11 cose da fare e vedere a Buenos Aires e 1 da non fare
La vivace e colorata capitale argentina conquista chiunque la visiti
Visitare Buenos Aires consente di approfondire diversi aspetti. In primis, come si vive in una metropoli di oltre 3 milioni di abitanti che però diventa una megalopoli considerando le periferie; in secondo luogo permette di approfondire le contraddizioni sociali del Sud America che, fermo restando le specificità nazionali, sono le stesse pure a San Paolo, Città del Messico ecc.; terzo aspetto, infine, il melting pot che caratterizza la storia della città con una fortissima presenza italiana che, seppure un po’ affievolitasi nel corso degli anni, rimane comunque molto significativa. E poi ci sono il cibo, la letteratura, il calcio e il tango. Da Borges a Soriano, passando per Maradona fino alle sale da ballo disseminate un po’ ovunque, la vivace e colorata capitale argentina conquista chiunque la visiti. Di seguito, vediamo insieme le principali attrazioni di Buenos Aires, elenco utile per un primo approccio con la città. Buona lettura.
P.S.: L’Argentina è considerata la nazione più sicura di tutta l’America Latina e i problemi di sicurezza della sua capitale sono gli stessi delle altre metropoli nel mondo. Ciò detto, prima di partire per Buenos Aires è sempre opportuno consultare il sito“Viaggiare sicuri” del Ministero Affari Esteri, nonché registrarsi nel sito“Dove siamo nel mondo”.
Plaza del Fuerte, del Mercado, de la Victoria e infine del Mayo. Sono diversi i nomi assunti nel corso dei secoli dal centro storico di Buenos Aires. L’ultimo, Plaza de Mayo, fu scelto per celebrare la data (25 maggio 1810) della dichiarazione d’indipendenza dalla Spagna. La natura della ricorrenza spiega bene perché la piazza abbia conservato questa verve politica pure in seguito, diventando il teatro delle principali dimostrazioni popolari contro i governi di volta in volta alla guida della nazione. Alcune di queste manifestazioni hanno inciso profondamente sulla storia politica argentina. Pensiamo alle “Madres de la Plaza de Mayo” che per anni hanno protestato contro la dittatura militare chiedendo verità e giustizia per i propri figli scomparsi nel nulla (desaparecidos). Ma non è certo finita qui, perché a un centinaio di metri dalla piazza ci sono il Cabildo, storica sede del consiglio comunale; la Casa Rosada, sede della Presidenza della Repubblica (vedi foto); e la Cattedrale Metropolitana. Insomma, Plaza de Mayo è il cuore della vita politica, civile e religiosa di Buenos Aires e perciò è quasi inevitabile partire da qui per andare alla scoperta della città.
Se Plaza de Mayo celebra la dichiarazione d’indipendenza argentina, Avenida de 9 Julio, invece, rievoca la fine del processo di autodeterminazione con l’adesione di quei territori che per ultimi si distaccarono dalla Spagna (adesione avvenuta, appunto, il 9 luglio 1816). Si tratta di una delle strade più larghe al mondo (140 metri) realizzata a partire dal 1936 sul modello degli Champs Elysées di Parigi. Per realizzare questa gigantesca arteria stradale fu necessario demolire decine di edifici e ricollocare altrove i residenti. Un’operazione portata avanti tra mille resistenze, che però serviva a inculcare negli argentini fiducia nel progresso della nazione. Dunque un’opera pubblica in cui l’elemento funzionale non è disgiungibile da quello simbolico; quest’ultimo, oltre che dalla strada medesima, massimamente rappresentato dall’Obelisco di 65 metri al centro di Plaza de la Republica, nel punto esatto in cui per la prima volta venne issata la bandiera argentina. Attraversare Avenida de 9 Julio non è semplicissimo, perlomeno in una volta sola. Perciò qualora desideraste farlo, occhio alle macchine e ai semafori.
