Dolomiti

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Dolomiti

14 cose da fare e vedere sulle Dolomiti e 3 da non fare

C’è una battuta che descrive alla perfezione la magia delle Dolomiti: “manca solo il mare”. Che poi, non è del tutto vero, dal momento che una delle motivazioni che hanno spinto l’UNESCO a includerle tra i beni Patrimonio dell’Umanità, è proprio perché da un punto di vista geologico esse forniscono “uno spaccato della vita marina nel periodo Triassico, all’indomani della più grande estinzione mai ricordata nella storia della vita sulla Terra” (Dichiarazione di Siviglia, 26 giugno 2009). Insomma, milioni di anni fa c’era pure il mare, mentre oggi ci sono cime innevate, boschi, valli e un’infinità di tradizioni comuni alle popolazioni che abitano a ridosso di questi 9 sistemi montuosi che si estendono tra ben 2 nazioni (Italia e Austria), 3 regioni (Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) e 5 province (Belluno, Bolzano, Trento, Pordenone e Udine). Ma alla base del riconoscimento UNESCO non ci sono solo gli aspetti paesaggistico-ambientali. Nella relazione del Comitato Esecutivo sul Patrimonio materiale dell’Umanità sono stati evidenziati anche gli aspetti gestionali e promozionali fondamentali nel successo turistico del territorio. Parliamo, infatti, di località che vivono di turismo praticamente tutto l’anno, senza però restarne stravolte. In altri termini, la valorizzazione turistica va di pari passo con la tutela ambientale, innescando un processo virtuoso che assicura benessere e qualità della vita alle popolazioni coinvolte. Di seguito vediamo insieme le principali attrazioni turistiche delle Dolomiti, con l’avvertenza che si tratta di un elenco per forza di cose parziale, tuttavia utile per un primo approccio con luoghi così belli. Buona lettura.

1 Madonna di Campiglio

Foto di emmagucci
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Madonna di Campiglio

Il nostro racconto delle cose da fare e vedere nelle Dolomiti non può che partire da Madonna di Campiglio, località sciistica di fama mondiale incastonata a 1500 metri di altitudine tra le cime del Brenta (Dolomiti Trentine) e i ghiacciai dell’Adamello e della Presanella. In questo paesino di circa mille abitanti in provincia di Trento sono concentrate la maggior parte delle strutture alberghiere della zona. L’appeal turistico della località, infatti, risale a metà Ottocento e in oltre un secolo di attività ha saputo rinnovarsi fino alla completa destagionalizzazione. Già, perché a Madonna di Campiglio non si viene solo d’inverno, e non si viene solo a sciare. Certo, 150 chilometri di piste collegate tra loro rappresentano un sogno per tutti gli amanti dello sci alpino e di fondo, ma c’è dell’altro. Per la precisione, decine e decine di sentieri escursionistici in grado di soddisfare gli amanti del trekking: dai più esperti ed esigenti che si muovono in alta quota tra un rifugio e un altro; a quelli che invece desiderano camminare nella natura senza però affrontare percorsi particolarmente impegnativi. E, ovviamente, gli itinerari sono strutturati a seconda delle attitudini di ciascuno. Per farsi un’idea della varietà a disposizione, soprattutto nei mesi primaverili ed estivi, si può consultare il sito: www.dolomitibrentatrek.it. C’è una tappa, però, che merita una visita indipendentemente dalle condizioni fisiche, l’esperienza e il livello di preparazione. Parliamo del Lago di Tovel, volendo, raggiungibile anche in auto. Si tratta di uno spettacolare lago alpino, sito a quasi 1200 metri di quota nel Parco Naturale Adamello Brenta. Oltre che per il colore verde smeraldo delle acque e per il foliage autunnale dei boschi tutt’attorno, la fama del Tovel è legata a un fenomeno che, va detto, non si verifica più da diversi anni: l’arrossamento significativo di una parte delle sue sponde dovuto alla fioritura dell’alga Tovellia sanguinea. Arrossamento o meno, il Lago di Tovel merita assolutamente una visita. Da non perdere!

