Orchard Road

Orchard Road

Da via di campagna, fiancheggiata da siepi di bambù, a strada dello shopping: questa la parabola di Orchard Road, dalla sua fondazione nel 1830 ai giorni nostri. Oggi Orchard Road viene accostata per importanza alla Fifth Avenue di New York. Poco più di due miglia, lungo cui si susseguono centri commerciali, negozi di lusso e ristoranti pregiati. Da vedere, per il suo valore testimoniale, il TANGS, la prima attività commerciale aperta su Orchard Road; mentre il primato della modernità spetta allo ION ORCHARD. Si tratta di uno dei centri commerciali più abbaglianti, se non il più abbagliante, di Singapore con una moltituidine di negozi al suo interno: da una distilleria di whisky a una galleria d’arte passando, ovviamente, per boutiques di lusso col meglio della moda internazionale. Tuttavia, il fascino bucolico cui abbiamo accennato all’inizio non è scomparso, si è solo trasferito qualche chilometro più in là: stiamo parlando dei Botanic Gardens, i giardini botanici più grandi di Singapore; più grandi addirittura del Gardens by the bay incontrato in precedenza. Nel prossimo paragrafo andiamo a conoscerli un po’ meglio. 

ArtScience Museum

ArtScience Museum

Con la mission di esplorare gli incroci tra arte, scienza, cultura e tecnologia, l’ArtScience Museum è un altro must see place di Singapore. L’esterno, a forma di fiore di loto, rende l’edificio facilmente riconoscibile. All’interno, 21 gallerie che negli anni hanno ospitato mostre internazionali di assoluto valore: da Leonardo da Vinci ad Andy Warhol, passando per Escher, Van Gogh e Salvador Dalì. In verità, solo la permanente Future World è coerente con gli obiettivi culturali dichiarati: la galleria, infatti, si compone di due sezioniCity in a Garden ed Exploring New Frontiers – dedicate appunto alla convivenza tra uomo, natura e tecnica. Per maggiori info: www.marinabaysands.com/museum.

Chinatown

Chinatown

L’unica Chinatown al mondo in cui sono contemporaneamente presenti un tempio buddista, uno indù e una moschea. Un indizio del multiculturalismo che contraddistingue Singapore; soprattutto, un indizio dell’imprescindibilità di questo quartiere per chiunque sia realmente interessato ad approfondire la storia dell’isola. Storia in cui l’immigrazione ha giocato fin dall’inizio un ruolo decisivo: fu Thomas Stamford Raffles, il fondatore di Singapore, a volere che la comunità cinese avesse propri spazi aggregativi sia sotto il profilo sociale che religioso. Ovviamente, per molti anni, le condizioni di vita furono particolarmente dure, tant’è che quando il benessere ha cominciato a diffondersi si è pensato, quasi di riflesso, convenisse distruggere tutto quanto testimoniasse le privazioni, ma anche la capacità adattativa dei cinesi trapiantati sull’isola. Il turismo ha imposto però una rapida inversione di marcia. Ci si accorse cioè che cancellare un secolo di storia era controproducente, dal momento che i visitatori, invece, andavano (e vanno) proprio alla ricerca di ciò che è tipico, autentico, non omologato. Va da sé, il dietrofront non ha significato l’esatto ripristino dei luoghi: piuttosto il loro adattamento all’economia turistica, specie per quel che riguarda l’offerta gastronomica. Perciò, a chi non basta girare per le shophouses cinesi di Singapore, suggeriamo due mete il cui significato culturale è sicuramente più elevato: la prima è il Chinatown Heritage Centre, spazio museale in cui la storia della comunità cinese di Singapore è stata ricostruita nel dettaglio; la seconda è il Buddha Tooth Relic Temple (vd.foto), il tempio, come si evince dal nome, che custodirebbe un dente del Buddha storico.