Teatro Colón è un’altra tappa imperdibile di un viaggio a Buenos Aires. Si trova in Plaza Lavalle, a fianco l’Avenida de 9 Julio, ed è unanimemente riconosciuto tra i primi 10 teatri lirici al mondo (addirittura tra i primi 5 per acustica). Artefice principale dell’opera fu l’italiano Francesco Tamburini coadiuvato e, dopo la sua scomparsa, sostituito dall’allievo Vittorio Meano. Quest’ultimo, però, accomunato nel destino al suo maestro, non riuscì a concludere il progetto, infine terminato dall’architetto belga Julio Dormal. Non bisogna essere necessariamente appassionati di musica classica per apprezzare imponenza e fascino del Teatro Colón, tant’è vero che chi vuole può benissimo partecipare a una visita guidata senza dovere assistere a uno spettacolo lirico (maggiori informazioni al sito: www.teatrocolon.org.ar). Va detto che il teatro non è l’unica attrazione presente in zona. A poco più di un chilometro ci sono il meraviglioso Palacio Barolo (pure questo visitabile) e, soprattutto, Palazzo del Congresso, progettato dal succitato Vittorio Meano. Il “Congreso” di Buenos Aires ricalca il Campidoglio di Washington e, assieme a Casa Rosada in Plaza de Mayo, rappresenta uno degli itinerari più apprezzati dai turisti in vacanza nella capitale argentina. Un percorso politico tra potere esecutivo e legislativo che incrocia l’altrettanto bella Avenida de Mayo coi suoi numerosi edifici in stile francese. Da vedere!
Se il percorso dalla Casa Rosada al Congreso da un punto di vista turistico può essere considerato l’itinerario politico di Buenos Aires, quello dal Teatro Colón alla Libreria El Ateneo rappresenta, invece, l’itinerario culturale per eccellenza. Da uno dei teatri più belli del mondo a una delle librerie più belle del mondo, secondo il quotidiano inglese The Guardian preceduta soltanto dalla Boekhandel Dominicanen, chiesa sconsacrata di Maastricht (Olanda) trasformata in libreria nei primi anni ’00. El Ateneo, invece, originariamente era un teatro (Teatro Grand Splendid) e prima della sua definitiva trasformazione in libreria, per mano dell’architetto Francesco Manzone, ha avuto anche una parentesi come cinema. A rendere affascinante la location è proprio il “dialogo virtuoso” instauratosi tra la nuova destinazione d’uso e l’originaria impronta architettonica. Per dire, il palcoscenico è stato trasformato in area caffè, mentre poltrone e cupola sono rimaste al loro posto conferendo a tutto l’ambiente una magnifica atmosfera rétro che richiama ogni anno tantissimi visitatori. Da non perdere!
A circa 2 chilometri da Plaza de Mayo, sulle sponde del Rio de la Plata, c’è Puerto Madero, il più occidentale dei quartieri di Buenos Aires. Grattacieli, uffici, musei e attività commerciali scandiscono la quotidianità di questa zona, la cui visita approfondita porta via almeno una giornata. Tra le tante cose da vedere sono due le tappe irrinunciabili: la Reserva Ecologica Costanera Sur e il Puente de la Mujer. La prima, come suggerisce il nome, è un’area protetta, una delle poche zone a Buenos Aires in cui sia davvero possibile concedersi una passeggiata, o un ancor più salutare giro in bicicletta, isolandosi completamente dal trambusto metropolitano. Non a caso, è difesa a denti stretti dagli ambientalisti locali in lotta contro incuria e appetiti immobiliari. Puente de la Mujer, invece, è un ponte ultramoderno di 160 metri realizzato nel 2001 su progetto dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava. La forma affusolata dovrebbe richiamare quella di una coppia di ballerini impegnati in un tango appassionato, anche se non mancano gli accostamenti a un’arpa, o addirittura a un amo da pesca. Come premesso, questi due non sono gli unici punti di interesse di Puerto Madero: se ce n’è tempo e modo meritano una visita anche il Museo Fortabat, il Faena Arts Center e le navi Fragata Sarmiento e Corbeta Uruguay, pure queste riconvertite in spazi museali. Da non perdere!
Dopo Puerto Madero è la volta di San Telmo, quartiere multietnico di Buenos Aires dove, a cavallo tra XIX e XX secolo, si insediarono moltissimi immigrati provenienti dal vecchio continente. I palazzi preesistenti furono riadattati in alloggi popolari e, leggenda vuole, fu proprio in uno di questi ambienti, caratterizzati da una forte solidarietà interna, che nacque la musica da tango. Tango che continua a essere ballato nelle strade del quartiere, specie la domenica in occasione del mercato all’aperto che va Plaza Dorrego a Calle Defensa. La Feira de San Telmo nacque negli anni ’70 del secolo scorso come mercato dell’antiquariato ma ben presto si aggiunsero altri tipi di prodotti: souvenir, abbigliamento, bigiotteria e oggetti da collezione come i famosi fileteados, targhe decorative diffusissime a Buenos Aires. A San Telmo, inoltre, c’è anche un mercato ortofrutticolo al coperto (Mercado de San Telmo), una Chiesa Ortodossa Russa e diversi musei. Tre in particolare: il Museo Storico Nazionale; il Museo di Arte Moderna e il Museo di Arte Contemporanea (MACBA). Dovendo scegliere, quest’ultimo è forse quello che più degli altri merita una visita (www.macba.com.ar).
