Vale per Istanbul quanto già detto per altre città “monumentali”. Indicare tutte le attrazioni che questa “megalopoli” offre è impossibile. Altrettanto difficile, poi, è scegliere a cosa dare la precedenza, ragion per cui, l’unico impegno assumibile è quello di provare a render conto del suo multiculturalismo. Un’identità sospesa tra Europa e Asia che ha due diverse facce: quella turistica, che ogni anno attrae un numero maggiore di visitatori e quella politica che talvolta non risparmia tensioni sociali. En passant, senza alcuna pretesa di esaustività ricordiamo: la questione curda, la guerra civile in Siria, il fallito golpe del 2016 e, soprattutto, la convivenza sempre più complicata tra la parte laica e occidentalizzata della città e quella islamica. Perciò prima di partire, è sempre opportuno consultare il sito “Viaggiare sicuri” del Ministero Affari Esteri, nonché registrarsi nel sito “Dove siamo nel mondo” sempre all’interno dell’Unità di Crisi della Farnesina. Buona lettura.
Istanbul
12 cose da fare e vedere a Istanbul e 4 da non fare
1 Basilica di Santa Sofia
Chiese armene, ortodosse, protestanti, sinagoghe e tantissime moschee: pochi indizi, eppure sufficienti a capire quanto l’identità turistica di Istanbul sia debitrice della sua storia religiosa. La Basilica di Santa Sofia è l’emblema di questa sovrapposizione: costruita nel 537 per volere di Giustiniano questa chiesa è stata prima cattedrale cristiana di rito bizantino, poi cattedrale cattolica, poi ancora moschea e, infine, dal 1935, museo per volere di Atatürk, padre della Turchia moderna. È stato grazie a quest’ultima destinazione d’uso che l’impronta bizantina, particolarmente evidente nelle decorazioni parietali, è tornata alla luce. Per oltre 500 anni, infatti, dopo la conquista musulmana di Costantinopoli (uno dei nomi antichi della città insieme a quello, ancora precedente, di Bisanzio) tutte le decorazioni riconducibili a figure umane e altri zoomorfismi furono coperte coerentemente con l’approccio iconoclasta dell’Islam. La pianta basilicale, invece, rimase identica con l’aggiunta del mihrab, la nicchia per la preghiera ricavata nello spazio dell’abside maggiore, e del minbar, il pulpito destinato alle prediche dell’Imam. Tra le tante cose da vedere in quest’enorme “chiesa-museo” segnaliamo soprattutto i mosaici del X secolo che decorano l’abside maggiore e gli atrii che precedono i 9 ingressi. Il mosaico più famoso si trova proprio sopra la Porta Imperiale e raffigura Cristo Pantocratore. Hagia Sofia (Chiesa della Divina Sapienza), insomma, oltre a essere una delle attrazioni turistiche più famose di Istanbul è la chiesa più grande della cristianità antica. Cristianità che, però, “deve fare i conti” con la reislamizzazione della società turca spinta dal partito di Recep Tayyip Erdoğan, attuale presidente della nazione.
2 Moschea Blu
Proprio di fronte Hagia Sophia c’è Sultanamhet Camii, più conosciuta come Moschea Blu. Il nome deriva dalle oltre 20.000 piastrelle di colore blu che decorano la cupola e che, insieme alle 260 finestrelle che rischiarano l’edificio, danno vita a spettacolari giochi di luce specie sul far del tramonto. La Moschea Blu, a detta di molti la più bella di Istanbul, fu costruita tra il 1609 e il 1617 su mandato di Ahmet I. Attraverso la grandeur dell’edificio il sultano pensava di offuscare le complicate vicende diplomatiche e militari che in quegli anni impegnavano l’Impero Ottomano su più fronti. Considerata l’esosità dell’opera il sultano, per la prima volta nella storia dell’Impero, fece ricorso alle risorse pubbliche per finanziare il progetto affidato all’architetto di corte Mehmet Aga. Non fu l’unico strappo rispetto alla tradizione. Ce ne fu un altro, ben più importante, riguardo la costruzione dei minareti che, addirittura, pareggiavano in numero (6) quelli della Mecca. Così, per evitare accuse di sacrilegio, Ahmet I in persona finanziò la costruzione di un altro minareto alla Mecca in modo da riconfermarne il primato. Non è finita perché la Moschea Blu ospitava anche una scuola coranica (madrasa), un ospedale e una mensa per i non abbienti. Oggi, di quel progetto originario, restano solo la mensa e il mausoleo del sultano. La Moschea Blu è aperta alle visite esterne a patto, ovviamente, di rispettare i precetti islamici sull’abbigliamento: nessuna parte del corpo scoperta e per le donne l’obbligo del copricapo.