Lau Pa Sat

Lau Pa Sat

Fin qui abbiamo fatto il pieno di modernità; è venuto perciò il momento di scoprire il volto più tradizionale di Singapore. Che poi, come ribadito in apertura, le due istanze – modernità e tradizione – non sono in conflitto e anzi rappresentano la cifra autentica dell’isola. Il Lau Pa Sat è la prova provata di quanto andiamo scrivendo. Realizzato a fine ‘800 come wet market (lett. “mercato umido” adibito alla vendita di carne, pesce e frutta; tipologia balzata agli onori della cronaca per i fatti di Wuhan, in Cina) questo storico edificio in ghisa è stato successivamente trasformato in un tempio della gastronomia, al punto da essere dichiarato Monumento Nazionale nel 1973. Va da sé, a Singapore l’offerta gastronomica, al pari di tutto il resto, è in costante evoluzione anche se alcuni aspetti non cambiano: tra questi, il mercato di Boon Tat Street, la strada laterale di Lau Pa Sat, che la sera viene chiusa al traffico trasformandosi in “Satay Street”, riferimento (“Satay”) agli spiedini di carne assai diffusi in Malesia, Thailandia, Indonesia e, appunto, Singapore. Da non perdere!

Gardens by the bay

Gardens by the bay

Avete mai sentito parlare di alberi fotovoltaici? Per la precisione, di alberi in grado di accumulare il calore del sole e trasformarlo in illuminazione. Stiamo parlando dei Supertrees Grove, attrazione principale del Gardens by the bay, l’orto botanico di Marina Bay. A realizzare nel 2012 questi giganteschi alberi18 in tutto, di lunghezza variabile tra i 25 e i 50 metri – un team di ingegneri, paesaggisti e architetti degli studi Wilkinson Eyre e Grant Associates. Un intreccio di acciaio, calcestruzzo e vegetazione in grado di regalare bellissimi giochi di luce. A certificare il successo dell’iniziativa il numero di visitatori negli anni, nell’ordine di centinaia di milioni, giustamente attratti dalla dimensione onirica e fantascientifica del paesaggio, non a caso utilizzata anche nel famosissimo videogame Call of Duty. Non è finita, perché una passerella sospesa di oltre 100 metri lega gli alberi tra loro. L’OCBC Skyway – questo il nome del ponte – arricchisce ancora di più la visita, giocandosela, quanto a suggestione e panoramicità, con lo SkyPark Observation Deck prima richiamato. Per maggiori informazioni su orari, tariffe e modalità di visita dei Supertrees Grove e delle altre sezioni di cui è composto il Gardens by the bay, consultare il sito ufficiale: www.gardensbythebay.com.sg. Da non perdere! 

SkyPark Observation Deck

SkyPark Observation Deck

In una città come Singapore tutto evolve rapidamente: vale per le attrazioni, vale ancora di più per i simboli in cui il territorio si riconosce e con cui sceglie di comunicare all’esterno. Detto in apertura del Merlion, c’è perlomeno un altro simbolo che oggi veicola l’immagine di Singapore nel mondo. Parliamo dello SkyPark Observation Deck, la terrazza panoramica sulla sommità del Marina Bay Sands, l’iconico hotel-casinò che svetta nell’omonimo quartiere. Ecco, salire in cima allo SkyPark Observation Deck è senza dubbio tra le tappe imperdibili di una visita a Singapore, a maggior ragione se non si è interessati al gioco d’azzardo. In verità, in cima c’è anche una magnifica piscina, emblematicamente rinominata “Infinity pool”. Quella, però, purtroppo, è riservata ai soli clienti del Marina Bay Sands. Per maggiori info: www.marinabaysands.com/attractions/sands-skypark.

Merlion Park

Merlion Park

Convenzionalmente la visita di Singapore comincia con Merlion Park; o meglio, con una visita a questo parco all’ombra dei grattacieli e una foto a fianco la statua simbolo dell’isola: il Merlion. Si tratta di una figura mitologica, metà leone e metà pesce, che da un lato rimanda all’etimo della città (dal malese Singapura “Città del leone”); dall’altro all’importanza della pesca, per secoli una delle principali fonti di sostentamento del territorio. Secondo molti, visita e foto col simbolo di “Lion City” vanno fatte sul far della sera, quando le luci della città e dei grattacieli tutt’attorno si riflettono a mare rendendo l’atmosfera magica. Da fare!

I dintorni di Gubbio

I dintorni di Gubbio

A pochi chilometri da Gubbio val la pena visitare Gualdo Tadino, Umbertide e Montone. La prima località è famosa per la sua tradizione ceramistica; Umbertide, invece, per la Rocca le sue numerose chiese; Montone, infine, per le strepitose vestigia medievali grazie alle quali questo piccolo paese di poco più di 1000 abitanti nella Valle del Tevere figura tra i Borghi più belli d’Italia, E, a proposito di borghi, guai a non menzionare Spello. Rispetto alle località fin qui citate, la distanza da Gubbio è maggiore (ca. 60 km), ma una volta in paese del tragitto fatto ci si dimentica completamente. Provare per credere!

