Casa del Mantegna

Casa del Mantegna

In apertura abbiamo accennato al fatto che Mantova è un vero e proprio museo urbano diffuso, non a caso tutelato dall’Unesco. Di questo museo fa parte anche la Casa del Mantegna. L’immobile risale al 1476 anno in cui Ludovico Gonzaga regalò all’artista veneto il terreno su cui edificare l’immobile, forse per ringraziarlo della realizzazione della stupenda Camera degli Sposi (vd. punto 2). L’abitazione, a pianta quadrata, si sviluppa su due piani e al centro si apre uno splendido cortile circolare. Prendendo a prestito le parole di un altro grande pittore, Giorgio Vasari, la Casa del Mantegna interpreta un bisogno di autorappresentazione e autolegittimazione dell’artista giunto alla corte dei Gonzaga. In altri termini, sulla sua dimora mantovana Mantegna esibisce, riversa lo status artistico e culturale raggiunto. A conferma di ciò l‘incisione “Ab Olympo” presente sull’architrave di un portale del cortile: il richiamo è alla bottega dello scultore ateniese Fidia artefice di una leggendaria scultura di Zeus. Per maggiori informazioni su orari di visita, attività ed esposizioni consultare il sito: www.casadelmantegna.it.

Loggia delle Pescherie

Loggia delle Pescherie

Tra gli edifici storici di Mantova merita un cenno anche la Loggia delle Pescherie. Perlomeno tre i motivi per cui vale la pena una sosta: il primo ha a che fare con la firma dell’edificio; questa costruzione, infatti, fu progettata dal geniale Giulio Pippi de’ Jannuzzi, detto Il Romano, di cui abbiamo già parlato a proposito di Palazzo Te. Perciò, in ragione della continuità architettonica tra i due edifici non è sbagliato visitare la Loggia delle Pescherie  – che, come suggerisce il nome, era dedicata al commercio del pesce -, in abbinamento a Palazzo Te. Il secondo motivo riguarda invece la gradevolezza del contesto. La loggia sovrasta il Rio, il piccolo canale d’acqua che attraversa Mantova: uno scorcio molto pittoresco da fotografare o, come si dice oggi, decisamente instagrammabile. Il terzo motivo è invece legato al recupero del bene portato avanti dal 2016 dall’omonima Fondazione con l’obiettivo ambizioso di trasformare un luogo del passato in una risorsa per il futuro innanzitutto per i mantovani e poi, ovviamente, per i turisti che visitano la città. Da vedere!

Palazzo Te

Palazzo Te

Altra tappa imperdibile di una vacanza a Mantova è senza dubbio Palazzo Te. Il nome, diversamente da quanto si sarebbe indotti a pensare, non deriva dalla bevanda ma dall’isola di Tejeto, uno dei quattro laghi – ora, come ribadito pure in apertura, sono tre – formatisi a seguito della deviazione del fiume Mincio. Qui, all’inizio del ‘500, Francesco II Gonzaga (1500 – 1540) aveva fatto costruire delle stalle per i cavalli di famiglia (l’isola era collegata da un ponte alle mura cittadine) salvo chiedere, anni dopo, al pittore e architetto Giulio Romano (1499 – 1546) di risistemare questi ambienti in funzione dello svago di corte. Da questo input nacque Palazzo Te per la cui realizzazione occorsero circa dieci anni, dal 1525 al 1535. Tante le cose da vedere sia all’esterno, tra logge e ampi giardini, che all’interno, in particolare le sale affrescate: Sala di Amore e Psiche; Sala dei Cavalli; Camera dei Giganti. Il dettaglio (si fa per dire) è che dalla botanica ai cicli decorativi tutto porta la firma del Romano. Da vedere! Maggiori info: www.centropalazzote.it.

Rotonda di San Lorenzo

Rotonda di San Lorenzo

Come scritto poc’anzi, su Piazza delle Erbe si trova anche la Rotonda di San Lorenzo, la chiesa più antica della città. La fondazione risale alla fine dell’XI secolo, molto probabilmente per volere di Matilde di Canossa. Secondo tradizione, la potente duchessa volle la costruzione della chiesa sul modello del Santo Sepolcro di Gerusalemme per sciogliere un voto fatto e non onorato causa decesso – dal padre Bonifacio. Va da sé, come sempre in questi casi, l’edificio nel corso dei secoli ha subito diverse trasformazioni; nel 1579 venne addirittura sconsacrato su dispoziione di Guglielmo Gonzaga. Da qui un oblio durato oltre 300 anni con conseguenze irrimediabili sia alla struttura che agli affreschi che ne decoravano completamente l’interno. Di contro, nel 1926, la riconsacrazione dell’edificio ha consentito di salvare il salvabile passando dal dipinto che decora l’abside “San Lorenzo sulla graticola”, risalente al XV secolo, al colonnato che orna l’unica navata. Da vedere!

