La funivia

La funivia

Inaugurata nel 2010, la funivia di Dubrovnik in soli 4 minuti collega la città vecchia con il monte Srd, a circa 400 metri sul livello del mare. La capienza massima è di 30 persone circa e il costo del biglietto si aggira sui 15 euro a persona. Occhio a non dimenticare la macchina fotografica. Il panorama, con la vista dall’alto della città e l’isola di Lokrum, è da togliere il fiato. E non è finita perché in cima ci sono un ristorante, un bar e un museo dedicato alla guerra di indipendenza combattutta all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso. Da non perdere!

Isola di Lokrum

Isola di Lokrum

Bellissima, incontaminata e a soli 700 metri da Dubrovnik. Lokrum, o Lacroma (dal latino “acrumen”, riferimento agli agrumeti presenti), è tappa obbligata per i turisti in visita alla città. I traghetti salpano in media ogni 30 minuti dal porto di Dubrovnik e il territorio non presenta alcun ostacolo. Da vedere, il monastero benedettino del XII secolo (negli anni ’70 del secolo scorso riconvertito in parco-botanico) e il lago salmastro, chiamato “Mar Morto”, nel versante meridionale dell’isola. A dispetto del nome, però, si tratta di un luogo bellissimo che vale assolutamente la pena visitare. Altrettanto bello il “Fort Royal”, piccola fortezza eretta durante il periodo napoleonico da cui si gode uno splendido panorama. Infine una curiosità. Lokrum, infatti, è un’isola molto amata dai naturisti che ne frequentano le spiagge.

Il Convento dei Frati Minori

Il Convento dei Frati Minori

Il convento francescano dei Frati minori si trova ai piedi della fortezza Minceta, la più imponente roccaforte cittadina. La chiesa rappresenta una testimonianza significativa dell’archittetura ragusea del XIV secolo. Un periodo nel quale la città passò dalla dominazione veneziana, terminata nel 1358, a quella austro-ungarica che coincise col suo periodo di maggior splendore economico e sociale. Il gotico, come confermano il chiostro e la fontana con la statua di San Francesco, fu la cifra stilistica che caratterizzò questa lunga fase storica dal punto di vista architettonico. L’altro motivo d’interesse della visita al convento di San Francesco è la farmacia, una delle più antiche d’Europa, fondata nel 1317. La biblioteca conventuale custodisce numerose tracce dell’attività dell’epoca: documenti, codici, prontuari e ricette manoscritte che restituiscono uno spaccato importante della cultura dalmata nel XIV e XV secolo. La Chiesa di San Francesco fa parte del circuito DubrovnikCard.

La fortezza di San Giovanni

La fortezza di San Giovanni

La fortezza di San Giovanni (Tvrda Sv. Ivana) si trova a sud della cinta muraria, dal lato opposto alla fortezza di Ravellin sita sul versante settentrionale. Affacciata direttamente sul mare, a protezione del vecchio porto, ospita attualmente l’Acquario cittadino e il Museo Marittimo. Nel primo ci sono le principali specie marine che popolano il mar Adriatico e il Mediterraneo, mentre nel secondo sono presenti i reperti e le testimonianze più significative della marineria cittadina. L’acquario è piccolo (31 vasche in tutto), non paragonabile ad altri in Croazia (Spalato, Sibenik, Porec ecc.), nè tantomeno ai più grandi di Genova e Valencia, e però è sicuramente una valida alternativa soprattutto per le famiglie con bimbi al seguito. Perciò, nel caso le condizioni meteo non consentissero altre opzioni, una visita all’acquario di Dubrovnik è senza dubbio cosa ben fatta.

O
rari

>> inverno (3 novembre – 21 marzo):
9:00-16:00 (Lunedì chiuso);

>> estivo (22 marzo-2 novembre):
9:00-18:00 (Lunedì chiuso).