La Festa dei Ceri

La Festa dei Ceri

Tra i tanti motivi per cui val la pena visitare Gubbio c’è sicuramente la Festa dei Ceri. Si tratta di una delle più antiche manifestazioni folcloristiche italiane e si svolge ininterrottamente dal XII secolo. Per capirne l’importanza – non solo per gli abitanti di Gubbio – basta considerare che i Tre Ceri, emblema della festa, dal 1973 sono presenti nel gonfalone della regione. Due le interpretazioni prevalenti sulla genesi dell’evento: quella religiosa, secondo cui la festa rappresenterebbe l’evoluzione di un’originaria offerta di cera per Sant’Ubaldo, patrono di Gubbio, da parte delle corporazioni medievali (muratori, commercianti e contadini) presenti in città; l’altra ipotesi, invece, individua l’origine dell’evento in un cerimoniale pagano legato al risveglio della primavera in onore della Dea Cerere (da cui il nome “Ceri”). Secondo l’antropologo inglese Herbert  M. Bower l’ipotesi pagana sarebbe suffragata proprio dal contenuto delle Tavole Eugubine, e pertanto la Chiesa non avrebbe fatto altro che risignificarne il contenuto al fine di renderlo coerente col messaggio religioso. Quale che sia la genesi, resta il fatto che il 15 maggio, giorno della ricorrenza, la città vive una giornata di autentico tripudio a cui, da anni ormai, partecipa un numero sempre crescente di turisti. Turisti a cui però viene costantemente suggerita discrezione e prudenza nell’approccio alla festa, giacché si dipana tra i vicoli del centro storico e a essere invadenti si rischia di farsi male o di raccogliere le imprecazioni dei locali impegnati attivamente nello svolgimento dell’evento. Per maggiori informazioni: www.ceri.it.

La Funivia del Colle Eletto e la Basilica di Sant’Ubaldo

La Funivia del Colle Eletto e la Basilica di Sant'Ubaldo

A sud del centro storico medievale si trova la stazione della funivia di Gubbio che dal centro abitato porta fin sulla cima del Colle Eletto dove si trova la la basilica di Sant’Ubaldo, patrono cittadino. Appena sei minuti di viaggio che hanno notevolmente arricchito l’offerta turistica eugubina consentendo a visitatori e turisti di godere di una magnifica vista sulla città e le colline circostanti. Esclusi i periodi di fermo per manutenzione, la cestovia (questo è il nome corretto) è aperta tutto l’anno con diversi picchi di affluenza. Uno in particolare durante le festività natalizie, quando, sotto la linea, vengono accese le luminarie del famoso albero di Natale di Gubbio. Per maggiori informazioni: www.funiviagubbio.it. Quanto alla Basilica di Sant’Ubaldo, termine della celebre Festa dei Ceri prima richiamata, custodisce le tre architetture lignee (i ceri, appunto) portate in spalla per la festa e l’urna con le spoglie del Santo Patrono.

Chiesa di San Francesco della Pace

Chiesa di San Francesco della Pace

Dedicata a San Francesco della Pace e appartenente all’Università dei Muratori Scalpellini e Arti Congeneri (da cui l’altro nome di San Francesco “dei Muratorii”), questa chiesa si trova nel punto in cui, secondo la tradizione, visse la lupa ammansita da San Francesco. Architettonicamente si tratta di una chiesa semplice, in linea con le altre presenti sul territorio, ma la sua grande popolarità – al punto da essere tra le tappe obbligate di una visita a Gubbio –  è appunto legata a uno degli episodi più famosi della vita del santo di Assisi. Episodio richiamato più volte all’interno dell’edificio: c’è una statua che raffigura l’ammansimento dell’animale da parte del santo e c’è addirittura una pietra, rinvenuta nel 1873 poco distante dalla chiesa, che sarebbe stata messa a copertura della tomba dell’animale. Insomma, Gubbio è indissolubilmente legata alle gesta di San Francesco ma non solo a lui, però: nella piccola chiesa di San Francesco dei Muratori, infatti, sono custodite le statue dei tre Santi, Ubaldo (patrono della città), Giorgio e Antonio, poste sui ceri che ogni anno il 15 maggio vengono portati in spalla per le strade di Gubbio nell’ambito della tradizionale Festa dei Ceri su cui ci soffermeremo nel prosieguo dell’articolo.

