Le spiagge

Le spiagge

Arte, storia, cultura, musei, monumenti, ma anche mare. Tanto mare. D’estate, tra caldo e traffico automobilistico, muoversi può diventare complicato e anche visitare l’Acropoli costa doppia fatica. Per fortuna ci sono le spiagge, oltre 20 chilometri di litorale facilmente raggiungibile in auto o con i mezzi pubblici. Nea Falirou, praticamente attaccata alla parte vecchia del porto, è la più popolare tra le spiagge di Atene. I palazzoni alle spalle danno bene l’idea del sovraffollamento estivo di questa spiaggia che infatti è frequentata perlopiù da ateniesi che non hanno modo o voglia di spostarsi. Discorso simile per le spiagge di Ellinikò e Glyfada che però, a differenza di Nea Falirou, hanno conosciuto uno sviluppo turistico maggiore anche se non sempre di qualità eccelsa. Decoro e servizi migliorano decisamente ad Alimos, appena 8 chilometri dal centro cittadino, e continuano a migliorare nel distretto di Vouliagmeni. Qui i chilometri da Atene sono 17, ma l’atmosfera è completamente diversa. Più verde, minor speculazione edilizia e, quel che più conta, mare cristallino e servizi di alta gamma. Inevitabile che la zona sia frequentata dall’alta borghesia cittadina, nazionale e internazionale. Anche le spiagge di Varkiza e Sounio meritano decisamente una visita. Qui lo scenario è quello normalmente associato a una vacanza in Grecia: relax, spiagge bianche e mare color smeraldo.

Museo bizantino e cristiano

Museo bizantino e cristiano

Oltre 25.000 reperti per un arco temporale che va dal terzo al ventesimo secolo: icone, affreschi, manoscritti, ceramiche, tessuti, dipinti e mosaici che rappresentano una delle collezioni d’arte bizantina più importanti al mondo, tappa imperdibile per gli appassionati d’arte sacra, e non solo. La mostra, che inizialmente si trovava nel Museo archeologico nazionale, dagli anni ’30 del secolo scorso è allestita all’interno di Villa Ilissia, palazzo nobiliare del XIX secolo appartenuto a Sophie de Marbois-Lebrun, duchessa di Piacenza. Alla morte della nobildonna, l’immobile, divenuto proprietà statale, venne ristrutturato e appunto adibito a sede museale. Dopo il terribile terremoto che nel 1999 provocò ingenti danni ad Atene e dintorni, i reperti furono trasferiti in un’area seminterrata del palazzo e lì sono rimasti per 11 anni, durante i quali il Museo bizantino e cristiano è rimasto chiuso al pubblico. Nel 2010 la riapertura alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica Karolos Papoulias.

Il Museo bizantino e cristiano di Atene è aperto tutti i giorni dalle 08.00 alle 20.00.
Chiuso il 25 e 26 dicembre, il 1 gennaio, il 25 marzo, la domenica di Pasqua e il 1 maggio.
Venerdì Santo, orario ridotto dalle 12:00 alle 17:00.
Il biglietto intero costa 8,00 €uro (ridotto 4,00 €uro).
Sono previste inoltre agevolazioni, riduzioni e sconti per la visita abbinata ad altre strutture museali e per fasce d’età.
Per maggiori informazioni si rimanda alla versione in lingua inglese del sito ufficiale (http://www.byzantinemuseum.gr/en/)

Museo archeologico nazionale

Museo archeologico nazionale

Il museo archeologico è un’altra tappa imperdibile di una visita ad Atene. E non potrebbe esser altrimenti trattandosi del più grande museo di tutta la Grecia, nonché di uno dei più importanti al mondo. Fondato alla fine del XIX secolo, custodisce una quantità enorme di sculture, vasi, statue e altri reperti che vanno dal periodo miceneo a quello romano. Tutti rigorosamente raccolti e catalogati in anni di scavi condotti in lungo e in largo sul territorio nazionale. Spiccano, tra gli altri, la maschera funebre di Agamennone, il bronzo di Poseidone, il fantino di Artimissio e la testa di Zeus, reperti per il cui approfondimento rimandiamo alla versione inglese del sito ufficiale della struttura (www.namuseum.gr/museum/history-en).
Il Museo archeologico nazionale di Atene è aperto tutti i giorni dalle 08:00 alle 20:00.
Chiuso il 25 e 26 dicembre; il 1 gennaio; il 25 marzo; la domenica di Pasqua ortodossa e il 1 maggio.
Il biglietto costa 10.00 €uro (5.00 €uro ridotto).
Sono previste inoltre tutta una serie di agevolazioni, riduzioni e sconti per la visita abbinata ad altre strutture museali e per fasce d’età.

