West America

Foto di jplenio
West America

14 cose da fare e vedere nell'itinerario Wild West America e 1 da non fare

L’ovest americano: un itinerario tra i parchi nazionali più belli

Un viaggio di formazione in tutti i sensi, quello che si compie lanciandosi sulle strade americane dell’ovest per raggiungere i luoghi dove la natura si mostra in tutta la sua grandeur e il paesaggio non lesina effetti speciali hight quality. Ma anche un’immersione nella cultura a stelle e strisce e nelle due velocità in cui procede la vita in questo immenso e mitico territorio americano. La lentezza sonnolenta dei nuclei abitati lungo le U.S. Highways, che non hanno niente dei nostri paesi, né centro, né piazza, né gente per strada, perché la strada è solo per le auto. In questi posti puoi fare benzina, mangiare in un Diner, fare acquisti in un Wallmart, forse dormire. E per contrasto la vita elettrica di una città come Las Vegas, dove puoi fare tutto e oltre l’immaginabile, in un contesto talmente saturo di stimoli che risulta difficile affrontarlo senza una accurata pianificazione. Un viaggio nel cinema, perché molti di questi luoghi sono stati ripetutamente utilizzati come scena per film cult, non solo western. Un itinerario, volendo, anche archeologico, geologico, botanico, faunistico che ha molte frecce al suo arco, cultura indiana compresa. Impegnativo dal punto di vista dei km da macinare, sicuramente non low budget, ma non impossibile se ben organizzato, scegliendo periodi fuori stagione, prenotando i voli in grande anticipo. La benzina negli Usa costa davvero poco, l’auto a noleggio è più conveniente rispetto all’Italia e molti paesi europei. I motel sono la soluzione migliore per chi vuole mantenere un profilo basso, spesso offrono camere molto spaziose e confortevoli. Il campeggio è un’ottima alternativa economica e permette un contatto maggiore con la natura dell’ovest. Ovviamente a meno che non si sia molto esperti non è consigliabile il campeggio wilderness, fuori dalle strutture. Orsi, serpenti, coyote e altre simpatiche bestiole selvatiche potrebbero essere un incidente di percorso. L’itinerario che proponiamo forma un anello con arrivo e partenza da San Francisco o Los Angeles. Buona lettura.

1 Yosemite National Park

Foto di Bernard Spragg. NZ
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Yosemite National Park

A 290 km da San Francisco, c’è il parco nazionale di Yosemite che è un po’ l’epitome della natura a stelle e strisce: una vasta terra selvaggia, ricca di alte vette, cascate, imponenti formazioni rocciose di granito, sequoie giganti, valli ricoperte di neve in inverno, di fiori selvatici in estate, laghi alpini. Molto amato dagli americani, che nel lontano 1864, con decreto di Abramo Lincoln, lo hanno reso il primo sito naturalistico protetto del mondo. Le sue bellezze naturalistiche e paesaggistiche fanno di Yosemite uno dei luoghi più frequentati del paese, con milioni di visitatori ogni anno. Quindi se volete godervi lo Yosemite come si presentava ai suoi abitanti originari, gli Ahwahnee, e ammirare l’Half Dome libero da esseri umani, dovrete faticare parecchio e soprattutto individuare il periodo giusto che potrebbe essere nella tarda primavera o fine estate, nei giorni feriali. Nonostante l’inaccessibilità di numerosi percorsi, anche l’inverno ha i suoi pregi: totale tranquillità e scenario fiabesco con fiumi gelati e picchi innevati. Hotspot del parco è la Yosemite Valley, straordinario esempio di valle glaciale, dominata da El Capitan, 2307 metri e Half Dome, 2694 metri, due monoliti giganti di granito, simbolo del parco. Altri luoghi da foto desktop sono: Hetch Hetchy, Yosemite Falls, Vernal e Nevada Falls, Bridalveil Fall, Clark Range e Cathedral Range.

