Parco Nazionale di Timanfaya

Parco Nazionale di Timanfaya

Desiderate visitare Marte? In attesa che l’agenzia spaziale statunitense (NASA), europea (ASE) o russa (RKA) trasformino finalmente il sogno in realtà, bisogna che vi accontentiate del Parque National de Timanfaya, sulla costa occidentale di Lanzarote. Una riserva di 51 chilometri quadrati, il cui paesaggio scaturisce da una delle esplosioni vulcaniche più spaventose della storia moderna. Un cataclisma che a partire dal 1 settembre 1730, data ben impressa nella storia di Lanzarote, provocò distruzione e morte per 6 lunghi anni, restituendo infine un paesaggio surreale, di terra nera e vegetazione rada. Paesaggio dominato dalle Montañas del Fuego, cuore del parco dove Manrique – e chi sennò – installò “Islote de Hilario”, punto panoramico dove i visitatori vengono intrattenuti con una serie di piccoli esperimenti rivelatori della natura vulcanica, peraltro ancora attiva, della località. L’unica difficoltà è dovuta all’assenza di mezzi pubblici per raggiungere l’ingresso della riserva. Tuttavia, è sufficiente premunirsi di una bicicletta per arrivare comodamente al sito. All’interno del parco vengono effettuate tutta una serie di escursioni guidate (trekking, in autobus, a bordo di cammello) per le quali, però, occorre prenotarsi al seguente link: http://www.cactlanzarote.com/en/cact/montanas-del-fuego-timanfaya.

Riserva Naturale del Papagayo

Riserva Naturale del Papagayo

Poco distante da Playa Bianca, c’è la bellissima Playa de las Mujeres (vd. foto), una piccola spiaggia bianca di mare cristallino sovente inserita nelle diverse top ten con le spiagge più belle al mondo. Playa Mujeres è l’attrazione principale della Reserva Natural Protegida del Papagayo, promontorio della Costa del Rubicon nel versante meridionale di Lanzarote. La strada per arrivare a questa e alle altre spiagge presenti nel parco è a pedaggio (€ 3,00 per ogni veicolo) anche se la limitazione non costituisce granché un deterrente considerata l’alta affluenza giornaliera. C’è però una valida alternativa. Da Playa Bianca, infatti, salpa un comodo servizio taxi boat (Taxi Boat Papagayo Beach) che a orari stabiliti effettua il trasbordo andata e ritorno. L’unico consiglio, alla luce di quanto poco sopra detto, è raggiungere Playa de la Mujeres la mattina presto così da viverne l’incanto esotico almeno per un paio d’ore prima che cominci ad affollarsi. Da vedere!

Isola Graciosa

Isola Graciosa

Montana Clara, Alegranza, Roque del Este, Roque del Oeste e Isla Graciosa: sono queste le 5 piccole isole che, insieme alla scogliera di Famara a Lanzarote, formano l’Arcipelago Chinijo. Di queste, solo Isla Graciosa è visitabile autonomamente (le altre solo tramite escursioni organizzate). Un’isola di 27 chilometri quadrati dove vivono in maniera stanziale circa 700 persone concentrate perlopiù nel villaggio di Caleta del Sebo. L’ideale è trascorrervi una giornata, non foss’altro per provare di persona cosa significhi vivere lontani, non solo fisicamente, dagli agi della modernità cui siamo talmente abituati da sembrarci appunto “naturali”. E, invece, sull’Isla Graciosa, le strade non sono asfaltate e se vi va di girarle in bici, scordatevi di incontrare per strada bar, ristoranti o distributori automatici per rifocillarsi. Oltre il piccolo villaggio di Caleta del Sebo, dove i bambini giocano ancora scalzi per strada, non troverete altro che meravigliosi panorami, sabbia e mare. Le spiagge, va da sè, sono bellissime e con nomi invitanti: Playa Francesa (a mezz’ora di cammino da Caleta del Sebo), Playa de las Conchas (dove è meglio non immergersi per via delle forti correnti), Playa Lambra, Playa Amarilla e Playa del Los Conejos, solo per ricordare le più famose. I traghetti partono dal piccolo borgo marinaro di Órzola (www.lineasromero.com) e impiegano circa 30 minuti per la traversata. Da provare!