La fortezza di San Giovanni fa parte del circuito DubrovnikCard

Le antiche mura

Le antiche mura

Due chilometri di percorrenza; sedici torri; quattro fortezze e un panorama da togliere il fiato. Una vacanza a Dubrovnik parte, quasi immancabilmente, da una visita alle sue mura antiche. Una cinta muraria che protegge tutto il centro storico patrimonio dell’Unesco. La vista dei tetti permette anche di cogliere i segni dei bombardamenti subiti nei primi anni ’90 da parte dei serbi ma, per fortuna, le considerazioni sui “guasti” della guerra lasciano presto posto al meraviglioso panorama tutt’attorno. Vista di cui fa parte anche la piccola isola di Lokrum, parco naturale di appena un chilometro quadrato, distante solo 700 metri dal porto di Dubrovnik. L’ingresso per le mura è da Porta Pile, una delle due entrate della città vecchia (l’altra è Porta di Ploce) da cui si accede anche alla Placa o “Stradun“, la via principale di Dubrovnik. Superato l’antico ponte levatoio sulla sinistra c’è la scalinata, imponente, che porta fin su la cima delle mura. Mura che restano aperte tutto l’anno: d’estate, dalle 8.00 alle 19.00; mentre d’inverno (da novembre a febbraio) dalle 10.00 alle 15.00. Il biglietto costa circa 12,00 €uro per gli adulti; 4 €uro per ragazzi fino alla maggiore età (la moneta nazionale è la kuna). In alternativa, la Dubrovnik Card carta prepagata che concede l’accesso ai principali siti e monumenti d’interesse cittadino (vd.link). Ultimi consigli: evitare di visitare le mura nelle ore più calde della giornata e munirsi, in ogni caso, di cappellino e bottiglia d’acqua. Si raccomanda, inoltre, abbigliamento tecnico e scarpe da trekking.

11 cose da fare e vedere a Dubrovnik

Dubrovnik

Bellissima, speciale, romantica: per Dubrovinik, l’antica “Ragusa della Dalmazia“, gli aggettivi si sprecano. Alla base del successo turistico una combinazione … Continua

Museo per la Memoria di Ustica

Museo per la Memoria di Ustica

Il 1980 è stato un anno terribile per l’Italia e in particolare per Bologna. Circa un mese prima della strage del 2 agosto, infatti, la città fu coinvolta, suo malgrado, in un altro tragico evento: l’abbattimento, a largo di Ustica, del DC9 diretto a Palermo. Quell’aereo con a bordo 81 persone, tra cui donne e bambini, era partito dall’aeroporto Guglielmo Marconi con due ore di ritardo rispetto all’orario previsto e sarebbe dovuto atterrare nel capoluogo siciliano per le 21.15. E invece sappiamo tutti come è andata a finire, o meglio non lo sappiamo dal momento che sulla vicenda la magistratura non è riuscita a far luce fino in fondo. Un mistero, l’ennesimo, della storia italiana del dopoguerra; un mistero su cui però la città di Bologna ha deciso di non soprassedere ospitando il Museo per la Memoria di Ustica. Si tratta di un’installazione permanente dell’artista francese Christian Boltanski che mostra il relitto del DC9 in una cornice evocativa delle 81 vittime innocenti, morte a causa di vero e proprio atto di guerra i cui contorni, tuttavia, non sono mai stati chiariti del tutto. Maggiori info: www.museomemoriaustica.it

Non sfoggiare oggetti di valore in alcune zone della città

Non sfoggiare oggetti di valore in alcune zone della città

È una costante di tutte le grandi città. In alcune zone è meglio non dare troppo nell’occhio, evitando di indossare collane, bracciali e orologi di valore. Anche Bologna è così: i pericoli non vanno enfatizzati, ma è bene sapere che ci sono. Come durante il famoso mercato de “La Piazzola” poco distante dal Parco della Montagnola (nella foto). Tutti i venerdì e sabato il mercato, che si svolge in Piazza Otto Agosto, si riempie di ambulanti e mercanzie le più varie: la gente è tanta, i commercianti sono cordiali, ma nella folla può esserci il malintenzionato di turno che punta al portafogli e/o alla borsetta. Niente paura, però. È sufficiente qualche accortenza, un po’ di attenzione in più, e non succede nulla. Anzi, a dispetto dell’enumerazione tra le “cose da non fare” ci si può andare tranquillamente. Viva Bologna!

