Pantelleria

Foto di Luca Volpi
Pantelleria

11 cose da fare e vedere a Pantelleria e 1 da non fare

Nelle giornate terse la costa nord-africana è perfettamente visibile a occhio nudo. Basterebbe quest’informazione a spiegare il fascino di Pantelleria, crocevia di popoli, culture e lingue a cavallo tra l’Africa (la Tunisia dista 65 km) e l’Europa (la Sicilia è a 110 km). L’isola è raggiungibile sia in aereo con voli da Palermo, Trapani, Catania – durante il periodo estivo anche Milano e Roma – e in traghetto e aliscafo da Trapani. L’origine vulcanica, unitamente al dato profondo dell’insularità, hanno reso Pantelleria un posto davvero speciale, in cui l’agricoltura, che storicamente è l’attività principale (vd. immagine di copertina), riesce a convivere bene con le esigenze del turismo che qui, diversamente da quanto avvenuto in altri contesti, si è dimostrato finora rispettoso delle peculiarità paesaggistiche e ambientali del territorio. A seguire la nostra lista di cose da fare e vedere a Pantelleria, con la consueta avvertenza che quello proposto è un elenco parziale, tuttavia utile per un primo approccio coi luoghi. Buona lettura.

1 Lago Specchio di Venere

Foto di mauro
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Il nostro racconto di Pantelleria parte più o meno dal centro dell’isola, per la precisione da contrada Bugeber. Qui si trova il Bagno dell’Acqua, più conosciuto come Specchio di Venere. Si tratta di un lago vulcanico senza sbocchi a mare (tecnicamente endorèico: “endo” = dentro; “rèo” dal greco ῥέω = scorrere) e rappresenta di fatto l’unico bacino idrologico del territorio. L’immissione d’acqua avviene da alcune sorgenti situate lungo la sponda meridionale del lago che, perfino superfluo a dirsi, ha un elevatissimo valore ambientale: oltre ai fenomeni di vulcanesimo secondario, alcuni dei quali, come i fanghi, con buone ricadute turistiche, quello che più affascina di Specchio di Venere è la sua ricchezza floro-faunistica. Il fatto di trovarsi vicino le coste nord-africane rende questa località zona di transito per molti uccelli migratori che nel lago di Pantelleria trovano riposo e cibo, quest’ultimo rappresentato dai tanti organismi che vivono nelle sue acque. Da vedere!

2 Arco dell’Elefante

Foto di Pannucci Stefano
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I prodigi del vulcanesimo, si sa, sono molteplici. Da un lago si passa a un arco naturale presto assurto, per la sua forma di proboscide, a simbolo di Pantelleria. Questa scultura in pietra (roccia ignimbritica) si trova lungo il versante nord-orientale dell’isola ed è raggiungibile sia da mare, basta scegliere uno tra i diversi tour costieri proposti durante la stagione turistica; che da terra, prendendo lo svincolo per Cala Levante. Come il Lago Specchio di Venere, anche la fama dell’Arco dell’Elefante ormai è internazionale tanto più che qui, tempo permettendo, è pure possibile fare il bagno in un mare assolutamente cristallino. Da non perdere!

3 Grotta di Benikulà

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I fanghi allo Specchio di Venere; il bagno all’Arco dell’Elefante; la sauna a Benikulà. Battute a parte, i risvolti della natura vulcanica di Pantelleria non sono solo paesaggistici ma anche termali. Un destino comune ad altre isole italiane come, per esempio, Ischia in Campania. E restando sul parallelismo con la più grande delle isole flegree, anche Pantelleria ha il suo monte simbolo: a Ischia si chiama Epomeo; qui Montagna Grande, è alto 856 metri ed è proprio su un suo fianco che si apre la Grotta di Benikulà. Una faglia rocciosa da cui fuoriescono vapori acquei a 38°C utilizzata dai residenti prima e dai turisti poi come sauna naturale per la cura dei dolori reumatici. Da provare!

4 Villaggio di Mursia

Foto di Gino Roncaglia
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Pantelleria reca numerose tracce archeologiche di grande interesse, circostanza che aumenta notevolmente il fascino dell’isola, tanto più considerandone la collocazione geografica sui generis. Il Villaggio di Mursia, insieme ai resti dell’antica Cossyra sulle colline di San Marco e Santa Teresa, rappresentano senza dubbio i siti archeologici più importanti. Soprattutto il primo, ubicato nel versante occidentale dell’isola e addirittura risalente all’Età del bronzo (XVII sec. a.C – XV sec. a.C.). Si tratta di un centro abitato fortificato, punto nodale di interscambio nel commercio dell’ossidiana, equivalente dell’oro in età preistorica. Il muraglione a protezione dell’abitato è lungo circa duecento metri, alto otto e guarda la vicina Necropoli dei Sesi, questi ultimi originali monumenti funebri in pietra e a pianta circolare (vd. foto). Il Villaggio di Mursia si trova, tra l’altro, all’interno del Parco Nazionale di Pantelleria, la cui istituzione, nel 2016, sta contribuendo in maniera determinante alla preservazione della bellezza dell’isola, compreso il patrimonio agricolo su cui ci si soffermeremo più dettagliatamente nel prosieguo dell’articolo.