2 Sequoia National Park

Foto di Ming-yen Hsu
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Sequoia National Park

Chi di noi non vorrebbe almeno una volta nella vita vedere un albero alto 100 metri? Si chiama General Sherman tree, è una sequoia gigante, considerata l’essere vivente più grande del pianeta. Potete abbracciarlo? No, perché è recintato; tra l’altro non ci riuscireste nemmeno: la sua circonferenza è 31 metri! Per ammirare questa spettacolare creatura dovete puntare l’auto verso il Sequoia National Park che si trova a 130 km a sud di Yosemite. Si tratta di una foresta di sequoie giganti, alberi che crescono a quote medie lungo il versante occidentale della Sierra Nevada. Sebbene non siano gli alberi più antichi del mondo, si sa che raggiungono un’età considerevole: fino a 3.400 anni. Oltre alla foresta di giganti verdi, questa regione comprende un’altra zona interessante, King Canyon, che offre paesaggi spettacolari, montagne, colline, profondi canyon, e numerose caverne da esplorare. Quando andarci? Non prima di giugno, perché la regione si trova a 2000-2500 metri di quota ed è innevata molti mesi all’anno. L’ingresso a questo parco nazionale costa 35 dollari ( per veicolo) e dura una settimana, le persone a piedi o in bicicletta pagano 20 dollari a testa. Maggiori info: https://www.nps.gov/seki/planyourvisit/fees.htm.

3 Bodie, la città fantasma del far west

Foto di David Mark
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Bodie, la città fantasma del far west

Nella bella stagione, dal parco nazionale Yosemite, si può raggiungere in un’oretta di auto Bodie, la città fantasma più famosa della California, attraverso Tioga road, una strada chiusa in inverno. Sorta come centro minerario nell’800, la cittadina oggi è considerata un luogo di interesse storico nazionale ed è stata inserita tra gli State Historic Park. Gli appassionati di ghost town e di film western potranno provare l’emozione di aggirarsi in un paese del far west con gli interni lasciati così come erano al momento del suo abbandono, ci sono ancora i cappotti appesi nelle stanze! Nel suo massimo splendore Bodie giunse a una popolazione di quasi 10.000 persone, in pratica il secondo centro abitato più importante dell’ovest, dopo San Francisco. La città prende il nome da William Bodey, un cercatore d’oro che per primo vi trovò una pepita. Nel 1876 la Standard Company scoprì un ricco giacimento aurifero e in pochissimo tempo Bodie si trasformò da centro isolato in una città fiorentissima con banche, ferrovia e un numero imprecisato di saloon e di bordelli. Qui visse anche Rosa May, “la prostituta dal cuore d’oro”, diventata celebre per aver curato i minatori malati, durante una epidemia, finendo vittima lei stessa del morbo. Per preservare l’atmosfera della città fantasma, a Bodie non ci sono strutture commerciali, tranne una libreria all’interno del museo, dove è possibile prenotare anche tour. Per visitare Bodie si paga un ticket di 8 dollari; gli orari sono:
9.00 – 16.00 da novembre a marzo;
9.00- 18.00 da marzo a novembre.

4 Death Valley

Foto di Abhay Bharadwaj
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La Valle della Morte può essere annoverata tra i luoghi leggendari del pianeta, una vera icona pop geografica. Infatti anche chi non c’è mai stato può dire di conoscerla un po’ grazie alla sua enorme popolarità; i film girati qui sono oltre una cinquantina, tra cui spiccano due episodi di Star Wars e Zabrinsky point di Antonioni. Una manciata di chilometri, circa 200, la separa da Las Vegas, di cui rappresenta l’esatto opposto con la sua immensa vastità desolata e solitaria, il panorama aspro fatto di deserto, canyon e montagne, il sole a picco, il caldo estivo che non perdona. Oltre l’indubbio fascino da terra di frontiera, la Death Valley ha un grande valore naturalistico. Questo che è il parco nazionale più grande degli Usa, a dispetto del nome è anche un gigantesco museo di storia naturale all’aperto. Le specie animali e vegetali, alcune delle quali non si trovano in nessun’altra parte del mondo, si sono adattate al duro ambiente del deserto del Mojave in modi straordinari. Potrete avvistare linci, serpenti, mufloni e con un po’ di fortuna anche due star dei cartoon vintage: il coyote e il road runner, l’uccello Bip Bip di Looney Tunes. I record di questo luogo non finiscono qui: la valle è una delle depressioni più profonde dell’emisfero settentrionale che scende a 86 metri sotto il livello del mare (https://www.nps.gov/deva). Il grande problema del visitatore della Death Valley è come e quando vederla, perché c’è da misurarsi con uno spazio davvero sconfinato e un clima per niente facile. Il mezzo migliore per avere una panoramica del luogo, dopo il costosissimo elicottero, rimane la macchina. La stagione migliore va dall’autunno alla primavera, in quest’ultima stagione si può doppiare l’emozione con la fioritura della valle. Hotspot: il Racetrack, un fondo di lago asciutto, dove avviene il bizzarro fenomeno delle rocce in movimento e Zabriskie Point (vd.foto), icona nell’icona, per fotografare le viste più spettacolari.

