Padova

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Padova

11 cose da fare e vedere a Padova e 1 da non fare

Pur se oscurata dalla maggiore popolarità di Venezia, da cui dista appena una quarantina di chilometri, Padova è riuscita ugualmente a consolidare una sua distinta immagine turistica. Considerando il patrimonio urbanistico, architettonico e artistico a disposizione non è stata un’operazione difficile. Basti considerare che la città vanta ben due siti Patrimonio Unesco: l’Orto Botanico, risalente alla metà del ‘500; e soprattutto la Cappella degli Scrovegni impreziosita dagli affreschi di Giotto. Va da sé, di cose da fare e vedere ce ne sono anche altre e quello che proveremo a fare di seguito è proprio dar conto delle maggiori attrazioni di questa ricca e colta città d’arte sita all’estremità orientale della Pianura Padana. Buona lettura.

1 Cappella degli Scrovegni

Foto di Palickap
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Dal 2021 Patrimonio Unesco, la Cappella degli Scrovegni è senza dubbio tappa imperdibile di un soggiorno a Padova. Questa chiesa, originariamente cappella privata del banchiere Enrico degli Scrovegni, è in realtà intitolata a Santa Maria della Carità. La sua popolarità deriva dal ciclo di affreschi realizzato da Giotto tra il 1303 e il 1305 lungo l’intera superficie interna dell’edificio. Il tema è la Salvezza e si dipana in due differenti percorsi: lungo le navate e l’arco trionfale le Storie della Vita della Vergine e di Cristo, mentre nella parte inferiore delle pareti maggiori i Vizi e le Virtù. Lo studio di questo ciclo pittorico – secondo la critica il più importante al mondo -, restituisce moltissime informazioni sia da un punto di vista strettamente artistico: Giotto anticipa tecniche pittoriche che troveranno piena maturazione soltanto un secolo dopo, in pieno Rinascimento; sia dal punto di vista teologico: l’intero ciclo decorativo, infatti, è intriso del pensiero di Sant’Agostino. Tuttavia, anche prescindendo da questi aspetti riservati agli studiosi, la vista degli affreschi della Cappella degli Scrovegni, compreso il bellissimo cielo stellato della soffitta, affascina pure chi è a digiuno di storia dell’arte. Infine una curiosità: Rinaldo degli Scrovegni, padre del già citato Enrico, venne messo da Dante nell’Inferno della Divina Commedia per usura. Maggiori informazioni: www.cappelladegliscrovegni.it.

2 Basilica di Sant’Antonio

Foto di postcardtrip
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Pur non essendo la Cattedrale (quest’ultima intitolata a Santa Maria Assunta), la Basilica di Sant’Antonio è di gran lunga l’edificio religioso più importante di Padova. Anzi, è limitativo circoscriverne l’importanza al solo ambito cittadino, dal momento che questa chiesa, con oltre sei milioni di pellegrini l’anno, è in assoluto uno dei luoghi più importanti della cristianità. Dal punto di vista architettonico richiama nell’insieme la Basilica di San Marco a Venezia. La circostanza, però, non impedisce di apprezzarne e approfondirne le sovrapposizioni stilistiche che caratterizzano l’esterno. Per dire, la facciata tradisce una chiara impronta romanica; gli archi, invece, hanno impronta gotica, mentre le cupole sono bizantine e i campanili arabeggianti. Un mix di stili che all’interno invece lascia spazio a una sontuosa austerità. Tra le cose da vedere, segnaliamo a volo d’uccello la Cappella del Gattamelatala Cappella di San Giacomo e, soprattutto, la Cappella delle reliquie o del tesoro. Eretta alla fine del XVII secolo, questa cappella in stile barocco custodisce decine di calici, ex voto e reliquiari, tra cui quelli con la Lingua incorrotta di Sant’Antonio e col Mento del Santo. La cappella custodisce inoltre la tonaca del santo e la cassa in cui venne deposto il corpo all’indomani della morte avvenuta nel 1231. Per maggiori info: www.santantonio.org.

