Lungomare

Lungomare

C’è chi, esagerando, ha paragonato il lungomare di Bari alla mitica Ocean Drive di Miami Beach. L’esagerazione, tuttavia, non è riferita alla bellezza dei luoghi, ché anzi quello di Bari non ha nulla da invidiare agli altri, quanto al divario turistico-commerciale esistente con altre realtà, non solo Miami. Un gap che l’amministrazione comunale sta cercando di colmare con un progetto di riqualificazione che interessa soprattutto il tratto Imperatore Augusto dove, stando ai piani, verrà allargata la passeggiata con tanto di passerella-solarium a pelo d’acqua. In attesa degli sviluppi, vale comunque la pena fare una passeggiata sul lungomare barese. Non tutto in una volta, a meno che non siate runners provetti, ma scegliendo la zona che più aggrada a seconda della situazione. Il già citato lungomare Imperatore Augusto che circonda tutta la zona di Barivecchia, oppure il lungomare Nazario Lauro con partenza dalla mitica “Pane e Pomodoro” la spiaggia dei baresi. Suggestioni e atmosfere diverse che a un occhio attento svelano molti dettagli architettonici della città. Dalla prevalenza del romanico-pugliese nel centro storico, alle trasformazioni urbanistiche di stampo fascista realizzate negli anni ’30 sotto l’impulso del podestà, nonché Ministro dei Lavori Pubblici, Antonio di Crollalanza. Insomma, il lungomare di Bari è tappa obbligata per chiunque visiti la città. Piacevolissimo passeggiare d’estate sul far della sera. Da non perdere!

Teatro Petruzzelli

Teatro Petruzzelli

II popolo barese è sempre stato molto “vivace”. Più volte, nel corso della storia, i cittadini del capoluogo pugliese hanno protestato in maniera veemente contro il potere politico locale. Una delle più famose fu nel 1890 dopo aver preso atto dell’inadeguatezza del Teatro comunale Puccini (inaugurato nel 1854) ad ospitare la “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni. La circostanza indusse l’amministrazione locale ad accellerare l’iter per la costruzione di un teatro più grande anche se, dopo l’approvazione del progetto redatto dall’ingegnere barese Angelo Messeni e presentato dai fratelli Onofrio e Antonio Petruzzelli (cognati dell’ingegnere), l’opera stentò diversi anni a partire. Fu ancora una volta l’indignazione popolare la molla che spinse ad accellerare i lavori: i disordini per l’aumento del dazio sulla farina vennero placati, infatti, con un fitto piano di opere pubbliche (e quindi maggior occupazione) tra cui, appunto, il Teatro Petruzzelli. L’inaugurazione avvenne nel 1903 e da allora, fermo restando le vicissitudini della prima metà del ‘900 (le due guerre mondiali, la dittatura fascista e lo sbarco degli alleati), quasi tutti gli eventi culturali di maggior rilievo sono passati da questo teatro. Il primato artistico-culturale del Petruzzelli di Bari ha subito un terribile colpo nel 1991 con un incendio doloso che ha distrutto buona parte della struttura. Dal 2009, però, il teatro ha ripreso la sua attività e il posto che gli compete nel “cuore” della città. Visitarlo, perciò, va al di là della passione per la lirica e la danza classica: in ballo ci sono una storia e una tradizione centenarie che hanno ripreso a vivere dopo esser state colpite quasi a morte. Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale: www.fondazionepetruzzelli.it