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5 Las Vegas

Foto di young soo Park
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Dopo tante bellezze naturali, una sosta a Las Vegas, nel Nevada, rappresenta un deciso cambiamento di atmosfera! Sin city, la città del peccato, come viene anche chiamata questa celeberrima città americana, può divertire o far venire voglia di scappare a gambe levate, ma sicuramente non lascia indifferente il visitatore data la sua iperbolica personalità. Las Vegas ha un distretto artistico, con varie gallerie e musei, tra cui anche uno dedicato ai neon vintage, ma tutti sappiamo che la maggior attrattiva della città sono i casinò. I più emblematici, quelli con mega-decorazioni al neon e riproduzioni di luoghi famosi del mondo si trovano nel quartiere Strip, epicentro ruggente di Las Vegas. Qui gli hotel-casinò più celebri della città: il Bellagio, con i suoi giochi d’acqua, il Luxor a forma di piramide, il Venetian con la riproduzione del Canal Grande di Venezia percorso da gondole veneziane – su cui è possibile fare un giro per 20 dollari – il Mandalay Bay dotato di una spiaggia artificiale, e lo Stratosphere che ha la torre di osservazione più alta degli Usa, dove i più temerari potranno sperimentare Insanity, una giostra il cui nome la dice lunga sul brivido assicurato. Ovviamente Las Vegas va vista di notte. Ogni 15 minuti, 24 ore su 24, il bus The Deuce percorre l’intero boulevard di Strip, che i più allenati potranno anche coprire a piedi. L’altro quartiere è Downtown, assai meno glam, più popolare e per questo anche più “autentico”, se è possibile usare questo aggettivo per Las Vegas. Qui i casinò e shop sono molto più vintage e nel week end si esibiscono gruppi musicali, ogni 100 metri. Essendo il quartiere più vecchio della città, Downtown ha diversi edifici interessanti: la Historic Fifth Street School, costruita nel 1936, l’edificio che ospita il Mob Museum in stile neoclassico, Las Vegas Academy of International Studies and Performing Arts, del 1930 in stile Art Déco e infine la Morelli House, costruita nel 1959. Dopo il gioco e i bagordi, la città è famosa anche per i suoi matrimoni. Grazie all’estrema velocità del rito, la media è di circa 100.000 unioni l’anno, quasi una cerimonia ogni 10 minuti.

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6 Zion National Park

Foto di Thierry BEUVE
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Lasciando Las Vegas e dirigendosi a nord est nello stato dello Utah, si raggiunge un’altra star dell’Ovest americano, lo Zion National Park. Qui il paesaggio è talmente suggestivo e technicolor che si stenta a credere ai propri occhi: monoliti di arenaria a strisce rosa, gialle e rosse si stagliano contro il cielo, cascate si tuffano da altezze vertiginose nelle valle scavata dall’impetuoso Virgin river, il canyon di Zion ipnotizza il visitatore con le sue rocce cangianti nella luce mutevole. Il tasso di spettacolarità è talmente alto che qualcuno ha paragonato Zion a un enorme parco giochi, altri a un paese di giganti, data l’altezza vertiginosa delle falesie – alcune di esse sfiorano il km! La città di Springdale, alla periferia del parco, è il posto più comodo dove soggiornare per dedicare alcuni giorni alla visita di Zion. Come la gran parte dei parchi americani, è possibile ammirare i punti salienti in un percorso automobilistico a bordo della propria vettura o prendendo la navetta presso il Centro Visitatori. La navetta effettua diverse fermate nei punti più belli e di maggiore interesse naturalistico; fa una sosta anche al Museo di storia umana di Zion, che offre uno spaccato sulla cultura indigena nella regione, sulla storia dei pionieri e sulla nascita del parco nazionale, nel 1909. Il parco è ricco di canyon, oltre quello principale, Canyon Zion, c’è Canyon Junction, che offre una notevole vista sul fiume. Per l’esplorazione dei canyon è necessario un permesso. É possibile prenotare, fino a 3 mesi prima, l’attività di canyoning sul sito del parco: https://www.nps.gov/zion/planyourvisit/canyoneeringpermits.htm. Tra i punti di alto impatto scenico c’è la Corte dei Patriarchi, un trio di falesie di arenaria battezzate dai primi coloni mormoni con i nomi biblici di Abramo, Isacco e Giacobbe. Ovviamente il parco è ricco di sentieri e percorsi trekking, di varia difficoltà. É possibile prenotare escursioni guidate di gruppo o private presso il Centro visitatori. Il periodo migliore per godersi Zion in tranquillità: aprile e maggio – settembre/ prima settimana di ottobre.

