Cosa mangiare a Cremona

Cosa mangiare a Cremona

Nel panorama gastronomico italiano Cremona è conosciuta innanzitutto per il torrone e la mostarda. Il primo, dolce natalizio di popolarità ormai internazionale, fece la sua comparsa sulla scena nel 1441 in occasione delle nozze tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza. La mostarda, invece, è comparsa nel XIX secolo sui banconi delle farmacie cittadine per via delle proprietà medicamentose della senape, salvo poi imporsi definitivamente come pietanza nel corso del Novecento. Per il resto, la tradizione culinaria di Cremona è una variante di quella lombarda: dai bolliti di carne, alle infinite varianti della cassoela, fino alla pasta ripiena (marubini) in brodo rigorosamente di carne.

Negozio Sperlari

Negozio Sperlari

Tra le tappe imperdibili di un soggiorno a Cremona c’è sicuramente il Negozio Sperlari in Via Solferino 25. Parliamo della più antica licenza commerciale della città, e soprattutto -parliamo- di un’attività in cui i segreti di fabbricazione del torrone e della mostarda si tramandano dal lontano 1836 (ovviamente al netto dell’avanzamento tecnologico). È questo, infatti, l’anno in cui il fondatore Enea Sperlari diede il via all’impresa. Per maggiori informazioni sulla storia, i riconoscimenti ottenuti e le specialità tipiche disponibili consultare il sito: www.sperlari1836.com.

Museo Civico Ala Ponzone

Museo Civico Ala Ponzone

La pinacoteca di Cremona al civico 4 di via Ugolani Dati ospita circa duemila pezzi che raccontano la storia artistica della città per un arco temporale che va dal Medioevo al Novecento. C’è una prima sezione che dal Medioevo arriva fino al Quattrocento e una seconda sezione, con ogni probabilità la più interessante del museo, focalizzata sulla Pittura cremonese del Cinquecento: Bonifacio Bembo, Boccaccio Beccaccino, Bernardino Gatti, Bernardino Campi e perfino un Caravaggio (San Francesco in meditazione). La restante parte del museo offre una panoramica dei secoli XVII (Genovesino), XVIII e XIX con l’affermazione del Neoclassicismo (Diotti) e del Romanticismo (Piccio) per arrivare, infine, alla pittura lombarda e cremonese del Novecento. Per maggiori informazioni su tariffe, orari e modalità di visita: Museo civico “Ala Ponzone”.

Chiesa di San Sigismondo

Chiesa di San Sigismondo

Appena fuori il centro storico, la Chiesa di San Sigismondo è un altro must see place di Cremona. Si tratta di una chiesa dalle linee semplici, a una navata, affiancata ai lati da cappelle profonde collegate tra loro. La sua particolarità, dunque, non sta nell’architettura ma nel meraviglioso e articolato ciclo di affreschi che decora l’interno. Secondo la critica questo complesso decorativo, a cui parteciparono alcuni tra i migliori interpreti della pittura lombarda (Camillo Boccaccino, Giulio Campi, Bernardino Campi eccetera), rappresenta una delle testimonianze più importanti del Manierismo cinquecentesco dell’Italia Settentrionale. Quanto, invece, alla genesi dell’edificio risale al 1463 per volere della Duchessa Bianca Maria Visconti. La nobildonna volle che venisse realizzata una nuova chiesa nello stesso luogo dove, circa vent’annni prima (1441), aveva sposato Francesco Sforza. Da vedere anche gli adiacenti chiostro e convento domenicano intitolato a San Giuseppe. Maggiori informazioni: Chiesa di San Sigismondo.

Museo del violino

Museo del violino

In apertura abbiamo accennato alla grande tradizione liutaia di Cremona. Una storia secolare che nel 2012 è addirittura valsa alla città il riconoscimento UNESCO: il “saper fare liutario della tradizione cremonese” è stato inserito, infatti, tra i Beni Immateriali dell’Umanità. Le liuterie in città sono oltre 100 e non poteva certo mancare un museo ad hoc. Il Museo del Violino di Cremona si trova in Piazza Marconi, a poca distanza dalla centralissima Piazza del Comune, e si articola in 10 sale. Da vedere! Maggiori info: museodelviolino.org.

Palazzo del Comune

Palazzo del Comune

Parlando di Piazza del Comune abbiamo accennato alla coesistenza tra potere religioso e potere civile come tratto distintivo della Civiltà dei Comuni in Italia. Perciò, dopo aver fatto cenno agli edifici religiosi (Duomo, Battistero, Torrazzo) è d’obbligo fare riferimento anche agli edifici civili: uno, appunto, è il Palazzo del Comune risalente ai primissimi anni del XIII secolo. L’altro è l’attigua Loggia dei Militi la cui costruzione, invece, risale alla fine del ‘200. Del primo, in particolare, meritano una visita le diverse sale che lo compongono (dei Violini, della Consulta, e il Salone dei Quadri). Da vedere!  