Licabetto

Licabetto

Chi visita Atene trova conferma dell’adagio secondo cui le cose più belle sono ancora (quasi) tutte gratis. Una delle particolarità della città, infatti, è quella di esser circondata da colline che rappresentano altrettanti punti panoramici facilmente raggiungibili a piedi. A parte l’Acropoli, di cui abbiamo già parlato, ce ne sono altre sei: Aeropago, Filoppapo, Pnice, Muse, Ninfe e Licabetto. Quest’ultima, con i suoi 272 metri sul livello del mare, è la vetta più alta della città e, oltre che a piedi, è raggiungibile anche con una comoda funicolare che parte da Kolonaki, elegante zona residenziale poco distante da piazza Syntagma. In cima ci sono una cappella dedicata a San Giorgio, un teatro e un ristorante. Più di tutto, però, c’è una vista da togliere il fiato, specie sul far della sera. La salita al monte Licabetto è in assoluto uno dei modi migliori per trascorrere una mattinata o il tardo pomeriggio in città (se scegliete di salire a piedi è meglio evitare le ore più calde della giornata).

Monastiraki

Monastiraki

Al confine con la Plaka c’è Monastiraki, quartiere famoso per il mercatino delle pulci. È qui che si trova l’anima popolare di Atene, specie nei fine settimana quando le bancarelle invadono progressivamente le strade a discapito dei negozi. Negozi che poi la domenica restano chiusi a vantaggio esclusivo degli ambulanti che espongono merci di ogni tipo e provenienza. Non è tanto il valore commerciale dei beni – si tratta di oggetti di poco valore, anche se può capitare l’affare – ma, come dicevamo, della grande partecipazione popolare che vede la convivenza pacifica di greci e immigrati parimenti impegnati a sbarcare il lunario. Detto questo, da vedere non c’è soltanto il mercatino delle pulci. A Monastiraki ci sono le due cattedrali, la piccola (Mikri Metropoli) e la grande (Megali Metropoli – la vera Cattedrale di Atene) e c’è anche la moschea Tzistarakis (oggi sede distaccata del Museo di arte folkloristica), simbolo della secolare dominazione ottomana in città e in tutta la Grecia.

La Plaka

La Plaka

L’Atene “ad alta intensità turistica” continua a la Plaka, uno dei quartieri più antichi e caratteristici della città. La maggior parte delle strade è chiusa al traffico ed è qui, non lontano dall’Acropoli e da Piazza Syntagma, che si concentra buona parte della movida ateniese. Bar, ristoranti, taverne, negozi di souvenirs in cui è bello “perdersi” e trascorrere ore piacevoli fatte di shopping, musica dal vivo, buon cibo e, ovviamente, visita ad alcuni dei monumenti principali della città. Per esempio, le due chiese bizantine di San Nicola Rangabas e San Nicodemo, come pure il Museo di arte folkloristica greca che custodisce costumi tradizionali, ricami, ceramiche e altre utensilerie d’epoca in legno e in argento.

Piazza Syntagma

Piazza Syntagma

Se l’Agorà è il cuore dell’Atene antica, Piazza Syntagma (Piazza della Costituzione) è il cuore di quella moderna. Qui ci sono il Palazzo del Parlamento e la tomba del Milite Ignoto, costantemente vigilata dagli Evzones, le guardie greche che ogni giorno danno luogo allo spettacolare cambio della guardia (vd. foto). Il monumento è fiancheggiato dal testo della famosa orazione funebre di Pericle dedicata ai caduti della guerra del Peloponneso che nel 431 a.C. vide contrapposte Sparta e Atene. Negli ultimi anni Piazza Syntagma è diventata il centro delle tensioni politiche e sociali che attraversano la città e l’intera Grecia. Qui si concentra il grosso delle manifestazioni sindacali e politiche; qui si sono radunati gli ateniesi in occasione del referendum del 5 luglio 2015 sull’approvazione del piano di salvataggio proposto dalla Troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) e profondamente osteggiato dal primo governo Tsipras. Perciò val la pena visitare Piazza Syntagma ma occhio, come ribadiremo più avanti, alla presenza di cortei e manifestazioni. La possibilità di trovarsi al centro di scontri e lancio di lacrimogeni consiglia la massima prudenza.

L’Agorà

L'Agorà

Ai piedi dell’Acropoli c’è l’Agorà, un’area di circa 12 ettari che è stata il cuore politico, amministrativo e sociale di Atene nel corso di tutta l’antichità. Per millenni questo luogo, famoso, tra le altre cose, per la condanna a morte di Socrate, ha vissuto un’interminabile parabola discendente cominciata col declino politico-militare della città e interrottasi soltanto nel XIX secolo allorquando la zona ha preso a ripopolarsi. Per la rinascita vera e propria, invece, si è dovuto attendere un altro secolo: i lavori di recupero e restauro dei monumenti presenti (ricordiamo il Tempio di Efesto, vedi foto) è cominciato nei primi anni ’30 del ‘900 anche grazie al contributo finanziario e organizzativo dell’lstituto Americano di studi classici, destinatario di ingenti finanziamenti soprattutto da parte della famiglia Rockfeller.