3 Palazzo Topkapi
Affacciato sul Bosforo, alle spalle della Basilica di Santa Sofia, Palazzo Topkapi (Topkapi Sarayi) è stato per oltre 4 secoli, fino alla metà dell’800, il centro nevralgico del potere ottomano. L’ubicazione sul mare non serviva solo a ribadire la supremazia dell’impero, ma anche a controllare il traffico marittimo in transito tra Mar Nero e Mar Mediterraneo. La visita della residenza porta via l’intera giornata, motivo per cui la maggior parte dei turisti si limita (si fa per dire) alla visita dell’Harem e del Tesoro Imperiale, rispettivamente nella Seconda e nella Terza corte (le corti sono in tutto quattro). L’harem, contrariamente alla vulgata, non era solo la stanza dei piaceri sessuali del sultano. Al contrario, egli conduceva qui la sua vita privata circondato da mogli, concubine e figura materna (Valide Sultan). Quest’ultima, l’unica ad avere libero accesso a tutte le 300 e passa stanze della struttura. Quanto al Tesoro Imperiale, invece, vi sono conservati abiti, armi e preziosi del sultanato. Si segnalano, a riguardo, il Pugnale del Topkapi e il Diamante Kasicki (86 carati). Per maggiori informazioni su orari, giorni di apertura e chiusura, modalità di visita e prezzi consultare il sito ufficiale topkapisarayi.gov.tr (disponibile la versione in inglese).
4 Museo di Archeologia
Poco distante da Palazzo Topkapi c’è il Museo di Archeologia di Istanbul. Si tratta di 3 diversi edifici (Museo di Archeologia; Museo dell’Antico Oriente e Padiglione Piastrellato) ciascuno però di fondamentale importanza storica. Nel museo di archeologia c’è il famoso Sarcofago di Alessandro Magno. La tomba, rinvenuta durante una campagna di scavi a Sidone, nel sud del Libano, raffigura le gesta del grande conquistatore macedone anche se, all’interno, è sepolto un altro individuo, tale Abdalonimo, re di Sidone nel 332 a. C. (pare, su impulso dello stesso Alessandro Magno). Il sarcofago di Alessandro non è l’unico reperto di un certo valore presente all’interno di questo complesso museale. Non va dimenticato, infatti, il Trattato di Pace di Kadesh, universalmente riconosciuto come il documento diplomatico più antico della storia dell’umanità. Questo trattato sancisce la pace tra Hattisili, re degli Ittiti e Ramesse II, faraone egizio. Considerando l’antichità della stipula, il 1259 a. C., ci si trova dinanzi a un vero e proprio capolavoro politico tanto è vero che copia dello stesso è esposto nella sede dell’ONU a New York. Ultimo, ma solo per ragioni espositive, il Padiglione Piastrellato (o Museo di Arte Islamica). All’interno, una ricca collezione di piastrelle e altre ceramiche utilizzate nella realizzazione delle diverse moschee cittadine. La conoscenza di questi reperti è perciò senz’altro utile nella visita alle numerose moschee di Istanbul.
