Le Torri

Le Torri

“Turista o bolognese, la vista dalla cima della Torre Asinelli non ha prezzo”. Questo è solo uno dei migliaia di commenti on line sulla torre simbolo della città felsinea. Un giudizio in linea con quelli più autorevoli espressi, molti anni prima, da Goethe e da Carducci che pure spesero parole d’elogio per il vasto panorama che è possibile ammirare dai 98 metri (498 scalini!) della cima di questa torre quadrata. A fianco la Torre Asinelli, la coeva (1109 – 1119) Torre Garisenda che è grosso modo metà dell’altra. Entrambe fanno parte di un medievale piano di costruzione di fortezze murarie che avevano essenzialmente funzione difensiva: segnalare la provenienza dei pericoli in modo da prevenirli o, quantomeno, intervenire tempestivamente. A fianco questa funzione pratica, ce n’era però un’altra simbolica, altrettanto importante: nella Bologna del Medioevo, le torri erano rilevatrici dello status raggiunto dalle famiglie proprietarie. Anche per questo in città ce n’erano più di cento, di cui, nei secoli a venire, sono sopravvissute soltanto una ventina.

Torre Asinelli
Tutti i giorni, quattro ingressi all’ora (alle 00, ai 15, ai 30 e ai 45)

Fino al 08/01/2023: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 17:15.

Dal 09/01/2023:
09/01 – 02/03: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 16:30
03/03 – 31/03: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 18:00
01/04 – 31/05: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 19:00
01/06 – 01/10: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 19:00 (lun-mer) – ore 20:15 (gio-dom)
02/10 – 05/11: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 18:00
06/11 – 31/12: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 16:30
Giorno di chiusura: 25 dicembre

Torre Garisenda: non visitabile

Basilica di San Petronio

Basilica di San Petronio

La chiesa dove il 24 febbraio 1530 Carlo V venne incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero e dove, 17 anni dopo, nel 1547, furono celebrate la IX e X sessione del Concilio di Trento, passaggio fondamentale della Chiesa cattolica controriformata. Questi fatti storici spiegano l’importanza della Basilica di San Petronio, vescovo di Bologna dal 431 al 450 nonché, successivamente, patrono cittadino. Non stupisce, perciò, che nelle intenzioni di Arduino degli Arriguzzi, l’architetto incaricato nel 1514 di completare i lavori iniziati alla fine del XIV secolo (1390) vi fosse l’intenzione di superare in grandezza la chiesa di San Pietro in Roma. Almeno questa è la leggenda, secondo cui fu Papa Pio IV a stoppare questa velleità sollecitando i lavori per la costruzione dell’Archiginnasio. Pochi elementi, ma sufficienti a capire perché la Basilica di San Petronio è la chiesa più importante di Bologna. Più importante del duomo cittadino, la Cattedrale di San Pietro. Ciò detto, la Basilica di San Petronio è anche una chiesa bellissima a partire dalla facciata che, pur se incompiuta, resta un gioiello dell’arte gotica. Spettacolare il portale centrale, capolavoro di Jacopo della Quercia con la rappresentazione di scene dell’Antico e Nuovo Testamento. All’interno, tra le tante opere presenti, segnaliamo la presenza dell’organo più vecchio al mondo, costruito nel 1470 e tuttora in uso. La Basilica è aperta ogni giorno dalle ore 7.45 alle 14.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Per maggiori informazioni sulla storia e le opere presenti, visita: www.basilicadisanpetronio.it

Museo della Storia

Museo della Storia

Inaugurato all’inizio del 2012, il Museo della Storia si trova all’interno di una dimora storica della città, appartenuta fino al 1910 ai Pepoli, la prima famiglia a governare Bologna al tempo delle signorie. Si tratta di un museo globale e interattivo che oltre a documentare la storia locale è pieno di rimandi agli altri musei della città. Per certi aspetti, un “museo dei musei” dove sono accessibili tutte le informazioni propedeutiche alla visita degli altri spazi museali di una città che, come abbiamo ricordato all’inizio, ha fatto dello sviluppo artistico-culturale uno degli asset più importanti della propria crescita economica. Per i giorni di apertura, gli orari, la suddivisione delle sale visita: www.genusbononiae.it

Non venire ad agosto se…

Non venire ad agosto se...