San Telmo non fu l’unico quartiere di Buenos Aires in cui si insediarono gli immigrati europei. Anche la zona alla confluenza (la Boca) dei fiumi Riachuelo e Río de la Plata si popolò di spagnoli e soprattutto italiani, questi ultimi provenienti per la gran parte da Genova. Motivo, le opportunità di lavoro offerte dal poco distante porto cittadino. Le condizioni di vita degli immigrati qui erano ancora più dure che a San Telmo dove – abbiamo visto – fu possibile occupare gli edifici già presenti. A La Boca, invece, toccò fare di necessità virtù, riciclando le lamiere di navi e container per realizzare veri e propri alloggi di fortuna. Queste baracche venivano poi dipinte con le vernici di scarto delle navi; un tocco di colore necessario per riconoscere gli alloggi e anche per esorcizzare il “grigio” di esistenze vissute in condizioni difficilissime. Una lezione di vita diventata fonte d’ispirazione per Benito Quinquela Martin, il pittore ideatore de “El Caminito”. Si tratta di un museo all’aperto nato negli anni ’50 del secolo scorso dal recupero di una parte di queste abitazioni sui generis, che nel frattempo erano state soppiantate dall’edilizia popolare. Oggi La Boca è tappa imperdibile di una visita a Buenos Aires. Oltre a El Caminito e al Museo Benito Quinquela Martin in zona c’è il “Museo de La Pasion Boquense”, che celebra l’epopea sportiva del Boca Juniors, squadra in cui ha militato a più riprese Diego Armando Maradona. A circa 500 metri c’è “La Bombonera”, lo stadio del Boca Juniors visitabile in abbinamento al museo. Maggiori informazioni al sito: www.museoboquense.com.
Retiro è uno dei quartieri più turistici di Buenos Aires, ricco di negozi, caffè, bar, ristoranti e un’infinità di altre attrazioni commerciali. Eppure non è stato sempre così. Anzi, il toponimo tradisce l’origine rurale della zona. Alla fine del XVII secolo, infatti, il governatore Augustin de Robles costruì in quest’area una casa di campagna e volle appunto rinominarla “El Retiro” per evidenziare la lontananza dalla città. Le cose cambiarono alla fine del XIX secolo, allorquando un’epidemia di febbre gialla spinse la borghesia a sud di Plaza de Mayo ad abbandonare i quartieri di San Telmo e La Boca per evitare il contagio. Come abbiamo avuto modo di raccontare, questi spazi urbani furono poi occupati dagli immigrati europei, mentre la classe agiata di Buenos Aires si stabilì in questo piccolo ed elegante quartiere che si gira agevolmente a piedi. A testimonianza dei fasti che furono c’è Palazzo Paz (vedi foto), dimora privata dei primi del ‘900 dell’ambasciatore argentino in Francia (nonché editore) José Camilo Paz. Parliamo di un edificio di oltre 12.000 metri quadri che si sviluppa su 4 piani per un totale di 120 stanze. Quest’abitazione, oggi adibita a museo, affaccia sulla storica Plaza San Martin, così chiamata in onore di José de San Martin, artefice dell’indipendenza dalla Spagna. All’eroe nazionale è dedicata anche una statua che si trova a poche centinaia di metri dal mausoleo che commemora i soldati argentini morti nel conflitto con l’Inghilterra per le isole Malvinas. Non è finita, perché a meno di 2 chilometri da Retiro c’è il Cementerio Monumentale de la Recoleta dove sono sepolte molte delle personalità più illustri e influenti di tutta l’Argentina. Su tutte l’indimenticata Evita Perón.