Torrazzo di Cremona

Torrazzo di Cremona

Alto 112 metri, il Torrazzo si compone di due torri inserite l’una nell’altra con una una scala di 502 gradini che corre nell’intercapedine. Gradini al termine dei quali si apre un bellissimo panorama che, oltre a riassumere l’intero skyline di Cremona, abbraccia le campagne e il paesaggio prealpino tutt’attorno. Il Torrazzo che, ricordiamo, è la più alta torre medievale italiana, ospita pure un orologio astronomico risalente al 1582. A questo gioiello della meccanica, o meglio al tema della misurazione del tempo, è dedicato un museo di cinque sale che, insieme alle terrazze panoramiche e alla cella campanaria, arricchisce la visita di quest’importante bene architettonico. Da vedere!

Battistero di San Giovanni Battista

Battistero di San Giovanni Battista

Del complesso del Duomo di Cremona fa parte anche l’attiguo battistero dedicato a San Giovanni Battista. Si tratta di una costruzione in laterizio a pianta ottagonale alta 34 metri con un diametro di 20.50 metri. L’edificio risale al 1167 e nelle forme richiama il più famoso Battistero di Firenze. L’esterno aveva 3 portali d’ingresso di cui però resta attivo solo quello del versante nord che affaccia sulla piazza. Nella parte superiore dell’edificio, proprio sotto la cupola, corre un loggiato a sei arcate, mentre all’interno degni di nota sono un fonte battesimale cinquecentesco e un crocifisso ligneo degli inizi del ‘300. Maggiori informazioni: Battistero di Cremona.

Cattedrale Santa Maria Assunta

Cattedrale Santa Maria Assunta

Sono tre le date che scandiscono la costruzione del Duomo di Cremona: il 1107, momento di inizio dei lavori, come testimonia una lapide nella sagrestia della canonica; il 1117, anno in cui un violento terremoto distrusse gran parte di quanto fin lì realizzato dell’edificio; e infine il 1129, quando tra le macerie del sisma furono rinvenute le reliquie di Sant’Imerio (portate a Cremona nel 965). Questo ritrovamento diede impulso alla ripresa dei lavori che vennero certamente ultimati attorno la metà del secolo, in ogni caso prima che nel 1167 cominciassero quelli dell’attiguo Battistero di cui parleremo nel prossimo punto. Tornando alla Cattedrale, la facciata esterna in marmo bianco di Carrara e rosso di Verona cattura l’attenzione del visitatore: in particolare il rosone che sormonta il portale principale d’ingresso. All’interno, invece, vale senza dubbio la pena approfondire il ciclo di affreschi realizzato da alcuni dei più importanti esponenti della scuola pittorica rinascimentale cremonese: Boccaccio Boccaccino, Gian Francesco Bembo, Altobello Melone, Girolamo Romanino, Pordenone e Bernardino Gatti. Per rendere plasticamente il prestigio del corredo pittorico della Cattedrale Santa Maria Assunta si ricorre spesso alla celebre definizione di “Cappella Sistina della Pianura Padana” coniata dallo storico dell’arte Roberto Longhi. Da vedere! Per approfondire: www.cattedraledicremona.it.

Piazza del Comune

Piazza del Comune

Quasi sempre la visita di Cremona comincia da Piazza del Comune (o Piazza Duomo). Il perché è presto detto: la Cattedrale, il Battisteroil Torrazzo, il Palazzo Comunale e la Loggia dei Militi costituiscono un complesso monumentale ricchissimo di arte e storia. Secondo molta pubblicistica turistica una delle piazze medievali più belle d’Italia la cui vista d’insieme rappresenta di per sé un’attrazione. Ancora meglio, però, approfondire alcuni dei punti su specificati, oltre che per gli aspetti propriamente artistici, per il valore testimoniale che offrono della civiltà dei comuni. La coesistenza tra potere religioso e potere civile è sempre stata, infatti, una delle caratteristiche principali dell’Età dei comuni in Italia, e la piazza principale di Cremona rispecchia pienamente questa peculiarità.

Dintorni di Parma

Dintorni di Parma

Oltre ai Musei del Cibo di cui abbiamo appena scritto, nei dintorni di Parma c’è tanto altro da vedere. En passant segnaliamo tre tappe che possono rendere ancora più bello il soggiorno in città. Parliamo dei borghi di Castell’Arquato e Vigoleno, entrambi annoverati tra i Borghi più Belli d’Italia e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, distanti uno cinquantina di chilometri da Parma; e di Salsomaggiore, rinomata località termale a meno di 40 chilometri. Da vedere!