2 Pinzolo

Foto di Maurizio Abbiateci
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Pinzolo

A poco più di 10 chilometri da Madonna di Campiglio c’è Pinzolo, altra nota località turistica delle Dolomiti del Brenta. Va detto che le fortune turistiche di Pinzolo sono molto più recenti rispetto a Madonna di Campiglio. Soltanto negli anni ’60 del secolo scorso la realizzazione di parchi, campi da tennis, calcio, golf e, ovviamente, piste da sci, ha migliorato significativamente le condizioni di vita degli abitanti. Quindi non solo turismo invernale ma anche estivo, quest’ultimo agevolato dal fatto che diverse squadre della serie A di calcio (tra le altre Juve, Inter e Roma) scelgono la località per effettuare il ritiro pre-campionato. Nonostante l’exploit turistico, però, il territorio continua a essere legato alle proprie tradizioni e simboli culturali. Uno dei più importanti, se non addirittura il più importante, è la Chiesa di San Vigilio (il primo nucleo dell’edificio sarebbe addirittura precedente all’anno Mille). La fama di questa chiesa è dovuta soprattutto ai dipinti di Simone Il Baschenis. In particolare, la “Danza Macabra” (vedi foto) dipinta sulla facciata sud dell’edificio (le altre pitture murali raffigurano invece “I Sette Peccati Capitali” e “La Resurrezione di Cristo”). Si tratta di rappresentazioni del XVI secolo utilissime, da un punto di vista storico, per approfondire la spiritualità medievale col suo richiamo costante all’ascesi e all’ineluttabilità della morte. Dunque, Pinzolo non offre solo paesaggi, natura e divertimento, ma anche storia, cultura e tradizioni, va da sé per chi ha voglia di approfondire il genius loci del territorio.

3 Trento

Foto di Aleksandr Zykov
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Avendo parlato della piccola chiesa di San Vigilio a Pinzolo non ci si può esimere dal visitare il capoluogo Trento. Il motivo è che il duomo cittadino, stupendo edificio romanico del XIII secolo, è intitolato al santo in questione che, tra l’altro, è anche il patrono della città. I chilometri che separano le due località sono circa settanta, facilmente percorribili sia in auto che coi mezzi pubblici. La circostanza dimostra due cose: la prima è che una vacanza a Madonna di Campiglio o a Pinzolo può benissimo contemplare una tappa a Trento. La seconda, di rimando, è che soggiornare a Trento consente di raggiungere facilmente le Dolomiti di Brenta i cui paesaggi, appunto, diventano occasione per la gita di un giorno. Quali che siano le scelte, Trento merita senza dubbio una visita. Non solo per la Cattedrale, ma anche per tutto quello che c’è attorno: dallo storico Castello del Buonconsiglio fino al Muse, il Museo delle Scienze progettatto da Renzo Piano e inaugurato nel 2013. Si trova a soli 10 minuti a piedi dalla Piazza del Duomo ed è un edificio all’avanguardia sia sotto l’aspetto architettonico (vedi foto) che per i contenuti offerti. Da vedere!

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11 cose da fare e vedere a Trento e 1 da non fare

4 Val di Fassa

Foto di jamestotal
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La distanza che separa Trento e la Val di Fassa è grosso modo la stessa che intercorre tra il capoluogo di provincia e le Dolomiti di Brenta. Perciò, vale quanto già detto in precedenza: si può scegliere di dedicare un giorno della propria vacanza a Pozza di Fassa, Vigo di Fassa, Canazei eccetera per andare alla scoperta di Trento o, al contrario, fare base in città per poi spostarsi in una delle suddette località. Dipende molto dal periodo dell’anno e dal taglio della vacanza: se, insomma, si viene per sciare o per fare trekking sulla Marmolada. Ma come ci stiamo sforzando di dire sin dall’inizio, le Dolomiti meritano anche sotto il profilo storico-culturale. Per esempio, bisogna sapere che in Val di Fassa, come pure in Val Gardena e in Val Badia, si parla il ladino, idioma dell’arco alpino riconosciuto in Italia con lo status di lingua minoritaria e perciò presente nella cartellonistica stradale oltre, ovviamente, a essere insegnato nelle scuole. C’è anche un museo dedicato e merita senz’altro una visita. Per maggiori informazioni consultare il sito ufficiale: www.istladin.net.