Museo del Gelato

Museo del Gelato

Ad Anzola dell’Emilia, comune di circa 12.000 anime in provincia di Bologna c’è un museo decisamente sui generis. Stiamo parlando del “Gelato Museum” inaugurato nel 2012 dalla storica azienda Carpigiani con l’intenzione, riuscita, di farne un “centro culturale d’eccellenza per la comprensione e l’approfondimento di Storia, Cultura e Tecnologia del Gelato Artigianale“. Dalle prime tecniche di conservazione del ghiaccio, alla nascita del mestiere del gelataio fino alle evoluzioni tecnologiche del momento, il “Gelato Museum Carpigiani” prende il visitatore letteralmente per mano e per la gola. Un’attrazione sfiziosa che sta senza dubbio bene in un’ideale lista con le cose da fare e vedere a Bologna e dintorni. Il Gelato Museum Carpigiani è aperto dal martedì al sabato dalle 9.00 alle 18.00. Per l’accesso ai laboratori e per le visite guidate è obbligatoria la prenotazione. Sito da consultare: gelatomuseum.com

La mortadella e le altre bontà della gastronomia bolognese

La mortadella e le altre bontà della gastronomia bolognese

Dalla mortadella allo squacquerone (formaggio romagnolo, diffuso in tutta la regione), passando per i tortellini, le tagliatelle e le lasagne (rigorosamente fatte a mano) fino al lambrusco, la cucina bolognese, ma più in generale quella dell’Emilia Romagna, è una delle più gustose d’Italia. Gustosa e saporita con insaccati, salumi e carni che la fanno da padrone su tutto il resto. Ciò detto, vale per Bologna quanto già ribadito per Roma e Firenze: occhio alle trappole. È una città giovane e cosmopolita e perciò è necessario sapere dove andare a scovare la “tradizione”, quella autentica. In rete non mancano consigli e suggerimenti mirati.

Museo Enzo Ferrari e Museo Ferrari

Museo Enzo Ferrari e Museo Ferrari

L’Emilia Romagna è terra di motori. Ducati, Lamborghini e Ferrari sono un vanto per la regione e l’Italia intera. A Modena c’è il museo dedicato a Enzo Ferrari, storico fondatore e patron del Cavallino Rampante. Come c’è scritto nel sito, quello dedicato a quest’uomo, artefice di un’epopea sportiva planetaria, “non è un museo ma uno spettacolo coinvolgente ed emozionante” dove si mescolano storia, architettura e tecnologia. A Maranello, invece, c’è il Museo Ferrari vero e proprio, con un’esposizione permanente dedicata alla Formula 1 ed ai Campionati del Mondo, più diverse sale tematiche per capire come si allena e come guida in corsa un pilota di Formula 1. Un comodo servizio navetta con partenza dal parcheggio del Museo Enzo Ferrari collega regolarmente le due strutture. Maggiori info sui rispettivi siti: museomodena.ferrari.com/it e museomaranello.ferrari.com/it

