini Illustri” che ornano lo Studiolo del Duca. A questi capolavori bisogna aggiungere ricche collezioni di ceramiche, monete, disegni, arredi che rendono la visita alla Galleria delle Marche tappa imprescindibile per chiunque sia interessato ad approfondire il genius loci di Urbino e delle Marche. Da vedere! (nell’immagine “La Città ideale”, capolavoro attibuito a Luciano Laurana o Francesco di Giorgio Martini).

Palazzo Ducale

Palazzo Ducale

In apertura abbiamo richiamato la figura apicale di Federico da Montefeltro, principale artefice dei fasti rinascimentali di Urbino e, in qualche modo, anche della sua fama successiva, dal momento che la città deve tuttora il suo prestigio all’impronta quattrocentesca. Palazzo Ducale, a poche centinaia di metri da Piazza della Repubblica, è il luogo simbolo di quest’epopea. Visto dall’esterno l’edificio è piuttosto sobrio: l’impressione, però, non deve suggerire giudizi liquidatori, poiché, al contrario, proprio questa sobrietà è un indizio di quella che fu la cifra dell’uomo e del periodo storico in cui visse e operò. Palazzo Ducale, infatti, non era solo un edificio di rappresentanza; al suo interno, tenuto conto della rete parentale del duca e dell’altrettanto estesa corte, poteva contemporaneamente ospitare centinaia di persone. Quest’esigenza funzionale condizionò molto l’architettura del palazzo, il cui disegno venne affidato a grandi maestri come il dalmata Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini. La razionalità degli spazi non va però a detrimento della loro ricercatezza: anzi, da questo punto di vista, Palazzo Ducale offre molteplici spunti: dall’Appartamento di Jole (così chiamato per il camino della prima sala ornato dalle figure di Ercole e Jole) a quelli dei Melaranci e degli Ospiti, fino allo Studiolo del Duca che, a dispetto delle ridotte dimensioni, è il pezzo grosso della visita. Visita che, ça va sans dire, contempla anche la Galleria Nazionale delle Marche, la pinacoteca più importante della regione, anch’essa ospitata all’interno di Palazzo Ducale, di cui parleremo più diffusamente nel prossimo paragrafo.

Dintorni di Perugia

Dintorni di Perugia

Ovviamente vien facile dire Assisi e Gubbio (vd. foto), ma c’è un’altra località, distante appena una decina di chilometri da Perugia, che vale la pena visitare. Parliamo di Corciano, piccolo paese a 400 metri sul livello del mare, unanimemente riconosciuto come uno dei borghi più belli d’Italia. L’ideale per la visita di un giorno, anche se c’è chi addirittura preferisce soggiornarvi sfruttandone la centralità per spostarsi agevolmente alla scoperta del territorio umbro. Da vedere! 

Abbazia di San Pietro

Abbazia di San Pietro

Già antica cattedrale di Perugia, l’Abbazia di San Pietro, all’estremità sud della città, è l’ultima tappa del nostro tour alla scoperta del capoluogo umbro. Come ribadito in altre circostanze, la collocazione di un monumento, un punto di interesse, un quartiere, all’interno di una guida è sempre operazione soggettiva. Per dire, noi l’abbiamo messa all’ultimo posto ma sempre più persone, invece, scelgono di visitare questa chiesa per prima, o comunque la mettono in cima alle cose da vedere. Due le ragioni: l’imponente campanile, visibile quasi da ogni lato della città; e la ricchezza decorativa degli interni. Marmi, stucchi, soffitto cassettonato e una gran quantità di tele e affreschi, tra cui opere del Perugino e del Vasari, ornano l’intero edificio che, per spunti artisitici, è secondo soltanto alla Galleria Nazionale dell’Umbria (vd. punto 2). Da una decina d’anni a questa parte, però, il quadro che più incuriosisce è il Trionfo dell’Ordine dei Benedettini realizzato tra il 1592 e il 1594 dall’artista italiano di origini greche, Antonio Vassillachi, detto l’Aliense. Motivo di tanta attenzione è il fatto che da vicino, questa tela, grande 90 metri quadri, rappresenta fedelmente l’Ordine benedettino. Allontanandosi, però, specie dalla prospettiva dell’altare maggiore, lo scenario cambia radicalmente e l’insieme delle figure rappresentate assume addirittura le sembianze di un volto demoniaco. La circostanza ha dato il là a disparate discussioni su quali fossero state le reali intenzioni dell’artista. Quel che è certo, è che a distanza di quasi cinque secoli, Vassillachi è riuscito nell’intento di far parlare di sé, e ovviamente della chiesa dove ha riversato molto del suo ingegno creativo (suoi molti quadri che campeggiano lungo le navate laterali). Da vedere!

Rocca Paolina

Rocca Paolina

La vicenda storica della Rocca Paolina a Perugia rappresenta un compendio fedele della situazione politica in Italia tra XV e XVI secolo. Da un lato, il residuo delle spinte municipali delle famiglie più in vista della città (su tutte, quella dei Baglioni); dall’altro le pressioni dello Stato Pontificio che da queste esigeva il pagamento dei tributi in cambio dell’autonomia concessa. Nel 1540 quest’equilibrio fragile si spezzò a causa dell’introduzione di una tassa sul sale ritenuta iniqua dalla popolazione che, sobillata dalle famiglie più in vista, si ribellò al dominio pontificio. La reazione della Chiesa, all’epoca guidata da Papa Paolo III Farnese, fu implacabile fino alla capitolazione della città. La Rocca venne costruita proprio sul luogo dove sorgevano le abitazioni dei ribelli Baglioni e la realizzazione del progetto venne affidata all’architetto Antonio da Sangallo Il Giovane. L’imponente costruzione simboleggiava in uno il dominio pontificio sulla città di Perugia e il prestigio personale di Papa Paolo III. Inevitabile, quindi, la sua distruzione dopo il compimento dell’Unità d’Italia nel 1860. Quel che è visibile oggi sono solo i sotterranei del Palazzo papalino, ma pur trattandosi di una porzione ridotta di quel che era la fortezza basta e avanza a evocarne l’antica grandezza. Dal 1983 un sistema di scale mobili collega la parte bassa della città alla Rocca Paolina. Un’innovazione tecnologica rivelatasi felice anche dal punto di vista turistico. Da non perdere, inoltre, l’antica Porta Marzia, da cui si accede alla rocca. Si tratta di una porta etrusca del III secolo che il Sangallo ristrutturò preservandone l’antica bellezza.