L’abbiamo detto più volte, ma conviene ribadirlo. Dalla metà di luglio e per tutto agosto Mykonos è un’isola sfrenata. Gli eccessi sono la regola; l’isola è frequentata soprattutto da giovani (molti gli italiani) che trascorrono le proprie giornate tra spiaggia e discoteca senza soluzione di continuità. Perciò se siete alla ricerca (anche) d’altro, meglio scartare questo periodo dell’anno. Un’altra ragione per evitare Mykonos ad agosto è il meltemi (μελτέμι in greco). È un vento fresco che soffia lungo le coste della Grecia e della Turchia. Accompagna tutta la stagione estiva dell’arcipelago delle Cicladi, ma ad agosto diventa particolarmente fastidioso. Per il resto, non ci sono particolare controindicazioni. Se quel che cercate è proprio il caos e le atmosfere agostane farete bene a non seguire il mio consiglio. Se invece agosto è l’unico periodo disponibile e desiderate visitare la Grecia potete destinare a Mykonos lo spazio di un weekend. In questo caso, tre giorni all’insegna della movida possono essere perfino salutari. Punti di vista.

Trieste non è vicina a Trento

Trieste non è vicina a Trento

Il fatto che “Trieste e Trento” sia il nome di diverse piazze italiane induce molti a ritenere che le due città siano vicine, quando non proprio attaccate. Sbagliato. Trieste e Trento distano circa 300 chilometri e quel che le accomuna non è la geografia, ma una ben più importante circostanza storica: il 3 novembre 1918, infatti, le truppe italiane entravano nelle due città ponendo fine al dominio austro-ungarico nei territori a sud del Brennero. Di fatto, la data che sancisce la fine della Prima Guerra Mondiale con la vittoria dell’Italia e la contestuale firma (lo stesso giorno) dell’Armistizio di Villa Giusti a Padova.

Non dare del friulano a un triestino

Non dare del friulano a un triestino

Trieste è in Venezia Giulia e i triestini ci tengono molto a che non si confondano gli ambiti territoriali. Anche i dialetti tra le due aree geografiche sono diversi, per cui occhio: qualcuno potrebbe addirittura offendersi a sentirsi dare del friulano.

Cosa non fare al Palio di Siena

Cosa non fare al Palio di Siena

Prima abbiamo detto che se vi trovate in città a ridosso di uno dei due palii (2 luglio e 16 agosto) vale senz’altro la pena assistere all’evento. Quel che non vi abbiamo detto, però, è che ci sono alcune cose che è meglio non fare tenuto conto del clima particolare che si vive il giorno della gara. La prima, fondamentale, riguarda il vestiario. La folla si riversa tutta in Piazza del Campo e la calca, già di per sè soffocante, può diventare davvero dura da reggere sotto il sole estivo. Diventa fondamentale allora vestirsi nel modo giusto: abiti leggeri e traspiranti, cappellino per il sole e scarpe di ginnastica. Non è finita. Guai a dimenticare una bottiglia d’acqua per idratarsi. Non troppa fredda, però. Va benissimo a temperatura ambiente, ché tanto lo diventa in ogni caso visto che l’attesa prima della partenza è particolarmente lunga. L’ultima accortenza riguarda l’espletamento dei bisogni fisiologici: se siete tra quelli/e che vanno in bagno abbastanza di frequente o che comunque mal sopportano il fatto di non poterci andare per diverse ore, allora è meglio desistere. Insomma, stare in piazza il giorno del palio è un sacrificio. Un sacrificio ampiamente ripagato dalla spettacolarità dell’evento ma che evidentemente non è alla portata di tutti. Sapevatelo.

Non dire “arancino”

Non dire "arancino"

Altrove, in Italia, si potrà anche dire “arancino” ma a Palermo no, l’arancina è femmina! Sapevatelo.

Non sfoggiare oggetti di valore in alcune zone della città

Non sfoggiare oggetti di valore in alcune zone della città

In alcune zone di Palermo, ad esempio i mercati, conviene non fare sfoggio di oggetti vistosi. È un’accortenza e nulla più, dal momento che il fatto di trovarsi in luoghi vivi, frequentati, è la migliore garanzia di sicurezza. Tuttavia, tra la folla può anche esserci il malintenzionato e quindi è preferibile non dare nell’occhio con gioielli, orologi di valore, cineprese e reflex costose. A parte questo: niente paura. Lo spettacolo è assicurato! Viva Palermo, viva la SIcilia, viva l’Italia!