5 Ponte di Galata
In apertura abbiamo fatto riferimento al multiculturalismo come tratto distintivo dell’identità di Istanbul. Ebbene, secondo molti, il luogo migliore per cogliere quest’identità sospesa tra Europa e Asia è quello di attraversare un ponte. Per la precisione, il Ponte di Galata (Galata Koprusu), uno dei tre (gli altri due sono il Ponte Ataturk e il Ponte di Halis) ad attraversare il Corno d’Oro collegando la città ottomana (Bisanzio-Costantinopoli) con quella europea (Pera-Galata). Per capire il perché di quest’attribuzione, bisogna ricorrere alla storia: il primo Ponte di Galata, infatti, risale al VI secolo e fu commissionato dall’imperatore bizantino Giustiniano. Nei secoli successivi alla caduta di Costantinopoli, furono realizzati diversi progetti per la costruzione di un ponte di collegamento tra le due sponde del Corno d’Oro, ma bisognò attendere la metà del XIX secolo per la realizzazione del primo ponte moderno commissionato dalla madre (Valide Sultan) di Abdülmecid I, trentunesimo sultano dell’Impero Ottomano. Dunque, un arco temporale di 5 secoli in cui si è passati dai progetti di Leonardo e Michelangelo, commissionati a inizio ‘500 dal sultano Bayazid II, al ponte ottocentesco appena richiamato fino all’attuale ponte realizzato nel 1992 da un’impresa turca. Un ponte sollevabile, lungo 500 metri circa, a tre corsie e con due larghi marciapiedi occupati per tutta la loro estensione da numerosi pescatori “armati” di canne a mulinello. Infine, una notazione e una curiosità: occhio a non confondere il Ponte di Galata con i Ponti sul Bosforo. Sono quest’ultimi a collegare effettivamente Europa e Asia. La curiosità, invece, riguarda il progetto di Leonardo Da Vinci del 1501. A distanza di oltre 500 anni, il ponte disegnato dal genio fiorentino ha visto finalmente la luce: non a Istanbul, però, ma ad As cittadina norvegese a circa 40 chilometri da Oslo.
6 Cisterna di Yerebatan
Si può riadattare una basilica addirittura in cisterna? L’ipotesi sembra inverosimile sia per il cambio di destinazione che per la mole di lavoro necessaria allo scopo. Eppure è successo davvero, perdipiù oltre mille anni fa. Costantinopoli aveva bisogno d’acqua e così l’imperatore Giustiniano decise di riconvertire in cisterna questa basilica romana che sorgeva in uno dei colli della città. Per realizzare l’invaso furono impiegati migliaia di schiavi che però si guardarono bene dall’eliminare il sontuoso colonnato interno all’edificio. 336 colonne di 9 metri l’una in uno spazio lungo 140 metri e largo 70 con una capienza stimata di 80.000 metri cubi d’acqua. Pochi numeri per capire la straordinarietà dell’opera che dopo la caduta di Costantinopoli attraversò un lungo periodo di oblio. Gli ottomani, infatti, prediligevano altre soluzioni di approvvigionamento, e per quanto inizialmente la cisterna servisse Palazzo Topkapi, col passar del tempo cadde in disuso. A scoprire questo luogo meraviglioso fu un archeologo francese, Petrus Gyllius, che dal 1544 al 1550 visse a Istanbul sulle tracce dei resti dell’Impero Bizantino. La Cisterna di Yerebatan (Yerebatan Sarnici) si trova poco distante dalla Basilica di Santa Sofia e, dopo la sua (ri)scoperta, ha subito diverse ristrutturazioni che però nulla hanno tolto alla magnificenza del luogo. Oggi questo sito sotterraneo è una delle attrazioni più visitate di Istanbul. La luce del crepuscolo, unitamente ai riflessi dell’acqua creano delle atmosfere assolutamente sui generis che senza dubbio meritano di essere immortalate. Da fotografare anche le teste di medusa collocate a supporto delle due colonne sul bordo nord-occidentale della cisterna. Se ne ignora ancora l’origine anche se ci sono pochi dubbi sulla funzione apotropaica delle stesse. Perciò, guai a dimenticare la macchina fotografica e, insieme a questa, indumenti adatti per affrontare l’escursione termica. Maggiori informazioni sul sito: yerebatan.com (disponibile la versione inglese).
