Phuket Island è la località turistica più famosa della Thailandia e una delle destinazioni più rinomate al mondo. Fa parte dell’arcipelago delle Andamane e dista oltre 800 chilometri dalla capitale Bangkok. Gli abitanti sono circa 400mila distribuiti su una superficie di 543 km quadrati. Parliamo perciò di un’isola molto grande e fortemente antropizzata, collegata alla terraferma da un lungo ponte stradale situato a nord del territorio. Va da sé, Phuket dispone di un efficiente aeroporto internazionale che veicola un enorme flusso turistico che si attesta annualmente sopra i 5 milioni di visitatori. Quanto alle cose da fare e vedere c’è solo l’imbarazzo della scelta: spiagge incontaminate; foreste tropicali; vita notturna e shopping. Insomma, dalla tranquillità alla confusione, dalla natura all’intrattenimento, c’è davvero tutto per tuttə. Di seguito il nostro elenco con le attrazioni principali dell’isola di Phuket con la consueta avvertenza che quella proposta è una lista parziale, tuttavia utile per un primo approccio col territorio. Occhio: prima di partire per una destinazione lontana come Phuket, è sempre opportuno consultare il sito “Viaggiare sicuri” del Ministero Affari Esteri, nonché registrarsi nel sito “Dove siamo nel mondo” sempre all’interno dell’Unità di Crisi della Farnesina. Buona lettura.
Phuket
10 cose da fare e vedere a Phuket e 3 da non fare
1 Patong
Il nostro racconto di Phuket parte da Patong, il principale quartiere turistico dell’isola. Si tratta di una cittadina con un’incredibile concentrazione di alloggi, negozi, night-club, ristoranti e attrazioni di vario genere. Eppure non è stato sempre così. Fino agli anni ’70 del secolo scorso, infatti, la località aveva una dimensione prevalentemente rurale e la costa era frequentata da sparuti gruppi di hippies provenienti da Europa e Stati Uniti. Poi l’avvento del turismo di massa ha cambiato in profondità le coordinate economiche e sociali del territorio imponendo qui, più che nel resto dell’isola, un tributo molto alto allo stile di vita tradizionale thailandese. Tant’è che da un certo momento in poi, proprio l’eccessiva turistificazione e la conseguente perdita di autenticità avevano suggerito ai tour operators di guardare altrove. Lo spartiacque si è avuto col devastante tsunami che ha colpito la Thailandia nel 2004. Nella ricostruzione post-maremoto c’è stata maggiore attenzione ai servizi senza per questo abdicare allo status turistico in precedenza raggiunto. Una vera e propria fabbrica del divertimento che passa per l’omonima spiaggia (Patong Beach) e Bangla Road, dove si concentra il grosso della movida di Patong. Tuttavia uno dei segreti della Thailandia, e Phuket non fa eccezione, è che basta allontanarsi un po’ per trovare scenari e situazioni completamente diversi da quelli fin lì vissuti. Nel caso di Patong basta dirigersi all’estremità meridionale della spiaggia e prendere un battello alla volta di Freedom Beach. Pochi minuti di navigazione per ammirare uno scenario incontaminato (bellissima la barriera corallina) e lasciarsi alle spalle folla, sport acquatici, immersioni e tutte le attività proprie di una località turistica matura. Menzione particolare, infine, per l’avventurosa zipline di Flying Hanuman. Provare per credere!
2 Il Grande Buddha di Phuket
Tra le mete obbligate di un soggiorno a Phuket c’è senza dubbio la statua del Grande Buddha. Il monumento si trova in cima al Nagakerd, collina di 400 metri da cui si gode una vista spettacolare che spazia dalla baia di Ao Chalong, verso cui la statua è rivolta, alle baie di Karon e Kata fino alla città vecchia di Phuket. Insomma, un luogo di profonda spiritualità dove tutto si tiene armonicamente, specie al tramonto, momento della giornata in cui generalmente si registra il maggior numero di visite. La manutenzione del simulacro che, ricordiamo è interamente rivestito di marmo bianco, è finanziata sopratutto da donazioni: non a caso, alla base del Grande Buddha di Phuket c’è una sala che, oltre a illustrare la storia del progetto e alcuni precetti buddisti, contiene per l’appunto scatole per i lasciti (donation boxes) degli ospiti. Ospiti a cui viene raccomandato di vestire con abiti adeguati alla solennità del luogo. Da vedere!