L’orologio di Piazza delle Medaglie d’Oro

L'orologio di Piazza delle Medaglie d'Oro

In Piazza delle Medaglie d’Oro a Bologna c’è un orologio fermo sulle 10.25 del mattino. Non è un guasto, ma l’ora in cui il 2 agosto 1980 una bomba deflagrò nella stazione ferroviaria cittadina lasciando a terra 85 morti e centinaia di feriti. Il più grave attentato della storia d’Italia per cui sono stati condannati Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, all’epoca dei fatti giovanissimi esponenti della destra eversiva e tuttora coppia nella vita. C’è chi ipotizza anche vi siano altre verità e intrecci dietro quella carneficina che oltre a segnare la storia d’Italia ha segnato, ovviamente, quella della città dove ha sede e annualmente si riunisce l’associazione familiari vittime della strage. L’orologio si fermò a causa del boato e, nonostante, nel corso degli anni, sia stato più volte rimesso in funzione, alla fine si è deciso saggiamente di riportare le lancette all’ora esatta in cui si consumò il terribile evento. Perciò chiunque visiti Bologna farà bene anche soltanto a passare da Piazza delle Medaglie d’Oro. Esercitare il valore della memoria non è mai inutile.

Piazza Maggiore

Piazza Maggiore

Il luogo dove nel Medioevo si riuniva il popolo e si faceva mercato. Soprattutto, un luogo concepito sin dall’inizio (XIII secolo) per diventare l’emblema della bolognesità. Uno schema urbanistico ricorrente nell’Italia dei comuni, basti pensare a quel che rappresenta Piazza del Campo per Siena. E, a conferma di quel che andiamo dicendo, proprio come a Piazza del Campo, anche attorno Piazza Maggiore a Bologna sorgono i principali edifici storici cittadini: Palazzo Comunale, Palazzo del Podestà, Palazzo Re Enzo, Palazzo dei Bianchi di fatto cingono questa piazza che è diventata “Maggiore” solo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Al centro, sorge una piattaforma pedonale di granito rosa soprannominata “il crescentone“, costruita nel 1934, anno XII dell’era fascista. Il 21 aprile 1945, giorno della liberazione della città, un carro armato americano danneggiò coi suoi cingoli una parte di questo spazio pedonale. Tutte le amministrazioni succedutesi dal dopoguerra ad oggi si sono però ben guardate dal riparare il danno che continua a star lì a imperitura memoria del prezzo pagato per la liberazione dal nazi-fascismo. Infine una curiosità. Piazza Maggiore non è la “Piazza Grande” cantata da Lucio Dalla. A porre fine a un malinteso andato avanti per anni, Giorgio Baldazzi, l’autore del testo che all’indomani della morte del cantante bolognese, ribadì che si trattava della più piccola Piazza Cavour.

Cattedrale di San Pietro

Cattedrale di San Pietro

La storia di Bologna, per secoli, ha ricalcato più o meno fedelmente le alterne vicende dello Stato Pontificio. Non stupisce, perciò, che sia una città con un importante numero di chiese. Oltre a quella, già citata, della Madonna di San Luca, e alla Basilica di San Petronio, merita senz’altro una visita anche la Cattedrale Metropolitana di San Pietro, il duomo cittadino. La prima edificazione va collocata tra X e XI secolo anche se la chiesa attuale ha cominciato a prender forma agli inizi del ‘600 con i lavori dell’architetto Floriano Ambrosini. A seguire, hanno contribuito alla radicale ristrutturazione dell’edificio altri due architetti – Alfonso Torreggiani e Cosimo Morelli, i loro nomi – finendo col cancellare quasi tutte le forme gotico-romane preesistenti a favore del più in voga gusto barocco dell’epoca. La parte inferiore della facciata è suddivisa in cinque lesene corinzie. Quelle più esterne, chiuse, sono in corrispondenza delle due navate laterali; le tre centrali, invece, ciascuna con un proprio ingresso, danno sulla navata principale. Il portale centrale, più grande dei due che gli stanno accanto, è sormontato da un frontone recante lo stemma di Benedetto XIV, omaggio al papa che aveva commissionato proprio al Torreggiani il disegno della nuova facciata. Sopra, nella parte alta, c’è un grande finestrone. Ai lati, due sculture raffiguranti San Pietro (a sinistra) e San Paolo (a destra). Assolutamente da vedere anche la torre campanaria (la seconda per altezza, dopo Torre Asinelli). All’interno, una campana di 33 quintali, la più grossa tra quelle suonabili alla bolognese, cioè con rotazione completa della stessa. Numerose anche le opere d’arte: tele, decorazioni, arredi e apparati sacri, custoditi perlopiù nelle sale del Tesoro della Cattedrale in fondo la navata di sinistra.

