8 cose da fare e vedere a Monopoli e 1 da non fare
Un viaggio alla scoperta di Monopoli e dintorni
Quando abbiamo raccontato Bari abbiamo accennato alla straordinaria bellezza dei comuni dell’area metropolitana. Infatti, tutto quel che manca, o non è pienamente valorizzato in città, si trova in abbondanza ad appena qualche chilometro di distanza. Col vantaggio ulteriore di uno stile di vita a dimensione d’uomo, decisamente più adatto a una vacanza rigenerante. Vacanza che, oltre all’aspetto balneare, dà molto pure sotto il profilo storico-culturale. Il nostro racconto parte da Monopoli per poi allargarsi agli altri comuni della cosidetta “Terra di Bari”, ciascuno dei quali custode di tradizioni e peculiarità di inestimabile valore. Buona lettura.
Diversamente dal Gargano e dal Salento, la parte di Puglia nota come “Terra di Bari”, e che ha nella città di Monopoli uno dei centri più importanti, si è affacciata al turismo solo in anni (relativamente) recenti. Per altro verso, questo ritardo ha contribuito a preservare più a lungo la bellezza della città e del suo vasto entroterra (agro-monopolitano). E da vedere c’è davvero moltissimo, a cominciare da tutta l’area attorno al porto cittadino, per passare poi al caratteristico centro storico in cui spicca il contrasto tra i vicoli strettissimi e l’ariosità delle piazze (piazza Garibaldi, piazza Palmieri e piazza XX settembre, le più famose). L’altro aspetto che colpisce del centro storico di Monopoli è la grande quantità di chiese. Su tutte, la Cattedrale di Maria della Santissima della Madia (vedi prossimo punto) che, insieme al Castello di Carlo V e al Palazzo Martinelli Meo-Evoli, rappresenta un trittico di edifici storici assolutamente da visitare. In ultimo, ma solo per ragioni espositive, il mare. Pur essendo la costa in gran parte rocciosa e dai fondali alti, c’è l’eccezione Capitolo, frazione di Monopoli che invece regala spiagge bianche e fondali che degradano dolcemente, e per questo più adatti alle famiglie con bimbi al seguito. Non è un caso, perciò, che il turismo si sia maggiormente sviluppato in questa zona con la nascita di hotel, pensioni, bed & breakfast e tutto il resto dell’indotto normalmente associato a una località balneare.
L’importanza della Basilica Concattedrale di Maria Santissima della Madia travalica l’aspetto religioso. Una campagna di scavi condotta negli anni ’80 del secolo scorso ha infatti accertato la presenza umana in questi territori molto prima della dominazione romana. Più nel dettaglio, è emerso che l’originaria basilica in stile romanico del XII secolo venne edificata sulle rovine di un antico tempio pagano dedicato al culto di Maia e Mercurio. Consacrata nel 1442, la Cattedrale nel corso dei secoli ha subito diversi ampliamenti culminati, nel ‘700, con l’abbattimento del precedente edificio romanico a vantaggio di una nuova chiesa in stile barocco. Una scelta in linea coi dettami architettonici dell’epoca ma che obbediva anche alla necessità di adeguare l’edificio all’aumentato numero di fedeli. La chiesa è suddivisa in tre navate, ciascuna con un diverso portale d’ingresso. Le navate laterali ospitano 4 cappelle per una e terminano incontrando due rampe di scale che a loro volta conducono alla Cappella della Madonna della Madia. Cappella, in cui oltre all’icona bizantineggiante della Vergine, spiccano colonne, decorazioni, marmi policromi e fregi ricercati e costosi, tant’è vero che occorse quasi un secolo (da metà ‘700 a metà ‘800) per portare a termine i lavori. Insomma, il duomo di Monopoli è una delle chiese più importanti di Puglia, e non solo. Da non perdere i festeggiamenti del 14 e 15 agosto con processioni via terra e via mare e tutto il folclore religioso tipico del Mezzogiorno d’Italia.
