Insieme al Castello aragonese, la chiesa del Soccorso è l’altra indiscussa icona dell’isola d’Ischia. Si trova a Forio, a picco sul mare e a due passi dal centro storico. È una chiesa mediterranea, dalle linee molto semplici, senza grandi opere d’arte, eppure lo scenario in cui è inserita è davvero unico al mondo. Non a caso, durante il periodo estivo, vengono celebrati diversi matrimoni.
La chiesa è quasi sempre aperta, mentre il museo allestito in sagrestia lo è più di rado (generalmente la domenica). Se visitabile, consigliamo vivamente di farci un salto. All’interno sono custoditi numerosi ex voto con vascelli giganti e tele con scene di naufragio, a testimonianza della profonda devozione dei pescatori ischitani. Meraviglioso anche il sagrato tutt’attorno, con la vista del mare e dei tramonti infiniti del versante occidentale dell’isola.
Fondata attorno la metà del ‘300, la chiesa del Soccorso era parte di un convento agostiniano. Solo tre secoli dopo, con la bolla di Innocenzo X “Instauratae regularis disciplinae” (1652), l’edificio passò sotto il patronato del comune di Forio che, da quel momento in poi, si è sempre fatto carico dei lavori di manutenzione, di concerto con la parrocchia di San Sebastiano Martire (da cui la chiesa del Soccorso dipende).
Fondamentale, per esempio, è stata la realizzazione del muro di contenimento tutt’attorno il promontorio su cui sorge la chiesa. Un’opera imponente che ha limitato l’implacabile erosione marina, preservando un bene che – abbiamo detto – molto ha contribuito, e contribuisce, alla fama turistica dell’isola d’Ischia. Per avere maggiore contezza del fenomeno “erosione”, basti considerare che l’antico convento dei frati agostiniani comprendeva diversi appezzamenti di terreno coltivati a vite, nei secoli andati completamente sommersi.
Menzione a parte per il Crocifisso custodito in una cappella nella parete sinistra della chiesa, e per la Madonna col bastone che invece si trova alle spalle dell’altare. Si tratta di due sculture lignee al centro di diverse leggende di tradizione orale. Nel caso del Crocifisso, per esempio, si racconta che venne trovato da un gruppo di marinai diretti in Sardegna.
Questi, bloccati a Ischia da una burrasca, decisero di mettere la scultura al riparo nel convento, coll’intenzione di tornare a riprenderla non appena il mare avesse consentito il prosieguo del viaggio. Quando però provarono a portare il crocifisso all’esterno, ecco la sorpresa: ogni qual volta, infatti, cercavano a guadagnare l’uscita, il portale d’ingresso spariva sotto i loro occhi.
Da questo reiterato miracolo, la decisione finale di lasciare il crocifisso lì dov’era, a memoria del loro transito e a protezione di tutti i marinai.
Quanto alla Madonna col bastone, si tratterebbe di un ex voto per un esorcismo andato a buon fine. Questo il motivo per cui, oltre a brandire il bastone, la Vergine Maria terrebbe bloccato il demonio con un piede.
Insomma, la chiesa del Soccorso deve alla semplicità la sua fama. Semplicità delle linee architettoniche e semplicità della fede che, storicamente, si è sempre alimentata di aspetti legati alla quotidianità e alle incombenze della vita piuttosto che di argomenti dottrinari. Un luogo magico, omaggiato nel 2002 da Giovanni Paolo II in occasione di un incontro coi giovani, propedeutico alla Giornata Mondiale della Gioventù. Dopo la visita pastorale, la piazza antistante la chiesa è stata intitolata al papa polacco.