Attività outdoor a Spoleto

Attività outdoor a Spoleto

Spoleto è la soluzione ideale anche per chi in vacanza ama correre, passeggiare, fare escursioni, andare in bici. Il percorso più vicino, a zero coefficiente di difficoltà, ma con un altissimo coefficiente di bellezza, è il Giro dei Condotti. Si tratta di un itinerario escursionistico di circa tre chilometri che parte dal Fortilizio dei Mulini e termina presso la Chiesa di San Ponziano, poco fuori le mura cittadine. Un percorso che regala innumerevoli scorci, oltre a rappresentare dal punto di vista naturalistico un compendio quasi perfetto della macchia mediterranea (eriche, ginestre, felci, corbezzoli, ciclamini eccetera). Ma non è finita perché le piste ciclabili Spoleto-Assisi e Spoleto-Norcia (quest’ultima interdetta in alcuni punti a seguito del sisma del 2016) non sono da meno. Insomma, se l’attività outdoor è uno dei punti qualificanti della tua vacanza, Spoleto è decisamente il posto giusto in cui venire!

Basilica di San Salvatore

Basilica di San Salvatore

Una visita a Spoleto non può dirsi completa senza aver visto la Basilica di San Salvatore, e questo al netto del fatto che l’interno dell’edificio non sia visitabile, ma soltanto visibile schermati da un pannello di plexiglas subito dopo il portale centrale d’ingresso. Alla base del fascino di questa chiesa, inizialmente dedicata ai martiri Concordio e Senzia, sta la tutela Unesco datata 2011. Al pari del tempietto di Clitunno (nel comune di Campello sul Clitunno) e di altre testimonianze in giro per la penisola (da Brescia a Benevento), la Basilica di San Salvatore è tappa fondamentale dell’arte longobarda in Italia. Parliamo di un periodo storico compreso tra il IV e il VII secolo d.C. di cui si sa relativamente meno, se non altro se paragonato ad altre epoche e dominazioni che hanno interessato l’Italia. Di qui l’importanza artistica e storico-culturale che, tornando a Spoleto, dimostra inoltre come le attrazioni cittadine non si trovino soltanto all’interno delle mura del centro storico. Al riguardo, val la pena segnalare anche le chiese di San Ponziano e San Pietro. Da vedere!

Teatro Romano

Teatro Romano

Il Teatro Romano è un’altra tappa obbligata di una visita a Spoleto, quasi sempre in abbinamento all’adiacente Museo Archeologico Statale. Ad affascinare non è solo il valore testimoniale del ritrovamento, ma anche la storia che c’è dietro. Fu scoperto, infatti, nel 1891 da un archeologo spoletino, tale Giuseppe Sordini, anche se poi la struttura venne interamente riportata alla luce soltanto tra il 1954 e il 1960. Il teatro risale alla seconda metà del I sec. a. C. e sarebbe rimasto attivo fino al IV secolo. Durante l’Alto Medioevo, sulla scena vennero costruiti un palazzo di un importante famiglia spoletina (Corvi) e il Complesso monumentale di Sant’Agata (sede del sopraccitato Museo Archeologico). Come dicevamo, il restauro del Teatro Romano ha consentito di fruirne nuovamente dopo centinaia di anni, tant’è che in occasione del Festival dei Due Mondi, l’evento culturale più importante di Spoleto, e di cui parleremo più diffusamente nel prosieguo dell’articolo, torna alla sua funzione originaria, ospitando spettacoli di teatro e danza. Da vedere!

Ponte delle Torri

Ponte delle Torri

L’arte architettonica degli antichi è veramente una seconda natura, che opera conforme agli usi e agli scopi civili:” Queste le parole con cui Goethe nel suo “Viaggio in Italia” celebrò il Ponte delle Torri di Spoleto. Parliamo di un antico acquedotto romano, tuttavia interamente ricostruito nella seconda metà del Trecento, che congiunge il colle di Sant’Elia al bosco di Monteluco. Lungo oltre 250 metri per un altezza di circa 80, passa a fianco la Rocca Albornoziana e termina davanti il Fortilizio dei Mulini, struttura adibita alla macinazione del grano convogliando le acque del torrente Tessino che poi, proprio attraverso il ponte-acquedotto, giungevano in città. Ed è proprio in questa duplicità di funzioni, nonché nella grazia architettonica della struttura, coerente col paesaggio tutt’attorno, che è possibile comprendere il concetto di “seconda natura” cui faceva riferimento lo scrittore tedesco. Non a caso, il Ponte delle Torri di Spoleto è pure lo start di diversi itinerari escursionistici attorno la città umbra (attenzione: nel momento in cui ne scriviamo non è percorribile, ma potrebbe tornare a esserlo nel corso del 2023). Da fare!