7 Chiesa di Chora
Non più chiesa, né moschea, ma un museo frequentato da quei visitatori che non si accontentano dei “soliti giri”. Viaggiatori, non semplici turisti che, mossi dal desiderio di approfondire l’anima di Istanbul, si spingono fino alla Porta di Edirne (Edirnekapi) vicino alle mura della città, dove si trova il complesso museale della chiesa di Chora (Kariye Camii). Grazie all’opera paziente e meticolosa del Byzantine Institute of America negli anni ’50 del secolo scorso sono state restituite all’umanità le stupende decorazioni parietali di quest’antica chiesa bizantina del XIV secolo. In verità, l’edificio originario risale al VI secolo, ma fu nel ‘300 che conobbe il suo periodo di massimo splendore grazie al mecenatismo di Teodoro Metochites, uomo politico bizantino che scelse di trascorrere gli ultimi anni della sua vita in quest’antico monastero. Gli affreschi della chiesa di Chora raccontano in maniera assai evocativa le storie della vita di Maria, della giovinezza di Gesù e il tema della Salvezza. Poi, con l’avvento dell’Impero Ottomano questi dipinti furono coperti con legno e intonaco in ossequio ai precetti iconoclasti della religione islamica. Una circostanza, questa, che alla lunga si è rivelata felice, dal momento che ha garantito una migliore preservazione nel corso dei secoli di questi mosaici. Non così la chiesa che nel ‘300 doveva essere significativamente diversa dall’attuale. Ad ogni modo, la chiesa di Chora è un altro must see place di Istanbul seconda, per prestigio e bellezza, solo alla Basilica di Santa Sofia di cui abbiamo parlato all’inizio. Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale: www.choramuseum.com (disponibile la versione inglese).
8 Gran Bazar
Con ogni probabilità Gran Bazar (Kapali Carsi, in turco) è il più grande mercato coperto al mondo. Parliamo di un’area di oltre 30.000 metri quadrati cui afferiscono più di 60 strade, con 17 porte d’accesso e 4000 negozi in cui si vende praticamente di tutto dai gioielli, ai tappeti passando per la ceramica e i generi alimentari. Insomma, perdersi è davvero facile anche se, a detta di molti, girare senza meta all’interno di questa vera e propria “città nella città” è un esercizio indispensabile per cogliere il genius loci di Istanbul. Il mercato ha origini antichissime, risalenti a Maometto II Il Conquistatore (Mehemet II) protagonista della capitolazione di Costantinopoli nel 1453. Nei secoli l’area mercatale si è estesa sempre di più assegnando a ciascuna corporazione il suo giusto spazio. Un ordine preciso cui bisogna far caso in mezzo alle decine di migliaia di persone che ogni giorno, tra turisti e residenti, frequentano la zona. Per gli acquisti non andate di fretta: una volta individuata una mercanzia interessante verificate prima che l’oggetto non costi di meno nelle botteghe successive. Da non perdere.