L’Agorà è aperta tutti i giorni. Dalle 08.00 alle 18.00 durante il periodo invernale; dalle 08.00 alle 19.00 in estate.
Il biglietto costa 4 €uro anche se è possibile visitare l’Agorà con un unico ticket cumulativo in abbinamento all’Acropoli.

L’Acropoli

L'Acropoli

Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1987, l’Acropoli è la prima cosa che tutti visitano dopo essere arrivati in città. Possono confermarlo i crocieristi che, quasi neanche il tempo di metter piede a terra, vengono condotti al cospetto del Partenone e gli altri monumenti (Propilei, Eretteo e il tempio di Atena Nike) presenti su questa rocca a 156 metri sul livello del mare. Come abbiamo detto in apertura, però, il turismo non banalizza la storia di Atene. Siamo infatti al cospetto del più grande complesso architettonico dell’antica Grecia che, nonostante le vicissitudini occorse nei millenni (solo per dirne una, i Veneziani in guerra contro i turchi nel 1687 bombardarono l’Acropoli) è arrivato fino ai giorni nostri per regalare ai visitatori provenienti da tutto il mondo un’esperienza assolutamente indimenticabile. Specie sul far della sera, quando l’Acropoli e la città tutt’attorno si infiammano coi colori del tramonto. Infine, un consiglio: dopo aver visitato il Museo dell’Acropoli, a soli 5 minuti dal sito archeologico vero e proprio, val la pena fermarsi nel ristorante annesso. La cucina è di buon livello, ma quel che più conta è la vista meravigliosa che offre la sala. Spettacolare!

L’Acropoli è aperta tutti i giorni dalle 8 alle 18.30 (un po’ più a lungo d’estate e nelle notti di luna piena). Il museo chiude 30 minuti prima.
Il biglietto d’ingresso costa 12 €uro (possibilità di sconti e riduzioni per studenti e over 65 anni).
Con lo stesso biglietto si possono visitare cinque monumenti: l’Agorà, il Teatro di Dioniso, il Ceramico, l’Agorà romana e il Tempio di Zeus.
La visita guidata con personale autorizzato (che staziona all’ingresso) costa 50 euro circa.
Per maggiori informazioni visita:
http://odysseus.culture.gr/h/3/eh351.jsp?obj_id=2384

I dintorni

I dintorni

Di cose da vedere a Dubrovnik ce ne sono davvero tante. Forse addirittura troppe per farle tutte in una volta sola. Per esempio, abbiamo accennato alle isole di Lokrum e Lopud, ma guai a dimenticare Korcula e Mljet. Poi c’è la penisola di Peljesac, ideale per gli amanti del trekking, senza naturalmente dimenticare il mare. Ancora, da vedere c’è tutta la riviera di Dubrovnik e l’arcipelago delle Elafiti. Insomma, più che una vacanza toccherebbe trasferirsi per un anno. O, perché no, definitivamente. A parte le battute, in città ci sono diverse agenzie che curano tour privati alla volta di ciascuna località. Un’occasione in più per chi viene in vacanza a Dubrovnik.

Le spiagge

Le spiagge

Guai a dimenticare che Dubrovnik è anche una località balneare. Anzi, succede una cosa strana, almeno all’apparenza: chi privilegia quiete e relax prenota gli hotel che si trovano fuori dalla città vecchia. Per esempio, quelli alle spalle della grande spiaggia di Copacabana; oppure le strutture presenti nella baia di Lapad. Sia la spiaggia di Copacabana che il litorale di Lapad sono adatti davvero a tutti: alle famiglie con figli al seguito; ai giovani che hanno voglia di divertirsi; a chi è in cerca di tranquillità. Il merito è dell’organizzazione delle spiagge, della professionalità degli addetti, ma soprattutto del mare quasi sempre calmo e cristallino. Diversa, per scenario, la spiaggia di San Giacomo (Sveti Jacov) situata a est nella parte vecchia di Dubrovnik. È facilmente raggiungibile a piedi, ma con l’inconveniente dei quasi 200 scalini da fare per raggiungerla. In alternativa, il comodo servizio taxi-boat che giornalmente fa la spola dal porto. Non è finita, perché ci sono le isole: oltre a Lokrum, di cui abbiamo già detto, merita una visita anche Lopud (vd. foto), isola del vicino arcipelago delle Elafiti. Frequenti i collegamenti per entrambe. Insomma, non solo arte e musei. Dubrovnik è anche mare, sole, spiagge e divertimento.