Rocca Albornoziana

Rocca Albornoziana

Voluta dal cardinale spagnolo Egidio Albornoz (da cui, appunto, il nome di Rocca Albornoziana), questa fortezza si trova in cima al Colle Sant’Elia. L’edificio, risalente alla seconda metà del Trecento, oltre ad avere funzione difensiva, desumibile dalla posizione sopraelevata con la contemporanea vista della città e del Monteluco, fungeva da residenza papale, nell’ambito di una più complessiva strategia di accreditamento dell’autorità della Chiesa sui territori dell’Italia centrale (all’epoca la sede papale era Avignone). La doppia natura militare e politico-religiosa pervade interamente l’architettura della fortezza, il cui perimetro si forma attorno a sei torri difensive (Maestra, della Balestra, Nuova, del Tinello, dell’Acqua, del Forno). All’interno, però, la raffinatezza prevale sull’assetto marziale, come testimonia lo stupendo ciclo di affreschi presente nella Camera pinta, l’alloggio privato del Castellano di corte ubicato nella Torre Maestra. Nel corso del XIX secolo la Rocca Albornoziana di Spoleto venne riadattata a bagno penale. La funzione carceraria è proseguita anche dopo l’Unità d’Italia, terminando soltanto nel 1982. Successivamente a questa data è cominciato il recupero della rocca, divenuta in breve tempo una delle principali attrazioni cittadine, non a caso sede del Museo Nazionale del Ducato di Spoleto. Per maggiori informazioni: Museo Nazionale del Ducato di Spoleto.

Piazza del Duomo

Piazza del Duomo

La fama del Duomo di Spoleto passa anche dalla piazza tutt’attorno. Costituita da un terrazzamento artificiale, vi si accede sia da Piazza Campello che da via dell’Arrigo. Quando in apertura abbiamo fatto riferimento alle potenzialità del cineturismo ci riferivamo soprattutto a questa location divenuta popolare grazie alla fiction Don Matteo. Diverse le cose da vedere: oltre alla Cattedrale testé descritta, ricordiamo Casa Menotti (dal nome del compositore Gian Carlo Menotti che vi abitò fino alla morte) e il Museo Diocesano. La prima da anni ormai è sede del Centro di documentazione del Festival dei Due Mondi; il Museo Diocesano, invece, raccoglie numerose opere d’arte: da FIlippino Lippi (figlio di quel Filippo Lippi prima incontrato) a Domenico Beccafumi e Sebastiano Conca. Insomma, non il solito museo di provincia, ma una finestra culturalmente rilevante sull’arte medievale. Da vedere!

Cattedrale Santa Maria Assunta

Cattedrale Santa Maria Assunta

Nove volte su dieci la visita di Spoleto comincia dal Duomo, di gran lunga l’edificio più importante della città. Alla fama della Cattedrale Santa Maria Assunta concorrono diversi fattori: innanzitutto l’anno della consacrazione (1198) per mano di Papa Innocenzo III; in secondo luogo, la bellezza degli esterni: dall’elegante porticato che precede i tre portali d’ingresso, alla facciata superiore coi suoi cinque rosoni e il mosaico, fino alla massiccia torre campanaria subito a lato. Non da meno gli interni: la chiesa, a 3 navate e a croce latina, presenta innumerevoli opere d’arte: tra queste la più importante è senza dubbio il ciclo d’affreschi Storie della Vergine (con le scene dell’Annunciazione) che decora l’abside. A realizzarlo il pittore fiorentino Filippo Lippi, sepolto, tra l’altro, proprio all’interno del Duomo. Per maggiori informazioni su storia, orari e modalità di visita: duomospoleto.it.