7 Bryce Canyon National Park

Foto di Aline Dassel
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Bryce Canyon National Park

Di meraviglia in meraviglia! Percorrendo 120 km in direzione nord, da Zion si raggiunge Bryce Canyon National Park. Il parco è piccolo, ma è un capriccio geologico molto singolare. Nonostante il nome, non si tratta di veri e propri canyon. La zona è un altopiano calcareo, modellato dall’erosione in una serie di anfiteatri naturali, il più famoso dei quali è il Bryce Amphitheatre. Questi anfiteatri non sono livellati, ma ritmati in pinnacoli di roccia dalle forme bizzarre. Si chiamano hoodoos, camini delle fate o piramidi di terra. Si tratta di fenomeni geologici prodotti dall’erosione delle rocce sedimentarie fluviali e lacustri, che vengono plasmate dall’acqua, dal vento e dal ghiaccio. Le guglie del Bryce Canyon National Park hanno un’intensa colorazione che varia dal rosso, all’arancione, fino al bianco. I quattro punti di vista principali si trovano tutti all’inizio del parco, sono: Bryce Point, Inspiration Point, Sunset Point e Sunrise Point. Il parco offre ai visitatori molteplici attività gratuite a cura dei ranger: si va dalle passeggiate guidate sul bordo del Bryce Amphitheatre agli approfondimenti di geologia, dalle escursione con la luna piena ai constellation tours, a caccia di stelle con spiegazioni astronomiche. Maggiori info alla pagina: https://www.nps.gov/brca/planyourvisit/ranger-programs.htm#CP_JUMP_1925836

8 National scenic byway (route) 12

Foto di Road Travel America
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a National scenic byway (route) 12

Spesso negli Usa il percorso in auto per raggiungere le varie località è esso stesso un’attrazione da non perdere, soprattutto se la strada in questione è una delle 150 National scenic byway, così designate dal Segretario dei trasporti degli Stati Uniti. Si tratta di strade secondarie contraddistinte dalla particolare bellezza del paesaggio. 30 di esse sono poi il top del top e vengono chiamate All-American Roads. La Scenic Byway 12 nello Utah fa parte di questo secondo gruppo, è quindi una “top model” dell’asfalto. Si tratta di un percorso di 124 miglia che collega il parco nazionale Bryce Canyon con quello di Capitol Reef attraversando un paesaggio superlativo tra canyon, altipiani, valli, foreste di betulle e di pini (Dixie National Forest). Uno dei tratti più suggestivi è quello tra Boulder ed Escalante. Fate una sosta al punto panoramico Calf Creek Viewpoint, la vista spazia sui canyon e le valli circostanti. Se poi si ha un po’ di tempo a disposizione è possibile raggiungere a piedi Lower Calf Creek Falls, una delle attrazioni della vasta area del Grand Staircase Escalante. Alta oltre 38 metri, la cascata si tuffa in una piscina naturale facilmente accessibile grazie alla zona sabbiosa che si è formata intorno. Il sentiero che porta alla cascata è lungo circa 5 km ed è adatto a tutti; in estate fare un tuffo nell’acqua fresca è un’esperienza corroborante.