3 Piazza delle Erbe e della Frutta

Foto di joergens.mi
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Padova ha sempre avuto una spiccata vocazione commerciale. C’è traccia di scambi già in epoca pre-romana, anche se è nel Medioevo che queste due piazze, divise al centro dall’imponente Palazzo della Ragione (vd. prossimo punto), divennero veri e propri bazar. I toponimi suggeriscono la prevalenza di generi alimentari ma oltre a verdure, ortaggi e carne venivano venduti tessuti, pellicce, calzature, ferro battutto, vino e tanto altro. Ancora oggi la funzione commerciale è ben presente: queste due piazze, infatti, ospitano uno dei mercati all’aperto più grandi d’Italia. Da vedere!  

4 Palazzo della Ragione

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Come abbiamo visto in precedenza Palazzo della Ragione sorge al centro di due piazze: Piazza delle Erbe e della Frutta. Non è l’unico dettaglio: l’edificio, infatti, è anche al centro di un articolato complesso di palazzi (Palazzo degli Anziani; Palazzo del Consiglio; Palazzo Despite) a rimarcare la maggiore importanza dell’amministrazione della giustizia e della finanza – a questi scopi erano destinati gli ambienti che lo compongono – sulle attività mercatali che si svolgevano tutt’attorno. Ci sono anche diverse tracce di questa centralità. Ne segnaliamo tre: in primis, il Volto della Corda, arco ad angolo tra Palazzo del Consiglio e la parte est di Palazzo della Ragione. Sotto questo passaggio bugiardi, insolventi, imbroglioni, falliti venivano colpiti alla schiena con delle corde (da cui il nome) per punirne la condotta. In secondo luogo, la Pietra del Vituperio, pietra di porfido nero su cui, alla presenza di testimoni, venivano fatti sedere nudi i debitori insolventi (da cui il detto “restar in braghe di tela”) con la solenne promessa di cedere i propri beni e rifarsi una vita altrove. In ultimo, il passaggio sospeso (quest’ultimo non più presente) che metteva in comunicazione Palazzo della Ragione e Palazzo Despite, adibito a prigione. Detto sinteticamente della funzione storica – ricordiamo che la costruzione di Palazzo della Ragione risale al ‘200 – vale la pena approfondire anche gli interni. A cominciare dal bellissimo Salone del piano superiore che oltre a essere sormontato da un tetto a carena di nave è interamente decorato da 500 affreschi a tema astrologico. Tra l’altro, dettaglio affatto secondario, l’originario ciclo pittorico, risalente agli inizi del ‘300, fu realizzato da Giotto. Quello che ammiriamo oggi, invece, è opera di tale Nicolò Miretto, pittore padovano che fu chiamato a ripristinare gli affreschi andati distrutti a seguito di un incendio scoppiato nel 1420. Da vedere, infine, il cavallo ligneo al centro della sala donato al comune di Padova nel 1837 dalla famiglia Capodilista e risalente anch’esso al XV secolo (vd. foto). Per maggiori info: Palazzo della Ragione.

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5 Piazza Prato della Valle

Foto di Leonhard_Niederwimmer
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Gabriele D’Annunzio ebbe sempre una predilezione per le piazze. Dalla vis oratoria capace, appunto, di “incendiarle“, fino agli splendidi versi dedicati a Piazza dei Miracoli a Pisa, quello tra il poeta abruzzese e la piazza è sempre stato un rapporto politicamente e poeticamente assai intenso. E anche dopo la morte ha continuato a esserlo, come testimonia la recente dedica di una statua a Trieste, peraltro comprensibilmente contestata dalle autorità croate. Anche Prato della Valle a Padova suscitò la curiosità del Vate. A questa piazza D’Annunzio dedicò bellissimi versi, facendo derivare l’amore per la città più che dalle numerose opere d’arte presenti (da Giotto a Mantegna) proprio dalla contemplazione di questa gigantesca piazza, seconda per dimensioni solo alla Piazza Rossa di Mosca. Ma nel tuo prato molle, ombrato d’olmi | e di marmi, che cinge la riviera | e le rondini rigano di strida, || tutti i pensieri miei furono colmi | d’amore e i sensi miei di primavera, | come in un lembo del giardin d’Armida.” A volere la realizzazione di Prato della Valle, invece, fu nel 1795 il Provveditore della Repubblica di Venezia Andrea Memmo. Sua l’intuizione di trasformare quello che fino a quel momento era stato un gigantesco acquitrino in un giardino ovoidale in cui trasferire per la prima volta in una dimensione pubblica la tradizione veneta del giardino patrizio. Quindi da soluzione privata a soluzione urbanistica: da qui le statue con alcuni dei personaggi più illustri della città (compreso lo stesso Memmo); l’isola verde centrale (Isola Memmia); e il canale d’acqua. Da vedere!

