Parco della Resistenza e Fortezza Albornoz

Parco della Resistenza e Fortezza Albornoz

Dopo il pieno d’arte presso la Casa di Raffaello ci sta rilassarsi con qualcosa di meno impegnativo ma altrettanto stimolante. Come appunto il bel panorama di Urbino che si scorge dal Parco della Resistenza, tutt’attorno la Fortezza Albornoz. Il parco e il castello si trovano sulla sommità del Monte San Sergio al termine di Via Raffaello, la strada che porta il nome del prestigioso artista. La vista, dicevamo, è mozzafiato, e perciò vale sicuramente la pena portare con sé la macchina fotografica. Anche la Fortezza Albornoz, così chiamata dal nome del cardinale (Egidio Albornoz) che ne volle la costruzione nella seconda metà del XIV secolo, merita una visita. All’interno, sono custoditi diversi reperti archeologici e c’è un museo dedicato all’equipaggiamento militare medievale. Da non perdere!

Casa di Raffaello

Casa di Raffaello

Tra le tappe obbligate di una visita a Urbino c’è sicuramente la Casa di Raffaello (1483 – 1520), pittore, architetto, figura di punta del Rinascimento, da molti storici dell’arte ritenuto tra i più grandi di ogni tempo. L’edificio venne acquistato dal padre di Raffaello, tal Giovanni Santi (1435 – 1494), con lo scopo di farne la sua bottega di artista (anch’egli pittore) alla corte di Federico da Montefeltro. Gli anni della prima e decisiva formazione di Raffaello trascorsero dunque tra le mura e il cortile di questa dimora del centro storico di Urbino, poco distante dall’appena richiamato Oratorio di San Giovanni Battista. Ovviamente l’intuizione di farne un museo è postuma: il primo a percepire il prestigio dell’abitazione fu l’architetto urbinate Muzio Oddi, che nel 1635 l’acquistò dai discendenti dell’artista scomparso; tuttavia, solo nel 1873, dopo l’acquisto dell’immobile da parte dell’Accademia Raffaello comincia l’allestimento, proseguito poi nel corso degli anni, di questo spazio museale sui generis dove, oltre ad alcune opere più o meno riconducibili all’artista (copie di suoi dipinti, bozzetti per il suo monumento, omaggi di altri artisti al Pittore, ecc.), sono esposti dipinti, sculture, ceramiche e tanto altro. Da vedere!   

Oratorio di San Giovanni Battista

Oratorio di San Giovanni Battista

Come detto, l’offerta turistica di Urbino è prevalentemente culturale, legata cioè alla visita di musei, monumenti e chiese cittadine. Di queste, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, con l’annesso Museo Diocesano, merita senz’altro una menzione, anche se, a detta dei più, la tappa veramente imperdibile è l’Oratorio di San Giovanni Battista. Questa piccola chiesa rettangolare si trova in Via Federico Barocci, a circa 400 metri dal duomo appena richiamato. All’interno – ed è il motivo di fascino della visita – ci sono i dipinti dei fratelli Jacopo e Lorenzo Salimbeni, insieme a Gentile da Fabriano esponenti di primo piano del cosiddetto stile gotico internazionale, la cui caratteristica principale è la struttura narrativa che ispira e preordina la disposizione degli affreschi. E infatti il nome dell’oratorio è dovuto ai dipinti della parete destra che illustrano la Storia di San Giovanni Battista, mentre alle spalle dell’altare è dipinta “La Crocifissione”. In entrambi i casi, a colpire è la dovizia dei particolari, soprattutto il pathos dei protagonisti: San Giovanni Battista che predica nei pressi del fiume; Gesù, i ladroni, Maddalena, il cavaliere che trafigge il costato di Cristo, gli angeli, i bambini eccetera. Un equilibrio perfetto tra dimensione del racconto e dimensione estetica in grado di ammaliare anche chi è sprovvisto di conoscenze artistiche. Provare per credere!