9 Capitol Reef National Park

Foto di Anita Stachurski
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Capitol Reef National Park

Situato nello Utah centro-meridionale, il Capitol Reef National Park è uno dei parchi più selvaggi della regione. Qui sarete catapultati in un paesaggio pietroso e semidesertico dove impera il colore rosso delle rocce. Sembra proprio di stare nella scena di un film western e con un po’ di fantasia ci si può anche sentire spiati dagli indiani, in agguato sulle alture. Non sarà invece illusione quella che vi farà intravedere figure incise sulle pareti di pietra, perché la zona è piena di testimonianze archeologiche della cultura precolombiana Fremont, che prende il nome dall’omonimo fiume. Le popolazioni Fremont vissero tra il ‘700 e il 1300 d.C. e spesso utilizzavano i canyon come rifugi naturali, decorandoli con pitture e incisioni di rara bellezza. Nonostante l’asperità del suolo, sono state varie le popolazioni che hanno vissuto nei millenni a Capitol Reef. Alla fine dell’800 vi giunsero pionieri mormoni che si stabilirono nel distretto di Fruita, all’incrocio tra il fiume Fremont e Sulphur Creek. Piantarono alberi da frutto che ancora oggi rappresentano il cuore dell’oasi. Visitando l’oasi di Fruita è possibile cogliere gratuitamente i frutti, ma solo quelli che si riescono a mangiare sul posto! Diversamente la raccolta è a pagamento. La Scenic Drive è lunga 30 km e la si può percorrere in auto pagando un piccolo ticket, il percorso mantiene la promessa del nome; in certi punti si guida all’interno dei tortuosi canyon di roccia. Gli amanti dei luoghi più remoti apprezzeranno Waterpocket District, a sud del parco – la zona offre vedute spettacolari del Waterpocket Fold – e Cathedral Valley, a nord del parco, conosciuta per le sue suggestive “cattedrali di roccia”.

10 Moab

Foto di Andrew Fogg
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La cittadina di Moab, nello Utah, ha una posizione strategica per visitare i parchi nazionali di Arches e Canyonlands. Immersa in un territorio di grande pregio naturalistico, molto ricco di minerali, tra cui l’uranio Moab negli anni ’50 ha conosciuto un boom come città mineraria, ma oggi la sua miniera è il turismo, essendo diventata una delle destinazioni più ambite nel sud-ovest americano dall’atmosfera molto frizzante. Ricchissima di hotel e luoghi dove soggiornare, la cittadina offre una grande scelta di ristoranti, pub, e locali con musica dal vivo. Vari sono gli eventi che si svolgono in città tra questi segnaliamo il Moab music festival dal 28 agosto all’8 settembre; si tratta di un festival di musica classica con concerti gratuiti all’aperto e il Canyonlands PRCA Rodeo dal 29 al 31 maggio, che prevede le classiche gare da rodeo come il bronc riding e il bull riding, che consistono nel cavalcare un cavallo selvaggio o un toro senza farsi disarcionare, ci sono gare riservate ai ragazzini come mutton bustin dove l’animale da cavalcare è un montone o una pecora, sicuramente uno spettacolo da non perdere per immergersi nella cultura del west!

11 Arches National Park

Foto di b minnick
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Il nome del parco, Arches, fa già capire che si tratta di un sito di archi di roccia. Ciò che però il nome non dice è l’assurda quantità di archi naturali che il parco contiene: oltre 2.000! Fanno compagnia ai titolari di cattedra del parco centinaia di pinnacoli svettanti, vertiginose falesie e grandi rocce in equilibrio precario ( eh si, proprio quelle dei cartoni animati di Willy il Coyote!). Il paesaggio di Arches è tra i più stupefacenti del paese: un vero mondo delle meraviglie di pietra rossa che ogni anno cattura migliaia di turisti, ma che nasconde un’insidia: il caldo! L’ambiente è desertico e in estate le temperature possono facilmente superare i 40° – fino a 48° nel mese di luglio-, inoltre il sole picchia forte, la luce è davvero intensa e l’aria è secca. In poche parole se non ci andate nella stagione giusta- primavera e autunno – sarà difficile fare qualche percorso a piedi. Ma niente paura: una strada asfaltata di 37 km attraversa tutto il parco e permette di raggiungere gli archi più celebri, come Delicate Arch e Windows Section, un arco doppio. Per maggiori info www.nps.gov/arch.
La storia di Arches inizia circa 65 milioni di anni fa. A quel tempo, l’area era un fondale marino asciutto che si estendeva da un orizzonte all’altro. Poi il paesaggio cominciò lentamente a cambiare. Le forze geologiche arricciarono l’arenaria sepolta, come se fosse un enorme tappeto di cui si raccolgono i bordi l’uno verso l’altro. E mentre l’arenaria si deformava, si creavano gli abbozzi delle sculture rupestri che ammiriamo oggi. Successivamente dal livello del mare, la regione iniziò a salire raggiungendo migliaia di metri di altezza. La neve, il ghiaccio, le piogge hanno iniziato allora la fase di modellamento delle rocce. Ancora oggi l’acqua, vera archistar di Arch National Park, scolpisce questo ambiente più di ogni altra forza. L’acqua della pioggia ma anche l’acqua della neve sciolta. In inverno infatti la neve si accumula nelle fratture e nelle cavità, si scioglie col sole e di notte si ricongela, espandendosi e rompendo pezzi di arenaria. A poco a poco, strati di roccia fratturata diventano pinne e le pinne archi. Ma gli archi naturali hanno i secoli contati! Le stesse forze che li hanno creati li allargheranno a tal punto da farli crollare. Come è avvenuto nel 2008 con Wall Arch!