Se dopo aver visitato la tomba-mausoleo di Evita desiderate approfondirne anche vita e opere bisogna dirigersi nel barrio Palermo, il più grande di Buenos Aires. In questo quartiere c’è un museo interamente dedicato alla first lady con foto, libri, manifesti e un’infinità di altri documenti che consentono di ricostruire il vissuto pubblico e privato di quest’autentica eroina nazionale. Ovviamente non è l’unico motivo per visitare questa zona in cui si trovano alcuni tra i migliori ristoranti della città e, soprattutto, molti musei. Da non perdere il Museo d’Arte Latino Americana (MALBA) e il Museo Nazionale di Belle Arti. Il primo ospita la collezione privata del filantropo Eduardo Francisco Costantini: centinaia di opere col meglio dell’arte contemporanea latino-americana, tra cui spiccano le firme di Fernando Botero e Frida Kahlo. Il Museo de Bellas Artes non è da meno: oltre a molti lavori di Benito Quinquela Martin (vedi punto 6) e altri artisti contemporanei argentini, sono esposti quadri di Cezanne, Picasso, Rembrandt, Toulose Lautrec e Van Gogh. Imperdibile anche la visita al bellissimo Parco Tre Febbraio (Parque 3 de Febrero), area verde curatissima in cui gli abitanti di Buenos Aires amano intrattenersi nei fine settimana tra passeggiate, jogging, giri in bicicletta e pic nic. Infine vale la pena esplorare Palermo Soho, uno dei due sobborghi in cui è diviso il quartiere (l’altro è Palermo Hollywood). Soho è la zona “hipster” di Buenos Aires, in particolare Plaza Serrano piena zeppa di negozi e boutique in cui è piacevole fermarsi a curiosare.
Si racconta che appena si diffuse la notizia della morte di Carlos Gardel, avvenuta nel giugno del 1935 a causa di un incidente aereo, a New York e a Cuba si registrarono casi di suicidio da parte di donne affrante dalla tragica scomparsa. Un aneddoto che rende bene l’idea di quanto fosse forte negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso il “mito” attorno a quest’autore, considerato il più grande interprete della musica da tango. Quasi settanta anni dopo, nel 2003, una duplice iniziativa ha riacceso la passione su Gardel e il tango argentino: da un lato l’UNESCO che ha dichiarato la voce del cantante Patrimonio Culturale dell’Umanità; dall’altro, la Direzione Generale dei Musei di Buenos Aires che ha deciso di trasformare la casa in cui Gardel visse insieme all’amata madre in un museo. Un “piccolo-grande” museo in cui sono esposte fotografie, dischi, cimeli, ritagli di giornale e un’infinità di altri reperti appartenuti e/o riferibili al cantante. Visitare il Museo Casa Carlos Gardel è perciò una tappa importante per chi desidera approfondire il genius loci di Buenos Aires. Insieme al museo vale la pena fare un salto anche al cimitero della Chacarita (da non confondere con l’altro della Recoleta), dove il grande Gardel è sepolto assieme ad altre personalità che hanno fatto la storia della città. Solo per dirne una, lo scrittore Osvaldo Soriano ricordato in apertura di articolo.
Fin qui ci siamo concentrati sulle classiche cose da fare e vedere a Buenos Aires. C’è un altro aspetto, però, che merita di essere approfondito anche per il contributo crescente alle fortune turistiche della città. Stiamo parlando della street art che nella capitale argentina reclama sempre più spazi, allargandosi a macchia d’olio in quasi tutti i quartieri. L’espansione è cominciata con le manifestazioni e gli scontri di piazza durante la crisi finanziaria del 2001. Un racconto popolare sui generis che ben presto, però, oltre alla denuncia interna, ha sposato temi, sensibilità e artisti provenienti dall’estero. Risultato: oggi Buenos Aires è una meta ambita dai writers di tutto il mondo. Se vogliamo, un po’ come accaduto con Berlino dopo la caduta del muro. Inevitabilmente, col tempo, sono nati anche tour dedicati all’approfondimento di graffiti e murales in giro per la città. Agli indirizzi graffitimundo.com e buenosairesstreetart.com si trovano tutti le informazioni del caso. Da non perdere!
1Occhio ai borseggiatori
Valgono per Buenos Aires le stesse precauzioni di tutte le altre metropoli nel mondo: non fare sfoggio di oggetti di valore; non camminare col portafogli nel taschino posteriore del pantalone; non lasciare la borsa incustodita; attenzione alla ressa sui mezzi pubblici, in metropolitana e nei mercati all’aperto; evitare di girare la sera tardi in alcuni quartieri della città ecc. Per il resto, come detto pure in apertura, gli standard di sicurezza in Argentina sono mediamente superiori a quelli degli altri stati dell’America Latina. Perciò, bastano le normali accortenze di viaggio per non correre alcun pericolo.