Il centro storico

Il centro storico

E dopo aver visitato mura e monumenti, non resta da far altro che “perdersi” nel centro storico di Dubrovnik. È piccolo, si gira facilmente a piedi e al visitatore curioso regala scorci e dettagli in quantità. Un fitto dedalo di stradine dove si respira un’atmosfera quasi mistica, acuita dalla sensazione di inespugnabilità suggerita dalle fortezze tutt’attorno. Da vedere, la fontana di Sant’Onofrio (Velika Onofrijeva) realizzata dal costruttore Giordano Onofrio. Un ingegnere napoletano, proveniente da Cava de’ Tirreni, molto attivo nel XV secolo. A lui l’amministrazione di Dubrovnik affidò i lavori per la realizzazione dell’acquedotto e quelli di ristrutturazione del Palazzo del Rettore. D’obbligo passare anche per la Placa (o Stradun) la strada cittadina dello shopping.

Palazzo del Rettore

Palazzo del Rettore

Il Palazzo del Rettore “salta fuori” dalla stessa combinazione architettonica che definisce gran parte della città vecchia di Dubrovnik. Vale a dire, arte gotica e rinascimentale con l’introduzione successiva di elementi decorativi barocchi. Per secoli sede del Principe designato alla guida della città, il palazzo custodiva anche l’arsenale militare necessario a difendersi. Non a caso, prima del terremoto del 1667 due violente esplosioni, una nel 1435 e l’altra nel 1463, provocarono ingenti danni all’edificio. La prima ristrutturazione, seguente all’esplosione del 1435, fu realizzata dall’ingegnere napoletano Onofrio della Cava, artefice anche della Grande Fontana poco dopo l’ingresso da Porta Pile. Oltre all’arsenale, nel palazzo c’erano le sale delle guardie, la prigione e gli uffici amministrativi della classe dirigente cittadina. Un èlite politica, burocratica e militare che nel XV e XVI secolo decretò le fortune mercantili della città che riuscì a ritagliarsi uno spazio commerciale autonomo, specie col nord Africa e la Turchia. Attualmente il Palazzo del Rettore ospita un museo storico e varie manifestazioni culturali (concerti, mostre, rassegne ecc.) specie durante il periodo estivo.

Cattedrale dell’Assunzione di Maria

Cattedrale dell'Assunzione di Maria

Come quasi tutto il centro storico di Dubrovnik, anche la Cattedrale mostra i segni delle principali influenze architettoniche che hanno attraversato la città nel corso dei secoli. C’è traccia dello stile bizantino delle origini (VI-VII secolo) e di quello romanico del XII secolo, quando la chiesa venne ingrandita, pare, per un “voto” di Riccardo “Cuor di Leone” miracolosamente scampato a un naufragio nei pressi dell’isola di Lokrum. Poi ci fu il devastante terremoto del 1667 che obbligò il governo cittadino a disporre un vasto piano di ristrutturazione della città. Ecco spiegata la prevalenza del barocco, vera cifra stilistica di questo e di altri edifici cittadini. Da vedere, all’interno, il tesoro con le reliquie di San Biagio e altri reliquiari in argento dorato quasi tutti realizzati tra ‘200 e ‘300 da maestri orafi locali. Molto belli anche gli altari policromi, tra cui spicca quello di san Giovanni Nepucemio realizzato in marmo viola.

Chiesa di San Biagio

Chiesa di San Biagio

Insieme alla Cattedrale e al Palazzo del Rettore, la chiesa di San Biagio, santo patrono, è uno dei monumenti più importanti di Dubrovnik, testimonianza preziosa del periodo d’oro vissuto dalla città tra XV e XVI secolo. L’edificio, tuttavia, venne ricostruito quasi per intero agli inizi del ‘700 dopo gli ingentissimi danni causati dal terremoto del 1667 e quelli, ulteriori, dovuti a un vasto incendio divampato nel 1706. Il Consiglio dei rogati di Ragusa affidò l’incarico di ricostruzione a tal Marino Groppelli (1662 – 1728) costruttore e scultore veneziano che vi si dedicò continuativamente dal 1706 al 1715. A lui si deve la decisa virata barocca dell’edificio che infatti colpisce per esuberanza decorativa. I Putti e il Cherubino sul portale; S. Biagio, la Fede e la Speranza sul coronamento; le teste di tritone sui fianchi dell’edificio furono tutte realizzate da quest’artista veneziano che al termine dei lavori richiese e ottenne un attestato di benemerenza dal governo ragusano. Da vedere, inoltre, la statua di San Biagio alle spalle dell’altare maggiore, unica sopravvissuta dell’incendio cui abbiamo accennato in precedenza.