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5 Val di Fiemme

Foto di gengish skan
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La Val di Fiemme è la naturale prosecuzione della Val di Fassa. I chilometri che separano Trento e Cavalese (il centro più importante della valle insieme a Predazzo) sono circa 60, ragion per cui valgono gli stessi consigli dati in precedenza sull’opportunità di fare la spola dal capoluogo alla valle o viceversa. La fama di Cavalese è legata a un episodio tragico che ancora oggi suscita indignazione nell’opinione pubblica. Parliamo della strage del Cermis (1998), quando un aereo militare statunitense tranciò un cavo dell’omonima funivia (Cermis) facendo precipitare la cabina con a bordo 20 persone. Ovviamente le responsabilità di questo tragico episodio non ricadono sulla comunità locale che, anzi, si è sempre contraddistinta per organizzazione turistica e tutela del patrimonio ambientale. Merito anche di un’istituzione antichissima, la “Magnifica Comunità di Fiemme” (nella foto, il Palazzo sede della Comunità a Cavalese) attiva addirittura dal XII secolo e tutt’ora proprietaria, insieme ai comuni della valle, di molti ettari di bosco. Il legno, infatti, costituisce una risorsa importante per il territorio. Il legno, e la produzione casearia: soprattutto il puzzone di Moena, formaggio certificato DOP (www.puzzonedimoena.com). A fianco l’industria del legno e la produzione casearia c’è ovviamente il turismo che, tra attività sciistische e trekking, dà da vivere alla valle sia in inverno che d’estate.

6 Bolzano

Foto di Maureen Barlin
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Dalle Dolomti trentine a quelle altotesine o, se preferite, da Trento a Bolzano. Quest’ultima è un’altra tappa dolomitica assolutamente imperdibile. La città, infatti, merita sia sotto il profilo turistico che per il grande contributo artistico-culturale. Contributo che passa per il Museo di Arte Moderna e Contemporanea; il Museo di Scienze Naturali e, soprattutto, il Museo Archeologico dell’Alto Adige in cui è custodito “Ötzi, l’uomo venuto dal ghiaccio”. Si tratta di una mummia rinvenuta nel 1991 sul Monte Similaun al confine tra Alto Adige e Sud Tirolo. Un eccezionale ritrovamento archeologico che ha consentito di conoscere molto più in profondità usi e costumi dell’Età del Rame nell’arco alpino. Ma non è finita perché merita una visita anche l'”MM Firmian“, museo di proprietà del grande scalatore Reinhold Messner e ospitato nel centralissimo Castel Firmiano. Da un punto di vista urbanistico, invece, la città risente della doppia influenza austriaca e italiana. Un mix riuscitissimo di tradizioni tirolesi e italiane che trova modo di svilupparsi in diversi ambiti: dall’architettura, ai Mercatini di Natale, fino alla Festa dei Fiori e mercato di primavera che si svolge ogni anno a cavallo dei mesi di aprile e maggio in Piazza Walther (vedi foto). A una trentina di chilometri, infine, Merano, altro goiellino turistico di cui parleremo più diffusamente nel prossimo punto.

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10 cose da fare e vedere a Bolzano e 1 da non fare

7 Merano

Foto di böhringer friedrich
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Se a Bolzano c’è il museo dedicato a Ötzi, nei dintorni di Merano – che, con 40.000 abitanti, è il secondo centro della provincia altoatesina – c’è il sentiero che conduce al ghiacciaio (Val Senales) dove la mummia venne ritrovata nel 1991. L’Ötzi Glaciel Tour è solo una delle cose da fare in zona. Merano, infatti, è una città ricca di attrazioni: dalla cucina, allo sport, passando per terme e tradizioni popolari davvero non ci si annoia mai. Discorso a parte per l’architettura: qui, ancora più che altrove, si notano le differenze tra l’architettura rurale dei paesini tutt’attorno e lo stile liberty delle residenze nobiliari. Assolutamente da vedere Castel Trauttmansdorff (residenza invernale di Elisabetta D’Austria – vedi foto) e Castel Juval (Val Venosta). Il primo è famoso soprattutto per i suoi bellissimi giardini, con piante provenienti da ogni parte del mondo; il secondo, invece, è uno dei sei musei della montagna di Reinhold Messner (Messner Mountain Museum). Da vedere!