Galleria Nazionale delle Marche

Galleria Nazionale delle Marche

Come chiarito in precedenza, la visita di Palazzo Ducale a Urbino è tutt’uno con quella della Galleria Nazionale delle Marche. Non così la storia. La Galleria, infatti, venne istituita nel 1912 e, specie all’inizio, la sua mission fu proprio il rinvenimento del materiale artistico appartenuto alle signorie da Montefeltro e Della Rovere e andato disperso nel corso dei secoli. Parliamo di opere d’arte che vanno dal XIV al XVIII secolo, il cui recupero, va detto, è riuscito solo in parte. Un grande incremento delle collezioni si ebbe tra il 1915 e il 1939, anno, quest’ultimo, in cui venne istituita la Soprintendenza alle Gallerie e alle Opere d’Arte delle Marche. È in questo periodo che approdarono in Galleria la “Flagellazione” e la “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca; il Ritratto di Gentildonna detto “La Muta” di Raffaello, come pure le 14 tele raffiguranti gli “Uomini Illustri” che ornano lo Studiolo del Duca. A questi capolavori bisogna aggiungere ricche collezioni di ceramiche, monete, disegni, arredi che rendono la visita alla Galleria delle Marche tappa imprescindibile per chiunque sia interessato ad approfondire il genius loci di Urbino e delle Marche. Da vedere! (nell’immagine “La Città ideale”, capolavoro attibuito a Luciano Laurana o Francesco di Giorgio Martini).

Palazzo Ducale

Palazzo Ducale

In apertura abbiamo richiamato la figura apicale di Federico da Montefeltro, principale artefice dei fasti rinascimentali di Urbino e, in qualche modo, anche della sua fama successiva, dal momento che la città deve tuttora il suo prestigio all’impronta quattrocentesca. Palazzo Ducale, a poche centinaia di metri da Piazza della Repubblica, è il luogo simbolo di quest’epopea. Visto dall’esterno l’edificio è piuttosto sobrio: l’impressione, però, non deve suggerire giudizi liquidatori, poiché, al contrario, proprio questa sobrietà è un indizio di quella che fu la cifra dell’uomo e del periodo storico in cui visse e operò. Palazzo Ducale, infatti, non era solo un edificio di rappresentanza; al suo interno, tenuto conto della rete parentale del duca e dell’altrettanto estesa corte, poteva contemporaneamente ospitare centinaia di persone. Quest’esigenza funzionale condizionò molto l’architettura del palazzo, il cui disegno venne affidato a grandi maestri come il dalmata Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini. La razionalità degli spazi non va però a detrimento della loro ricercatezza: anzi, da questo punto di vista, Palazzo Ducale offre molteplici spunti: dall’Appartamento di Jole (così chiamato per il camino della prima sala ornato dalle figure di Ercole e Jole) a quelli dei Melaranci e degli Ospiti, fino allo Studiolo del Duca che, a dispetto delle ridotte dimensioni, è il pezzo grosso della visita. Visita che, ça va sans dire, contempla anche la Galleria Nazionale delle Marche, la pinacoteca più importante della regione, anch’essa ospitata all’interno di Palazzo Ducale, di cui parleremo più diffusamente nel prossimo paragrafo.

Dintorni di Perugia

Dintorni di Perugia

Ovviamente vien facile dire Assisi e Gubbio (vd. foto), ma c’è un’altra località, distante appena una decina di chilometri da Perugia, che vale la pena visitare. Parliamo di Corciano, piccolo paese a 400 metri sul livello del mare, unanimemente riconosciuto come uno dei borghi più belli d’Italia. L’ideale per la visita di un giorno, anche se c’è chi addirittura preferisce soggiornarvi sfruttandone la centralità per spostarsi agevolmente alla scoperta del territorio umbro. Da vedere! 

