Camposanto Monumentale

Camposanto Monumentale

La visita di Piazza dei Miracoli termina col Camposanto Monumentale. Va detto che dei migliaia di turisti che giornalmente affollano Piazza dei Miracoli molti saltano questo luogo che, invece, racconta tantissimo di Pisa e dei pisani. A volerne la realizzazione, nel 1277, l’Arcivescovo Federico Visconti con lo scopo di raccogliere le tombe fino a quel momento disseminate nei pressi della Cattedrale. Il termine “Camposanto”, invece, contrariamente alla sinonimia con “cimitero” rimanderebbe alla scelta dei pisani di trasferire in questo luogo la terra “santa” prelevata in Palestina al tempo della seconda crociata. Nel luglio 1944 un bombardamento alleato fece crollare e fondere il tetto in piombo del Camposanto Monumentale con grave danno ai dipinti che affrescavano l’interno della struttura. Molti sono andati irrimediabilmente persi; altri, invece, sono stati oggetto di una lunga e complessa opera di restauro che ne ha consentito il parziale recupero. Questi affreschi sono oggi custoditi nel Museo delle Sinopie che, insieme ai sarcofaghi di età ellenistica e paleocristiana disseminati all’interno del Camposanto, rappresentano la maggiore attrazione di questo luogo ricco di spiritualità, rifugio ideale dalla folla di turisti e curiosi della limitrofa Piazza dei Miracoli. Da vedere! Maggiori info: www.opapisa.it

Battistero San Giovanni Battista

Battistero San Giovanni Battista

Il Battistero San Giovanni Battista completa il trittico di Piazza dei Miracoli. La realizzazione dell’opera risale al 1152 anche se, come sempre in questi casi, i lavori si protrassero per secoli con inevitabile successione di stili. L’impronta è gotico-romanica e a farsene interprete fu tale Diotisalvi, architetto attivo nel XII secolo. A fianco Diotisalvi magister (questa la firma dell’artista) vanno ricordati Nicola e Giovanni Pisano, entrambi scultori e architetti molto quotati nel Medioevo toscano. Nell’Ottocento, invece, a modificare radicalmente gli esterni fu l’architetto Alessandro Gherardesca, il cui contributo è consistito soprattutto nello spogliare l’edificio da molti degli orpelli medievali presenti. Degna di rilievo la cupola con tegole rosse, un elemento che stride con l’impronta complessiva dell’edificio e che però, allo stesso tempo, richiama l’attenzione del visitatore. L’interno, invece, si presenta pressoché privo di decorazioni eccezion fatta per il fonte battesimale e il pulpito. Maggiori informazioni: www.opapisa.it

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Torre pendente

Torre pendente

Quella di mettere la Torre pendente al secondo posto tra le cose da vedere a Pisa è una scelta convenzionale, al più dettata dal fatto che originariamente (l’inizio dei lavori risale al 1173) l’opera era stata concepita come campanile della vicina Cattedrale. Dal punto di vista turistico, invece, la visita della Torre pendente è la primissima cosa da fare una volta in città. Parliamo, infatti, di un monumento la cui fama travalica di gran lunga i confini nazionali, tanto da essere stata proposta come una delle sette meraviglie del mondo moderno. Il fascino, va da sé, deriva in gran parte dalla sua inclinazione che però, tanto più dopo i lavori di ristrutturazione terminati nel 2002, non pregiudica assolutamente la statica dell’edificio. Immancabile, ormai, la foto con lo sfondo della Torre di Pisa, al punto che sul web proliferano i contenuti con le pose più stravaganti. Per maggiori informazioni su storia, prezzi e modalità di visita: www.opapisa.it.

Duomo Santa Maria Assunta

Duomo Santa Maria Assunta

La Cattedrale di Santa Maria Assunta è il più fulgido esempio del Romanico Pisano, stile che si affermò in città attorno all’XI secolo riflettendo e celebrando il cosmopolitismo di Pisa, repubblica marinara protesa nel Mediterraneo molto più che nell’entroterra appenninico. Da qui una singolare fusione di stili: dall’influenza arabo-normanna, desumibile dalla bicromia della facciata, al recupero della classicità greco-romana. Particolare curioso, la costruzione della Cattedrale di Pisa cominciò nel 1064, lo stesso anno in cui a Venezia si mise mano alla Basilica di San Marco. Da qui l’idea di una competizione tra le due repubbliche, impegnate nella costruzione dell’edificio religioso maggiormente in grado di riflettere la grandeur raggiunta. Da vedere! Per maggiori informazioni su storia, prezzi e modalità di visita: www.opapisa.it.

I dintorni di Pisa

I dintorni di Pisa

La provincia di Pisa offre moltissimi spunti naturalistici, paesaggistici, architettonici e ambientali. En passant segnaliamo Volterra, stupendo borgo medievale (vd.foto), recentemente balzato agli onori della cronaca per essere stato location (insieme a Montepulciano) della fortunata saga di Twilight. Da vedere anche Calci: distante una decina di chilometri da Pisa, questo borgo ospita la stupenda Certosa della Val Graziosa di Calci, più nota, appunto, come Certosa di Pisa. Restando in tema di edifici religiosi merita senz’altro una visita anche la Basilica di San Piero a Grado. Last but not least, la Tenuta di San Rossore, parte del più esteso Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli che si estende tra le province di Pisa e Lucca.

