Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1997, Pompei è uno di quei luoghi che si devono visitare almeno una volta nella vita. Ma ciò che la rende davvero affascinante non è tanto una bellezza esotica o spettacolare, come quella, per intenderci, di una spiaggia tropicale, con sabbia bianca e acque cristalline; ciò che colpisce di Pompei è la sua straordinaria ordinarietà. Si tratta di una città che il tempo ha cristallizzato in un istante tragico, fermata per sempre dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Di seguito troverete una lista di attrazioni e luoghi da non perdere a Pompei, consapevoli che si tratta solo di un punto di partenza: gli scavi, infatti, sono ancora in corso, e la città continua a rivelare i suoi segreti. Buona lettura.
Pompei
12 cose da fare e vedere a Pompei
1 Santuario della Madonna di Pompei
Prima di concentrarci sull’attrazione principale di Pompei, ovvero gli scavi archeologici, è doveroso menzionare un altro luogo che contribuisce in modo significativo alla fama internazionale della città: il Santuario della Beata Vergine del Rosario, comunemente conosciuto come Santuario di Pompei. Situato nella parte moderna del paese, ma comunque non distante dall’area archeologica, questa basilica fu edificata nell’ultimo quarto del XIX secolo, precisamente nel 1876, quando venne posata la prima pietra. L’idea e la realizzazione dell’edificio furono fortemente volute da Bartolo Longo, un avvocato napoletano che, dopo la conversione al cattolicesimo, dedicò il resto della vita alla promozione del culto mariano. Di stile neoclassico, con un campanile imponente alto circa 80 metri, la chiesa è nota soprattutto per l’icona della Vergine col Bambino, oggetto di continua venerazione. Due momenti particolarmente sentiti dell’anno sono l’8 maggio e la prima domenica di ottobre, quando si recita la Supplica alla Madonna di Pompei, una preghiera che richiama migliaia di fedeli da ogni parte del mondo. Molti di essi visitano anche gli scavi archeologici, abbinando così il pellegrinaggio religioso alla scoperta storica di Pompei.
2 Il Foro di Pompei
Appena oltrepassata Porta Marina, il primo luogo da visitare è il Foro, cuore pulsante della vita politica, religiosa e civile di Pompei. Questa piazza rettangolare, scenograficamente arricchita da numerosi basamenti utilizzati come podi per statue equestri di imperatori e figure influenti, è circondata da imponenti edifici civili e religiosi, sviluppatisi in diverse fasi storiche. Il Tempio di Apollo, il più antico, risale all’epoca sannitica (IV-III secolo a.C.), quando Pompei fu fondata. In epoca romana, nel II secolo a.C., venne costruita la Basilica, destinata all’amministrazione della giustizia e alle attività commerciali. Merita particolare attenzione anche il Tempio di Giove, o Capitolium, dedicato alla triade di Giove, Giunone e Minerva, in linea con la tradizione religiosa di Roma Imperiale, così come – merita attenzione – il Macellum, il mercato cittadino. Il Foro di Pompei, quindi, è un concentrato di secoli di storia antica, fondamentale per comprendere il contesto storico e culturale della città.
3 Il Teatro Grande di Pompei
Costruito in epoca sannitica e completamente ristrutturato nel II secolo a.C, il Teatro Grande di Pompei rappresenta un esempio sui generis di architettura teatrale romana. La particolarità risiede nel fatto che a differenza dei tipici teatri romani a emiciclo, mantiene una pianta di ispirazione ellenistica a ferro di cavallo. Sempre in linea con la tradizione greca, sorge in posizione panoramica, sfruttando il pendio di una collina per la realizzazione delle gradinate. Il teatro poteva ospitare fino a 5.000 spettatori, distribuiti in tre settori distinti. La summa cavea, nella parte superiore, era destinata ai ceti sociali più bassi, con una visuale più lontana dalla scena; la media cavea, riservata a piccoli proprietari e commercianti, offriva una posizione più vicina e privilegiata. Infine, l’imma cavea, la sezione più bassa e vicina al palcoscenico, era riservata all’élite cittadina: funzionari, ricchi mercanti e proprietari terrieri. Questa suddivisione delle gradinate rispecchia perfettamente la rigida stratificazione sociale dell’epoca romana, rendendo il Teatro Grande non solo un luogo di spettacolo, ma anche un simbolo del sistema gerarchico della città. Imperdibile!