Musei del Cibo

Musei del Cibo

Com’è noto, nelle province di Parma, Reggio Emilia e Modena c’è la maggiore concentrazione di produttori di salumi (prosciutto e culatello) e formaggi (Parmigiano Reggiano), per non parlare delle industrie della pasta e del pomodoro e della produzione vitivinicola. Insomma, un patrimonio che non ha pari in Italia e che, insieme all’arte, all’architettura e alla musica, ha reso questi territori celebri in tutto il mondo. Parma, per tradizione, è la “capitale” di questo distretto gastronomico con ricadute positive sia sotto il profilo occupazionale che per apporto al prodotto interno lordo italiano. All’inizio del nuovo millennio ci si è posti l’obiettivo di estendere l’influenza del settore agro-alimentare anche all’ambito turistico: da qui l’idea di creare i Musei del Cibo col duplice obiettivo di rafforzare ulteriormente le singole filiere realizzando, al contempo, nuove attrazioni turistiche. A sugello di tale inziativa è sopraggiunto nel 2015 il prestigioso riconoscimento UNESCO che ha inserito Parma nella Rete delle Città Creative, città cioè in cui la creatività (in questo caso in ambito gastronomico) è tratto peculiare dello sviluppo del territorio. Per maggiori info: museidelcibo.it.

Cattedrale di Santa Maria Assunta

Cattedrale di Santa Maria Assunta

La popolarità del Duomo di Parma passa soprattutto dal capolavoro del Correggio (al secolo Antonio Allegri) che affresca la cupola che sormonta l’altare maggiore. Stiamo parlando dell'”Assunzione della Vergine” dipinto costituito da più ordini di figure celesti in volo (santi, patriarchi, angeli eccetera) tra cui spicca, appunto, la figura della Madonna vestita di rosso e blu. Secondo la critica l’importanza di quest’opera sta nel suo linguaggio pittorico a cavallo tra arte rinascimentale e barocca; da quest’ultima, ad esempio, l’artista emiliano avrebbe mutuato la scelta prospettica di dipingere dal basso verso l’alto. Tuttavia, quello del Correggio non è l’unico dipinto degno di nota. Spettacolare anche il ciclo di affreschi di Lattanzio Gambara che decora la navata centrale; come pure spettacolare è la scultura in marmoDeposizione della Crocedi Benedetto Antelami conservata nel transetto destro della chiesa. Quest’opera, datata 1178, dà bene l’idea della ricchezza artistica della cattedrale di Parma e più in generale dell’intera Piazza Duomo, con opere d’arte che vanno dal romanico al barocco, passando per gotico e rinascimentale. Maggiori info: Cattedrale di Santa Maria Assunta.

Teatro Regio

Teatro Regio

Dopo il Congresso di Vienna, la moglie di Napoleone, la duchessa Maria Luigia d’Asburgo-Lorena fu inviata a reggere per parte austriaca  – lasciandosi quindi alle spalle l’ingombrante eredità politica del marito – il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla. Fece il suo ingresso in città nel 1816 facendosi subito interprete di una politica attenta alle esigenze popolari, tra cui parte importante ebbero i lavori pubblici. È in questa cornice che rientrano i lavori cominciati nel 1821 e terminati nel 1829 per la realizzazione del Nuovo Teatro Ducale, in seguito Teatro Regio di Parma. Dunque un teatro con una grande storia al pari di quelli di Venezia e Milano; un teatro che da due secoli tiene alta la grande tradizione operistica italiana e che perciò la pena visitare durante un soggiorno a Parma. Maggiori info: Teatro Regio di Parma.

Chiesa San Francesco del Prato

Chiesa San Francesco del Prato

Com’è evidente da quanto finora scritto il patrimonio ecclesiastico è parte importante dell’offerta turistica di Parma. Di questo patrimonio fa parte anche la Chiesa di San Francesco del Prato, situata nell’omonima piazza a poca distanza da Cattedrale e Battistero. Diversamente dalle altre, però, la Chiesa di San Francesco del Prato non è tanto famosa per le sua linee architettoniche o per le opere d’arte in essa presenti; al contrario, a renderla popolare è la singolare parabola storica da luogo di culto a luogo di detenzione. L’edificio risale approssimativamente alla metà del ‘200 in piena transizione tra romanico e gotico. Ovviamente, come sempre in questi casi, la costruzione andò avanti secoli. Per dire, il grande rosone che sovrasta l’esterno, e che senza dubbio è l’elemento decorativo di maggior fascino, risale al 1461. Per quel che riguarda, invece, la funzione carceraria risale ai primi del XIX secolo durante il periodo napoleonico, salvo poi essere prolungata addirittura fino agli anni ’90 del secolo scorso. Tra i detenuti illustri del carcere di San Francesco del Prato vanno ricordati il regicida Gaetano Bresci, l’anarchico che attentò alla vita di re Umberto I di Savoia e, soprattutto, Giovannino Guareschi, autore della saga di Don Camillo e Peppone, che vi trascorse oltre un anno a seguito di una condanna per diffamazione ai danni del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. A metà degli anni ’70 la chiesa venne restituita all’ordine francescano che immediatamente diede il via a una campagna di scavi per recuperare quanto più possibile del carattere storico-monumentale dell’edificio. Nel 2018, invece, il ritorno nella diocesi di Parma e nel 2021, infine, la riconsacrazione a luogo di culto. Da vedere! Maggiori info: Chiesa San Francesco del Prato.