12 Monument Valley

Foto di mstodt
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A circa tre ore di macchina da Moab, c’è la Monument Valley, uno tra i luoghi più fotografati ( e filmati) della terra. Il cowboy a cavallo con lo sfondo delle monumentali guglie di arenaria rossa, che si ergono isolate sul pianoro deserto, fa parte ormai del nostro immaginario collettivo. Ombre rosse, Rio Bravo, Il massacro di Fort Apache, C’era una volta il West sono solo alcuni dei film girati qui. Non a caso uno dei punti più panoramici della valle si chiama “John Ford’s Point“. Per approfondire il tema “ Monument Valley e il cinema” potete visitare il Goulding’s Trading Post Museum che si trova in zona. Abbiamo detto film western e la mente corre veloce agli indiani. Gli indiani navajo sono ancora qui e gestiscono il parco. Infatti la Monument Valley fa parte del Park della Navajo Nation. Presso il centro visitatori è possibile prenotare visite guidate da tour operator Navajo; il giro delle attrazioni del parco avviene a bordo di jeep. Considerate che alcuni luoghi come Ear of the wind sono accessibili solo tramite visite guidate. Per completare la full immersion nella cultura indiana è possibile gustare la cucina navajo presso il ristorante Haskenneini e acquistare arte, artigianato e souvenir navajo presso i chioschi lungo la strada. La visita alla Monument Valley si paga; il pass per una auto con 4 persone costa 20 dollari; qui tutte le info: https://navajonationparks.org/general-admission/monument-valley-admission. I monumenti di roccia della valle si chiamano butt quando sono slanciati, quindi più alte che larghe, e mesa quando sono tozze. “The Mittens and Merrick’s butte”, simbolo della Monument Valley si possono già scorgere dal Visitor Center, c’è poi “Elephant butte“, “Three sisters“. È possibile visitare il parco con auto propria, in escursione organizzata in jeep, a cavallo. A piedi si può percorrere il Widcat trail, un sentiero ad anello di 5 km, preferibilmente all’alba o al tramonto, per via del caldo.

13 Grand Canyon

Foto di David Mark
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Grand Canyon

“Non chiamatelo semplice buco nel terreno!” si legge sul sito ufficiale di questo ultimo masterpiece dell’ovest americano: il Grand Canyon. Il luogo non ha solo uno straordinario valore geologico ma anche storico, in quanto da migliaia di anni qui la presenza dell’uomo è stata costante. Nell’ambito della missione del National Park Service, il Grand Canyon National Park protegge e preserva anche tutta la storia e la cultura umana che si trovano all’interno del parco. Dai siti archeologici dei nativi americani, alle storie sull’esplorazione e l’insediamento dei pionieri. Ma pur trascurando la storia umana, a nessuno verrebbe in mente di definirlo un semplice buco, il Gran Canyon! Questa immensa gola è infatti un esempio maestoso di un fenomeno geologico straordinario. Lungo 446 chilometri, profondo 1.857 metri, largo dai 500 metri ai 29 chilometri, il canyon è il risultato di una movimentata serie di eventi geologici. La storia inizia quasi due miliardi di anni fa con la formazione delle rocce ignee e metamorfiche della gola interna. Poi, tra 70 e 30 milioni di anni fa, attraverso l’azione della tettonica a placche, l’intera regione fu sollevata, dando luogo all’altopiano del Colorado. E in tempo più recente, si fa per dire, 5 milioni di anni fa il fiume Colorado ha iniziato a scavarlo facendosi strada verso il basso. Un’ulteriore erosione da parte degli affluenti ha portato all’ampliamento del canyon. Ancora oggi queste forze della natura sono all’opera approfondendo e ampliando lentamente il Grand Canyon. Visitarlo si può, in vari modi: in elicottero, in rafting, sul mulo o anche a piedi. L’ultima soluzione è la più economica, ma anche piuttosto faticosa, bisogna essere ben allenati soprattutto se si decide di raggiungere il fondo del canyon. In questa eventualità considerate una notte presso i campeggi o il Phantom ranch sul fondo valle, perché scendere e salire in una sola giornata è sconsigliatissimo. In ultima istanza è possibile ammirarlo dall’alto del ciglione e percorrere qualche semplice sentiero per affacciarsi sulla gola. Qualunque sia la strada che avete scelto per visitare il Grand Canyon è bene informarvi sul sito ufficiale: https://www.nps.gov/grca/planyourvisit/basicinfo.htm.

