Il nostro racconto di Phuket parte da Patong, il principale quartiere turistico dell’isola. Si tratta di una cittadina con un’incredibile concentrazione di alloggi, negozi, night-club, ristoranti e attrazioni di vario genere. Eppure non è stato sempre così. Fino agli anni ’70 del secolo scorso, infatti, la località aveva una dimensione prevalentemente rurale e la costa era frequentata da sparuti gruppi di hippies provenienti da Europa e Stati Uniti. Poi l’avvento del turismo di massa ha cambiato in profondità le coordinate economiche e sociali del territorio imponendo qui, più che nel resto dell’isola, un tributo molto alto allo stile di vita tradizionale thailandese. Tant’è che da un certo momento in poi, proprio l’eccessiva turistificazione e la conseguente perdita di autenticità avevano suggerito ai tour operators di guardare altrove. Lo spartiacque si è avuto col devastante tsunami che ha colpito la Thailandia nel 2004. Nella ricostruzione post-maremoto c’è stata maggiore attenzione ai servizi senza per questo abdicare allo status turistico in precedenza raggiunto. Una vera e propria fabbrica del divertimento che passa per l’omonima spiaggia (Patong Beach) e Bangla Road, dove si concentra il grosso della movida di Patong. Tuttavia uno dei segreti della Thailandia, e Phuket non fa eccezione, è che basta allontanarsi un po’ per trovare scenari e situazioni completamente diversi da quelli fin lì vissuti. Nel caso di Patong basta dirigersi all’estremità meridionale della spiaggia e prendere un battello alla volta di Freedom Beach. Pochi minuti di navigazione per ammirare uno scenario incontaminato (bellissima la barriera corallina) e lasciarsi alle spalle folla, sport acquatici, immersioni e tutte le attività proprie di una località turistica matura. Menzione particolare, infine, per l’avventurosa zipline di Flying Hanuman. Provare per credere!