Orari:

>> lunedì – venerdì 7.00 – 19.00
>> sabato 7.00 – 23.00
>> domenica e festivi 8.00 – 19.00

Fontana del Nettuno

Fontana del Nettuno

Per rendere la maestosità dell’opera si può partire da alcuni aneddoti che la riguardano: il primo ha a che fare con le dimensioni dei genitali del “Gigante“, come i bolognesi chiamano la statua del dio marino. Lo scultore che la realizzò, il fiammingo Jean de Boulogne da Douai, voleva fossero più grandi, proporzionati agli oltre 3 metri di altezza della statua. Ovviamente scontò l’opposizione della chiesa locale che aveva commissionato l’opera, ma non si perse d’animo. Il Giambologna, così era stato soprannominato l’artista, fece in modo che da una determinata prospettiva il pollice della mano sinistra sembrasse spuntare dal basso ventre a mo’ di pene eretto, così da confondere l’osservatore distratto. La seconda curiosità, invece, è assai più recente della prima (l’opera è del 1566) e ha a che fare con un particolare rito degli studenti universitari bolognesi che alla vigilia di un esame sono soliti girare due volte in senso antiorario attorno la fontana. Un gesto scaramantico, pure questo legato al Giambologna. Tale, pare fu la reazione dell’artista appresa la notizia che sarebbe stato lui a realizzare la scultura che sormonta la fontana (realizzata, invece, dall’architetto palermitano Tommaso Laurenti). La fontana del Nettuno si trova davanti Palazzo Re Enzo, in Piazza Maggiore.

Il Santuario della Madonna di San Luca

Il Santuario della Madonna di San Luca

Arrivare a casa per i bolognesi significa scorgere dall’autostrada il Colle della Guardia, il promontorio su cui sorge la Basilica di San Luca. Basterebbe questo aneddoto a spiegare l’attaccamento che lega la città al santuario, la cui prima edificazione risale al XII secolo. Basterebbe, ma di storie da raccontare ce ne sono davvero molte, che non possiamo fare a meno di accennarne qualcuna. Tre in particolare: la prima ha a che fare con la fondazione del santuario. Leggenda vuole che un eremita greco, in pellegrinaggio a Costantinopoli, ebbe in dono un dipinto di San Luca evangelista dai sacerdoti della basilica di Santa Sofia. Compito di Teocle – questo il nome del pellegrino – portare l’effigie in Italia in un non meglio precisato monte della Guardia. Giunto a Roma, Teocle seppe che il monte si trovava a Bologna e così proseguì il suo viaggio fin nella città emiliana, dove fu accolto dalle autorità cittadine e l’icona della Vergine col Bambino portata sul monte. La seconda storia è del 1433, anno in cui la tela con la Beata Vergine di San Luca venne portata in processione lungo le strade di Bologna per invocare la fine delle piogge primaverili che stavano mettendo a rischio i raccolti. Il miracolo funzionò, le piogge cessarono, e il Santuario andò incontro a nuova popolarità dopo anni di relativo declino. Terzo e ultimo aneddoto, la lunga catena umana che nel 1677 collaborò alla realizzazione del porticato in salita che conduce al santuario. Un’opera collettiva cui parteciparono migliaia di bolognesi decisivi nella realizzazione di quello che è in assoluto il portico più lungo del mondo. Poco meno di 4 chilometri per 666 archi e 15 cappelle che partono da porta Saragozza nel centro storico di Bologna. Quanto alla chiesa, quella che ammiriamo attualmente è stata realizzata quasi per intero nel corso del XVIII secolo. Di gusto barocco è stata elevata a rango di Basilica Minore da Pio X nel 1907. Per maggiori info su storia, orari e modalità di visita: www.santuariodisanluca.it.