4 La Casa del Fauno di Pompei
La Casa del Fauno è la più grande abitazione di Pompei, con una superficie di circa 3.000 metri quadrati, e rappresenta uno dei migliori esempi di villa signorile dell’epoca romana. Lussuosa e imponente, la casa era suddivisa in due zone comunicanti, ciascuna con un ingresso indipendente: una parte destinata all’uso privato e l’altra riservata agli affittuari, come artigiani e piccoli commercianti, che utilizzavano gli spazi per le loro attività. Il nome della casa deriva dalla piccola statua in bronzo di un fauno danzante, trovata nell’atrio vicino all’impluvium (vd. foto), la vasca per la raccolta dell’acqua piovana. La statua che si può ammirare oggi a Pompei è una copia, poiché l’originale è conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, insieme ai magnifici mosaici, tra cui il celebre Mosaico di Alessandro, che raffigura la battaglia tra Alessandro Magno e Dario III. Questi elementi testimoniano come la conoscenza approfondita di Pompei passi inevitabilmente anche attraverso le collezioni del MANN di Napoli.
5 L’Anfiteatro di Pompei
Fondato nel 70 a.C., l’Anfiteatro di Pompei è uno dei più antichi anfiteatri romani ancora esistenti. Come riportato in un’incisione marmorea (vd. foto) a fondarlo furono due magistrati: Quinto Valgio e Marco Porcio. In pietra e di forma ellittica poteva ospitare fino a 20.000 spettatori che, soprattutto durante i mesi estivi, affollavano le gradinate per assistere ai giochi gladiatori che prevedevano pure combattimenti tra uomini e animali. Accanto all’anfiteatro si trova la Palestra Grande, un’ampia area che aveva una duplice funzione: in primis l’addestramento degli atleti e poi l’educazione ai valori imperiali della gioventù pompeiana. Nel 59 d.C., un violento scontro tra i cittadini di Pompei e quelli di Nocera durante uno spettacolo gladiatorio portò il Senato a vietare i giochi per dieci anni. Tuttavia, grazie all’intercessione di Poppea, moglie di Nerone, il divieto fu ridotto, permettendo la ripresa degli spettacoli già nel 62 d.C.. L’anfiteatro ha conosciuto anche un momento di celebrità moderna: nel 1971, i Pink Floyd vi tennero il loro leggendario concerto senza pubblico, immortalato nel film “Live at Pompeii“, diventato un simbolo della storia del rock psichedelico.
6 Le Terme Stabiane di Pompei
Estese su circa 3.500 metri quadrati, le Terme Stabiane di Pompei sono uno dei complessi termali più antichi e meglio conservati della città, testimoniando l’evoluzione delle terme romane dall’età ellenistica a quella imperiale. L’importanza archeologica del sito è sottolineata dalle splendide pitture sui soffitti, che raffigurano scene mitologiche e motivi floreali, arricchendo le volte con decorazioni raffinate. Storicamente, il complesso rappresenta un perfetto compendio della funzione originaria delle terme come luoghi dedicati alla cura del corpo. La presenza di una vasta palestra, uno spazio all’aperto destinato all’esercizio fisico, evidenzia come inizialmente i bagni termali fossero associati all’attività fisica, per poi evolversi in veri e propri spazi autonomi dedicati al relax e al benessere. Le terme erano divise in due sezioni, una maschile e una femminile. Gli uomini seguivano un percorso che iniziava nel frigidarium, una sala con vasca d’acqua fredda, proseguiva nel tepidarium (ambiente tiepido) e culminava nel calidarium, dove l’acqua era calda e il vapore abbondante. Gli ambienti femminili presentavano una suddivisione simile, ma su scala ridotta e con decorazioni meno elaborate, riflettendo la minore rilevanza sociale delle attività termali per le donne. Un elemento degno di nota è il sofisticato sistema di riscaldamento delle terme: un ingegnoso meccanismo che sfruttava una rete di canali sotterranei e intercapedini nelle pareti per far circolare aria calda, riscaldando in modo uniforme gli ambienti. L’aria calda proveniva da un forno nascosto, il cui funzionamento era gestito dagli schiavi. Le Terme Stabiane non solo dimostrano le avanzate capacità ingegneristiche dei Romani, ma rivelano anche quanto fosse centrale per loro il comfort quotidiano, in un contesto che combinava cura del corpo e socialità.