3 Wat Chalong
Poco distante dalla statua del Grande Buddha, Wat Chalong (Wat Chaitararam) è un’altra tappa obbligata di una vacanza a Phuket. Si tratta del più grande tempio buddista presente sull’isola e, oltre a essere un luogo di culto assai venerato dai locali, è anche un’importante attrazione turistica. Il monastero è composto da diversi edifici che si snodano in mezzo a giardini curatissimi e sentieri lungo cui passeggiare. L’edificio più famoso è il Wat Chalong Grand Pagoda (Phra Mahathat Chedi): alto 60 metri, è stato costruito a protezione di un frammento osseo del Buddha venerato come reliquia sacra. Parete e soffitti sono finemente decorate con scene della vita di Buddha mentre lungo le sale si susseguono numerose statue donate dai fedeli. La terrazza all’ultimo dei tre piani regala una magnifica vista del tempio. Infine una curiosità. Durante la visita al Wat Chalong può capitare di sentire forti esplosioni di petardi. Si tratta del modo in cui fedeli mostrano gratitudine a Buddha per l’avveramento di un desiderio, la realizzazione di un’aspirazione, un successo personale eccetera. Da vedere!
4 Laem Promthep
Laem Promthep (o Promthep Cape) è il punto panoramico più famoso e fotografato di Phuket. Si trova all’estremità meridionale dell’isola ed è particolarmente suggestivo al tramonto. Questo promontorio è facilmente raggiungibile a piedi, in moto e perfino coi pullman che giornalmente scaricano qui centinaia di vistatori armati di telefonini e reflex nella speranza di catturare un bel tramonto, meglio se incorniciato tra le palme che disegnano il paesaggio circostante. Da vedere c’è anche un piccolo faro al cui interno è stato allestito un museo che ne ripercorre le fasi di costruzione. Numerose le bancarelle per l’acquisto di gadget e souvenir (gettonatissima la maglietta “I Love Phuket”), come pure i ristoranti dove fermarsi per cena. Da fare!
5 Phuket Town
Per approfondire il genius loci di un territorio non basta volgere lo sguardo all’architettura religiosa; spesso anche quella civile offre una molteplicità di spunti. Questo è particolarmente vero nel caso di Phuket Town, l’omonimo capoluogo dell’isola. Il centro storico di Phuket Town, infatti, è un gioiello dell’architettura sino-portoghese, stile sui generis esito dell’ibridazione tra l’architettura cinese e quella portoghese. Cinese è la disposizione degli spazi interni e l’uso prevalente di legno e pietra, mentre lo stile lusitano è facilmente rinvenibile nei barocchismi degli esterni. Anche la Chinatown di Singapore reca molte tracce di quest’architettura coloniale, tuttavia non quante ce ne sono a Phuket dove, anche grazie al sapiente progetto di recupero sostenuto dal governo thailandese a metà degli anni ’90 del secolo scorso, questo mix di arte europea e orientale è diventato una forte attrazione turistica. Basta passeggiare su Thalang Road e Sai Rommani per rendersene conto. Segnaliamo, inoltre, il tempio cinese di Jui Tui, dedicato al dio dei vegetariani Kiu Wong In, e la collina di Rang Hill nella periferia nord-occidentale di Phuket Town da dove si gode una bella vista della città. Da vedere!
6 Baia di Phang Nga
Senza dubbio tra le tappe imperdibili di una vacanza a Phuket, Phang Nga Bay si trova a nord-est dell’isola ed è facilmente raggiungibile dal porto di Phuket sia a bordo delle tipiche lance thailandesi (longtails) che a bordo di mini crociere organizzate. Queste ultime, però, avendo tempi contingentati, non consentono di approfondire la conoscenza di un ambiente naturale unico, caratterizzato dal susseguirsi di formazioni calcaree e da una vegetazione fittissima. Soprattutto, i tour organizzati non consentono di andare alla scoperta delle innumerevoli insenture (hangs) della baia, tanto più che in alcune di queste ci si può addentrare solo se la marea lo consente. Per farlo bisogna prenotare in loco delle escursioni in kayak con guide del posto. Da vedere Ko Tapu, l’iconico isolotto presente nel film del 1974 “Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro” (The Man with the Golden Gun) con Roger Moore nei panni di James Bond e Ko Pannyi, più conosciuta come Sea Gypsy Island per via dell’insediamento di palafitte costruite da pescatori locali tutt’attorno la costa. Essendo quasi tutta la popolazione di fede musulmana c’è anche una moschea e, volendo, a Ko Pannyi ci si può anche fermare una notte. Una soluzione quest’ultima, particolarmente consigiliata a chi desidera approfondire cultura, tradizioni e stile di vita del posto che si sta visitando. Da vedere!
7 Phi Phi Island
L’immagine perfetta, quasi stereotipata, dello stile esotico e tropicale: queste sono le Phi Phi Island, piccolo arcipelago del Mare delle Andamane costituito da 2 isole più grandi – Phi Phi Don e Phi Phi Leh – e una serie di isolotti più piccoli. Amministrativamente le Phi Phi Island appartengono al distretto di Krabi, nella Thailandia del Sud. Non a Phuket, quindi, anche se da quest’ultima sono facilmente raggiungibili in meno di un’ora di navigazione. L’isola più gettonata é Phi Phi Leh: alla base del grande successo turistico c’è il film del 2000 “The Beach” con Leonardo DiCaprio. La pellicola hollywoodiana svelò per la prima volta al grande pubblico i paesaggi paradisiaci di Maya Bay e le vicine Lagoon Bay e Bamboo Island. Koh Phi Phi Don, invece, ospita resort, guesthouse, ristoranti, negozi e numerosi centri diving. Pur votata al turismo di massa non mancano però scenari assolutamente suggestivi come la famosissima Long Beach, proprio di fronte la disabitata Koh Phi Phi Leh. Da vedere!