Abbazia di San Pietro

Abbazia di San Pietro

Già antica cattedrale di Perugia, l’Abbazia di San Pietro, all’estremità sud della città, è l’ultima tappa del nostro tour alla scoperta del capoluogo umbro. Come ribadito in altre circostanze, la collocazione di un monumento, un punto di interesse, un quartiere, all’interno di una guida è sempre operazione soggettiva. Per dire, noi l’abbiamo messa all’ultimo posto ma sempre più persone, invece, scelgono di visitare questa chiesa per prima, o comunque la mettono in cima alle cose da vedere. Due le ragioni: l’imponente campanile, visibile quasi da ogni lato della città; e la ricchezza decorativa degli interni. Marmi, stucchi, soffitto cassettonato e una gran quantità di tele e affreschi, tra cui opere del Perugino e del Vasari, ornano l’intero edificio che, per spunti artisitici, è secondo soltanto alla Galleria Nazionale dell’Umbria (vd. punto 2). Da una decina d’anni a questa parte, però, il quadro che più incuriosisce è il Trionfo dell’Ordine dei Benedettini realizzato tra il 1592 e il 1594 dall’artista italiano di origini greche, Antonio Vassillachi, detto l’Aliense. Motivo di tanta attenzione è il fatto che da vicino, questa tela, grande 90 metri quadri, rappresenta fedelmente l’Ordine benedettino. Allontanandosi, però, specie dalla prospettiva dell’altare maggiore, lo scenario cambia radicalmente e l’insieme delle figure rappresentate assume addirittura le sembianze di un volto demoniaco. La circostanza ha dato il là a disparate discussioni su quali fossero state le reali intenzioni dell’artista. Quel che è certo, è che a distanza di quasi cinque secoli, Vassillachi è riuscito nell’intento di far parlare di sé, e ovviamente della chiesa dove ha riversato molto del suo ingegno creativo (suoi molti quadri che campeggiano lungo le navate laterali). Da vedere!

Rocca Paolina

Rocca Paolina

La vicenda storica della Rocca Paolina a Perugia rappresenta un compendio fedele della situazione politica in Italia tra XV e XVI secolo. Da un lato, il residuo delle spinte municipali delle famiglie più in vista della città (su tutte, quella dei Baglioni); dall’altro le pressioni dello Stato Pontificio che da queste esigeva il pagamento dei tributi in cambio dell’autonomia concessa. Nel 1540 quest’equilibrio fragile si spezzò a causa dell’introduzione di una tassa sul sale ritenuta iniqua dalla popolazione che, sobillata dalle famiglie più in vista, si ribellò al dominio pontificio. La reazione della Chiesa, all’epoca guidata da Papa Paolo III Farnese, fu implacabile fino alla capitolazione della città. La Rocca venne costruita proprio sul luogo dove sorgevano le abitazioni dei ribelli Baglioni e la realizzazione del progetto venne affidata all’architetto Antonio da Sangallo Il Giovane. L’imponente costruzione simboleggiava in uno il dominio pontificio sulla città di Perugia e il prestigio personale di Papa Paolo III. Inevitabile, quindi, la sua distruzione dopo il compimento dell’Unità d’Italia nel 1860. Quel che è visibile oggi sono solo i sotterranei del Palazzo papalino, ma pur trattandosi di una porzione ridotta di quel che era la fortezza basta e avanza a evocarne l’antica grandezza. Dal 1983 un sistema di scale mobili collega la parte bassa della città alla Rocca Paolina. Un’innovazione tecnologica rivelatasi felice anche dal punto di vista turistico. Da non perdere, inoltre, l’antica Porta Marzia, da cui si accede alla rocca. Si tratta di una porta etrusca del III secolo che il Sangallo ristrutturò preservandone l’antica bellezza.

Cappella di San Severo

Cappella di San Severo

Chi ama l’arte ed è realmente interessato ad approfondire il genius loci di Perugia deve aggiungere alla propria road map turistica la visita di Cappella San Severo, nella parte più alta della città. La cappella, adiacente all’omonima chiesa, custodisce l’unica opera rimasta a Perugia di Raffaello: parliamo della Trinità dei Santi benedettini e camaldolesi realizzata tra il 1505 e il 1508 nella parte superiore di una nicchia dell’edificio. L’artista urbinate, in quel periodo, aveva scelto come base artistica la più centrale Firenze. Ciononostante buona parte delle commissioni veniva dal territorio umbro, motivo per cui i soggiorni tra Perugia e dintorni continuavano a essere frequenti. Le circostanze, però, consentirono a Raffaello di terminare solo il registro superiore della nicchia, mentre non riuscì mai a terminare il resto della parete. La sopraggiunta fama romana allontanò definitivamente l’artista dalla città umbra, tant’è che un anno dopo la sua morte, avvenuta nel 1520, i frati camaldolesi chiamarono a completare l’affresco della Cappella San Severo proprio quel Perugino che di Raffello era stato primo maestro. Da vedere!