9 Moschea di Solimano Il Magnifico
La maestosità degli edifici sacri di Istanbul è un richiamo costante alla grandeur dell’Impero Ottomano. Questo sentimento di grandezza rappresenta una traccia profonda degli abitanti della città e spiega anche perché alla tutela dell’architettura religiosa non siano mai state lesinate risorse. Una questione di prestigio che però è commisurata all’effettiva bellezza dei luoghi, come nel caso della Moschea di Solimano nel quartiere del Gran Bazar. Parlando della Moschea Blu abbiamo ricordato come molti la ritengano la più bella di Istanbul; la restante parte, invece, “tiene” per la Süleymaniye Camii costruita tra il 1550 e il 1557 dall’architetto Mimar Siman. La Moschea di Solimano si trova su uno dei colli della città e, diversamente dagli altri punti di interesse, è raggiungibile soltanto a piedi al termine di un tratto in salita. La fatica, però, è ampiamente ricompensata dalla bellezza circostante: innanzitutto dal panorama, ma anche dall’imponente cupola e i 4 minareti che disegnano la struttura. Nel corso dei secoli l’edificio ha subito diverse ristrutturazioni: un incendio nel 1660 e un terremoto nel 1776 hanno ampiamente rimaneggiato la moschea che però, ogni volta, è stata restituita integra ai fedeli. Anche qui, a lato dell’edificio religioso, ci sono la mensa per i poveri, la scuola coranica (madrasa), l’ospedale e un hammam tuttora funzionante. Da vedere, inoltre, il mausoleo del sultano Solimano e la tomba dell’architetto Mimar Siman che volle esser sepolto nella moschea da egli stesso progettata, evidentemente conscio del prestigio che ne sarebbe derivato.
10 Torre di Galata
In apertura abbiamo accennato al “debito” che il turismo a Istanbul sconta con la dimensione religiosa. Non a caso, molte attrazioni sono edifici sacri che, per il loro fascino quasi magnetico attraggono ogni anno milioni di visitatori. Ma l’appunto vale anche per gli edifici civili. Come nel caso della Torre di Galata (Galata Kulesi), al centro dell’antico quartiere europeo di Beyoglu. Molte guide, infatti, suggeriscono di salire sulla terrazza panoramica di questa torre sul far della sera, in concomitanza con la chiamata alla preghiera. Il canto del muezzin, l’atmosfera crepuscolare e la vista dall’alto della città creano un effetto sbalorditivo destinato a rimanere a lungo impresso nella memoria di chi ha la fortuna di assistere a quest’esperienza. Poi c’è la storia. La Torre di Galata, infatti, fu costruita nel 1348 dai coloni genovesi di Costantinopoli allo scopo di avvistare eventuali presenze nemiche e organizzare per tempo la difesa del quartiere. Alta 66 metri nei secoli ha subito diversi rimaneggiamenti. Oggi, all’interno della torre, proprio sotto la terrazza panoramica, c’è un accorsato ristorante raggiungibile (come la terrazza) pel tramite di due comodi ascensori. L’ingresso costa circa 4 euro.
11 Istanbul Modern
C’è chi addirittura fa il paragone con il MoMa di New York. Quel che è certo dall’anno di inaugurazione, il 2004, l’İstanbul Modern Sanat Müzesi ha cambiato il volto della città, attualizzando quella dimensione internazionale che già le apparteneva per storia. Non solo, perché sin dall’inizio si è cercato il coinvolgimento diretto della società civile. Per questo, oltre che nell’allestimento degli spazi espositivi, molte risorse sono state destinate alla realizzazione di programmi educativi e sociali per adulti e bambini. Ciò detto, il museo di arte contemporanea è anche un’attrazione turistica di fondamentale importanza per la città e la nazione turca. A cominciare dall’originale location, un capannone dismesso all’interno dell’area portuale dove sono state collocate le migliori opere degli artisti turchi dal XIX secolo ai giorni nostri. Uno spazio espositivo enorme, circa 8000 metri quadri, dove, oltre alle permanenti presenti, vengono organizzate numerose mostre temporanee e gallerie fotografiche di rilievo internazionale. Per saperne di più sulla storia, gli orari e gli eventi in calendario visita il sito ufficiale: www.istanbulmodern.org (disponibile la versione inglese).