Piazza delle Erbe

Piazza delle Erbe

A Mantova non c’è solo Piazza Sardello. Anche Piazza delle Erbe (o Piazza Erbe) merita una visita. Com’è facilmente intuibile dal topos, la piazza ha ospitato per secoli il mercato cittadino, mentre oggi sono bar, ristoranti e attività commerciali a disegnarne il profilo e a scandirne le giornate. Su questa piazza, inoltre, sorgono alcuni tra gli edifici storici più importanti della città: Palazzo del Podestà; Palazzo della Ragione; la Torre dell’Orologio (da cui si gode un bellissimo panorama) e la Rotonda di San Lorenzo. Di quest’ultima parleremo più diffusamente nel prossimo punto.

Basilica di Sant’Andrea

Basilica di Sant'Andrea

Pur essendo la chiesa più grande di Mantova, l’importanza della basilica concattedrale di Sant’Andrea non è tanto legata alle sue dimensioni ma alla reliquia del Sangue di Cristo, secondo tradizione portata in città dal centurione romano Longino. Fu quest’evento di grande significato religioso a suggerire, nel 1057, l’edificazione della chiesa proprio per accogliere i pellegrini che giungevano in città per venerare il frammento sacro. Ovviamente del primo impianto gotico è rimasto ben poco. Al contrario, la chiesa come la conosciamo oggi fu progettata nel 1462 dall’architetto Leon Battista Alberti ed è unanimemente considerata uno dei capolavori dell’architettura rinascimentale. Anche qui, va detto, i lavori si protrassero per secoli: basti considerare che la cupola, tra le più grandi in Italia, fu terminata solo nel ‘700, ben trecento anni dopo, quindi, il progetto iniziale. Oltre alla reliquia del sangue di Cristo merita una visita la Cappella di San Giovanni Battista che ospita la tomba del Mantegna. Le decorazioni di questa cappella sono per lo più opera del Correggio (1489 – 1534), anche se non mancano dipinti dello stesso Mantegna (Battesimo di Cristo e Sacra Famiglia e famiglia del Battista). Da vedere!

Cattedrale di San Pietro

Cattedrale di San Pietro

Oltre al complesso monumentale di Palazzo Ducale, su Piazza Sordello affaccia anche la Cattedrale intitolata a San Pietro (pure la piazza inizialmente era intitolata al santo apostolico). Il duomo di Mantova ha origini paleocristiane anche se, come sempre accade quando si ha a che fare con edifici storici, l’aspetto attuale è frutto di diverse sovrapposizioni stilistiche che a loro volta rimandano agli interventi effettuati nel corso dei secoli. Per dire: il campanile ha un’impronta romanica; la facciata, invece, è tardo-barocca; la fiancata destra, infine, tradisce un’evidente impronta gotica. Quanto all’interno è a croce latina e diviso in 5 navate, di cui le due laterali esterne e quella centrale con soffitto a cassettoni, mentre le due navate laterali interne sono con volte a botte. Detto sinteticamente delle sovrapposizioni stilistiche, l’importanza del duomo di Mantova è legata soprattutto alla sepoltura di alcune delle personalità più illustri della città con la prevalenza, ca va sans dire, degli esponenti della famiglia Gonzaga. Infine una curiosità: la cattedrale mantovana ospita il sacrario del santo cittadino che non è, come si potrebbe essere indotti a pensare San Pietro, ma Sant’Anselmo da Lucca. Da vedere!

Camera degli Sposi

Camera degli Sposi

Come accennato in precedenza uno dei motivi per cui Palazzo Ducale è tappa imperdibile di un soggiorno a Mantova è la Camera degli Sposi, o Camera Picta, di Andrea Mantegna. Si tratta di una serie di affreschi che l’artista realizzò in una sala del Castello di San Giorgio, la torre di nord-est del complesso monumentale. All’opera, celebrativa della famiglia Gonzaga, il Mantegna dedicò ben nove anni (1465-1474) riuscendo in un’operazione difficilissima: indurre l’osservatore a ritenere che il gioco di luci e ombre dell’ambiente che ospita il ciclo di affreschi fosse appunto il risultato della composizione pittorica e non, invece, del posizionamento delle finestre ai lati. Non è finita, perché lo sguardo del visitatore viene guidato verso la parte alta della sala, dove Mantegna dipinse il tondo centrale raffigurante una serie di putti e altre figure umane che scrutano verso il basso. Questi giochi ottici e prospettici sono alla base del successo di questi dipinti che, come accennato, avevano la funzione di esaltare politicamente e dinasticamente i Gonzaga. Per maggiori informazioni: Camera Picta.