I portici

I portici

Bologna è unica. Al mondo, infatti, non c’è altra città che abbia un sistema di portici tanto esteso: 40 chilometri che diventano più di 50 considerando i porticati fuori dal centro cittadino. Non a caso, nel 2006, i portici sono stati inseriti nella “Tentative List” dei siti candidati alla tutela Unesco. Un progetto che oltre il comune vede impegnati la Città Metropolitana, la Regione e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, interlocutore principale con l’Ufficio Patrimonio Unesco. Un iter complesso, non ancora concluso, che fa leva sulla combinazione dei fattori architettonici, giuridici e ambientali che hanno determinato il singolare esito urbanistico. I portici nacquero infatti nel Medioevo per assecondare l’inurbamento crescente della città. Un fenomeno dovuto principalmente alla presenza dell’Università. E a quest’esigenza i portici sono sempre rimasti fedeli nel tempo, assumendo un ruolo paradigmatico di sviluppo delle relazioni sociali: a differenza delle piazze, infatti, i portici garantiscono continuità agli scambi e alle relazioni indipendentemente dalle condizioni climatiche. Ciò detto, sono anche bellissimi. Solo per dirne due: il quadriportico della basilica di Santa Maria dei Servi in strada Maggiore (il più largo), e quello del palazzo arcivescovile (il più alto).

Mare e montagna a Marettimo

Mare e montagna a Marettimo

Se Levanzo è l’ideale per gli amanti del diving, Marettimo lo è per le escursioni. L’isola più montuosa dell’arcipelago delle Egadi offre ai visitatori diversi percorsi e, soprattutto, una vegetazione straripante con più di 500 specie di piante, tra cui alcune rarissime. Oltre al Castello di Punta Troia, di cui abbiamo già parlato, gli altri itinerari sono: Punta Basano; le Case Romane (vd.foto); Punta Libeccio; Semaforo e Cala Bianca. Senza dimenticare, naturalmente, Monte Falcone, coi suoi 686 metri sul livello del mare la vetta più alta di tutta l’isola. Insomma, se decidi di venire in vacanza alle Egadi, insieme a costumi e tutto l’occorrente per il mare, non dimenticare di mettere in valigia scarpe e abbigliamento tecnico per il trekking. Non rimarrai deluso. Quanto alle spiagge, Marettimo è una via di mezzo tra la più accessibile Favignana e la più rocciosa Levanzo. Segnaliamo, tra le altre: Scalo Vecchio e Scalo Nuovo, ai due lati del porto; la spiaggia del Cimitero e quella del Cretazzo. Menzione a parte per Cala Nera, con ogni probabilità la spiaggia più bella di tutta l’isola. A differenza delle altre, però, Cala Nera è raggiungibile solo in barca. Un’esperienza, anche questa, senz’altro da provare.

Castello di Marettimo

Castello di Marettimo

A differenza della fortezza di Favignana, che persiste nella condizione di rudere, il Castello di Marettimo è stato ristrutturato di recente. Ubicato sulla vetta del promontorio di Punta Troia, è raggiungibile da un sentiero realizzato dal Corpo Forestale dello Stato. Una strada sterrata che pur non presentando grosse difficoltà non è di certo adatta ai bambini più piccoli. Ciò detto, si tratta di un’altra tappa obbligata per chi viene in vacanza alle Egadi. Il panorama è meraviglioso e, all’interno della struttura, censita dal FAI tra i “luoghi del cuore“, ci sono un piccolo Museo delle Carceri (i Borbone trasformarono la struttura in luogo di pena) e, soprattutto, l’Osservatorio della Foca Monaca dell’AMP delle isole Egadi. Per il resto, vale quanto detto in precedenza per il Castello di Favignana: guai a dimenticare la macchina fotografica!