7 Il Lupanare di Pompei
Situato nel quartiere meridionale lungo la Via dell’Abbondanza, il Lupanare di Pompei è la più celebre casa di prostituzione della città. Risalente al I secolo d.C., l’edificio si articola su due piani, con dieci stanze: cinque per piano, di cui quelle al primo piano leggermente più grandi. Le stanze erano arredate in modo spartano, con letti in muratura e una latrina per l’uso quotidiano. La prostituzione, legalmente tollerata nell’antica Roma, era svolta per lo più da schiave-prostitute provenienti dall’Oriente, che offrivano i loro servizi dietro compenso in quello che era a tutti gli effetti un bordello. Le decorazioni erotiche presenti nelle stanze e nei corridoi avevano una duplice funzione: da un lato, servivano come catalogo visivo dei servizi offerti, facilitando la scelta da parte dei clienti, anche analfabeti o stranieri; dall’altro, contribuivano a creare un’atmosfera sensuale, in linea con la funzione del luogo. Tuttavia, queste immagini non erano una peculiarità del Lupanare. In tutta Pompei, dalle lussuose Casa dei Vettii alle Terme Suburbane, le scene erotiche erano diffuse, rappresentando esplicite immagini di amore e sessualità. Questo fenomeno ha spinto gli studiosi a indagare su significati culturali più profondi: le decorazioni erotiche potrebbero essere legate a culti della fertilità, alla prosperità o alla protezione contro forze maligne, oppure avere una funzione più commerciale, quasi pubblicitaria, come nelle Terme Suburbane. Di certo, la cultura del piacere occupava un posto centrale nella vita quotidiana di Pompei, permeando sia i luoghi pubblici sia le abitazioni private.
8 Villa dei Misteri di Pompei
Costruita nel II secolo a.C., la Villa dei Misteri ha assunto l’aspetto architettonico e decorativo attuale nel I secolo a.C., periodo in cui Pompei venne popolata dai coloni-veterani del generale Silla. Il complesso si articola in due aree principali: la zona residenziale, con ambienti dedicati alla vita quotidiana e all’intrattenimento, che riflettono un’evidente attenzione al lusso e al comfort; e la zona rustica, destinata alle attività agricole, in particolare alla viticoltura, come indicano gli attrezzi ritrovati. Di particolare pregio è il tablino, una sala di ricevimento decorata con affreschi che illustrano scene mitologiche e motivi ornamentali tipici del gusto romano. Il vero capolavoro della villa è però il celebre Fregio dei Misteri, conservato in una sala specifica, il triclinio. Questo fregio raffigura riti d’iniziazione in onore di Dioniso, con figure femminili, sileni e il dio stesso, un unicum nella pittura pompeiana per la sua ricchezza simbolica e l’alta qualità esecutiva. Un’opera da non perdere!
9 La Casa del Poeta Tragico di Pompei
La Casa del Poeta Tragico di Pompei rappresenta un raffinato esempio di “casa ad atrio”, con un ampio atrio centrale dal quale si accede ai vari ambienti della dimora. Lungo la facciata si trovano botteghe e taverne, testimoniando l’integrazione tra vita domestica e commerciale nell’antica Pompei: i proprietari delle abitazioni signorili, infatti, spesso traevano profitto dall’affitto di alcuni spazi per attività commerciali. Nonostante i danni subiti durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., molte decorazioni originali della casa sono ancora intatte. Gli ambienti principali, come il tablinium, l’atrium e il peristilium, conservano splendidi mosaici e affreschi. Il mosaico “Cave canem” (“Attenti al cane“), situato all’ingresso, è celebre per la raffigurazione di un cane in posizione di guardia. Il nome della casa, invece, è dovuto a un mosaico a tessere finissime raffigurante una scena teatrale ispirata alla tragedia greca, da cui gli studiosi hanno dedotto l’attribuzione a un “poeta tragico”. L’originale di quest’affresco, insieme ad altre decorazioni, è custodito al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), che resta tappa imprescindibile per chi voglia approfondire l’arte e la vita a Pompei.