Pozzo Etrusco

Pozzo Etrusco

Tra i principali punti di interesse di Perugia c’è sicuramente il Pozzo etrusco. L’opera risale al III secolo a. C e si trova in Piazza Ignazio Danti, in pieno centro città. Parliamo di un pozzo per l’approvvigionamento idrico profondo 37 metri e largo circa 5.5 metri, ubicato nei sotterranei di Palazzo Sorbello, dimora gentilizia oggi adibita a casa-museo. Con ogni probabilità, la cisterna fu costruita all’apogeo della dominazione etrusca e serviva a garantire una riserva d’acqua supplementare in caso di attacchi nemici. Va detto, la città continuò a servirsene ben oltre l’epoca etrusca, tant’è che la balaustra in mattoni che cinge il pozzo risale al ‘500, mentre la grata di ferro che a sua volta sormonta la balaustra reca un’incisione con la data 1768. Insomma, il pozzo etrusco è un testimonianza storico-archeologica di grande valore, per di più agevolmente visitabile. Per informazioni su orari, prezzi e modalità di visita consultare il sito: www.pozzoetrusco.it.

Arco Etrusco

Arco Etrusco

A Perugia tutto è storia. Anche il minimo dettaglio, agli occhi dell’osservatore attento, fornisce informazioni preziose sulla millenaria evoluzione della città. A tal riguardo, uno dei monumenti più emblematici è senza dubbio l’Arco Etrusco, proprio di fronte la sede dell’Università per Stranieri richiamata in apertura. L’arco, risalente al III secolo a. C. rappresenta la testimonianza più significativa di arte etrusca mai rinvenuta in Umbria, ma la sua importanza storica non si ferma a questa sola circostanza, già di per sé eccezionale. Sull’arco inferiore, infatti, è ben visibile la scritta Augusta Perusia, incisione che rimanda al Bellum Perusinum – la guerra di Perugia, appunto -, combattuta e vinta tra il 41 e il 40 a.C. da Gaio Giulio Cesare Augusto contro Lucio Antonio. Non è finita perché sopra la scritta in onore di Augusto ce n’è un’altra, Colonia Vibia che rimanda, invece, a Vibio Treboniano Gallo, imperatore di origine perugina che riconobbe alla città lo status di colonia. Per ultima, ma solo per ragioni espositive, segnaliamo la suggestiva loggia rinascimentale realizzata su una delle due torri trapezioidali che cingono l’arco. Da vedere!

Acquedotto Medievale

Acquedotto Medievale

Perugia è sempre stata una città all’avanguardia, specie per quel che riguarda la mobilità. La particolare conformazione del territorio ha obbligato a soluzioni innovative come testimoniano le scale mobili per arrivare in centro e la metropolitana di superficie che collega tutte le principali porte d’ingresso cittadine (Minimetrò). Lo spirito di innovazione, però, non è un fatto recente. Già nell’Ottocento, per la precisione nel 1812, dopo la dismissione dell’acquedotto che dal monte Pacciano portava l’acqua alla Fontana Maggiore (vd. punto 1) si provvide a trasformare l’ultimo tratto del condotto in una strada pedonale sopraelevata con tanto di parapetti ai lati. La trasformazione urbana favorì la costruzione di diverse abitazioni sulle due sponde, e la circostanza, lungi dallo sfregiare i luoghi, finì coll’esaltarne ancor di più la bellezza. Tant’è che oggi, a oltre due secoli dalla sua realizzazione, Via dell’Acquedotto continua a essere uno dei maggiori punti di interesse di Perugia. Provare per credere!