Tuttomondo, il murales di Keith Haring

Tuttomondo, il murales di Keith Haring

Tra le attrazioni di Pisa c’è anche un murales di Keith Haring (1958 – 1990), considerato dalla critica, insieme a Jean Michel Basquiat, il maggiore interprete del graffitismo metropolitano, corrente artistica esplosa alla fine degli anni ’70 negli Stati Uniti, specie a New York, dove Haring, proprio come Basquiat, raggiunse l’apice del successo. Dettaglio non secondario, quello realizzato a Pisa nel 1989, sulla facciata posteriore del Convento dei frati “Servi di Maria” nei pressi della stazione, fu l’ultimo murales realizzato da Haring che l’anno dopo morì a causa della recrudescenza dell’AIDS. Titolo del murales “Tuttomondo”, omaggio alla pace nel mondo: un’opera contemporanea che però è già un grande classico ed è presumibile lo sarà sempre di più negli anni a venire. Da vedere!

Venire un giorno

Venire un giorno

Spesso Arezzo è in coda agli itinerari turistici della Toscana, dedicandole un giorno dopo aver visto (altrettanto fugacemente) tutto il resto. Invece, da quanto abbiamo provato a dire fin qui, dovrebbe esser chiaro che la ricchezza artistico-culturale della città è tale da meritare almeno un weekend. Meglio ancora un weekend lungo, magari approfittando di qualche ponte.  

Fortezza Medicea

Fortezza Medicea

In ultimo ma non per ultimo, il panorama. Da Piazza Grande, punto di inizio del nostro racconto di Arezzo, si raggiunge a piedi il Prato, il parco cittadino a cui abbiamo accennato in precedenza. Proseguendo lungo il Passeggio del Prato si arriva infine alla Fortezza Medicea, sulla sommità del Colle San Donato. Qui, oltre che sulla città, la vista spazia a 360 gradi dai rilievi che preludono al Chianti sul versante occidentale, al massiccio del Pratomagno a nord-ovest, alle Alpi di Catenaia sul fianco nord-orientale, fino al monte Lignano a sud. Quanto alla Fortezza Medicea, si tratta di un esempio di architettura militare difensiva del XVI voluto – come si evince dal nome – dalla famiglia de’ Medici. Da vedere!

Giostra del Saracino

Giostra del Saracino

Due volte l’anno, per la precisione il penultimo sabato di giugno in onore del patrono San Donato (in notturna) e la prima domenica di settembre in onore della Madonna del Conforto (di giorno) Piazza Grande diventa il palcoscenico di un antico torneo equestre cui partecipano i 4 quartieri di Arezzo: Porta Crucifera; Porta del Foro; Porta Sant’Andrea e Porta Santo Spirito. La sfida consiste nel colpire con una lancia un bersaglio posto sullo scudo di un automa girevole, il “Buratto“, senza però farsi colpire dal mazzafrusto, palla di ferro chiodata agganciata a un bastone che il Buratto stesso imbraccia nell’altra mano (la destra) libera dallo scudo. Il mazzafrusto si aziona da un meccanismo a molla attivato dallo stesso colpo inferto dal cavaliere a cavallo la cui abilità, appunto, consiste nel portare il colpo cercando contemporaneamente di schivare la risposta. Un gioco che richiama antiche esercitazioni militari in funzione anti saracena, da cui il nome dato all’evento. Da vedere!

Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna

Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna

Il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna si trova in uno degli edifici più belli di Arezzo, lo storico palazzo Bruni Ciocchi. L’immobile si sviluppa su tre piani intorno a un grande cortile porticato e ospita diverse collezioni private (Bartolini, Funghini, Fossombroni, Bacci, Rossi, Subiano) prima confluite nel patrimonio artistico della già citata Fraternita dei Laici e poi, da questa, affidate in perpetuo al comune di Arezzo negli anni ’30 del secolo scorso. A questo patrimonio negli anni si sono aggiunti altri pezzi, provenienti da Firenze e da altre collezioni private (Salmi). Ne è scaturito uno dei musei più interessanti della Toscana, articolato in venti sale con un percorso cronologico che va dall’alto Medioevo al XIX secolo. Per maggiori informazioni: Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna

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Museo di Casa Vasari

Museo di Casa Vasari

Un testo, un documento, un insieme di architetture e immagini rivelatrici del carattere e della storia del suo estensore-produttore”. Questa la descrizione che ne dà il Ministero dei Beni Culturali (MiBAC) che, pel tramite del Polo Museale della Toscana, amministra la casa aretina del grande Giorgio Vasari. Una definizione che fa riflettere perché, in effetti, il poliedrico artista aretino – ricordiamo, contemporaneamente pittore, architetto e storico dell’arte – si dedicò in prima persona all’arredamento e alla decorazione dell’immobile. Insomma, una casa-testamento prima ancora che una casa-museo, con l’intento manifesto di lasciare la sua eredità artistico-culturale ai posteri. Esemplificativa di quest’ambizione i dipinti che ornano la Sala del Trionfo della Virtù in cui, appunto, si intrecciano le tre figure rappresentanti la Fama, la Virtù e l’Invidia. Per maggiori informazioni: Museo di Casa Vasari.