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5 La Vite ad Alberello di Pantelleria

Foto di Valentina Mignano
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In apertura abbiamo accennato al primato agricolo di Pantelleria. Il dato non deve stupire. Pur trattandosi di un’isola, infatti, il suolo vulcanico è sempre stato generoso di frutti, circostanza che storicamente ha indotto i panteschi a preferire la terra alle insidie dell’andar per mare. Non che l’agricoltura sia mai stata facile in un’isola esposta ai venti e con poca acqua a disposizione; e anzi proprio la ventosità, l’assenza di sorgenti d’acqua e la siccità nei secoli hanno costretto gli abitanti di Pantelleria ad aguzzare l’ingegno. Dalla costruzione dei muretti a secco per arginare le folate di vento – emblematici i giardini panteschi coi muretti a secco a protezione degli agrumi – ai dammusi, di cui parleremo più avanti, fino alla vite ad alberello, le testimonianze della straordinaria capacità di adattamento all’ambiente degli abitanti di Pantelleria sono molteplici. Proprio la coltura della vite ad alberello da cui, ricordiamo, si ricava un pregiato passito, dal 2014 è sotto tutela UNESCO. La vite viene infatti coltivata in conche di circa 20 centimetri, proprio per favorire l’accumulo di acqua piovana e la protezione dei grappoli dal vento. Va da sè, alla base del prestigioso riconoscimento non c’è solo quest’aspetto: è tutta la filiera, dalla potatura alla raccolta, a raccontare l’isola e gli isolani ben al di là della produzione vitivinicola in sé. Alla pratica agricola della Vite ad Alberello è dedicato uno specifico itinerario turistico-culturale, motivo in più per visitare Pantelleria. Da fare!

6 I dammusi di Pantelleria

Foto di mauro
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Abbiamo già incontrato i dammusi parlando di Lampedusa. E, proprio come a Lampedusa, anzi più di Lampedusa, i dammusi panteschi testimoniano la straordinaria capacità di adattamento degli isolani, storicamente abituati a fare di necessità virtù servendosi innanzitutto delle risorse reperibili in loco. Alla base dei dammusi, per esempio, c’è la grande disponibilità di materiale litoide: rocce ignimbritiche e tufacee che già in epoca preistorica, al tempo dei Sesioti, venivano largamente impiegate per la realizzazione dei sesi, i monumenti funebri di cui abbiamo già detto in precedenza. Le pietre utilizzate per queste abitazioni rurali venivano prese perlopiù dal terreno coltivato, ottenendo così un duplice obiettivo: insieme al ricovero per famiglia e animali, l’altrettanto decisiva pulizia della terra da cui ricavare i frutti. Oggi, va da sé, queste dimore dalla forma quadrangolare, coi loro caratteristici tetti a cupola, sono state trasformate in moltissimi casi in case-vacanze. Una deriva inevitabile, che tuttavia non riguarda tutti i 7000 dammusi censiti sull’isola. Perciò, possiamo dire che la valorizzazione turistica del territorio non ha scalfito il valore testimoniale di luoghi e modi di vivere che ancora raccontano il presente di Pantelleria. Da vedere!

7 Trekking a Pantelleria

Foto di Gino Roncaglia
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La più grande delle isole siciliane, nonché la quarta in Italia per estensione territoriale (preceduta appunto da Sicilia, Sardegna ed Elba) è un paradiso per gli amanti del trekking. L’isola infatti vanta 21 itinerari escursionistici, tutti mappati e manutenuti dall’ente parco di Pantelleria per offrire la migliore esperienza possibile agli escursionisti che decidono di visitarla. Altro aspetto interessante è che dei suddetti sentieri nessuno presenta grosse difficoltà. Ovviamente occorrono un minimo di dimestichezza e preparazione fisica e, va da sé, il rispetto di tutti gli accorgimenti in uso – dall’abbigliamento, alla tutela dell’ambiente – di chi va per sentieri. Tuttavia, al netto di queste cautele, la rete sentieristica di Pantelleria è adatta a tutti. Da fare!

8 Gita in barca a Pantelleria

Foto di Pascal Missale
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Non si può dire di aver visitato Pantelleria senza aver trascorso almeno una giornata alla scoperta della sua stupenda costa. È vero abbiamo già detto dell’Arco dell’Elefante. ma ci sono grotte, insenature, falesie a picco sul mare e un’infinità di altri luoghi caratteristici che è possibile ammirare solo facendo il giro dell’isola in barca. Prenotare un tour non è difficile; a Pantelleria l’offerta è davvero ricca, anche on line. Bisogna solo scegliere la soluzione migliore tra soste con bagno e/o con pranzo a bordo. Da fare!