Castello Normanno Svevo

Castello Normanno Svevo

Basilica, Cattedrale e Castello: è questa la triade da cui partire per andare alla scoperta di Bari. Raccontate le prime due, tocca ora u Castidde” come viene chiamato in dialetto barese la fortezza che si trova all’estremità della città vecchia. Come la Basilica di San Nicola, anche il Castello Normanno Svevo sorge su quella che un tempo era l’area residenziale del catepano, il governatore bizantino di stanza in città. La fortezza venne parzialmente distrutta nel 1156 dal popolo barese che a più riprese aveva mostrato insubordinazione nei confronti dell’autorità normanna (rivolta filo-bizantina 1155-1158). Bisognò attendere quasi un secolo – per la precisione, il 1233 – perché si procedesse alla ristrutturazione dell’edificio sotto le insegne di Federico II di Svevia, come ci ricorda lo stemma (la famosa aquila federiciana) sul portale d’ingresso. Per il resto, la storia dell’edificio ricalca quella delle diverse dominazioni che si sono succedute in città. Quindi dopo i Normanni e gli Svevi, gli Angioini, la dinastia aragonese, e successivamente quella borbonica. Proprio i Borbone, in maniera del tutto simile a quanto fatto con altre strutture di questo tipo, nel XVI secolo trasformarono il castello in luogo di prigionia e caserma. Oggi il Castello Normanno-Svevo ospita mostre e rassegne culturali le più varie. Da vedere i calchi dei maggiori monumenti regionali (mensole, capitelli, sculture e altri dettagli architettonici) per un arco temporale che va dal Medioevo ai primi anni del XX secolo. La gipsoteca del Castello Normanno-Svevo di Bari è sotto la tutela della Soprintendenza ai beni architettonici storici e artistici della Puglia.

Cattedrale di San Sabino

Cattedrale di San Sabino

Una delle chiese più belle dell’Italia meridionale, senza nulla da invidiare alla Basilica di San Nicola. Tra l’altro, come dimostra il mosaico pavimentale riportato alla luce nel 1960, sul posto esisteva già una chiesa ben prima dell’anno mille. Secondo fonti ecclesiastiche questa chiesa venne distrutta nell’XI secolo per far posto alla cattedrale cittadina che però, dopo l’arrivo delle reliquie di San Nicola (anno 1087), perse presto la sua centralità a vantaggio della vicina basilica che ospitava le spoglie del santo. Un lento declino culminato con la parziale distruzione, nel 1156, per mano di Guglielmo I di Sicilia, detto “il Malo, che in quel modo intese punire il vescovo e la cittadinanza per l’insubordinazione più volte manifestata nei confronti del potere normanno. Soltanto nel 1292, oltre un secolo dopo i fatti testé accennati, ci fu la consacrazione della nuova cattedrale che a tutt’oggi resta una delle più fulgide testimonianze dell’architettura romanico-pugliese. Al pari della Basilica di San Nicola e delle altre chiese cittadine, nel XVIII secolo gli interni della Cattedrale di San Sabino hanno conosciuto una decisa virata barocca da cui però si è fatto retromarcia negli anni ’50 del secolo scorso restituendo all’edificio la sua nuda solennità. All’inizio degli anni ’00 la Cattedrale è stata chiusa al pubblico per sottoporla a un lungo restauro conservativo con l’aggiunta di un nuovo impianto di illuminazione. Nel 2005, alla presenza del Cardinal Ruini, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), la nuova inaugurazione.

Basilica Pontificia di San Nicola

Basilica Pontificia di San Nicola

Se c’è un edificio religioso la cui importanza travalica gli aspetti confessionali questo è la Basilica di San Nicola. Soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino e la distensione dei rapporti tra est e ovest, la chiesa del Santo Patrono di Bari è diventata luogo di incontro tra la cultura cattolico-romana e quella greco-ortodossa. Non a caso, sia nella Cappella russa-ortodossa della cripta della basilica, che sull’altare della tomba del santo, viene celebrata messa secondo il rito di Costantinopoli. Insomma, la basilica è un importante luogo di incontro tra cristiani e la circostanza negli anni ha consolidato il turismo religioso contribuendo ad arricchire ulteriormente la già spiccata dimensione internazionale della città. Dal punto di vista architettonico, invece, la Basilica Pontificia di San Nicola è un esempio di stile romanico. Costruito sotto la dominazione normanna a cavallo tra XI e XII secolo (a seguito dell’arrivo delle spoglie di San Nicola dalla città di Myra, anno 1087), l’edificio è stato realizzato sull’area di residenza del catepano, il governatore greco-bizantino che risiedeva stabilmente in città. Le diverse dominazioni che si sono succedute nel corso dei secoli (normanna, sveva, angioina, aragonese, borbonica e post-unitaria) hanno tutte aggiunto qualcosa sul piano decorativo, senza però che l’impianto massicio e sobrio dell’originaria architettura normanna ne uscisse stravolto. La Basilica è visitabile dal lunedì al sabato dalle 7.00 alle 20.30; la domenica dalle 7.00 – 22.00. Per l’approfondimento sulla storia, il culto, le leggende e l’arte di questo grande edificio religioso si rimanda al sito ufficiale: www.basilicasannicola.it