Uno dei principali fattori del boom turistico dell’area metropolitana di Bari è rappresentato sicuramente dalle Grotte di Castellana (nel comune omonimo di Castellana Grotte). Sono decine di migliaia i visitatori che ogni anno accorrono da tutto il mondo per ammirare questo geosito a meno di venti chilometri da Monopoli e a una quarantina dal capoluogo di regione. Il motivo è lo spettacolo offerto dalle concrezioni di queste grotte di origine carsica che si estendono per tre chilometri di lunghezza a oltre 100 metri di profondità. Stalattiti, stalagmiti, colate, cortine, cristalli e mille altre evoluzioni calcaree caratterizzano questo paesaggio sotterraneo esplorato per la prima volta nel 1938 dallo speleologo Franco Anelli cui è intitolato anche il museo attiguo all’entrata. In realtà, quello delle Grotte di Castellana è un paesaggio in divenire: c’è la consapevolezza scientifica dell’esistenza di altri cunicoli e cavità oltre quelle già scoperte, e chissà perciò che un giorno non sia possibile andare ancora più in profondità rispetto a quanto accade oggi. Già quello che c’è, però, lascia ammaliati i turisti che spesso abbinano questa visita a quella dei trulli di Alberobello (vedi prossimo punto). Entrambe le località, infatti, fanno parte della Murgia, sub-regione ricompresa tra Puglia e Basilicata, di cui fa parte anche la stupenda città di Matera (Basilicata), capitale Europea della Cultura 2019. Per maggiori informazioni sulla storia, gli orari e le modalità di visita delle Grotte di Castellana consultare il sito ufficiale: www.grottedicastellana.it.
In apertura abbiamo accennato al fatto che una vacanza in “Terra di Bari” non è solo un soggiorno balneare. Alberobello è la prova provata di quanto detto. Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1996, questo territorio dista una ventina di chilometri da Monopoli e circa 50 dal capoluogo Bari. La sua particolarità sono i trulli, abitazioni risalenti al XVI secolo, dalla singolare forma conica e, quel che è più importante, costruite senza l’ausilio di malta. Insomma, edifici a secco realizzati sfruttando la grandissima disponibilità di pietra calcarea in zona. Alla base di questa tecnica edilizia sui generis pare però ci fosse una precisa motivazione economica: la volontà, da parte dei feudatari del territorio, di sottrarsi in questo modo ai tributi dovuti al Regno di Napoli per l’insediamento di nuovi centri abitati. Un espediente fiscale che però evidentemente aguzzò l’ingegno delle maestranze locali, capaci di tirar su abitazioni tutt’altro che precarie nonostante l’assenza di malta. Diverse le cose da vedere: il Santuario dedicato ai Santi Cosma e Damiano; la Parrocchia Sant’Antonio da Padova, pure questa a forma di trullo; e Casa Pezzolla, quartiere storico di Alberobello con la più alta concentrazione di trulli comunicanti. Non a caso, questo agglomerato è stato interamente ristrutturato tra il 1993 e il 1997 e da allora ospita il Museo del Territorio con l’esposizione di attrezzi, reperti e documenti attestanti lo stile di vita della gente del luogo. Imperdibile!
La “perla dell’Adriatico” com’è spesso rinominata Polignano a Mare, dista circa 10 chilometri da Monopoli e una trentina da Bari. È la città natia di Domenico Modugno, l’indimenticato interprete di “Nel blu dipinto di blu” e “Meraviglioso”, quest’ultima canzone riportata in auge qualche tempo fa dalla band pugliese dei Negramaro. E, proprio a Modugno, è dedicata una statua sul lungomare cittadino. Beninteso, la statua del cantautore non è l’unica cosa da vedere a Polignano. Il centro storico, con le sue impronte arabe, spagnole e normanne, richiama migliaia di turisti da ogni parte del mondo. Da vedere, in particolar modo, la Chiesa Matrice dell’Assunta col suo singolare mix di gotico, romanico-pugliese e barocco. Ma non è finita, perché da vedere c’è Lama Monachile, la più famosa tra le insenature che solcano la costa frastagliata della città. Si trova a ovest del centro storico e nei mesi estivi risulta particolarmente affollata: la suggestione del luogo, unitamente al mare cristallino (da anni Bandiera Blu), fanno di questa località una delle più famose e ambite di tutta la Puglia. Sempre qui nel mese di settembre fa tappa il Red Bull Cliff Diving, competizione internazionale di tuffi che, in pochi anni, anche grazie alla suggestiva location di Polignano, si è guadagnata l’attenzione crescente di pubblico e media. Quel che affascina e incuriosisce molto, nel caso di Polignano, è che i tuffi da oltre i venti metri avvengono dal balcone di un’abitazione a picco sul mare, una delle tante di questa meravigliosa cittadina della Puglia adriatica. Da non perdere!