Giardino dei Cactus

Giardino dei Cactus

Il Jardin de Cactus è stato l’ultimo, e secondo molti il più riuscito, degli interventi di César Manrique a Lanzarote. Livello di gradimento a parte, quest’opera, più delle altre, svela l’interazione tra arte e natura alla base del “Manrique-pensiero”. Non tutti sanno, infatti, che i cactus hanno sempre fatto parte del paesaggio dell’isola, specie del suo versante settentrionale, dove appunto è ubicato il giardino. Anzi, la loro grande disponibilità ha favorito la nascita di un’attività fiorente: l’allevamento di cocciniglie, piccoli insetti che vivono sulle cactacee, e da cui gli abitanti dei villaggi a nord di Lanzarote ricavavano un colorante rosso successivamente messo in commercio. Perciò, la scelta di realizzare un giardino circolare di 5000 metri quadri, esclusivamente dedicato ai cactus provenienti da ogni parte del mondo (oltre 1500 varietà, tutte con etichetta descrittiva) è coerente col vissuto storico di Lanzarote. Coerente con la storia e, stando al numero di visitatori, col presente turistico dell’isola. Insomma, il Jardin de Cactus di Guatiza è tappa imperdibile di una visita a Lanzarote. Per saperne di più su prezzi e orari di visita clicca qui.

Mercato di Teguise

Mercato di Teguise

Teguise, l’antica capitale di Lanzarote, merita una visita indipendentemente dal mercato della domenica. Non è molto turistica, ma val ugualmente la pena girarne le strade e i vicoli che disegnano una cittadina a metà tra un villaggio spagnolo e uno nordafricano. Ciò detto, il mercato all’aperto attira migliaia di visitatori che si aggirano curiosi tra le bancarelle che espongono bigiotteria e altri prodotti artigianali, quelle che si dedicano allo street food, e gli spazi riservati invece agli artisti che hanno voglia di esibirsi dal vivo. Insomma, un mercato allo stesso tempo tranquillo e un po’ anticonformista, in perfetta linea con le atmosfere di Lanzarote, un’isola che vive di creatività e ritmi lenti, forte degli insegnamenti del suo “vate” César Manrique. Per maggiori informazioni sulla località visita il sito istituzionale: teguise.es.

Fondazione César Manrique

Fondazione César Manrique

Chi vuol approfondire la figura di César Manrique, oltre al su citato Museo di Arte Contemporanea, ha perlomeno altre due tappe da fare: la prima è la visita all’omonima Fondazione, a metà strada tra Arrecife e Costa Teguise; la seconda, di cui parleremo in seguito, è la casa-museo nel piccolo villaggio di Haria (vd. punto 8). In realtà, le attrazioni in qualche modo riconducibili a Manrique sono molte di più, senza dimenticare il valore di alcune intuizioni che, per fortuna, hanno consentito di preservare (almeno in parte) l’ambiente di Lanzarote. Solo per dirne due, tuttavia sufficienti a dare l’idea della grande influenza di quest’artista sulla comunità locale: l’assenza di mega-resort e grandi cartelloni pubblicitari, verso i quali Manrique ha sempre espresso forte dissenso. Tornando alla Fundacion César Manrique, si tratta della casa dell’artista in località Taro de Tahice e ospita una ricca collezione di sue opere, più altre di artisti spagnoli del ‘900, tra cui spiccano i nomi di Picasso e Miró. Quanto alle attività della fondazione sono, e non potrebbe esser altrimenti, in continuità coi valori umani, intellettuali e artistici di Manrique, e quindi tutte tese a incoraggiare l’interazione tra arte e natura e lo sviluppo sostenibile del territorio. Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale: www.fcmanrique.org (disponibile la versione italiana).