Bari vecchia

Bari vecchia

Da fortino della criminalità a regno della movida pugliese. Questa la parabola positiva di Bari vecchia (o Barivecchia) negli ultimi 10-15 anni. Naturalmente i problemi ci sono ancora, tuttavia il centro storico, racchiuso tra i due porti cittadini, di passi in avanti ne ha fatti eccome. Basta leggere le recensioni che si trovano in rete per averne contezza. La sensazione più diffusa, e che colpisce piacevolmente i turisti che si addentrano nel dedalo di viuzze della città vecchia, è quella di “entrare nelle case della gente”. Può capitare addirittura di assistere dal vivo alla lavorazione delle mitiche orecchiette o alla vendita dei taralli ma, più in generale, è la sensazione di grande familiarità quella che balza agli occhi, e al cuore, di chi visita la prima volta questi luoghi. Luoghi, va detto, dove sono concentrati la maggior parte dei beni architettonici e museali della città. A Bari vecchia c’è la Basilica di San Nicola, la Cattedrale di San Sabino, il Castello Normanno-Svevo e un’infinità di altre chiese e palazzi interessanti dal punto di vista storico-architettonico. Insomma, la Bari turistica coincide quasi del tutto con quella più folcloristica e legata alle antiche tradizioni. Da non perdere!

Malvasia

Malvasia

Last but not least bisogna assolutamente assaggiare la Malvasia delle Lipari. Sono diverse le aziende agricole nell’arcipelago che producono questo vino DOC e la maggior parte di queste fornisce agli ospiti la possibilità di degustare e naturalmente comprare il pregiato prodotto. Perché il vino, prima ancora che una bevanda, è un prodotto culturale non disgiungibile dalla storia e dalle tradizioni del luogo dove viene coltivato. Vale sempre, a maggior ragione in un territorio morfologicamente complesso quale l’arcipelago delle isole Eolie.

Gole di Samarià

Gole di Samarià

Come già detto in precedenza, Creta è anche una delle mete ideali per gli appassionati di trekking. L’escursione più famosa, diventata un vero e proprio “must” turistico, è quella alle Gole di Samarià all’interno del Parco Nazionale delle Montagne Bianche. Oltre 10 chilometri di percorso interamente segnato e sotto la vigilanza del corpo forestale della provincia di Chania. Il sentiero, che si snoda da un’altezza di circa 1200 metri sul livello del mare fin sulla costa del mar libico, è fatto perlopiù di sassi e sterrato per cui si raccomanda vivamente l’utilizzo di scarpe adatte. Idem per l’abbigliamento che deve essere da trekking e, come si dice in gergo, “a cipolla”. Anche in piena estate infatti (periodo in cui sarebbe comunque meglio evitare di fare la passeggiata) l’escursione termica, man mano che ci si avvicina al mare, è notevole. Chania, ovviamente, è la migliore base di partenza per effettuare l’escursione anche se, come dicevamo, ormai arrivano turisti da tutta Creta, anche dal versante opposto dell’isola. È facile perciò trovare tour organizzati in qualsiasi località (ovviamente quelle a vocazione turistica) vi troviate. Il parco è aperto approssimativamente da fine aprile a ottobre. Il costo d’ingresso si aggira sui €uro 5,00.