8 Similan Islands
Anche nelle località più esotiche è ormai quasi impossibile trovare luoghi davvero incontaminati, in cui cioè l’antropizzazione non abbia alterato più o meno significativamente il territorio. Non così la Thailandia dove, anche grazie a un’accorta politica statale, questi scenari esistono ancora. È il caso delle Isole Similan a circa 1 ora e 30 minuti di navigazione da Phuket. Si tratta di un arcipelago di 9 isole interamente disabitato e visitabile da novembre ad aprile: da maggio a ottobre, infatti, durante la stagione dei monsoni, il governo thailandese vieta la visita di questo parco marino istituito nel 1982. Una misura necessaria a proteggere un habitat straordinario, popolato da un’infinità di specie (squali, mante e una molteplicità di altri pesci che vivono lungo le barriere coralline). Il modo più semplice di prenotare una visita alle Similan Islands è inserirle nel pacchetto di viaggio insieme alla struttura ricettiva. Non ve ne pentirete, tanto più se si è appassionati di snorkeling e immersioni. Naturalisticamente il paesaggio non ha nulla in meno alle più famose Maldive. Da fare!
9 Santuario degli elefanti
In Thailandia il trekking a dorso di elefante è sempre stato molto diffuso. Non sempre, però, tale pratica si è rivelata rispettosa del benessere animale. A lungo andare il turismo ha finito col nuocere a questi imponenti pachidermi perlomeno in due modi: infliggendogli notevoli carichi di lavoro e sottraendo loro l’habitat necessario a sopravvivere. Tuttavia, negli ultimi anni, si è corso ai ripari con la creazione di ambienti protetti dove il contatto e l’interazione con gli elefanti avviene nel pieno rispetto della loro integrità psico-fisica. Un po’ ovunque in Thailandia sono sorti dei veri e propri santuari dove è possibile osservare, giocare e perfino dar da mangiare agli elefanti assecondandone, però, abitudini e stili di vita. A Phuket sono diversi i parchi che consentono quest’esperienza (Elephant Care Park; Green Elephant Sanctuary Park; Phuket Elephant Jungle Sanctuary). Come per le Isole Similan, spesso l’attrazione è compresa nel pacchetto di soggiorno. Se non lo è, conviene rimediare. Da fare!
10 Le spiagge di Phuket
Phuket è soprattutto una destinazione balneare in cui si viene, appunto, per godere del mare e delle spiagge. Spiagge che sono in tutto una trentina grosso modo divise per due tipologie: ci sono quelle come Patong Beach, Kata Beach, Karon Beach, Bang Tao attorno alle quali sono sorti resort, negozi, vita notturna e più in generale dotate di tutti i servizi propri di una moderna località turistica. Ce ne sono altre, invece, come la già citata Freedom Beach e Surin Beach rimaste in qualche modo “libere“: non che manchino attività turistiche ma sono restate laterali all’impetuoso sviluppo che ha interessato l’isola. A questa seconda tipologia appartengono anche Ya Nui; Mai Khao; Nai Harn eccetera.
1 Indossare vestiti corti nei luoghi religiosi
Abbiamo già accennato a questo aspetto nel corso dell’articolo (vd. punto 2). Quando si visitano luoghi sacri – dai tempi buddisti alle moschee – bisogna indossare abiti adeguati: il minimo richiesto sono le maniche lunghe e pantoloni (o gonne) che arrivino perlomeno sotto le ginocchia. Altra cosa: all’ingresso di tempi e moschee è d’obbligo togliersi le scarpe.
2 Cavalcare gli elefanti
Sebbene le escursioni a dorso di elefante continuino a essere vendute e pubblicizzate, questa pratica incontra sempre meno sostegno perché ritenuta irrispettosa del benessere del pachiderma. Del resto abbiamo parlato anche di questo aspetto (vd. punto 9): negli ultimi anni sono sorti diversi parchi, santuari, aree protette dove è possibile interagire con l’animale rispettandone abitudini e habitat.
3 Attenzione ai borseggiatori
Le precauzioni sono le solite: evitare di girare con molti contanti; lasciare incustodita la borsa ai tavolini del bar; tenere il portafogli nel taschino posteriore dei pantaloni; camminare da soli in spiaggie non affollate; fare l’autostop eccetera. Per il resto, il sud della Thailandia è un posto tranquillo e ben presidiato dalle forze di polizia. Perciò, niente paura e buona vacanza!