Venire in inverno

Venire in inverno

Soggiornare a Macerata non presenta particolari controindicazioni: la qualità della vita è buona, la città è abbastanza sicura e le opportunità di svago non mancano. L’unica criticità, forse, ma si tratta appunto di cercare il pelo nell’uovo, è legata al clima continentale dei mesi invernali (e autunno inoltrato). Perciò, se c’è modo di scegliere, meglio venire da maggio a ottobre.

I dintorni di Macerata

I dintorni di Macerata

A meno di 20 chilometri direzione sud dai resti di Helvia Recina c’è il Parco Archeologico di Urbs Salvia, il più importante delle Marche, situato nel comune omonimo di Urbisaglia. Poco distanti, meritano una visita anche la stupenda Abbazia di Fiastrail comune di Tolentino col suo santuario dedicato a San Nicola e il Lago di Caccamo. Dirigendosi verso nord, infine, c’è Recanati, città natale del più grande poeta italiano del ‘900, Giacomo Leopardi (vd.foto). Da non perdere! 

Helvia Recina

Helvia Recina

A cinque chilometri circa dal centro storico cittadino c’è la frazione di Villa Potenza, dal nome del fiume omonimo che attraversa la provincia di Macerata. Qui, attorno al I secolo a. C. sorse una fiorente colonia romana di cui si ha traccia storiografica perlomeno fino al III secolo d.C. Le tracce archeologiche, invece, sono andate in parte disperse, ma già solo dai resti del teatro e dal rinvenimento di numerosi elementi riconducibili a monumenti di carattere funerario, è stato possibile desumere si trattasse di una città di medie dimensioni dedita soprattutto ai commerci, facilitati appunto dalla vicinanza del fiume. Sulla rilevanza di Helvia Recina, questo il nome dell’insediamento romano, nel corso del ‘900 si sono fatte numerose ipotesi e congetture, quasi tutte a opera di studiosi locali e unanimi nel sovrastimare l’importanza del sito archeologico, e con esso di Macerata. Al netto, però, delle suggestioni storiche, Helvia Recina comunque testimonia la millenaria storia della città marchigiana e come tale costituisce tappa imperdibile per approfondirne il genius loci. Da vedere!

Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti

Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti

Da quanto finora scritto emerge chiaramente la vocazione culturale del turismo di Macerata: una storica università; chiese; musei; palazzi nobiliari e una fornitissima biblioteca. E già, perché la Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti (da Bartolomeo e Giuseppe Mozzi, nobili maceratesi; e Tommaso Borgetti, frate domenicano) custodisce all’incirca 400.000 opere di cui fanno parte, oltre ai libri, anche incunaboli, manoscritti, carte geograifche e fondi giuridici. Il tutto distribuito in 5 sale che a loro volta sono un trionfo di fregi, stucchi e affreschi. E, a proposito di affreschi, se aperta al pubblico, val la pena visitare anche l’Aula Magna dell’Università prima richiamata. Per maggiori info sulla Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti: www.facebook.com/BibliotecaMozziBorgetti.

Palazzo Ricci

Palazzo Ricci

Abbiamo già incrociato il Futurismo a Palazzo Buonaccorsi, ma la tappa veramente imperdibile per approfondire una delle stagioni artistiche più feconde e controverse d’Italia è senza dubbio Palazzo Ricci. La decisione di trasformare l’immobile in un Museo di Arte Contemporanea risale alla fine degli anni ’70 del secolo scorso. A decidere in tal senso, la Cassa di Risparmio di Macerata che qualche anno prima, nel 1976, aveva provveduto all’acquisto e al restauro di questo palazzo del ‘700 fino ad allora proprietà di una nobile famiglia del luogo, i Ricci appunto. Un museo del ‘900 focalizzato, come dicevamo, sul Futurismo: Balla, Boccioni, Severino, Soffici sono solo alcuni degli artisti presenti nella collezione di Palazzo Ricci, per un totale di opere esposte che supera le 350 unità di cui, oltre a sculture e dipinti, fanno parte anche manoscritti e opere letterarie del tempo. Insomma, una collezione di valore storico, artistico e culturale assoluto che, oltre al già citato Palazzo Buonaccorsi, varrebbe la pena integrare con una visita al Museo del Novecento di Milano. Per maggiori informazioni: palazzoricci.it.