8 Bressanone

Foto di barnyz
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Fin dall’inizio ci siamo sforzati di sottolineare quanto, nel caso delle Dolomiti, la dimensione storico-culturale eguagli l’aspetto paesaggistico-ambientale. In altri termini, non si tratta solo di scegliere in quale località trascorrere la settimana bianca. Bressanone, da questo punto di vista, è un caso emblematico. Il capoluogo della Valle d’Isarco (la cittadina sorge alla confluenza dei fiumi Isarco e Rienza) offre infatti tesori di tutti i tipi. Basti pensare che gotico, rinascimentale, rococò, barocco, classico e liberty sono contemporaneamente presenti in città. Imperdibile la visita del chiostro del Duomo (vedi foto). Di epoca pre-romanica viene considerato uno dei monumenti più significativi dell’intero Alto Adige. I dipinti che decorano le volte sono una testimonianza preziosa di come la chiesa medievale, attraverso la pittura, cercasse di diffondere l’insegnamento blblico a tutti gli strati sociali (Biblia pauperum). Detto del chiostro, vale la pena passeggiare anche lungo i Giardini Rapp (lungofiume dell’Isarco) e la Karlspromenade (così chiamata in onore di Carlo I d’Austria) che da Bressanone termina nella frazione di Millan. Da vedere!

9 Brunico

Foto di ::ErWin
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Tra le città medio-piccole d’Italia Brunico è ai primissimi posti per qualità della vita. Dunque è un privilegio viverci e una fortuna venirci in vacanza. Al primato concorrono diversi fattori (architettura, cultura, tempo libero ecc.) anche se più dell’elenco di cose da fare e vedere – che sono tante -, conta il mix riuscitissimo tra mondanità e autenticità altoatesina. Già perché, come ricordato pure in apertura di articolo, tutte le località dolomitiche, pur nella diversità di ambienti e tradizioni, hanno una caratteristica ben precisa in comune: riuscire a vivere tutto l’anno di turismo senza però restarne stravolte. Nel caso di Brunico e dintorni, il turismo invernale gira attorno al comprensorio sciistico di Plan de Corones: 119 chilometri di piste e 32 impianti di risalita che richiamano qui migliaia di turisti ogni anno. In primavera e in estate, invece, sono le escursioni e il trekking a farla da padrone. Il passaggio dal paese alla campagna e poi ai boschi è infatti graduale, motivo per cui la maggior parte delle passeggiate (tutte debitamente segnate lungo il percorso) comicia proprio dal centro di Brunico. Menzione a parte per l’MMM Corones, spazio museale dedicato all’alpinismo tradizionale afferente al circuito di Reinhold Messner di cui abbiamo già parlato in precedenza (Messner Mountain Museum). L’edificio, a 2275 metri di altezza (vedi foto), è stato progettato dall’archistar Zaha Hadid e all’audacità del design abbina una vista spettacolare che abbraccia Dolomiti di Lienz, Marmolada e Alpi della Zillertal. Da vedere!

10 Val Badia

Foto di Bbruno
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C’è un fenomeno naturale, di cui finora non abbiamo parlato, che accomuna le vette dolomitiche. Si chiama “enrosadira” e consiste nel cambiamento di colore delle cime rocciose all’alba e al tramonto. Rosso, viola, rosa, arancione: le montagne cambiano colore a seconda del periodo dell’anno e delle condizioni atmosferiche. In Val Badia l’enrosadira è particolarmente suggestiva: basta fare un giro in rete cercando le immagini del Sasso di Santa Croce per avere idea di quello che stiamo dicendo. Perciò se decidete di venire in vacanza in questa valle, che si trova a poco meno di trenta chilometri da Brunico, oltre agli sci e ai bastoncini da nordic walking (a seconda che siate amanti degli sport invernali o del trekking) portate con voi anche la macchina fotografica. Battute a parte, Colfosco, San Cassiano, San Martino in Badia e le altre località della valle meritano ciascuna una visita e, soprattutto, sono assolutamente all’avanguardia per accoglienza turistica e servizi offerti. Da non perdere, la visita al Museo Ladino Castel Tor, tappa consigliata per chi è interessato ad approfondire usi, costumi e lingua della comunità ladina.