12 Isole dei principi
Se dopo tanto girare siete un po’ stanchi della frenesia metropolitana, poche miglia a sud-est della città c’è la soluzione giusta per ricaricare la spina. Stiamo parlando delle Isole dei Principi, suggestivo arcipelago del Mar di Marmara, da molti anni eletto dalla borghesia di Istanbul a buen retiro estivo. Tuttavia, prima delle case di villeggiatura, queste isole furono terre di confino sia durante l’impero bizantino che, in seguito, sotto il dominio ottomano. Circostanza che però ha consentito la sopravvivenza delle minoranze etniche – specie ebrei e armeni – con tutto il carico di storia, architettura e tradizioni che ne deriva. Delle 9 isole di cui è composto l’arcipelago, sono 5 quelle visitabili e con un presente turistico: Büyükada, la più grande e visitata dell’arcipelago; Kınalıada, la più vicina ad Istanbuli; Burgazada, dove ci sono le ville più belle; infine Heybeliada e Sedef. Le altre 4 – Yassıada, Sivriada, Kaşıkada, Tavşanada – sono minuscoli lembi di terra visibili prenotando un tour dell’arcipelago invece dell’approdo in una delle cinque su ricordate. Diverse le compagnie che effettuano il trasbordo. Solo per dirne due: www.sehirhatlari.istanbul e www.ido.com.tr (entrambi con versione in inglese). Infine una curiosità: sulle Isole dei Principi sono banditi i trasporti a motore per cui ci si muove a piedi, in bicicletta o, addirittura, in calesse. Da non perdere!
1 Occhio alle trappole per turisti
A Istanbul si mangia bene, ma bisogna fare attenzione alle trappole per turisti: ristoranti, trattorie, bettole dove non c’è alcun riscontro tra qualità e prezzo. Ovviamente questo succede soprattutto nei quartieri turistici come Sultanahmet ma può capitare anche in altre parti della città. Perciò, se avete voglia di assaggiare il kebab, le cozze gratinate o qualche altra pietanza a base di pesce non entrate nel primo locale che capita. Scegliete prima dove andare facendo affidamento alle recensioni in rete o ai consigli del personale d’albergo (clicca qui per la lista di hotel consigliati) presso cui soggiornate (sempre che non vi siano interessi a dirottare la clientela in qualche specifico locale). Insomma, non andate di fretta.
2 Attenzione ai borseggiatori
Sultanahmet, Gran Bazar, Beyoglu sono le zone più frequentate della città dove quindi è più alta la probabilità di imbattersi in qualche malintenzionato. Niente paura, però. Per non incorrere in episodi spiacevoli basta osservare alcuni piccoli accorgimenti: non indossare orologi, collane, orecchini di grande valore; portare con sè pochi contanti; non lasciare incustodita o aperta la borsa; non fidarsi di chi vuol trascinarvi a bere in qualche locale. Insomma, le cautele “classiche” da osservare in tutte le metropoli del mondo.
3 Evitare le code a Palazzo Topkapi, Moschea Blu e Hagia Sofia
Quelle nel titolo sono le attrazioni turistiche più famose di Istanbul, tappe imperdibili di una visita in città. Sono anche i posti più affollati con le code più lunghe all’ingresso. Perciò, se vi scoccia trascorrere ore in fila in attesa di entrare farete bene a pianificare gli spostamenti privilegiando il mattino presto per muoversi. Avvisati.
4 Non vestire in abiti succinti
In prossimità delle moschee e degli altri luoghi sacri dell’Islam occorre vestire in maniera consona, evitando quindi minigonne, scollature, magliette a mezze maniche, bermuda ecc. Sono aspetti, questi, a cui nei paesi islamici tengono molto ma che, a ben vedere, valgono anche quando si visitano le chiese di una città come Roma (magari con meno rigore). Ciò detto, a Istanbul nemmeno le effusioni in pubblico sono gradite. Talvolta, anche solo darsi la mano può dar fastidio, a meno che la situazione non rientri inequivocabilmente nel menage familiare (madre-figlio o figlia). In ogni caso, meglio evitare.