Rethymno

Rethymno

Una volta giunti a Rethymno, la prima cosa da fare è vedere la Fontana Rimondi in Piazza Platanou. Perlomeno questa è l’opinione di molti, secondo cui il monumento in questione descrive alla perfezione il “genius loci” della terza città per estensione e numero di abitanti dell’isola di Creta (dopo Heraklion e Chania). C’è il colonnato corinzio, ci sono le decorazioni veneziane e c’è il tetto ad arco tipicamente turco. Insomma antica Grecia, Repubblica Veneziana e Impero Ottomano, i tre “capitoli” della storia cretese. Naturalmente le tracce delle dominazioni che hanno interessato il territorio sono molte di più: dalla Fortezza sulla collina di PaleoKastro, al Museo archeologico, alle moschee di Validés e Nerantzes fino al Monastero di Arkadi sono molti i segni urbanistici, architettonici, devozionali e archeologici che raccontano storia e cultura della località. Ciò detto, il presente di Rethymno è soprattutto turistico. Alberghi, ristoranti e negozi concentrati perlopiù attorno il porto e il lungomare El Venizelou. Stesso discorso per la costa orientale che, con oltre dieci chilometri di ininterrotta spiaggia, ha conosciuto un intenso sviluppo turistico.

Agios Nikolaos

Agios Nikolaos

Mare, pub, discoteche, alberghi di lusso ma anche natura, escursioni, agricoltura e allevamento. La città di San Nicola, nel versante orientale di Creta (provincia di Lassathi) è una delle località turistiche più frequentate dell’isola. A partire dagli anni ’60 del secolo scorso ha conosciuto un impetuoso sviluppo turistico che però ha appena scalfito l’interno del territorio che ha conservato invece la sua forte impronta rurale.I dieci e passa chilometri di litorale di Elounda sono senza dubbio l’attrazione principale della zona. Il mare è cristallino e vi si susseguono spiagge libere e attrezzate (Ammoudi, Akti Koundourou, Katholiko, Minos Palace, Havania, Katsikia solo per dirne alcune). Non mancano naturalmente gli spazi museali. Da vedere il museo archeologico cittadino, come pure è consigliabile una visita al piccolo museo etnografico che ospita una ricca collezione di abiti e strumenti da lavoro tradizionali della comunità. Assolutamente da fare anche la gita alla fortezza di Spinalonga. SI tratta di un’isola fortificata all’imboccatura del golfo di Mirabello, proprio di fronte la costa di Agios Nikolaos.

Occhio all’ubicazione dell’hotel

Occhio all'ubicazione dell'hotel

Controindicazioni vere e proprie non ce ne sono. Certo, trattandosi di un’isola molto grande c’è qualche problema con la microcriminalità (piccoli furti più che altro) ma niente di socialmente allarmante. Perlomeno non come Atene dove la tensione sociale negli ultimi anni è aumentata ben oltre il livello di guardia. Perciò, a parte piccole accortenze, tipo non lasciare i bagagli od oggetti di valore in auto (nel caso ne noleggiate una), c’è da stare assolutamente tranquilli. L’unica cosa cui conviene fare attenzione è la scelta dell’hotel. Che si tratti di Heraklion, Chania o gli altri centri turistici dell’isola, fate attenzione all’ubicazione dell’albergo. Sono molte infatti le strutture lontane dal mare e dal centro perciò, a meno che non stiate cercando proprio questo tipo di situazioni, conviene ponderare bene la scelta di soggiorno. Detto questo buona vacanza e viva Creta!

Gortyna

Gortyna

Tra le località archeologiche non si può fare a meno di citare Gortyna, nel versante meridionale di Creta. È uno dei 24 comuni dell’isola, conta circa 18.000 abitanti e dista più di 40 chilometri dal capoluogo Heraklion. Come gli scavi di Festo, anche quelli di Gortyna sono stati portati avanti a partire dalla fine del XIX secolo dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene (SAIA). Il reperto più famoso rinvenuto in questa città sono le cosidette “Leggi di Gortyna” blocchi di marmo con iscrizioni in lingua dorica databili tra VI e V secolo a.C. e con ogni probabilità afferenti al diritto di famiglia. Artefice dell’importante ritrovamento, l’archeologo Federico Halbherr, protagonista di molti saggi di scavo tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900. Ma non è finita perché Gortyna fu anche un’importante colonia romana, sede del governatorato dell’Impero che comprendeva anche la regione della Cirenaica in Libia. Non solo archeologia. Gortyna merita anche dal punto di vista paesaggistico-ambientale. Da vedere il piccolo centro balneare di Lendas da cui si può andare alla scoperta delle spiagge selvagge di Trahoula, Trypiti e Dysikos. Da non perdere!