11 Val Gardena

Foto di Guillaume Baviere
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Abbiamo sottolineato più volte quanto l’equilibrio tra valorizzazione turistica e tutela ambientale sia il segreto del successo delle Dolomiti. La Val Gardena, da questo punto di vista, rappresenta un vero e proprio caso di scuola: da un lato, infatti, c’è uno dei comprensori sciistici più belli e all’avanguardia del mondo, con 175 km di piste e ben 79 impianti di risalita; dall’altro, invece, il Parco naturale Sciliar-Catinaccio istituito nel 1974 proprio per tutelare gli habitat naturali e seminaturali attorno ai due complessi montuosi (vedi foto). Non è finita perché poi c’è anche la Gola del Bletterbach, altro geosito di straordinario interesse paesaggistico-ambientale, meta di escursioni e visite guidate praticamente tutto l’anno. Insomma, Ortisei, S. Cristina, Selva di Val Gardena sono località che riescono ad abbinare valorizzazione turistica e tutela del paesaggio, ospitalità e rispetto della tradizione. A questo proposito, merita una visita il Museum Gherdeina di Ortisei (www.museumgherdeina.it). All’interno, infatti, c’è una vasta sezione dedicata alle sculture lignee della valle. Una tradizione, quella dell’intaglio del legno, che tutt’ora rappresenta una voce importante nell’economia del territorio a fianco il turismo invernale ed estivo. Da non perdere!

12 Belluno

Foto di Rebecca Siegel
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Eccoci arrivati alle Dolomiti bellunesi che, con Cortina d’Ampezzo, vantano la località sciistica in assoluto più famosa di tutte, anche da un punto di vista cinematografico (dai cinepanettoni con Boldi e De Sica alla saga di James Bond). Prima di Cortina, però, val la pena soffermarsi un po’ su Belluno. La cosa che più colpisce della città è la singolare fusione tra architettura alpina e veneta (Belluno, infatti, faceva parte della Serenissima Repubblica di Venezia). Un mix che, in verità, riguarda anche Agordo, Alleghe e gli altri paesi attorno. Territori che come sfondo hanno alcune tra le montagne più belle al mondo: dalla Marmolada, cui abbiamo accennato parlando della Val di Fassa (questo, per dare un’idea dell’estensione di questo gruppo montuoso che va dalla provincia di Trento a quella di Belluno), alle Tre Cime Lavaredo che invece sono ricomprese nelle Dolomiti di Sesto (tra le province di Bolzano e Belluno). Parliamo di località che oltre al fascino turistico, legato alle molteplici attività praticabili, meritano anche da un punto di vista storico, essendo state teatro della Prima Guerra Mondiale. A riguardo segnaliamo i sacrari militari di Pocol e Pian di Salesei e la “Galleria del Lagazuoi”, tunnel di oltre 1 chilometro scavato dall’esercito italiano (vedi foto) e oggi meta di turisti desiderosi di conoscere una delle zone più intense del conflitto contro gli austriaci. Da vedere!