6 Chiesa degli Eremitani

Foto di Didier Descouens
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Il patrimonio chiesastico di Padova è tutt’uno col suo patrimonio artistico. Prova ne sia la tutela UNESCO del 2021 degli affreschi di 8 chiese cittadine, tra cui, appunto, la Chiesa degli Eremitani. Il sito UNESCO si chiama “I cicli di affreschi del Trecento di Padova” (“Padua’s fourteenth-century fresco cycles“) e, nel caso degli Eremitani, tutela e valorizza i dipinti di Andrea Mantegna presenti nella Cappella Ovetari e quelli di Giusto de’ Menabuoi che decorano, invece, la Cappella del Sacro Cuore (di quest’ultimo segnaliamo anche gli affreschi che decorano il Battistero adiacente al Duomo). Il ciclo di affreschi di Mantegna, in particolare, ha una storia unica alle spalle: distrutto a seguito di un bombardamento nel marzo del 1944 è stato ristrutturato con l’ausilio della tecnologia e restituito al pubblico nel 2006. Non è però l’unico motivo di fascino. È tutta la chiesa nel complesso ad affascinare per l’impianto architettonico francescano del XIV secolo: vale sia per l’esterno, dove spiccano le cinque arcate che ne disegnano la parte inferiore; che l’interno a una navata sormontato da un soffitto ligneo a carena di nave. A fianco la chiesa c’è l’antico convento dove un tempo si fermavano i pellegrini in viaggio (da cui il nome della chiesa) oggi sede dei Musei Civici di Padova. Anche qui vale la pena fare una visita.

7 Palazzo del Bo e Teatro Anatomico

Foto di Lanoyta
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Padova è un’antica città universitaria. La circolazione del sapere (in particolare gli studi giuridici e la medicina) ha accompagnato lo sviluppo del territorio fin dal Medioevo. Prova ne sia Palazzo del Bo che è appunto sede universitaria di Padova già dalla fine del ‘400. Il nome deriva dal fatto che l’edificio sorge dove un tempo c’era una locanda (Hospitium Bovis) collocata nella zona delle macellerie della città. Il palazzo è composto di due distinti corpi di fabbrica: il Coritle Antico, risalente alla metà del ‘500, opera dell’architetto di Bergamo Andrea Moroni, e il Cortile Nuovo realizzato, invece, a cavallo tra XIX e XX secolo. Entrambi questi corpi di fabbrica meritano una visita anche se, dei due, è senza dubbio il Cortile Antico a destare maggiore interesse. Due i motivi prinicipali: il primo è il Teatro Anatomico, il più antico al mondo, dove appunto dal 1594 al 1872, gli studenti di medicina dell’ateneo patavino dissezionavano cadaveri, perlopiù messi a disposizione dal’autorità giudiziaria (vd. foto). La particolarità di questa sala di anatomia, progettata dal medico Fabrici d’Acquapendente, è la forma a cono rovesciato che richiama quella di un anfiteatro greco. La seconda ragione è la Sala dei Quaranta, così chiamata per la presenza di quaranta ritratti di studenti stranieri illustri che nel corso dei secoli hanno frequentato l’Università di Padova. Tuttavia, questi ritratti, opera dell’artista Gian Giacomo dal Forno, non sono l’unico motivo di fascino di questa sala in cui è collocata – ed è l’altro motivo per cui viene visitata – la cattedra lignea di Galilaeo Galilei. Da vedere! Maggiori info: Palazzo del Bo.