Palazzo Ducale

Palazzo Ducale

Cinquecento stanze distribuite su circa 35.000 metri quadrati. Pochi numeri che però danno bene l’idea della grandezza del Palazzo Ducale di Mantova, secondo molti, per maestosità, al livello di quelli di Parigi e Vienna. Va da sé, come quasi sempre in questi casi, l’edificio è composto da ambienti distinti e separati costruiti in epoche diverse e poi collegati in modo organico a partire dalla metà del ‘500. Il nucleo originario del palazzo risale al XIII secolo quando a Mantova governava la famiglia Bonacolsi (1272 – 1328). Furono i Bonacolsi a gettare le basi della successiva dinastia dei Gonzaga il cui governo sulla città si protrasse dal XIV al XVIII secolo (1328 – 1707). I Gonzaga proseguirono l’estensione del Palazzo Ducale fino ad arrivare, come detto, alla metà del XVI secolo – specificatamente al 1556 – anno in cui il duca Guglielmo incaricò il prefetto Giovan Battista Bertani di unificare i diversi corpi di fabbrica fin lì realizzati. La risistemazione del palazzo proseguì per oltre 20 anni e fu portata a termine dall’architetto Bernardino Facciotto a cui fu dato mandato, invece, di integrare giardini, piazze, loggiati e cortili di questa immensa dimora signorile che si estende tra la riva del Lago Inferiore e Piazza Sardello. Purtroppo da vedere non è rimasto molto con le eccezioni significative del cliclo di affreschi del Pisanello all’interno del Palazzo del Capitano e, soprattutto, della Camera degli Sposi (o Camera Picta) di Andrea Mantegna, di cui parleremo più approfonditamente nel prossimo punto. Per info: www.mantovaducale.beniculturali.it.

Venire un giorno

Venire un giorno

Di controindicazioni vere e proprie non ce ne sono. Al più, come detto in apertura, la visita spesso coincide con le bellezze di Piazza dei Miracoli. In parte è anche inevitabile sia così, però, come ci siamo sforzati di evidenziare, c’è anche tanto altro da vedere. Tanto che diventa tantissimo, poi, se allarghiamo il raggio d’azione alla provincia. Perciò Pisa, se possibile, meriterebbe almeno un weekend.

Borgo Stretto

Borgo Stretto

Chi è veramente interessato ad approfondire la storia di Pisa deve far tappa al Borgo Stretto, per i pisani più semplicemente il “Borgo”. Si tratta di uno dei quartieri più antichi della città, fin dal ‘300 abitato soprattutto da mercanti che concentrarono qui le loro attività commerciali. Una vocazione, quest’ultima, che ha resistito nei secoli tant’è che ancora oggi vi si susseguono negozi, bar, ristoranti e attività di vario genere. Da vedere, Piazza delle Vettovaglie, che ospita il mercato ortofrutticolo; il Casino dei Nobili, immobile settecentesco realizzato per il divertimento dell’aristocrazia (ne abbiamo incontrato un altro a Venezia); e la Chiesa di San Michele in Borgo, parte di quell’importante patrimonio chiesastico a cui abbiamo accennato in precedenza. Da vedere!

Palazzo Reale

Palazzo Reale

Costruito tra il 1583 e il 1587 dall’architetto fiorentino Bernardo Buontalenti su mandato del granduca Francesco I de’ Medici, il Palazzo Reale di Pisa si trova sul Lungarno Pacinotti. Per la sua edificazione vennero inglobati alcuni palazzi preesistenti, tra cui la torre detta “della Vergadoro”, appartenuta all’importante famiglia dei Gaetani. La funzione di residenza dei Granduchi di Toscana durò fino al XIX secolo. Dopo l’Unità d’Italia vi soggiornarono saltuariamente anche i Savoia; da qui l’appellativo di “Reale” con cui tuttora è conosciuto il palazzo. Dal 1989 Palazzo Reale è sede della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Pisa e Livorno e ospita le raccolte dell’omonimo Museo Nazionale. Raccolte perlopiù composte dalle opere d’arte delle dinastie che vi si sono succedute. Un vero e proprio itinerario storico-artistico e culturale attraverso cui è possibile cogliere le linee di continuità e frattura nella propensione al bello delle classi dominanti pisane: dalle famiglie patrizie del Medioevo fino all’alta borghesia cittadina del ‘900. Degno di menzione il “Miracolo dei due impiccati” opera di un giovanissimo Raffaello e parte di un Trittico dedicato a San Nicola da Tolentino. Maggiori informazioni su: Museo Nazionale di Palazzo Reale.