13 Cortina d’Ampezzo

Foto di Snowdog

“Regina delle Dolomiti” è l’altro appellativo con cui Cortina d’Ampezzo è famosa nel mondo. Una fama che, come accennato in precedenza, passa per il cinema, le frequentazioni illustri (solo per citarne alcune: Ernest Hemingway, Brigitte Bardot e Ingrid Bergman) e, ça va sans dire, il meraviglioso paesaggio alpino. Insomma una vetrina di stile ed esclusività che fa parlare di sé da molti anni, ormai: basti pensare che vi si disputarono le Olimpiadi Invernali del 1956 e potrebbero disputarvisi quelle del 2026 in accoppiata con Milano (la decisione sarà assunta dal Comitato Olimpico nel 2019). Tante le cose da fare e vedere: al primo posto, ovviamente, c’è lo sci e gli altri sport di montagna, ma anche da un punto di vista culturale la località riesce a dire la sua. Sono ben tre i musei presenti (Arte Moderna, Paleontologico ed Etnografico) il che ha dell’incredibile considerando che parliamo di una località di appena 6.000 residenti (www.musei.regole.it). Il discorso non cambia se guardiamo a quel che c’è attorno. A Pieve di Cadore c’è la Casa-Museo di Tiziano, uno dei più grandi pittori rinascimentali, mentre a Passo di Falzarego, valico alpino che collega Agordo e Cortina, c’è il museo della Grande Guerra (www.cortinamuseoguerra.it). Da non perdere, infine, la “Freccia nel Cielo”, la funivia che da Cortina risale le pendici del Tofana di Mezzo, massiccio di oltre 3000 metri di altezza. La vista è davvero sbalorditiva, per cui oltre all’abbigliamento per il trekking in alta montagna conviene portare con sé pure la macchina fotografica. Avvisati!

14 Lienz

Foto di Giorgio___
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Se Cortina è la “regina” Lienz, capoluogo del Tirolo orientale (Austria), è la “perla delle Dolomiti”. Dal punto di vista turistico gli “ingredienti” sono gli stessi delle altre località fin qui incontrate: sci, alpinismo, e tutte le attività outdoor praticabili in inverno ed estate, insieme a un notevole fermento storico-culturale che passa per musei e residenze nobiliari. Da vedere il Castello di Bruck, in particolare la sala dedicata al pittore Albin Egger Lienz, la cui vicenda umana e artistica costituisce uno spaccato interessante della temperie sociale del primo ‘900. Meritano inoltre una visita Aguntum, antico insediamento romano a circa 5 chilometri dalla città (www.aguntum.info), e il Lago Tristach, l’unico balneabile della regione, assai indicato per una gita in famiglia durante il periodo estivo (vedi foto).

1 Escursioni: non raggiungere per forza la meta

Quando si fa un’escursione in montagna bisogna considerare diversi fattori. Due in particolare: variabilità meteorologica e condizioni fisiche. Il tempo, infatti, può mutare anche repentinamente passando dal bello alla pioggia in pochi minuti (questo al netto di tutte le combinazioni possibili legate alla stagione, all’altitudine ecc.). L’evenienza obbliga gli escursionisti a portare sempre con sé una giacca antipioggia e antivento per non farsi cogliere di sorpresa. Quanto alle condizioni atletiche, il consiglio è quello di ascoltare il proprio corpo, indipendentemente dal grado di difficoltà dell’escursione e dal livello di preparazione. In altri termini, pur se allenati, conviene fare marcia indietro al primo segnale di cedimento, anche solo psicologico.

2 Escursioni: non dimenticare di comunicare dove si è diretti

Restiamo in tema escursioni. Dal più esperto degli alpinisti al trekker amatoriale tutti, in montagna, sono tenuti al rispetto di una semplice ma fondamentale regola: comunicare, prima di partire, dove si è diretti. Ovviamente ce n’è un’altra altrettanto importante: studiare prima il percorso, meglio ancora confrontandosi con qualcuno del luogo, magari già alla reception. Queste accortenze fanno la differenza nell’eventualità di soccorsi (può succedere che il cellulare non prenda) e quindi non bisogna mai sottrarvisi. Avvisati.

3 Non maltrattare la natura

Abbiamo più volte accennato alla tutela ambientale come fattore decisivo per il successo turistico delle Dolomiti. La considerazione, però, va fatta su due livelli: quello istituzionale, con gli sforzi amministrativi delle comunità locali tesi a garantire decoro e fruibilità del patrimonio paesaggistico-ambientale; e quello, altrettanto importante, del comportamento dei singoli cui viene esplicitamente richiesto di non violare le regole stabilite: dalla carta a terra, al divieto di raccolta di funghi, fiori e piante. Avvisati.

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