8 Orto botanico di Padova

Foto di Herbert Frank
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Dal 1997 sotto tutela Unesco, l’Orto botanico è un altro must see place di Padova. Interessante leggere le motivazioni alla base del prestigioso riconoscimento: “L’Orto Botanico di Padova è all’origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura.” E, in effetti, le cose stanno proprio così tanto più considerando l’anno di istituzione, addirittura il 1545. C’erano alla base della decisione una necessità e un’opportunità. Era necessario, infatti, procurarsi quante più piante officinali possibili da cui ricavare appunto i medicamenti per la cura di diverse malattie; l’opportunità, invece, era legata ai vasti possedimenti della Serenissima Repubblica di Venezia, garanzia di approvvigionamento costante. Detto sinteticamente della storia, l’Orto Botanico di Padova merita anche dal punto di vista architettonico: parliamo di una struttura circolare, al cui interno è inscritto un quadrato a sua volta suddiviso in quattro quadranti da due viali perpendicolari. Va da sé, su questo originario disegno dell’architetto bergamasco Andrea Moroni, autore anche del Cortile Antico di Palazzo Bo, sono state apportate nel corso dei secoli diverse aggiunte e variazioni. Nondimeno, l’impronta, in cui si mescolano le concezioni scientifiche, filosofiche e perfino esoteriche proprie del XVI secolo, è rimasta la stessa. Da vedere! Per maggiori info: www.ortobotanicopd.it

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9 Museo La Specola

Foto di marcom66
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Secondo una leggenda molto diffusa, Galilaeo Galilei avrebbe fatto le sue scoperte astronomiche proprio sulla torre la Specola a Padova. Si tratta però appunto di una leggenda senza alcun fondamento storico, dal momento che la decisione di trasformare questa antica torre difensiva dell’XI secolo in Osservatorio Astronomico fu presa dal Senato della Repubblica di Venezia solo nel 1761, ben dopo, quindi, il soggiorno dello scienziato pisano in città. Insomma, un mito che però ha avuto il merito di alimentare il fascino di quest’osservatorio dal 2002 sotto il controllo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Unico inconveniente: per ammirare gli strumenti e le sale utilizzate dagli astronomi passati dalla Specola nel corso dei secoli bisogna fare oltre 200 scalini senza ascensore. Da vedere!  Maggiori info: Osservatorio Astronomico di Padova

10 Museo di Storia della Medicina

Foto di Alessandro Ruzzier
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Abbiamo messo il MUSME al decimo posto tra le cose da fare e vedere a Padova ma in realtà avremmo dovuto metterlo al primo, perlomeno con riferimento ai musei. Questo museo, infatti, seppur inaugurato solo nel 2015, offre ai visitatori un percorso espositivo unico nel suo genere in cui, alla collezione di reperti antichi che hanno a che fare con la storia della medicina sono affiancati strumenti digitali che non solo ne consentono la fruizione (tipo sfogliare i libri antichi) ma consentono anche di coinvolgere i visitatori di tutte le fasce d’età. Al centro dell’esposizione museale c’è ovviamente il corpo umano analizzato da diversi punti di vista (anatomico, fisiologico, patologico e terapeutico) mentre, da un punto di vista storico il Museo di Storia della Medicina di Padova ripercorre, e non potrebbe essere altrimenti, il ruolo rivestito nel corso dei secoli dalla Scuola medica patavina. Per un approfondimento: www.musme.it.

11 Dintorni di Padova

Foto di michelezecchini680
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Fin qui abbiamo provato – sperando, almeno in parte, di esserci riusciti – a rendere la bellezza di Padova sotto i profili storico, artistico e culturale. Per quel che riguarda, invece, gli aspetti naturalistici bisogna volgere lo sguardo ai vicini Colli Euganei. Si tratta di un bellissimo Parco Regionale che comprende 15 comuni della provincia di Padova. Senza fare torto agli altri comuni, tre, se ce n’è modo, meriterebbero assolutamente una visita: parliamo di Abano Terme (il termalismo è uno dei valori aggiunti dei Colli Euganei); Arquà Petrarca (così chiamata per la presenza di Francesco Petrarca) ed Este (vd.foto). Anche Città Murata di Cittadella e Montemagnana, entrambi distanti una settantina di chilometri dal capoluogo, sono altri due territori in cui varrebbe la pena fermarsi. Non è finita, perché poco distanti da Padova sono pure Venezia, Verona, Mantova e Ferrara. Da non perdere! 

1 Venire una settimana

Una vacanza a Padova non presenta particolari controindicazioni. Al più, ma si tratta di cercare il pelo nell’uovo, possiamo dire che se la scelta è quella di visitare esclusivamente la città un weekend è più che sufficiente. Se, al contrario, l’intenzione è quella di allargare lo sguardo a quello che c’è attorno, beh allora, come abbiamo appena visto, forse neanche una settimana sarebbe sufficiente.

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