Basilica di San Domenico

Basilica di San Domenico

La chiesa di San Domenico è una delle tappe obbligate di una visita ad Arezzo. Motivo, la presenza del Crocifisso di Cenni Bencivieni di Pepo, in arte Cimabue (1240 – 1302). Il dipinto si trova davanti al presbiterio della chiesa ed è approssimativamente databile attorno al 1270. Un’opera dunque ancora giovanile in cui, però, è già evidente la maturazione dell’artista che passa dal bizantinismo appreso negli anni della formazione a Firenze a un maggior espressionismo desumibile, nell’opera in questione, dalla definizione più accentuata della corporeità di Gesù, nonché dall’uso ricercato dell’oro e del rosso. Insomma, pur territorialmente piccola, Arezzo si conferma una grande città dal punto di vista artistico-culturale. In verità, anche dal punto di vista storico se consideriamo, sempre a proposito della piccola Basilica di San Domenico, che vi si svolse, nel 1276, il primo conclave della storia della Chiesa di Roma. Da vedere!

Casa del Petrarca

Casa del Petrarca

Non solo Giorgio Vasari e Piero della Francesca. Tra i personaggi illustri di Arezzo c’è anche Francesco Petrarca (1304 – 1374) nato in via dell’Orto, a due passi dal Duomo e da Piazza Grande. La casa natia del poeta è oggi sede dell’Accademia Petrarca di Lettere Arti e Scienze e, oltre a custodire alcune opere di pittori toscani del Rinascimento, ospita cimeli e materiali petrarcheschi, tra cui una collezione di monete antiche e una biblioteca di oltre 20.000 volumi riferibili a questo gigante della letteratura italiana. Da vedere, inoltre, la statua dedicata all’artista dello scultore Alessandro Lazzerini. Si tratta del monumento più imponente mai dedicato al Petrarca e si trova nel Prato, il parco cittadino di Arezzo. Un’oasi di verde in pieno centro storico, a questo punto abbinabile alla visita della vicina casa museo.

Cattedrale dei Santi Pietro e Donato

Cattedrale dei Santi Pietro e Donato

Come la Basilica di San Francesco, anche il Duomo di Arezzo reca traccia del genio artistico di Piero della Francesca. All’interno, infatti, per la precisione nella navata sinistra vicino alla porta che conduce alla sagrestia, c’è Maria Maddalena (o la Maddalena) altro affresco capolavoro del pittore natio di Sansepolcro. Ma quest’opera, collocabile temporalmente tra il 1460 e il 1466, non è l’unico motivo di fascino della cattedrale aretina. La chiesa è fortemente legata a Guillarme de Marcillat, artista e vetraio francese, molto attivo ad Arezzo, dove morì, considerato alla stregua di un conterraneo, nel 1529. Di quest’artista iil ciclo di Sette Vetrate (Santa Lucia e San Silvestro papa, La Pentecoste, il battesimo di Cristo, La vocazione di Matteo, La resurrezione di Lazzaro, La cacciata dei mercanti del tempio, Cristo e l’adultera) eseguite tra il 1516 e il 1524. Non manca all’appello, infine, l’altro grande artista aretino, Giorgio Vasari. Suo il basamento dell’organo e gli stalli lignei del coro. Maggiori informazioni: Cattedrale dei Santi Pietro e Donato.

Basilica di San Francesco

Basilica di San Francesco

Una piccola chiesa a una navata, costruita in arenaria e mattoni, e dalla facciata spoglia in stile gotico, che quasi certamente passerebbe inosservata se non fosse per un dettaglio – si fa per dire – affatto secondario: la presenza, all’interno, per la precisione nella Cappella Bacci (dal nome della famiglia che ne era proprietaria), del ciclo di affreschi “Storie della Vera Croce” realizzato dal grande Piero della Francesca. Unanimemente riconosciuto come uno dei capolavori della pittura rinascimentale, questo ciclo di affreschi venne realizzato tra il 1453 e il 1466 su commissione di una ricca famiglia aretina, i Bacci appunto, in ottemperanza a una precisa volontà testamentaria di uno dei suoi membri, tale Baccio di Maso Bacci, morto trent’anni prima. Motivo di ispirazione la “Leggenda Aurea” scritta dal vescovo ligure Jacopone da Varagine in cui si narra la storia del pezzo di legno con cui venne realizzata la croce di Gesù. Considerata la rilevanza storica e artistica dell’opera, gli ingressi alla Cappella Bacci sono contingentati e possibili esclusivamente previa prenotazione. Per maggiori informazioni: Basilica di San Francesco.