Museo Internazionale di Arte Contemporanea

Museo Internazionale di Arte Contemporanea

Il nostro viaggio a Lanzarote non può che partire da Arrecife che, oltre a essere il capoluogo dell’isola, è anche il paese natale di César Manrique. Inevitabile, quindi, per il poliedrico artista riservare molta cura alla valorizzazione dei luoghi d’origine, a cominciare dal Castillo di San Josè (vd. foto) sul porto cittadino. Si tratta di una piccola fortezza militare del XVIII secolo trasformata nel più importante museo di arte contemporanea dell’arcipelago canario. Non solo, perché insieme all’arte (la collezione ospita le opere di alcuni tra i più grandi artisti del ‘900 spagnolo: Picasso, Tapies, Mompó, Miró e altri), c’è posto anche per la gastronomia. Una parte del castello, infatti, è adibita a ristorante. Un ristorante dal respiro internazionale, con vista sullo stupendo mare di Lanzarote. Maggiori informazioni sugli orari, i prezzi e le modalità di visita al seguente link: http://www.cactlanzarote.com/cact/miac-castillo-san-jose (disponibile la versione in inglese).

Fare attenzione alle correnti marine

Fare attenzione alle correnti marine

L’unica cosa cui bisogna fare veramente attenzione a Minorca è il mare. Non bisogna averne paura, ma rispettarlo sì. Perciò, è preferibile nuotare entro i confini delimitati dalle boe, come pure bisogna rispettare il divieto di ingresso in acqua segnalato dalle bandiere rosse sulle spiagge. Per il resto Minorca è una località tranquillissima e tutta da scoprire!

Cap de Cavalleria

Cap de Cavalleria

Cap de Favàtrix non è l’unico faro di Minorca. C’è anche Cap de Cavalleria e si trova ancora più a nord dell’altro. La strada più facile per arrivarci è da Es Mercadal da cui, come vedremo, si arriva facilmente fin su la vetta del Monte Toro. La strada che porta al faro di Cap de Cavalleria regala emozioni in sequenza. Vento, vegetazione rada, pecore al pascolo e tutte le altre suggestioni di una zona appena lambita dalle sirene del turismo. Merita una sosta anche la spiaggia omonima, Platja de Cavalleria. Da non perdere!

S’Abulfera des Grau

S'Abulfera des Grau

Se Minorca è stata nominata dall’UNESCO Riserva Naturale della Biosfera, il “merito” è soprattutto del Parco Naturale di S’Abulfera des Grau, a venti minuti di macchina dalla capitale Maó. Si tratta di un’area di quasi 2000 ettari di grande interesse naturalistico specie per gli amanti del birdwatching che nell’alternanza di pinete, dune e zone umide si divertono ad ammirare falchi pescatori, cormorani, aironi e centinaia di altre specie acquatiche stanziali o migratorie. Non è finita, perché chi vuole può approfittarne anche per fare un bagno nella bellissima spiaggia (platja) di Es Grau, il paesino che appunto dà il nome alla riserva. Ancora, proseguendo verso nord merita una visita anche Cap de Favàtrix (vd. foto), faro che si staglia tra le rocce, particolarmente suggestivo sul far del tramonto. Insomma, S’Abulfera des Grau è un’altra tappa obbligata di una visita a Minorca anche se, trattandosi di una riserva naturale, bisogna sapere che diverse attività, come appiccare il fuoco o praticare sport acquatici, non sono consentite. La visita invece è libera.

Giro del porto di Maó

Giro del porto di Maó

C’è addirittura chi sostiene che non si possa dire di esser stati a Minorca senza una gita in barca attorno il porto di Maó. Magari è un’esagerazione, fatto sta che l’escursione marittima attorno il porto naturale della capitale merita senz’altro. Le formule sono due: la prima consiste nella circumnavigazione del porto e dura un’ora circa; la seconda, invece, fa tappa nelle baie e nelle cale circostanti, alcune delle quali difficilmente raggiungibili da terra, con la possibilità ulteriore di fare il bagno. Questa seconda opzione porta via all’incirca tre ore ma ne vale assolutamente la pena. In entrambi i casi, le imbarcazioni hanno il fondo trasparente in modo da poter ammirare i fondali dell’isola. Per maggiori informazioni visita i siti: www.yellowcatamarans.com e www.rutasmaritimasdelacruz.com. L’unico consiglio considerata l’affluenza, specie durante il periodo estivo, è di effettuare l’escursione al mattino presto. Da provare!