Sferisterio

Sferisterio

Generalmente di una località ci sono le attrazioni, i punti di interesse, e poi ci sono i simboli. Quello di Macerata, senza dubbio, è lo Sferisterio, gigantesca arena a sud del centro storico, da anni utilizzata per festival estivi di Opera. A volerne l’edificazione negli anni ’20 del XIX secolo un gruppo di nobili maceratesi anche se non con l’intenzione di farne un tempio della lirica. Al contrario, lo Sferisteriu, come pure viene chiamato, venne progettato come campo da gioco del Pallone col bracciale, sport di squadra molto diffuso nell”800, non solo in Italia. Per capirne la rilevanza basti considerare che gli atleti impegnati in questa disciplina, detti pallonisti, per compensi e popolarità se la giocavano – è il caso di dire – coi toreri in Spagna. Non solo. C’era un vasto indotto legato alle scommesse e anche l’arte, da Rossini a Leopardi per dirne due, celebrava questa pratica sportiva poi gradualmente soppiantata dal calcio. La prima volta che quest’arena venne utilizzata come teatro d’opera fu nel 1921, anche se questa divenne la sua vocazione definitiva soltanto molto dopo, per la precisione nel 1967. Da oltre mezzo secolo, quindi, la lirica abita allo Sferisterio di Macerata: una struttura che può ospitare fino a 3000 persone, alta 18 metri, contornata di colonne, balconate e palchi e frequentata da melomani provenienti da ogni parte del mondo! Per saperne di più: www.sferisterio.it.

Chiesa della Madonna della Misericordia

Chiesa della Madonna della Misericordia

Poco distante da Palazzo Buonaccorsi c’è il Duomo cittadino, intitolato a San Giuliano, ma soprattutto c’è la Chiesa della Madonna della Misericordia, la basilica più piccola al mondo. Dei due edifici religiosi è quest’ultima a raccogliere il maggior numero di visitatori, e i motivi sono fondamentalmente due: il primo ha a che fare con la genesi di quest’oratorio, realizzato nel 1447 su mandato del comune come ex voto per implorare la fine della peste; il secondo è la ristrutturazione realizzata tra il 1736 e il 1741 su progetto del Vanvitelli. Come per il Museo della Carrozza di cui abbiamo parlato in precedenza, anche qui un ruolo decisivo l’ha avuto un ricco maceratese, tal Guarniero Marefoschi, senza la cui munificenza, quest’autentico gioiello religioso, trionfo di decorazioni, marmi, stucchi e affreschi non avrebbe visto la luce, e oggi non contribuirebbe alla fama di Macerata. Da vedere!

Palazzo Buonaccorsi

Palazzo Buonaccorsi

Tra le tappe imperdibili di un soggiorno a Macerata, Palazzo Buonaccorsi ospita i Musei Civici cittadini. In questo settecentesco edificio, a poche centinaia di metri da Piazza della Libertà, c’è un Museo d’Arte Antica, noto anche come Antica Pinacoteca, la cui realizzazione, datata 1860, si deve al mecenatismo del pittore locale Antonio Bonfigli. Ovviamente, dopo l’iniziale lascito di Bonfigli, la collezione è continuata nel corso del Novecento con la raccolta di diverse opere di pittori del Quattrocento e del Cinquecento, tra cui spicca l’artista veneziano, e tuttavia molto attivo nelle Marche, Carlo Crivelli. Nei sotterranei del palazzo, invece, è stata  allestita una mostra sui generis dedicata alle carrozze d’epoca. Pure in questo caso, il Museo della Carrozza (vd. foto) si deve alla filantropia di un nobile maceratese, tal Pieralberto Conti (a cui si deve anche la trasformazione in teatro lirico dello Sferisterio, vd. punto 5). Ma non è finita qui perché, a detta di molti, la sezione più interessante dei Musei Civici di Macerata è quella dedicata all’Arte Moderna, nota anche come 900 Buonaccorsi. Una raccolta di opere perlopiù incentrata sulla temperie artistica del futurismo, corrente molto diffusa in Italia (e nella stessa Macerata) tra gli anni ’10 e ’20 del secolo scorso. Insomma, Palazzo Buonaccorsi è meta imprescindibile per chiunque sia realmente interessato ad approfondire il genius loci maceratese e marchigiano. Da vedere!