Com’è evidente da quanto finora scritto il patrimonio ecclesiastico è parte importante dell’offerta turistica di Parma. Di questo patrimonio fa parte anche la Chiesa di San Francesco del Prato, situata nell’omonima piazza a poca distanza da Cattedrale e Battistero. Diversamente dalle altre, però, la Chiesa di San Francesco del Prato non è tanto famosa per le sua linee architettoniche o per le opere d’arte in essa presenti; al contrario, a renderla popolare è la singolare parabola storica da luogo di culto a luogo di detenzione. L’edificio risale approssimativamente alla metà del ‘200 in piena transizione tra romanico e gotico. Ovviamente, come sempre in questi casi, la costruzione andò avanti secoli. Per dire, il grande rosone che sovrasta l’esterno, e che senza dubbio è l’elemento decorativo di maggior fascino, risale al 1461. Per quel che riguarda, invece, la funzione carceraria risale ai primi del XIX secolo durante il periodo napoleonico, salvo poi essere prolungata addirittura fino agli anni ’90 del secolo scorso. Tra i detenuti illustri del carcere di San Francesco del Prato vanno ricordati il regicida Gaetano Bresci, l’anarchico che attentò alla vita di re Umberto I di Savoia e, soprattutto, Giovannino Guareschi, autore della saga di Don Camillo e Peppone, che vi trascorse oltre un anno a seguito di una condanna per diffamazione ai danni del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. A metà degli anni ’70 la chiesa venne restituita all’ordine francescano che immediatamente diede il via a una campagna di scavi per recuperare quanto più possibile del carattere storico-monumentale dell’edificio. Nel 2018, invece, il ritorno nella diocesi di Parma e nel 2021, infine, la riconsacrazione a luogo di culto. Da vedere! Maggiori info: Chiesa San Francesco del Prato.