Mare e diving a Levanzo

Mare e diving a Levanzo

L’Area Marina Protetta Isole Egadi è un paradiso per gli appassionati di diving. Levanzo in particolar modo. La parete del Faro; l’orlo del Genovese; il Faraglione; la secca di Punta Pesce e le altre qui non menzionate, sono tutte immersioni bellissime da fare in ragione del grado di preparazione e tipo di brevetto. Tra Cala Minnola e Punta Alterella, tra i 27 e i 30 metri di profondità, c’è un relitto di epoca romana con anfore e altro vasellame di ceramica. Un’immersione assai gradita dai subacquei ricreativi che frequentano Levanzo e le Egadi. Per il resto, la costa dell’isola è assai frastagliata e il modo più pratico di conoscere le insenature e le calette rocciose di Levanzo è in barca. Volendo, la già citata Cala Minnola (vd. foto), insieme a Cala Fredda, sono raggiungibili anche a piedi. Per informazioni sui siti di immersione, il grado di difficoltà, la flora e la fauna presenti e, soprattutto le autorizzazioni necessarie, visitare: www.ampisoleegadi.it

I giardini ipogei

I giardini ipogei

Insieme alla pesca, l’altra storica attività degli abitanti di Favignana è sempre stata l’estrazione del tufo. Che poi non si tratta di tufo ma di calcarenite, materiale litico di largo uso in edilizia e molto diffuso in tutta la Sicilia Occidentale. Per dire, il Duomo di Monreale (vd. Palermo), dal 2015 Patrimonio Unesco, è quasi interamente costruito con il “tufo” favignanese. Gli effetti di questa secolare attività estrattiva sono molto evidenti in tutta l’isola. Infatti, le cave a Favignana sono dappertutto, anche in pieno centro storico solo che gli isolani, una volta terminata l’attività estrattiva, hanno pensato bene di riadattare questi ambienti in orti e frutteti. In altri termini, i favignanesi sono riusciti a trasformare un potenziale scempio in una delle principali attrazioni dell’isola. Il “Giardino dell’Impossibile” in contrada Bue Marino, è senza dubbio la testimonianza più bella della riconversione “green” delle cave di calcarenite. Il merito, ovviamente, è della proprietaria Maria Gabriella Campo, che è riuscita, con caparbietà, a ricavare un orto botanico di grande interesse naturalistico.
Info per una visita guidata al Giardino dell’Impossibile
Apertura: tutti i giorni (da Maggio a Ottobre)
Orari: dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:30 alle 19:30
Prenotazione: obbligatoria (vai al sito)
Durata visita: 2 ore e 30 minuti circa a piedi
Difficoltà di percorso: nessuna
Gruppo minimo: 2 persone
Trasporti dal centro di Favignana: Bus “linea 1” con fermata a circa 300 mt. dal sito

Grotta del Genovese

Grotta del Genovese

Le più grandi scoperte avvengono quasi sempre per caso. La Grotta del Genovese, a Levanzo, non fa eccezione. La più ricca eredità italiana di espressività figurata preistorica fu scoperta da tale Francesca Minellono, pittrice di Firenze in vacanza alle Egadi. Nel 1949, la donna si spinse dentro un anfratto in cui si diceva vi fossero degli antichi dipinti. Un passaparola alimentato dai cacciatori di Levanzo e che però fino a quel momento non aveva suscitato alcuna curiosità scientifica. E invece nel retro di questa grotta del versante nord-occidentale dell’isola, la Minellono rinvenne oltre trenta incisioni parietali e un centinaio di dipinti che, in seguito, grazie all’interessamento di archeologi e studiosi, vennero fatti risalire al tardo Paleotico (11-12.000 anni fa). Come tessere di un mosaico, i reperti della Grotta del Genovese si sono rivelati fondamentali per una più dettagliata conoscenza della storia evolutiva dell’uomo che nel Paleolitico Superiore dovette fronteggiare una serie di cambiamenti climatici che contribuirono in maniera decisiva a modificare abitudini e stili di vita. Non più solo cacciatori, ma anche allevatori e pescatori di molluschi. Cambiamenti che trovano riscontro nei soggetti e nelle scene raffigurate: cervi, tori, buoi, asini e rituali con ogni probabilità associati al culto della Madre Terra. Per l’ulteriore approfondimento sulla storia, i reperti e le visite guidate alla grotta si rimanda al sito: www.grottadelgenovese.it