Piazza dei Cavalieri

Piazza dei Cavalieri

In apertura abbiamo messo in guardia i lettori dal considerare conclusa la visita di Pisa una volta completato il trittico di Piazza dei Miracoli. Già, perché c’è perlomeno un’altra piazza che merita assolutamente una visita: stiamo parlando di Piazza dei Cavalieri dove spicca l’omonimo palazzo sede della prestigiosa Università Normale di Pisa. Va detto, però, che il fascino storico del luogo non si esaurisce solo col prestigioso ateneo: Piazza dei Cavalieri, infatti, anche se sul punto non c’è unanimità, rappresenterebbe l’antico forum della Pisa romana; ma, soprattutto, ha rappresentato, e su questo non ci sono dubbi, il centro politico della Pisa medievale, quando era conosciuta col topos di Piazza delle Sette Vie. Delle vestigia medievali restano moltissime tracce: oltre alla facciata del già richiamato Palazzo dei Cavalieri o anche “della Carovana” (antica sede dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano), bisogna ricordare la Chiesa di Santo Stefano, opera del Vasari su mandato di Cosimo de’ Medici, e il Palazzo dell’Orologio di cui fa parte, ora inglobata nell’edificio, la Torre dei Gualandi, in cui venne rinchiuso e lasciato morire insieme ai figli il Conte Ugolino della Gherardesca, di cui Dante narra le vicissitudini terrene nei canti XXXII e XXXIII dell’Inferno della Divina Commedia. Da vedere!

Chiesa Santa Maria della Spina

Chiesa Santa Maria della Spina

Pisa vanta un importante patrimonio chiesastico. Nell’impossibilità di vederlo tutto (a meno di aver programmato un lungo soggiorno) vale senza dubbio la pena visitare la chiesa di Santa Maria della Spina. Si tratta di una piccola chiesa sconsacrata, la cui prima edificazione risale al 1230 sul greto del fiume su mandato della famiglia Gualandi. Il nome, invece, risale al 1333 e rimanderebbe alla reliquia di una spina della corona di Cristo custodita appunto all’interno dell’edificio. Santa Maria della Spina è unanimemente considerata un gioiello del gotico-pisano, in cui a far da contraltare all’esterno riccamente decorato da guglie, pinnacoli e tabernacoli c’è un interno piuttosto spoglio in cui spicca una scultura trecentesca raffigurante la Madonna con Bambino (o Madonna della Rosa) realizzata da Andrea e Nino Pisano. Va detto che nel corso dei secoli questa chiesa ha attraversato diverse vicissitudini, perdipiù dovute a problemi di infiltrazione stante la vicinanza all’Arno. Da qui la drastica decisione, maturata dopo l’Unità d’Italia (per la precisione nel 1871), di smontare letteralmente l’edificio per ricostruirlo in posizione rialzata rispetto al corso del fiume. Inevitabilmente, questa scelta ha cambiato in profondità l’architettura della chiesa senza però comprometterne più di tanto la bellezza come possono testimoniare quei turisti che, desiderosi di approfondire il genius loci pisano, vi fanno visita. Da vedere!

Lungarni di Pisa

Lungarni di Pisa

Come Firenze anche Pisa ha i suoi lungarni e, proprio come per il capoluogo toscano, anche per la città della Torre pendente il reticolo viario tutt’attorno il corso dell’Arno rappresenta un’importante attrazione turistica. O meglio, ha storicamente rappresentato – e tuttora rappresenta – un luogo di aggregazione per i pisani e poi, complice lo sviluppo turistico, è diventato una delle tappe imperdibili per i tantissimi visitatori che quotidianamente raggiungono la città. Tante le denominazioni: Lungarno Pacinotti, Lungarno Simonelli, Lungarno Galilei, Lungarno Gambacorti, Lungarno Sidney Sonnino eccetera; il più famoso, però, è il Lungarno Mediceo che va dal Ponte della Fortezza al Ponte di Mezzo ed è l’epicentro della movida cittadina. Da vedere!