Chania

Chania

Mare e montagna; storia e tradizioni; agricoltura e turismo; vecchio e nuovo: a Chania, Hania, La Canea non manca davvero nulla. Dopo Heraklion, è la città più importante dell’isola di Creta di cui è stata capoluogo fino al 1971. Numerose le tracce delle precedenti dominazioni veneziane e turche al punto da esser conosciuta in ambito turistico come la “Venezia d’Oriente”. Molte le cose da vedere. Solo per dirne alcune, senza pretesa di esaustività: il porto veneziano, il museo archeologico, il museo bizantino, la cattedrale, il quartiere di Kastelli e il mercato comunale. Chania, tra l’altro, è ottimamente servita dall’aeroporto Ioannis Daskalogiannis (secondo per importanza sull’isola) e, oltre a essere un’accorsata località turistico-balneare, è anche la base di partenza per bellissime escursioni alla volta delle Montagne Bianche (Lefka Ori, in greco), il complesso montuoso che domina il versante centro-occidentale di Creta con diverse cime sopra i 2000 metri. Assolutamente da non perdere!

Gavdos

Gavdos

L’ultima fermata d’Europa. Il punto più meridionale del vecchio continente sia dal punto di vista geografico che politico (la Grecia è nell’UE). L’isola di Gavdos, o Gozo per dirla “alla veneziana”, si trova a circa 70 chilometri dalla costa meridionale di Creta. Amministrativamente fa parte della provincia di Chania, mentre le coste libiche, e quindi il continente africano, sono a 170 chilometri di distanza. A Gavdos si viene per il mare cristallino e le spiagge incontaminate. Non mancano alberghi e strutture ricettive, ma sono molti i “turisti di un giorno” che in estate salpano dai porti di Paleochora, Sfakion e Sougia piccole città del versante sud di Creta. Le spiagge, dicevamo, rappresentano l’attrazione maggiore dell’isola: Korfos (la più vicina al porto), Lakondi, Capo Tripiti (estrema punta sud), Potamos, Pirgos, Lavrakas, alcune delle più famose. L’isola, circa 30 chilometri di superficie, dispone anche di un servizio bus che consente di raggiungere abbastanza agevolmente le diverse parti del territorio. A parte il mare e la possibilità di qualche escursione, Gavdos non offre granché. Non a caso, fermo restando il turismo mordi e fuggi cui abbiamo accennato poc’anzi, l’isola è la meta preferita di viaggiatori alternativi alla ricerca di pace e ambienti selvaggi.

Sito archeologico di Festo

Sito archeologico di Festo

Creta, si sa, è una delle destinazioni archeologiche più famose al mondo. Sin dall’800 sull’isola si susseguono gruppi di studiosi provenienti da ogni angolo del pianeta. Compreso dall’Italia, che con la Scuola Archeologica Italiana di Atene (SAIA) cura gli scavi del sito di Festo, nel versante meridionale dell’isola. Si tratta di uno dei campi di ricerca archeologica più importanti del Mediterraneo, secondo per grandezza al complesso monumentale di Cnosso. Anche in questo caso, come suggerito in precedenza, è preferibile visitare il sito in abbinamento al Museo Archeologico di Heraklion. Non foss’altro che molti reperti rinvenuti a Festo sono appunto custoditi in questo museo. Su tutti, il “Disco di Festo”, le cui iscrizioni fronte/retro a tutt’oggi sono oggetto di discussione in ambito accademico. L’importante reperto venne rinvenuto nel 1908 nel corso di una campagna di scavi condotta dagli archeologi italiani Luigi Pernier e Federico Halbherr. La Scuola Archeologica Italiana di Atene è uno dei 17 istituti archeologici stranieri presenti sull’isola di Creta e dipende dal Ministero dei beni e delle attività culturali (MIBAC).