Cattedrale di San Lorenzo

Cattedrale di San Lorenzo

Situata sul versante settentrionale di Piazza IV Novembre, la Cattedrale di San Lorenzo è la terza tappa del nostro tour alla scoperta di Perugia. Il progetto della chiesa, opera di quel Frà Bevignate cui si deve pure il disegno della Fontana Maggiore (vd. punto 1), risale alla metà del XIV secolo. Tuttavia, l’edificio venne ultimato solo agli inizi del ‘500, dunque oltre 150 anni dopo l’inzio dei lavori. Ultimato in realtà è termine improprio, dacché sia la facciata principale, su Piazza Danti, che quella laterale non sono mai state completate. Delle due quella più appariscente è senza dubbio la seconda, con un’ampia e soleggiata scalinata dove è piacevole sedersi per avere una visione d’insieme di Piazza Maggiore, l’altro nome con cui viene chiamata Piazza IV Novembre. L’interno, a 3 navate di pari lunghezza ma diversa larghezza (quella centrale è il doppio delle due laterali) è molto suggestivo: le vetrate, soprattutto quella della cappella di San Bernardino, realizzata da Arrigo Fiammingo da Malines (Heinrich van der Broek), conferiscono un’atmosfera di forte sacralità a tutto l’edificio. Sempre nella Cappella di San Bernardino, a destra dall’ingresso principale, spicca La Deposizione di Federico Barocci da Urbino. Questa tela viene considerata dalla critica uno dei capolavori dell’Arte Controriformata e pertanto ha una notevole importanza storico-artistica. A sinistra, sempre entrando dall’ingresso principale, invece, c’è la Cappella dell’Anello, così chiamata perché c’è un reliquiario dove, secondo tradizione, è conservata la fede nuziale che Giuseppe avrebbe dato a Maria. Meritano una visita anche la Sagrestia, decorata dal pittore pesarese Giovanni Antonio Pandolfi Mealli e il Museo Capitolare a cui si accede dal chiostro. Maggiori informazioni al sito: www.cattedrale.perugia.it.

Galleria Nazionale dell’Umbria

Galleria Nazionale dell'Umbria

Arnolfo di Cambio, i già richiamati Nicola e Giovanni Pisano, Beato Angelico, Piero della Francesca e, ça va sans dire, i locali Pietro Vannucci detto Il Perugino e Bernardino di Betto Betti in arte Pinturicchio: sono solo alcuni dei nomi che impreziosiscono la Galleria Nazionale dell’Umbria, una delle pinacoteche più importanti d’Italia, sicuramente la più importante della regione. Già, perché quelli richiamati sono tutti artisti medievali e rinascimentali, mentre il museo, allestito ai piani superiori del Palazzo dei Priori (vd. foto), comprende anche testimonianze pittoriche che vanno dal Seicento alla fine dell’Ottocento. Molto bella anche la sezione museale dedicata all’oreficeria e agli intagli in avorio e legno. Per maggiori informazioni: gallerianazionaledellumbria.it.

Fontana Maggiore

Fontana Maggiore

Convenzionalmente la visita di Perugia parte da Piazza IV Novembre per poi allargarsi a tutto ciò che sta attorno. Inevitabile, quindi, partire dalla Fontana Maggiore, vuoi perché si trova proprio al centro della piazza, vuoi perché posta a metà strada tra il Palazzo dei Priori (sede comunale) e la Cattedrale, rispettivamente simbolo del potere laico e di quello religioso. La cornice storica in cui inquadrare i riferimenti è il Medioevo di cui, appunto, questa fontana è un compendio quasi perfetto. La costruzione, infatti, risale alla fine del XIII secolo per mano degli scultori Nicola e Giovanni Pisano (padre e figlio) su progetto di tale Frà Bevignate da Cingoli, architetto e monaco benedettino molto attivo in Umbria nella seconda metà del ‘200. La ricchezza decorativa è stupefacente: due vasche in pietra di Assisi rosa e bianca, puntellate di bassorilievi raffiguranti temi agrari (il ciclo delle stagioni); religiosi (episodi dell’Antico Testamento); e storici (tra gli altri: il leone, simbolo dei guelfi; e il grifo, stemma cittadino). A sormontare le due vasche una tazza di bronzo a sua volta coronata da tre ninfe in rappresentanza delle virtù teologali di Fede, Speranza e Carità. Dal momento che visitare il centro storico di Perugia significa giocoforza incrociare più volte Piazza IV Novembre, ogni occasione può essere buona per approfondire un dettaglio decorativo di questa stupenda fontana. Da vedere!