10 La Via dell’Abbondanza di Pompei
Grazie alla sua posizione privilegiata tra l’entroterra campano e il golfo di Napoli, Pompei crebbe come centro agricolo e commerciale di rilievo, in particolare per la viticoltura e il commercio di tessuti, quest’ultimo tra i settori più prosperi dell’economia cittadina. Via dell’Abbondanza, una delle arterie principali della città, collegava la Porta di Sarno con il foro e rappresentava un perfetto compendio di queste attività, ospitando numerose botteghe e laboratori. Tra questi spiccava la Lavandera di Stephanus, una tintoria-lavanderia dove si eseguiva l’intero ciclo di trattamento dei tessuti: gli ambienti comprendevano vasche di diverse dimensioni per lavare e sbiancare le stoffe, con aree dedicate all’asciugatura e alla tintura. Una pratica distintiva era l’uso dell’urina, raccolta in appositi contenitori pubblici, per sbiancare e ammorbidire i tessuti sfruttando l’ammoniaca naturale in essa contenuta. Lungo Via dell’Abbondanza sorgevano anche numerosi hospitium, cauponae, thermopolia e tabernae, luoghi cruciali per il ristoro e gli scambi tra viaggiatori e abitanti. Gli hospitia offrivano alloggio, mentre le cauponae servivano pasti e bevande come osterie. I thermopolia, con i loro banconi in muratura e anfore incassate, erano dei veri e propri “fast food” dell’epoca, dove i clienti potevano acquistare pietanze calde, mentre nelle tabernae si poteva sorseggiare un bicchiere di vino locale, prodotto alle pendici del Vesuvio. Via dell’Abbondanza era dunque un vivace centro di socialità e commercio nella vita quotidiana pompeiana, un luogo imprescindibile per cogliere l’essenza della città e la varietà delle sue attività.
11 L’Orto dei Fuggiaschi di Pompei
Situato nella parte sud-orientale di Pompei, l’Orto dei Fuggiaschi rappresenta, come suggerisce il nome, una delle testimonianze più toccanti della tragedia che colpì la città nel 79 d.C. Qui, durante gli scavi del 1961 condotti sotto la supervisione dell’allora soprintendente Amedeo Maiuri, vennero rinvenuti i resti di una famiglia di ceto medio, un gruppo di tredici persone (inclusa la servitù), sorpreso e soffocato dalle ceneri e dai lapilli del Vesuvio mentre cercava disperatamente di raggiungere le porte cittadine per salvarsi. Dopo il ritrovamento, si decise di immortalare queste vittime con la tecnica del calco in gesso: il gesso liquido veniva versato nelle cavità lasciate dai corpi nella cenere solidificata, permettendo così di ottenere calchi dettagliati che conservano le loro ultime espressioni e pose. La scelta del nome “Orto dei Fuggiaschi” sottolinea l’idea di una fuga disperata, restituendoci un’immagine vivida e profondamente umana della tragedia pompeiana. Ancora oggi, questo luogo rappresenta una testimonianza toccante e immersiva della quotidianità spezzata dalla furia del Vesuvio, la cui eruzione catastrofica congelò in un istante persone, oggetti e vite.
12 I dintorni di Pompei
Napoli e Sorrento offrono un patrimonio unico di cultura, arte e panorami mozzafiato. Napoli, non ha bisogno di presentazioni: vivace e ricca di storia, è conosciuta per i suoi musei, le chiese, i vicoli pittoreschi e la gastronomia celebre in tutto il mondo. Sorrento, invece, si distingue per il suo fascino tranquillo e i suoi panorami sul mare, ideali per chi cerca relax e bellezza naturale. Entrambe le città sono perfette per approfondire l’anima autentica della Campania.