Quattro date clou: 12 giugno 1987; 9 novembre 1989; 22 dicembre 1989; 3 ottobre 2002. Poco più di 5 anni, tanto ci è voluto dal famoso discorso (prima data) di Reagan che, proprio a Berlino, e proprio davanti alla Porta di Brandeburgo, si rivolse al presidente dell’URSS con queste parole: “Signor Gorbachov, abbatta questo muro”. Gli eventi, come sappiamo, precipitarono nel novembre del 1989 (seconda data) quando centinaia di migliaia di berlinesi si riversarono per le strade dopo aver appreso da radio e televisione che la DDR era intenzionata a concedere permessi temporanei di viaggio ai suoi concittadini. Al governo socialista non fu possibile gestire ordinatamente la transizione e così, in maniera del tutto spontanea, la città per 40 anni divisa potè finalmente riabbracciarsi. Un mese dopo quell’evento storico (terza data) la Porta di Brandeburgo venne di nuovo riaperta. Anche stavolta centinaia di migliaia di berlinesi si ritrovarono per festeggiare l’evento ma, proprio in quella circostanza il monumento, celebre per la quadriga che lo sormonta, ne uscì danneggiato. Da qui, la necessità di restaurarlo, slittando la riapertura ufficiale di tre anni (quarta data). Questa, assai sinteticamente, la storia ultima di un monumento che di “storia” ne ha molta di più. La struttura risale infatti al 1791 e già prima delle due guerre mondiali aveva attraversato momenti assai difficili: su tutti, la guerra franco-prussiana, risoltasi alla fine con la sconfitta delle truppe napoleoniche. Nel 1806, però, dopo l’entrata dei francesi in città, uno dei primi atti di Napoleone fu il sequestro della quadriga con la Dea della Vittoria e il suo contestuale trasferimento a Parigi. Un affronto terribile, riparato otto anni dopo col ritorno a Berlino della scultura. Questi i motivi, recenti e meno recenti, che spiegano la popolarità della Porta di Brandeburgo che, a dispetto del nome, non ha mai avuto funzione di porta cittadina. Ciononostante la visita del monumento di Pariser Platz è tappa obbligata di una visita a Berlino.