Cala Macarella

Cala Macarella

I chilometri da Ciutadella sono 14, ma considerando quel che vi aspetta, non sono poi tanti. Sabbia bianca, mare turchese, pinete tutt’attorno e la tranquillità tipica di una zona che non solo fa parte dell’“Area Natural d’Especial Interes de la Costa Sur de Ciutadella” ma per un tratto incrocia anche il mitico “Camì de Cavalls” (Sentiero dei Cavalli) antichissimo sentiero voluto dal re di Minorca, Jaume II, per difendere l’isola dai pericoli provenienti dal mare. In realtà si tratta di una lunghissima rete di sentieri costieri restituita alla pubblica fruizione dopo anni di recinzioni delle proprietà confinanti. Segno che a Minorca c’è una dialettica accesa che vede su fronti opposti le ragioni dell’ambientalismo cui abbiamo accennato all’inizio, e le spinte privatische, pure queste figlie dell’economia turistica. La stessa dialettica riguarda da vicino anche Cala Macarella e la vicina Cala Macarelleta (quest’ultima preferita dai naturisti). In questo caso è l’eccessiva presenza di macchine e scooter, dovute alla proliferazione di parcheggi che rischia di compromettere un habitat unico celebrato dalle principali riviste turistiche on line al mondo. Il consiglio perciò è di lasciare l’auto e lo scooter quanto più lontano è possibile e scoprire a piedi la meraviglia di Cala Macarella. Ne vale la pena!

Ciutadella

Ciutadella

Parlando di Maó abbiamo detto che può fungere benissimo da base per gli spostamenti in giro per l’isola. Il suggerimento vale anche per Ciutadella. Anzi, se la tranquillità è la priorità rispetto a tutto il resto i ritmi compassati, quasi indolenti, di Ciutadella sono sicuramente preferibili a quelli più indaffarati della capitale. Molte le cose da vedere in città: dalla Cattedrale, un tempo moschea (sotto la dominazione araba la città si chiamava Madina al Jazira), ai locali attorno il porto dove si concentra il grosso della vita notturna, senza dimenticare il Museu Municipal e le innumerevoli tracce architettoniche – con prevalenza di barocco e gotico – di chiese, palazzi e piazze cittadine. Ovviamente, Ciutadella è anche una località balneare: Cala Blanca, Cala En Bosc, Cala D’Es Degollador, Cala En Forcat alcune delle baie più rinomate nei dintorni, fino alla più famosa di tutte, Cala Macarella, che a seguire tratteremo a parte.

Cala Mitjana

Cala Mitjana

In precedenza abbiamo fatto riferimento alla diversità dei versanti costieri di Minorca. Una delle differenze più significative è la gran quantità di baie che la costa meridionale offre rispetto al nord dell’isola. In altri termini, la diversa orografia ha favorito la formazione di numerose calette più o meno riparate che a loro volta hanno influito sullo sviluppo turistico di questa parte di territorio. Cala Mitjana è la più famosa di queste insenature. Una piccola spiaggia (appena 100 metri) di sabbia bianca da molti definita, a ragione, “caraibica”. Un habitat bellissimo, anche per la presenza della pineta alle spalle, che per fortuna non è stato stravolto dal proliferare di strutture ricettive. Per dire, la vicina Cala Galdana pur rimanendo una località assolutamente godibile non è più “caraibica” come una volta. Va detto anche che la difficile accessibilità dei luoghi in molti casi ne ha favorito la conservazione più a lungo nel tempo. Diversi alvei (barrancs) della costa sud di Minorca, infatti, sono raggiungibili soltanto da mare, il che ha scoraggiato gli investimenti immobiliari. Da vedere, se possibile, anche Cala Trebaluger, altra piccola insenatura poco distante dalle due sopra citate.

Basilica di Son Bou

Basilica di Son Bou

Il versante meridionale di Minorca non è solo quello turisticamente più sviluppato, e anche la parte di isola dove è concentrato il maggior numero di punti di interesse storico-culturale. Dunque turismo balneare e culturale come ben testimonia la località di Son Bou che, oltre a disporre del litorale più grande di Minorca, vanta anche una basilica paleo-cristiana del V secolo. Assieme alla vicina Torre d’es Galmes, area archeologica lungo la strada per Alaior (terza città di Minorca), la Basilica de Son Bou è senza dubbio un altro “must see place” di una visita a Minorca. All’esterno dell’area con i resti della basilica, si trova pure una necropoli con diverse tombe scavate nella roccia. Da vedere!