Assieme ai trulli di Alberobello, lo zoo Safari di Fasano è tra i principali attrattori turistici della Puglia. Quello di Fasano, infatti, è il più grande parco faunistico d’Italia e uno dei più importanti d’Europa. Si estende per oltre 30 ettari e ospita circa 3000 animali: giraffe, zebre, leoni, rinoceronti, orsi tibetani e tante altre specie. Tutte in semi libertà e, aspetto più importante, nel massimo rispetto dei bisogni ed esigenze di ciascuna. Una parte del percorso all’interno del parco è – come suggerisce il nome (safari) – percorribile con la propria auto. Tuttavia, non mancano altri percorsi: quello pedonale, l’area trenino dedicata ai primati (scimpanzè, lemuri e gorilla), l’area lago (foche, rinoceronti bianchi, ippopotami, orsi bruni, orsi polari) e infine una grande sala dedicata a rettili e altre specie tropicali. Insomma, un parco da vivere, in cui non ci si annoia mai, e adattissimo sia alle famiglie con figli che alle scuole che, infatti, sempre più numerose scelgono la località per gite e percorsi didattici ad hoc. Per maggiori informazioni su storia, attività, specie presenti, orari, modalità di visita e tariffe, consultare il sito ufficiale: www.zoosafari.it. Ovviamente, se ce n’è modo, merita assolutamente una visita anche la città di Fasano che si trova al centro di un ideale triangolo composto da Bari, Taranto e Brindisi (di cui è provincia). Da vedere!
A pochi chilometri da Fasano c’è Egnazia, una delle aree archeologiche più importanti di Puglia. Si tratta di un antico insediamento urbano, in origine centro della civiltà messapica (popolazione balcanica presente in Puglia a partire dal IX secolo a. C.), che però ebbe la sua fase di maggior sviluppo in epoca romana. Il porto cittadino, infatti, coi romani divenne uno snodo fondamentale per i traffici tra Adriatico, Egeo e Mar Nero, tant’è vero che il toponimo “Egnazia” deriverebbe proprio dal nome di questa rotta maritttima, nota appunto come “Via Ignazia”. A favorire lo sviluppo della zona, contribuirono però anche i collegamenti terrestri. Per la precisione, la “Via Traiana”, strada romana di collegamento tra Brindisi e Benevento e ottima alternativa alla più trafficata Appia. Insomma, Egnazia fu per secoli uno scalo commerciale strategico tra Occidente e Oriente, caduto poi in disgrazia dopo la fine dell’Impero Romano. La storia archeologica del sito comincia, invece, nel XIX secolo: prima le truppe napoleoniche durante il decennio francese del Regno di Napoli (1806-1815) e in seguito la popolazione locale cominciarono a saccheggiare vasi, bronzi, monili e un’infinità di altri reperti ceramici presenti nella necropoli. Solo a inizio ‘900 l’area passò finalmente nel pieno controllo dello Stato. Ancora oggi, a oltre un secolo di distanza, le ricerche continuano, sfruttando la presenza del vicino museo per inventariare i reperti man mano che vengono alla luce. Museo intitolato a Giuseppe Andreassi, Soprintendente per i beni archeologici della Puglia tra il 1990 e il 2009, nonché direttore dell’area archeologica di Egnazia dalla metà degli anni ’70 a metà anni ’80 del secolo scorso. Per maggiori informazioni su storia, modalità di visita e orari d’accesso a parco e museo consultare il sito: www.egnazia.eu.
Case e strade tinteggiate di bianco e donne vestite di nero. Fu questo contrasto ad accendere la fantasia di Ettore Della Giovanna, il giornalista cui si attribuisce la paternità di quel “La Città Bianca” con cui poi Ostuni è divenuta famosa in Italia, e successivamente in ambito internazionale. E, in effetti, a oltre 70 anni da quella definizione (1941), la caratteristica principale del centro storico rimane la tinteggiatura a calce bianca di case, tetti e vicoli del paese. Siamo a 218 metri sul livello del mare, a una quarantina di chilometri dal capoluogo di provincia Brindisi e a meno di 10 dalla costa. Costa bagnata da un mare cristallino, da oltre 20 anni premiato con la “Bandiera Blu” e con le “Cinque Stelle” di Legambiente. Con queste premesse la fama turistica è arrivata da sé. Menzione speciale per le bellissime masserie dell’entroterra e le numerose chiese sia nella parte vecchia che nell’abitato più recente. Su tutte, ovviamente, la Basilica Santa Maria Assunta con la sua stupenda facciata tardo gotica. Da vedere!
1Non venire senza auto
Visitare la Città Metropolitana di Bari e la Valle d’Itria senza auto non è consigliabile, quanto meno è opportuno noleggiarne una per potersi muovere agevolmente verso le spiagge. Questo perché le distanze sono abbastanza lunghe e i mezzi pubblici congestionati, in particolare durante il periodo estivo. Ovviamente l’auto condiziona anche la scelta della struttura ricettiva, specie se la preferenza va a hotel, bed & breakfast e pensioni situate nei centri storici. In questo caso, bisogna considerare la disponibilità di parcheggi, nonché eventuali limitazioni dovute alla presenza di zone a traffico limitato.