9 Diving a Pantelleria

Foto di joakant
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Diving a Pantelleria

Non solo trekking. Pantelleria è la meta ideale anche per gli amanti del diving. I fondali dell’isola regalano scenari diversissimi: dalla Secca di Campobello, nel versante nord-orientale a quella di Nicà situata, invece, nel versante sud-occidentale. I punti di immersione sono in tutto una decina e ce n’è davvero per tutti: dalle immersioni facili a quelle di media e alta difficoltà. Insomma una vacanza a Pantelleria può anche essere l’occasione per ottenere il brevetto base di immersione o, al contrario, per aumentare il livello delle competenze subacquee già acquisite. Per maggiori informazioni sui corsi e le opportunità di immersione disponibili: greendivers-sub.com e pantelleriadiving.it.

10 Cosa mangiare a Pantelleria

Foto di Rosario Cappadona

Tra i tanti buoni motivi per trascorrere una vacanza a Pantelleria c’è anche l’enogastronomia. Il prodotto principe è sicuramente il passito su cui ci siamo già soffermati parlando della Vite ad Alberello. Ma c’è dell’altro, a partire dal couscous che a Pantelleria alla zuppa di pesce misto (scorfano, gallinella, pesce San Pietro ecc.) prevede l’aggiunta di melenzane, zucchine, peperoni e patate. Patate che sono uno degli ingredienti principali anche dell’insalata pantesca: gli altri sono pomodori, cipolle, pesce asciutto e, soprattutto, capperi (vd. foto). A Pantelleria, infatti, i capperi crescono in gran quantità e, quel che è più importante, sono riconosciuti in ambito comunitario col marchio di indicazione geografica protetta (IGP). I capperi sono protagonisti anche del pesto pantesco, sugo freddo, tipicamente estivo, ideale per condire spaghetti o bruschette, come più aggrada. Senza dimenticare che esiste il pesto di capperi vero e proprio, per non dire della lavorazione del prodotto sott’olio e sotto sale sia per il consumo locale che per l’esportazione in giro per l’Italia. Insomma, una cucina semplice, genuina, in linea coi precetti della dieta mediterranea, tra cui il rispetto sacro della stagionalità dei prodotti. Da provare!

11 Castello di Pantelleria

Foto di MlPantelleria
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In ultimo ma non per ultimo, concludiamo il nostro racconto di Pantelleria col suo bastione difensivo. Il Castello si trova all’imboccatura del vecchio porto e domina tutto il centro cittadino. La prima edificazione risale ai bizantini anche se l’aspetto attuale è di epoca normanna. I Normanni sbarcarono a Pantelleria nel 1127 e diedero il là alla costruzione di una torre fortificata (Donjon) sulla quale fecero incidere una croce cristiana, tra i primi simboli della cristianità dopo circa tre secoli di ininterrotto dominio arabo-musulmano. Terminata la torre, i Normanni passarono alla costruzione del vicino castello, probabilmente basandosi su una struttura preesistente pure questa di epoca araba. Le prime importanti modifiche risalgono invece al periodo di Carlo V che, nel 1535, al fine di arginare le frequenti incursioni piratesche, decretò la costruzione di 37 torri in tutta la Sicilia. Una di queste torri, detta torre mastra, venne costruita proprio a Pantelleria in prossimità del castello. E veniamo ai Borbone che utilizzarono il castello di Pantelleria come prigione per gli oppositori politici rinchiudendovi, tra gli altri, i protagonisti della sfortunata spedizione di Sapri capitananta da Carlo Pisacane. Dopo l’Unità d’Italia la funzione carceraria restò operante: a Pantelleria vennero imprigionati diversi briganti che, nel decennio immediatamente successivo all’unità, impegnarono l’esercito italiano in una prolungata guerra civile nel Mezzogiorno del paese. Dal 1991 l’edificio è sede di un museo archeologico di interesse regionale. Come geosito, invece, la caratteristica fondamentale del Castello di Pantelleria è la contemporanea presenza di rocce vulcaniche riferibili a eruzioni avvenute in momenti diversi. Dal tufo verde, altra caratteristica comune all’isola d’Ischia, a scorie vulcaniche e colate laviche. Da vedere!

1 Occhio a cosa si mette in valigia

Salvo qualche uscita a cena e aperitivo al tramonto, quella che abbiamo descritto è una vacanza fatta soprattutto di escursioni, bagni a mare, gite in barca, immersioni eccetera. Perciò, per un soggiorno a Pantelleria non c’è bisogno di mettere in valigia scarpe da sera e abiti eleganti. Al contrario, serve un abbigliamento casual, al più con qualche accorgimento tecnico, specie sulle scarpe. Altra cosa, bisogna proteggersi dal sole che d’estate picchia forte: perciò, guai a dimenticare cappelli e creme solari anche se, chiaramente, si può sempre ovviare acquistando questi prodotti sull’isola. Attenzione anche ai farmaci: per carità, a Pantelleria non mancano farmacie e parafarmacie, però l’approvvigionamento dei medicinali è pur sempre subordinato alle condizioni meteo-marine. Perciò, in caso di farmaci di cui non si può fare a meno, conviene portarseli dietro da casa. Infine, la macchina fotografica. Vero è che ormai smartphone e iphone regalano scatti notevoli, però una reflex e/o una go-pro fanno comunque la differenza.

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