14 La valle del Colorado e la scenic Byway 128

Foto di lbortolus
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a La valle del Colorado e la scenic Byway 128

Un’altra strada ad altissimo impatto visivo, la Byway 128, segue per un buon tratto il mitico fiume Colorado in una gola tra gigantesche falesie rosso fiamma. La strada inizia all’estremità nord di Moab ed è una delle escursioni che si possono fare facilmente soggiornando in città. Lungo il percorso ci sono una grande varietà di attrazioni, tra cui le fotografatissime Fisher Towers – una serie di pittoresche torri di arenaria rossa che si stagliano contro il cielo azzurro, in un contrasto davvero accattivante – e la Castle Valley, dominata da Parriot Mesa, un’enorme formazione di arenaria; nella Castle Valley le falesie hanno sagome singolari quasi quanto i loro nomi: the Rectory, Convent, Sister Superior, Priest and Nuns e Castleton Tower. Tutta la valle del Colorado è stata usata come set di celebri film western. Nella Castle Valley, grazie all’ampia visuale offerta, si svolgevano le scene più movimentate; ad esempio “Rio Bravo” con John Wayne, la sequenza dei cavalleggeri in perlustrazione è stata girata qui. Se volete approfondire l’argomento: https://www.veganiinviaggio.it/2018/11/13/dove-il-west-incontra-il-cinema-professor-valley-utah/. Costeggiando il Colorado, vi verrà la tentazione di fare un tuffo. È possibile bagnarsi nel fiume, ovviamente scegliendo tratti dove non c’è corrente e rimanendo vicino alla riva. Gli appassionati di sport troveranno nel Colorado pane per i loro denti: in particolare nell’area delle Fisher Tower dove è possibile fare rafting, canoa, kayak e Sup. A Moab, volendo, si può prenotare una guida esperta di attività fluviali, professional river outfitter– per maggiori info: https://www.discovermoab.com/colorado-river/.

1 Attenzione agli orsi

Non sottovalutate il fatto che pur se esemplarmente gestiti e organizzati, i parchi americani sono e restano un ambiente selvaggio che nasconde varie insidie. Al primo posto troviamo l’orso! Non pensate all’orso Yoghi dei cartoni animati, perché i grizzly o i back bear che vivono nelle foreste americane sono molto meno simpatici e comunicativi. Ogni volta che farete ingresso in un parco nazionale troverete vari avvertimenti sulle precauzioni da prendere durante le passeggiate a piedi. Spray anti-orso, campanellini, mai avventurarsi nei fuori pista e soprattutto camminare sempre in gruppo vociante. L’orso è un animale molto timido, non ha alcun desiderio di imbattersi negli uomini, quindi se li sente da lontano cambia direzione. Il problema nasce se l’orso viene colto a sorpresa dalla vostra presenza e si sente in pericolo, soprattutto se è una femmina con i cuccioli. Per la stessa ragione anche il campeggio va fatto seguendo grandissima attenzione a non sollecitare l’orso con profumi e cibo. Nei camping, in ogni postazione, troverete delle casse di ferro, bear box, dove sarà necessario chiudere alimenti e profumi. Vietato anche lasciare cibo in auto, sembra infatti che un orso abbia davvero poca difficoltà a divellere la portiera di una macchina per approvvigionarsi. Sempre nei parchi troverete vari cartelli con istruzioni dettagliate sul comportamento da attuare in caso di faccia a faccia con un orso. Non prendeteli sottogamba, perché trovarsi al cospetto di Yoghi arrabbiato e non sapere che pesci pigliare non ha l’aria di un magic moment.

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