La fontana dei matti

La fontana dei matti

Si va a Gubbio per apprezzarne le vestigia medievali e… per prendere la “patente di matto. L’onorificenza viene rilasciata (purché sia un locale a farlo) a chiunque giri per tre volte la Fontana del Bargello, bagnando nel mentre leggermente il capo con l’acqua. Il rito certifica l’adesione a uno stile di vita, quello degli abitanti di Gubbio, in cui il gioco, lo scherzo, la leggerezza sono ingredienti fondamentali che legano bene con la profonda spiritualità legata al culto di San Francesco d’Assisi, a cui sono dedicate diverse chiese sul territorio. Di una, quella di Piazza Quaranta Maritiri, abbiamo già detto; ma ce n’è un’altra quella “dei Muratori” di cui parleremo più diffusamente nel prossimo paragrafo. Tornando alla fontana del Bargello, val la pena visitare anche l’omonimo palazzo.

Duomo di Gubbio

Duomo di Gubbio

Pur non essendo la chiesa più bella in città, la Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo merita comunque una visita. Si tratta pur sempre del luogo di culto più importante di Gubbio, e poi approfondirne lo stile consente di familiarizzare con gran parte dell’architettura religiosa eugubina in cui il gotico si sovrappone al romanico con giustapposizioni rinascimentali e barocche. Tipica, per esempio, è la navata unica a croce latina, nel caso del Duomo impreziosita da 10 archi ogivali che terminano idealmente con la vetrata del coro. La facciata esterna, invece, è piuttosto scarna, in linea con l’impronta romanica e gotica prima richiamate, mentre per trovare tracce di barocco bisogna indugiare sulla Cappella del Santissimo Sacramento affrescata dal pittore locale Francesco Allegrini, artista non di primo piano ma comunque presente in diverse chiese e gallerie in giro per l’Italia, specie a Roma e, in misura minore, Genova. Da vedere!

Palazzo Ducale

Palazzo Ducale

Da un palazzo a un altro; da un’epoca a un’altra; da un museo a un altro: è parere comune, infatti, che la visita di Palazzo Ducale a Gubbio vada fatta in abbinamento a quella di Palazzo dei Consoli. L’argomento è che solo visitando in successione i due edifici sia possibile cogliere le evoluzioni architettoniche nella rappresentazione del potere tra Medioevo e Rinascimento. Già perché il Palazzo Ducale di Gubbio è opera di un uno dei massimi interpreti del Rinascimento italiano, quel Francesco di Giorgio Martini, architetto alla corte di Federico da Montefeltro, e già artefice dell’omonima residenza signorile di Urbino. Quanto all’allestimento museale, il Palazzo Ducale di Gubbio ospita il Museo d’Arte Ducale (MAD). Da vedere, la riproduzione dello studiolo del Duca Guidobaldo da Montefeltro (l’originale è al Metropolitan Museum di NewYork), e ai piani alti del Palazzo, le opere di Leoncillo, Pomodoro, Castellani, vincitrici della Biennale d’Arte Contemporanea di Gubbio.

Palazzo dei Consoli

Palazzo dei Consoli

La maestosità di Piazza Grande, testé descritta come uno dei momenti più alti di età comunale, è tutt’uno con Palazzo dei Consoli che, coi suoi 60 metri di altezza, domina Gubbio. Del resto, la sua edificazione, decretata nel 1321, doveva sancire proprio la grandeur raggiunta dalla città umbra; grandezza che, visitando le sale del palazzo, sede delle maggiori istituzioni di età comunale, traspare ancora oggi a distanza di secoli. Anche la scelta di realizzare il complesso monumentale in modo tale che tutti e quattro i quartieri cittadiniSan Martino, Sant’Andrea, San Pietro e San Giuliano – risultassero tangenti ai nuovi edifici, tradisce una forte ambizione di primato. Dal 1909 Palazzo dei Consoli ospita il Museo Civico: diverse le collezioni e le opere da vedere, anche se il reperto in assoluto più importante è costituito dalle 7 Tavole Eugubine: si tratta, appunto, di sette lastre in bronzo recanti incisioni in etrusco e latino con istruzioni dettagliate per officiare cerimonie di purificazione, sacrifici rituali, feste e momenti del calendario cerealicolo. Da vedere!